Leggo sul manifesto di Domenica:
La privacy dello studente
Ho domandato a un gruppo di studenti tedeschi, svizzeri, cileni, statunitensi che cosa pensavano dei tabelloni con nomi, cognomi, voti e esito esposti a fine anno negli atri o addirittura all'esterno delle scuole. Mi hanno detto di ritenere inconcepibile come nell'Europa del terzo millennio non si trovi nulla da ridire contro questa gogna medievale (non si contano i suicidi di giovani al riguardo) che, con la più elementare violazione della privacy, fa strazio della dignità umana. Negli Usa, ad esempio, le segreterie inviano a ogni studente i risultati del suo lavoro.
Prof. Ugo Piacentini, Savona
Ora qui si sta parlando dei voti di fine anno scolastico, che sono atti pubblici e devono essere esposti.
I risultati scolastici di fine anno (così come qualunque altra votazione durante l'anno) non sono dati sensibili (=i dati personali idonei a rivelare l'origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l'adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale Fonte Glossario sulla privacy - Università degli studi di Teramo).
Tra l'altro non capisco a cosa si riferisce il (sedicente) professore.
Di adolescenti che si sono tolti la vita perché andavano male a scuola sfido lui a dimostrare che il gesto è stato istigato dall'affissione pubblica dei risultati scolastici.
Io andavo male al liceo. Sono stato bocciato in primo a giugno e in quarto a settembre (quattro materie...). Mi ricordo la vergogna di non sapere nulla su alcune materie (perché non le studiavo...) l'umiliazione di credere che "water" in inglese significasse "gabinetto". Andare a scuola era un continuo tormento, ma era la quotidianità delle interrogazioni a farmi stare male non certo l'affissione a fine anno dei voti.
Anzi è una forma di responsabilizzazione. Tu non studi e vieni bocciato? E' giusto che si sappia.
In un paese cattolico (e quindi ipocrita) come l'Italia si vorrebbe nascondere il peccatore e il peccato. La scuola è un diritto ma studiare e impegnarsi è un dovere. Comune, pubblico, paritario. Che male c'è a pubblicare i voti di tutti?
"L'esposizione alla gogna" non mi ha impedito, poi, di intraprendere una brillante carriera universitaria, o di prendere, nonostante la mia carriera scolastica, 56 60 all'esame di maturità.
Se tornassi indietro studierei almeno due delle materie che non ho studiato al Liceo (Matematica e Latino), questo vorrei che la scuola, le istituzioni e agli adulti facessero capire ai ragazzi. Ma fra tutti i problemi che la Scuola italiana ha quello di mantenere segreti i risultati scolastici di fine hanno sia un falso problema.
(lettera spedita al manifesto)
(vignetta tratta dal sito mentecritica)
2 settembre 2008
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