ROMA - Le prime stime dell'INAIL sulle morti bianche per l'anno 2007 parlano di circa 1.260 morti sul lavoro a fronte dei 1.341 dell'anno precedente. Si tratta di numeri stimati ma attendibili e semmai approssimati per eccesso. Infatti il dato non ancora consolidato, ovvero il numero effettivo dei casi mortali registrati negli archivi gestionali dell'Istituto al 29 febbraio 2008, risulta pari a 1.147. E appunto su questo dato fanno leva i procedimenti statistici di stima previsionale che per l'anno 2007 individuano un numero di infortuni mortali compreso in un range tra 1.240 e 1.260 casi.
Trend di lungo periodo.
Negli ultimi cinquanta anni le morti bianche in Italia sono comunque notevolmente diminuite. Nel 1956 i morti del lavoro erano 3.900 per salire a 4.644 nel 1963, anno di massimo storico per gli infortuni mortali ma anche di forte sviluppo industriale (sono gli anni del boom economico). Nel 1966 gli infortuni erano di nuovo scesi a 3.744 e da lì è partito un lento ma continuo decremento: 2.793 nel 1976, 2.083 nel 1986, 1.372 nel 1996, 1.546 nel 2001, per finire con 1.260 dello scorso anno. Un andamento simile hanno registrato anche gli infortuni non mortali, sebbene non in maniera altrettanto lineare e con un calo non altrettanto marcato. Basti ricordare che erano 1.150.354 nel 1956, 1.283.667 nel 1976, 1.023.379 nel 2001 e 928.158 nel 2006.
(fonte sito INAIL)
I dati statistici dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro rivelano che tra il 1995 e il 2004 gli infortuni mortali in 15 paesi europei sono calati del 29,41 per cento (da 6.229 morti siamo passati a 4.397). “In Italia” si legge nel rapporto dell’Anmil, la diminuzione è stata “solo del 25,49 per cento, un dato meno esaltante rispetto a quello di paesi come la Germania (meno 48,3 per cento) o la Spagna (meno 33,64 per cento)”. Ma le statistiche si sa, vanno prese con le pinze. A Panorama.it gli esperti di Osha sottolineano che per alcuni paesi come il Lussemburgo, dove i fatal accidents sono scesi da 14 a 6, “è facile presentare percentuali altissime di decrescita. In realtà la situazione italiana è in linea con la media europea”. Dai dati Eurostat si scopre che nel 2005 l’Italia aveva una media di 2,6 lavoratori uccisi ogni 100 mila occupati contro 2,3 nel resto del continente. In calo del 50 per cento rispetto al 1994, il tasso si conferma superiore a paesi come l’Austria (4,8) o la Spagna (3,5), e a pari merito con il Lussemburgo. Ma il trend non deve ingannare: a conferma che le morti bianche rimangono un’emergenza sono i 1.302 occupati italiani deceduti sul posto di lavoro nel 2006. Più di Francia (537) e Regno Unito (241) messi assieme. (fonte il sito di PANORAMA)
Come mai i media, dopo i morti della Thyssenkrupp, improvvisamente si preoccupano di denunciare le morti bianche, belluinamente ignorate fino a una fa?
Ricordate? L'Inail aveva appena dato il numero dei morti e degli infortunati e canale 5 aveva ignorato la notizia, mentre Cristina faccia-di-bronzo Parodi annunciava la colletta per la famiglia di Raciti l'ufficiale di polizia rimasto ucciso durante gli scontri nello stadio di Catania.
Ora invece la notizia fa trend e tutti si meravigliano dei morti.
E' questione di cultura, cultura della legalità, cultura della responsabilità, della solidarietà. Mancando non deve meravigliare che l'Italia non voti a sinistra. Gli italiani NON SONO DI SINISTRA questi dati lo confermano superbamente.
Perché il TG5 non organizza collette per i familiari dei 6 morti di ieri come ha fatto per la famiglia Raciti?
Meditate gente, meditate...
1 commento:
Ale...beccati questa...io sono emozionatissimo...non vedo l'ora...ecco cosa ha fatto whedon!
http://www.free-books.it/it/fumetti/default.asp?id=535
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