Giuliano Ferrara non conquista Bologna Contestato e costretto a lasciare il palcodal manifesto de 3 aprile 2008
Duemila persone, tra cui molti giovani dei centri sociali, fischiano il comizio del leader della lista pro-life. Violente cariche della polizia contro i manifestanti
Viola Valentini
Bologna
Marianna la faccia di quel poliziotto se la ricorderà bene e anche l'impugnatura del manganello che l'ha colpita così vicino all'occhio sinistro. E' livida di rabbia Marianna e si tiene il ghiaccio appoggiato sulla botta che si sta visibilmente gonfiando. «Ho intenzione di denunciarlo, sicuramente lo farò», dice.
La studentessa di 21 anni era come tante altre giovanissime in prima fila ieri pomeriggio durante la contestazione in piazza Maggiore del comizio di Giuliano Ferrara arrivato a Bologna con la sua lista pro-life. Una contestazione radicale fatta di fischi, insulti, lanci di ortaggi e uova ma praticata da persone a mani nude. E sulla quale in serata si è espresso il sindaco Sergio Cofferati per condannarla: «È inaccettabile che una piazza venga trasformata nel luogo dell'intolleranza. Tutti devono essere in condizione di poter sostenere pubblicamente le proprie tesi e le proprie opinioni e a nessuno deve essere impedito di parlare», ha detto il sindaco.
Non è stata l'unica, Marianna, a ricevere una bastonata a freddo dagli agenti del reparto mobile di Bologna. In una gestione decisamente pessima della piazza si sono viste manganellate gratuite e calci a chi aveva la sfortuna di finire a terra. Addirittura un celerino ha preso una ragazza per i capelli e si è beccato un sonoro schiaffo dal capo della Digos bolognese Vincenzo Ciarambino che gli era subito dietro. Un uomo con un bimbo in braccio ha denunciato che alla sua compagna incinta di sette mesi è stato dato un calcio. Insomma un tardo pomeriggio pessimo quello bolognese di ieri che si è concluso con la presa simbolica del palco e la distruzione del manifesto della lista antiabortista. Alla fine i manifestanti hanno contato quindici persone contuse lievemente. A fare le spese dei tafferugli anche un cronista di Repubblica e un fotografo. Il primo ha rimediato dei punti sulla testa. Durante la bolgia che si è creata mentre Ferrara scendeva dal palco, ha ricevuto una sedia sul capo, forse indirizzata proprio al giornalista. Lo stesso che non è certo rimasto a subire la contestazione in modo ghandiano e ha a sua volta rilanciato un pomodoro che gli era stato tirato. Nessun reale motivo scatenante per l'intervento dei celerini ma molto nervosismo che si respirava già dall'inizio visto che in contestatori erano riusciti ad eludere la chiusura di piazza Maggiore con le transenne arrivando molto presto nel pomeriggio.
All'appello dei centri sociali bolognesi hanno risposto circa duemila persone, le uniche presenti nella piazza. Se non fosse stato per loro al comizio di Ferrara ci sarebbero state sette militanti. E infatti al suo arrivo l'animatore della lista «Aborto? No grazie» è quasi contento di tutta quella pubblicità. «I fischi sono la sostanza della democrazia, hanno l'identico valore degli applausi», ha dichiarato Ferrara. Mentre la contestazione cresceva al suono di «fascista, buffone, vergogna» i ragazzi del centro sociale Tpo riuscivano a portare sotto il palco lo striscione «Fuori i corpi dal vostro controllo». Ma la tensione ha iniziato a salire sul lancio dei pomodori e quando un gruppettino ha tentato di conquistare il palco ed è stato respinto. Poi le manganellate e la fuga del giornalista verso l'automobile protetto dalla polizia e circondato dai manifestanti. La sua auto è stata raggiunta da un paio di bottiglie.
In piazza rimangono solo gruppi di persone a urlare verso la polizia. C'è anche Marianna. E' ancora lì perché vuole rivedere l'agente che l'ha picchiata, vuole sapere il suo nome. Lui c'è, protetto da quel casco che tanta impunità è valsa alle violenze della polizia. E infatti è il primo che viene fatto salire sul cellulare.
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Vignette tratte dal sito http://stefanodisegni.nova100.ilsole24ore.com
articolo tratto da l'unità
Condanna di ogni tipo di violenza ma anche una decisa risposta per le rime a Giuliano Ferrara. Su questi due binari si dividono le reazioni della Sinistra L'Arcobaleno sulle contestazioni di Bologna a Giuliano Ferrara. Il leader di Sa, Fausto Bertinotti ai microfoni di radio anch´io ha espresso «solidarietà umana e politica» nei confronti di Ferrara perché «nessuno può accettare una contestazione sprezzante e violenta contro un protagonista della vita politica». Poi però ha aggiunto «evitiamo il confronto con gli anni di piombo verso cui non c'è nessun riferimento ed è stata una tragedia vissuta e di cui oggi non ci sono i segni nel Paese».
Anche dal segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano giunge un appello alla libera espressione seguito da un ridimensionamento dell´accaduto. «A tutti si deve riconoscere la possibilità di esprimere le proprie idee. Detto questo, le critiche, le contestazioni le subiamo tutti in politica. L'importante è che non siano mai segnate da gesti di violenza».
Durante una conferenza stampa di giovedì mattina poi la Sinistra Arcobaleno fa i dovuti distinguo tornando sulle immagini degli scontri di mercoledì in piazza Maggiore. «Sono contrario-esordisce Achille Occhetto- che si impedisca ad una persona di parlare». ma «c'è stata e continua ad esserci una violenza insopportabile nei confronti delle donne». Una violenza fatta di anatemi, parole e fischi che Ferrara lancia dalla tv ad un pubblico «muto». Così, propone Occhetto, «si faccia il calcolo delle ore che Ferrara ha utilizzato in questi anni e diamole alle donne e alle loro associazioni».
Il giudizio del capogruppo di rifondazione comunista alla regione Emilia Romagna Leonardo Masella è duro: «È assolutamente inconcepibile il coro di solidarietà espresso a Ferrara soprattutto da parte di chi non era presente in piazza Maggiore e non ha visto personalmente come sono andati i fatti. L'iniziativa di ieri voleva essere una pacifica contestazione da parte di migliaia di ragazze e ragazzi che non hanno alcuno spazio nel sistema antidemocratico dei mass media italiani, diversamente da Giuliano Ferrara che parla e straparla tutti i giorni in tutte le reti televisive». «Ferrara, come si sa- prosegue Masella- è un provocatore di professione e ha fatto di tutto per scatenare gli incidenti. Auspico che dopo le elezioni si costituisca il più forte movimento di lotta che intrecci la difesa della 194 con la difesa dei diritti dei lavoratori».
Anche per Katia Zanotti, candidata nelle liste della Sinistra l´Arcobaleno quella di Ferrara è stata «un´operazione provocatoria contro la libertà. La lista aborto? No grazie» conclude la Canotti. Ad entrare nel merito degli scontri è Tiziano Loreti, che precisa: «Non è stato contestato Ferrara, ma ciò che Ferrara dice. un conto sono le sedie tirate e le manganellate, entrambe da condannare, un conto sono i fischi».
La Sinistra Arcolbaleno dunque non ci sta e propone il suo antidoto. L'incontro di venerdì sera all'hotel Jolly su laicità e diritti delle donne. «Una risposta seria, commenta il consigliere comunale di Sd Gianguido Naldi. è un altro metodo rispetto ai "contenuti provocatori" del comizio del leader della lista «pro life».
Dopo gli scontri di mercoledì in piazza Maggiore seguiti alle contestazioni al leader della lista anti abortista il bilancio tra feriti e confusi è di quindici persone. Mentre Giuliano Ferrara ha descritto i contestatori come cattivi e pericolosi al punto che si sarebbe salvato dal linciaggio solo grazie all´intervento delle forze dell´ordine. In realtà Ferrara non è rimasto a subire la contestazione sul palco in Piazza Maggiore. Dopo aver sopportato il lancio di uova e pomodori, cori di fischi e slogan, ha risposto al «fuoco» tirando a sua volta un pomodoro contro i manifestanti.
Subito dopo sono iniziati i tafferugli con 5-6 contestatori che hanno cercato di salire sul palco, respinti dalle forze dell´ordine. Poi le prime due cariche della polizia proprio nei pressi della zona dove Ferrara stava tenendo il suo intervento. Due ragazze sono rimaste a terra dopo le manganellate degli agenti. Ferrara, scortato, si è poi allontanato dalla piazza, ma due bottiglie di vetro e qualche calcio sono stati tirati contro l'auto su cui era a bordo. I manifestanti hanno continuato a contestare la polizia per le cariche sconsiderate nella zona della fontana del Nettuno. La dura contestazione a Bologna era nell'aria e i primi segni si erano avuti già all'arrivo di Ferrara, prima ancora che salisse sul palco. E lui, sapendolo, ha scaldato gli animi: «Loro non capiscono - aveva detto Ferrara ai giornalisti mentre iniziava la protesta -. Voglio però che si scelga per la vita invece che per la morte». Evidentemente per la sua propaganda non gli era sgradito tutto questo frastuono.
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