Prima di Mina, prima di Paola Tedesco, prima della musica classica (ma non prima del jazz... avevo 4 anni e già impazzivo per
Hit the Road Jack di Ray Charles, grazie a mio padre che aveva il disco, quanto piansi quando se lo portò via...) all'età di 7 rimasi folgorato da Loretta Goggi, dalla sua voce e dalle sue canzoni.
Accadde con
Vieni via con me (tarata-punzi-e) sigla di Canzonissima 72 eda allora ogni canzone di Loretta mi colpì al cuore e al cervello.
Ricordo di una gita a Pisa durante la quale non mi gustai nulla perché non vedevo l'ora di tornare a casa per ascoltare il retro di quel 45 giri (la canzone era Come amico)
Poi fu la volta di Molla tutto sigla inziale di "Formula due" dal geniale arrangiamento di Simonetti (padre, non figlio...) il cui bridge ancora oggi mi commuove come allora.
Molla tutto è per me l'alveo familiare, mia nonna e mia madre, il riparo dall'angoscia d'andare a scuola, le vacanze di natale, il silenzio prima della festa, la solitudine delle mie cantare in playback durante le quali mi immaginavo come avrei interpretato io la canzone... L'angoscia per il giorno dopo ("Formula 2" andava in onda il sabato sera, in prima serata), quella domenica tanto odiata perché già dalle prime ore della mattina gridava che la pacchia era finita e iniziava nuovamente la settimana (ma che gioia il risveglio quando ancora non ricordavi che giorno fosse e poi la domenica ti diceva non devi correre puoi poltrire ancora un po').
Forse è uno dei ricordi più felici della mia vita, quando il mondo andava avanti per conto suo senza che io me ne preoccupassi o dovessi districarmi nei suoi gorghi lavorativi, nei mie gorghi emotivi (ma come facevo ad andare a scuola 6 giorni a settimana, sabato compreso?!?). Anche nel caso di Molla tutto però, fu il lato b a sedurmi e farmi innamorare definitivamente della canzone (già da allora mi riusciva benissimo andare in playback o cantare la canzone esattamente com'era nel disco...) del cantareE il retro di Molla tutto era Mettiamo che tu.
Una canone che a leggerla bene... ma ovviamente allora non sapevo cosa volesse dire, anche se sentivo quel testo particolarmente mio (specialmente il verso "ecco, ti stringi a me, e io tremo chissà perché, adesso ti sento mio, come se, dentro di te, ci fossi io...). Loretta Goggi era diventata una certezza, ogni sua canzone mi parlava direttamente, saltando strutture e sovrastrutture, e diventava qualcosa di mio, fatta per me,che parlava di me. Fu ancora così per Dirtelo, non dirtelo, e poi, l'anno successivo, con Ancora innamorati. Poi io e Loretta ci perdemmo di vista per qualche anno. Intanto arrivò Mina e la classica (nel 1977, in prima media...). Nel 1979 presentò "Fantastico due" ma la sigla finale, L'aria del sabato sera francamente mi faceva orrore, essendo una di quelle classiche canzoni melodiche "all'italiana" che ho sempre odiato anche nel repertorio di Mina...
Ci ...ritrovammo nei primi anni 80 quando, insieme alla sorella, canto Voglia scritta dalla penna del geniale Gianni Ferrio.
Ecco, che, di nuovo, Loretta (e Daniela...) mi rappresentava, parlava di me, a me...
Ero già al Liceo e quella canzone (sigla finale di una trasmissione della domenica sera, era davvero l'ultima canzone prima del patibolo, della ghigliottina, come mi vivevo all'epoca il Liceo...) (a volte mi chiedo come ho fatto a sopravvivere a quegli anni...). Poi mentre Loretta trionfava a Sanremo e in tv io la persi, definitivamente, deluso da canzoni troppo banalmente melodiche (Maledetta primavera? Che orrore!!!!) e di Loretta non me ne curai più....
Questo fino ad ora, quando, venerdì' 29 febbraio (giorno del compleanno di Cirillo) sono andato a vederla al Sistina e lei ha cantato proprio quelle canzoni come volesse dirmi (non mi sono dimenticato di te anche se tu di me un po' sì...).
Le coreografie lasciavano un po' a desiderare (il corpo di ballo un po' meno, ehm...)
ma Loretta è davvero una soubrette, degna delle sue celebri predecesrici ehm...), balla, canta, imita, recita (ha fatto anche Charlot...)
Sono andato a trovarla in camerino circondato da ragazzi troppo giovani perché potessero ricordarsi del repertorio 70 (son troppo giovane IO per ricordarmi le sue cose anni 60…). Ma ha firmato l’autografo, stretto la mano e augurato “buona vita” augurio che in altri tempi avrei trovato retorico ma che in questo presente incerto e ipocondriaco ho trovato irresistibilmente adatto e gradito come se Loretta sapesse davvero chi fossi, si ricordasse veramente quanto mi aveva dato negli anni della mia giovinezza. Sono uscito dal camerino commosso e soddisfatto come se fossi davvero riuscito a mettere a posto un capitolo della mia giovinezza lasciato in sospeso per troppo tempo grazie a Lei che nonostante i 58 anni e una bronchite ha cantato (e ballato, e imitato, e recitato…) con una tecnica talmente mostruosa qualche in momento mi ha fatto venire il dubbio che cantasse in playback. Grazie a Loretta ho capito che sto cominciando ad accettare l’idea di essere diventato adulto e che devo finalmente lasciarmi alle spalle la zavorra di un passato che ormai non mi serve come questa ciccia ostino a portarmi addosso e che mi rende ogni giorno il fiato più corto…
E quale migliore omaggio per un'artista che è anche imitatrice quella di una collega imitatrice che ha la sua stessa verve, la sua stessa intelligenza (ma forse un po' meno di classe...)?
8 marzo 2008
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