Ho fato amicizia con una strana signora di origini italiane che vive a Parigi facendo le pulizie in appartamenti altrui;
ho resistito a chiedere a un ragazzo seduto vicino a me durante la proiezione di Star Trek The Motion Pictures perchè ogni tanto rideva;
non ho detto niente quando in sala un anziano signore si è addormentato russando rumorosamnte e i parigini dal culo stretto (non tutti i parigini, solo quelli lì in sala con me...) invece di svegliarlo gli davano dell'imbecille (come se quel poveretto lo facesse apposta a russare!);
ho fatto amicizia con le ragazze (e i ragazzi...) del cinema (mi capita sempre questo, forse perchè mi piace sempre scambiare due chiacchiere con chi sta lavorado mentre io mi sto divertendo andando a vedere dei film...)
e mi sono visto una decina di film di Robert Wise, in pellicola, in versione originale.
D'altronde il mese che sono stato a Parigi davano nelle sale film di Antonioni, Pasolini, Comencini,
Orson Welles, Fassbinder, tutti rigorosamente in pelicola e in lingua originale con sottotitoli...
Qui in Italia invece di promuovere la fruizione in pellicola almeno campanilisticamente del nostro cinema (quello di una volta non certo i muccini contemporanei) si promuove la fiction (nostrana e altrui) sul grande schermo... Mah!
Quest'anno la quinta edizione del Festival Paris Cinéma permette di assistere a tutte le proiezioni (tutte quelle che uno riesce a vedere) comprando un pass che costa 20 euro (proprio come qui da noi...!) oppure 4 euro a film (l'anno scorso invece ogni 5 film il sesto era gratis...).
L'anno scorso, nella enorme offerta di film io ho scelto di vedere quelli di Robert Wise, già montatore dei primi film di Welles (ha montato lui Quarto poetere) e non solo, che i più ricorderanno per West Side Story ma che per me significa Andromeda (un suo film tratto da un romanzo di Chrichton)
che mi impressionò tantissimo quando lo vidi la prima volta, dodicenne, a casa col tv in bianco e nero, del già nominato Star Trek e del mai ricordato Non voglio morire (che racconta della condanna a morte di una innocente) nella scena finale del quale, il giornalista sordo (all'inzio convinto della colpevolezza della donna ma poi ricredutosi e diventato suo primo sostenitore) dopo l'esecuzione della poveretta, spegne il suo apparecchio acustico per non sentire i rumori delle macchine e dei clackson dei suoi colleghi che corrono in redazione per scrivere il pezzo sull'esecuzine della donna che abbiamo visto morire nella camera a gas pochi secondi prima, cosicchè le ultime immagini del film, seguendo una soggettiva sonora del giornalista sono senza audio (ah il cinema!!!).
Ma sono tanti i film di Wise, tutti appartenenti a generi diversi, che lui ha frequentato tutti e sempre con ottimi successi, dalla Sci-Fi (è suo anche il magnifico Ultimatum alla terra) al noir americano, al musical (Tutti insieme appassionatamente che consiglio di vedere, ma in inglese visto che l'edizione italiana ha doppiato anche le canzoni, anche a chi non ama il musical), al biopic Stasera ho vinto anch'io, al thriller psicologico Gli invasati (miserrimamente rifatto qualche anno fa) tutti film che ho (ri)visto e potrei continuare ancora...
Ecco cosa facevo un anno fa, a Parigi, mentre i miei amici, a turno, venivano nella mia vuota casa romana ad innaffiare Cirillo (e Cinzio) e a dar da mangiare alle piante...
2 commenti:
Caro Ale,
io ho un ricordo curioso di "West Side Story": lo vidi al Planetario, allora trasformato in un cinema, tanti anni fa. Ricordo i magnifici titoli di testa, creati da Saul Bass -le righe orizzontali e verticali che danno lentamente vita allo skyline di New York durante il Preludio dell'opera-. Vicino a me, ma non troppo, c'è uno che ride. questo signore ha sghignazzato senza pietà durante tutti, dico tutti i titoli di testa. Mi veniva da dire: se vedevi l'uomo coi gelati, cosa facevi, ti veniva un colpo sulla sedia? Non ho mai capito, nel buio del Planetario, cosa avesse avuto da ridere...
Tanti anni fa, precisamente nella primavera del 1982, il Planetario, per una breve stagione, tornò ad essere quel che dice la parola, un luogo dove si effettuano proiezioni che riproducono i principali fenomeni celesti all’interno di una cupola rappresentante la volta celeste.
Al Planetario, che era ospitato nell'aula ottagona delle terme di Diocleziano (oggi adibite a spazio espositivo del Museo Nazionale Romano) e usava come proiettore un magnifico Zeiss ricevuto dai tedeschi come premio di guerra subito dopo il primo conflitto mondiale (oggi lo si può vedere esposto nella nuova sede del Planetario di Roma ed è un peccato perchè è molto più luminoso del modernissimo planetario digitale che è oggi in funzione...), direttore, il prof. Cialdea, teneva delle proiezioni che erano dei veri e propri spettacoli, con le sue invidiabili capacità affabulatorie faceva "viaggiare" i fortunati che assistevano alle sue proiezioni (che partivano al tramonto del sole e si concludevano con l'alba del girono dopo, il tutto in 50 minuti di proiezione) mostrando i cieli di ogni latitudine (ho visto quello di San Paolo, quello dei Poli...).
Due volte a settimana c'erano poi delle vere e proprie conferenze tenute da scienziati felicissimi di parlare al pubblico mai troppo numeroso ma comunque consistente, di giovanissimi come me felicissimi che si parlasse di astronomia e discipline annesse. Signori attempati ma con una lucidità e una presenza di spirito che oggi nessun italiano, qualunque mestiere faccia, può vantare di avere, nemmeno in minima parte.
Io, ovviamente, ci andavo tutte le settimane. Una sera che ero particolarmente in ritardo, salutai mia madre in fretta e furia dicendole, al volo: "ciamoammavadoalPlanetario!".
Ero già alla porta quando mi madre scoppiò a piangere...
"Noooo", singhiozza, "al Planetario noooo, è un brutto posto, non ci andare, ti preego!!!" e mi abbraccia mentre si aprono le cateratte del cielo.
Io trasecolo e le chiedo "mamma perchè diavolo non devo andare al Planetario?". Ora, io ignoravo che, negli anni precedenti, il Planetario fosse stato un cinema, e mia madre, per tutta risposta mi fa "ci sono i militari...". Mistero! I militari al planetario? Io non gli avevo mai notati ...
Mamma deve aver visto i punti interrogativi che erano diventate le mie pupille e, diminuendo i singhiozzi quel tanto che le permetteva di parlare, mi chiede "non vai a vedere i film al Planetario?". Le spiego che ci sono conferenze scientifiche. Allora mamma si asciuga gli occhi con la manica e mi spiega che al Planetario, quando era un cinema, tra il pubblico, giravano loschi figuri ("i militari") in cerca (come avrebbe detto mia madre) "di rogna". Tutta felice che io non cercassi ...rogna ma cultura scientifica, mia madre mi spinse gentilmente fuori casa, con un sorriso radioso, proprio là dove qualche istante prima c'era un ghigno che nemmeno le maschere del teatro no... e tutta contenta mi dice: "vai, vai, ma mi raccomando eh, attento ai militari!".
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