10 luglio 2007
Roma fiction fest
...nella prima svagata, piena di sorprese, già passata settimana di queste mie ferie romane 2007, sono riuscito a malapena a seguire la prima edizione del Roma Fiction Fest, primo festival diretto da Felice Laudadio che ha cercato di dare rango alla fiction (terimine italese che in lingua inglese non vuol dire nulla) cioè alle produzioni televisive, italiane e non, con uno slogan ambiguo e preoccupante (la fiction "sul grande schermo", "come non l'avete mai vista").
Ora, io sono un grande appasionato di serie tv e in passato ho dilapidato fortune economiche per acquistare cofanetti originali di star trek, buffy, spazio 1999, simpson.
Quel che mi infastidisce dello slogan è lo slittamento di luogo.
Invece di preoccuparsi che i film vengano sempre di meno visti sul grande schermo e siano invece inscatolati sul tube televisivo (e c'è chi sta tentando, almeno per il momento invano, di abituare sgli spettatori\consumatori a improbabili visioni sui cellulari, per tacere dei dvd per portable playstation) si sdogana la fiction televisiva e le si proietta sul grande schermo.
Niente da ridire da un punto di vita artistico, la programmazione del festival, per quanto troppo sbilanciata a favore degli onnipresnetsti United States (mancavano completamente le produzioni dell'europa dell'est, della Russia, quelle sudamericane e asiatiche, tranne qualcosa di cinese, a mio modesto parere maledettamente noioso) era ineressante e piena di soprese.
Però non posso che dirmi perplesso per l'alto patrocinio della presidenza della Repubblica (nonchè di diversi ministeri dello Stato) per quello che è, a tutti gli effetti, una vetrina per consumatori.
E sì.
Si è dato modo a un publico sempre più consumista di assistere a proiezioni (sic!) di telefilm altrimenti inaccessibili (tranne ai fortunati che hanno Sky, che in Italia si contano ancora sulle dita di qualche mano) o di assistere alle anterpime di serie tv che si vedranno prossimamente nei canali rai e/o mediaset.
Mi preoccupa l'ottica culturale in cui queste operazioni festivaliere (assieme alla tanto criticata, ma più per invidia che per le mie argomentazioni, Festa del cinema di Roma) nascono: favorire la visibilità di film e telefilm, intento che sembra emergere più dal diritto consumistico di accesso al propdotto che dall'arte inevitabile (eppure oggi quanto mai disattesa) della critica, un esercizio di critica cui questi festival non danno modo non fornendo gli spettatori di alcuno strumento critico che non sia l'incontro con il divo-attore del momento o la maratona notturna della serie cult italiana anni '60.
Questi festival rispondono in pieno alle esigenze di mercato e sono fatti per il mercato dei produttori (basti vedere le coproduzioni che sono state siglate durnate le 5 giornate del festival) e , se non contribuiscono direttamente a formare i consumatori/spetattori di cui il mercato ha bisogno certo non contribuiscono a formare spettatori consapevoli e critici dove, conviene ribadirlo, "critico" qui non vuol dire esprimere un giudizio di gusto ("bello" o "brutto") ma esercitare il proprio pensiero analitico che vaglia e soppesa le ricostruzioni del mondo che ogni fiction propone ai suoi spettatori.
In italia la cultura si è talmente svuotata di significati politici che questa bassa manovalanza pro-mercato (che sarebbe anche auspicabile se avvenisse contemporaneamente e parallelamente ad un cospicuo e serio intervento culturale da parte dello Stato, ma che invece, da solo, pare assorbire tutte le energie della cosa pubblica) viene portata avanti dalla sinistra (sic) mentre la destra, incapace di andare al di là di qualche balbettio (dopo tutto ricordiamoci cosa diceva Goebbles a proposito della cultura...) nei cinque anni di governo non è stata in grado di fare nulla.
Una arretratezza culturale così non si è mai vista a memoria di Repbblica italiana ma gli incapaci che ci governano non sembrano accorgersene e continuano a confondere lo spettacolo con la cultura, le passarelle e i vip con lo spettacolo, insomma video et circenses nulla che i buoni romani non avessero già inventato illo tempore.
Insomma.
Nonostante abbia praticamente assistito solamente alle proeizioni della giornata di venerdì, ho avuto modo di assistere al pilota di una serie USA October Road, in linea con le nuove tendenze etero-familistico-bucoliche delle serie tv americane (un ragazzo torna dopo 10 anni al paese natale e affronta parenti e amici che ha lì lasciato, dopo averli immortalati in un romanzo che lo ha fatto diventare ricco e famoso e scopre che il suo migliore amico ce l'ha a morte con lui e di avere un figlio...), ad alcuni episodi di una buona serie di fantascienza come Master of Science Fiction nei cinque episodi della quale che ho visto sono apparsi attori del calibro di John Hurt,
Anne Heche,
Judy Davis
oltre a nomi (volti) conosciuti del piccolo schermo.
Ma, per fortuna, le sorpse maggiori sono giunte non dalla tv americana, ma da quella inglese con una film per la tv davvero interessante Perfect Parents che racconta le vicissitudini di due genitori che, preoccupati che la figlia frequneti una scuola troppo violena fanno di tutto per farla accettare in una scuola cattlica, arrivando a falsificare certificati di battesimo e fingendosi cattolici praticanti finq uando la situiazione sfugge loro di mano e l'unica peroisna che sembra avere ancira saldi princpi civili prima ancora che morali è la madre superiora preside della scuola... Un punto di vista inedito e interessante anche se , a ben guardare, forse ai due genirori sfuggito la cosa più importante che quel che fa una scuola buona ono sono la biblioteca o la piscina ma gli insegnanti e i loro programmi ma questo, come al solito, è già un altro discorso e forse in Inghiterra è molto diverso da un paese assurdo come il nostro dove l'"onorevole" (sic!) Buttiglione sconsiglia l'insegnamento del darwinismo prima dei 14 anni altrimenti può indurre all'ateismo (sic!!!)...
Altre soprese dalla tv tedesca della quale ho visto
Die Nacht der großen Flut
un docudrama su una pagina che ignoravo della recente storia tedesca, l'alluvione di Amburgo del 1962 che causò centinaia di morti,
docudrama improntato sul doppio registro della ricostruzione fictional e delle interviste ai sopravvissuti all'alluvione (tra cui quella dell'allora primo ministro Schmidt) con un approccio che è esattamente all'opposto di quello sensazionalistico di certa tv nostrana (come Minoli che calca troppo la mano sull'eccezionalità delle cose anche le più quotidiane) impiegando la parte di ricostruzione (di fiction) per dare dignità e non enfasi a quanto raccontato dai testimoni, secondo una pratica statunitense e anglosassone purtroppo del tutto sconsociuta qui da noi (soprattutto da quando la terza rete degli anni 80 ha inquinato il modo di fare reportage, con le sue trasismissioni stile "Chi l'ha visto" "Mi manda Lubrano" e affini...).
Insomma un'occasione (purtroppo per me in gran parte mancata) per farsi un'idea di quel che accade al di là degli italici confini e questo, qualuqnue siano le intenzioni degli organizzatori del festival, non fa mai male.
Forte del suo successo (oltre 33.000 partecipanti alle proeizioni) il fiction fest si è farantito una seconda edizione che spero di curare con maggiore attenzione, sempre che, anche allora, non mi capitino impegni pregressi (la visita ad Arezzo) o immense sorprese d'amore...
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2 commenti:
Caro Ale,
La trama di "Perfect Parents" è gajardissima!!!! Soltanto ho paura che, se viene dato sulle nostre televisioni verrà soggetta ad un enorme fraintendimento (del genere 'oh quanto sono meglio gli istituti religiosi...'
la trama è davvero gajarda come dici tu e merita un nuovo post tutto per lei...
magari se ho un po' di tempo anche oggi...
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