9 gennaio 2008

Ei fu. Siccome immobile,

E la mia gloriosa macchina per il caffè americano non c'è più.

L'avevo pesa coi punti SIDIS, almeno nel 2002. Mi ha servito innumerevoli tazze di caffè per almeno 5 anni.
Poi, ieri l'altro, appena la ho accesa, ha sputato due decilitri di caffè e poi niente più. La spia d'alimentazione si accende ma la macchina non scalda acqua e il caffè non esce...
Era una moulinex con una sobria ma concreta pretesa di design.
(eccone un esemplare, anche se questo è giallo, la mia era bianca...)
Ne ho comperata un'altra, una Tefal, molto più macchina del caffè che oggetto d'arredo culinario.
Ma tant'è. Non ho il tempo e le finanze per andare in giro per Roma a cercare un'alta Solero...

La prima volta che ho incontrato il caffè americano fu in Francia, a Parigi, nel 1987.
Vi ero andato in vacanza con la mia amica Frances grazie ai primi soldi che avevo guadagnato con l'arte dello scrivere, una collaborazione in nero, non economica, ma senza firma, (ricordo ancora quando Nino, lo scrittore che cercava un giovane dalla mente brillante e dalle miti pretese, mi prospettò una collaborazione per 13 puntate di un varietà radiofonico, facendo un lungo preambolo sul fatto che la radio non è la televisione e che, insomma, non poteva pagarmi troppo e poi, serio mi disse: "unmilioenetrevabene?" e io che un milione neanche l'avevo mai visto tutto insieme, cerco di darmi un contegno mentre mi precipito a rispondergli di sì nell'eventualità che possa svenire...).

Fu un incontro folgorante, io che la mattina non sapevo mai come fare colazione (un'incertezza che mi è rimasta ancora oggi quando vado al bar, dove non ordino mai la stessa cosa facendo dannare i baristi che cercano di memorizzare cosa prendo, e le opzioni sono vastissime, caffè in vetro, cappuccino tiepido, caffellatte col latte freddo..., caffè freddo, the...) perché niente mi esprimeva con soddisfazione, finalmente avevo scoperto la mia bevanda.
Oggi la macchina per il caffè americano è diffusa anche in Italia ma all'epoca vi assicuro era arduo trovarne una, così la mia prima macchina (era una Braun, ancora me la ricordo con le sue forme perfettamente rotonde) me la portai (in treno...) da Parigi a Roma.

Non ho mai trovato un amico, che non fosse francofono, rimasto a dormire a casa mia, pronto ad accettare con entusiasmo il mio invito a fare colazione col caffè americano.

Una passione che condivido col capitano Catherine Janeway di Star Trek Voyager.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Ale,
Lo so che non ha lo stesso fascino, ma io - sempre con i punti del supermercato - ho preso tanto tempo fa uno spremiagrumi elettrico, che a me sembrava un baluardo di modernità.Mi vedevo già spremere disinvolta arance e limoni con un dito solo (e non stringendo con tutte le falangi l'agrume tagliato a metà) conversando amabilmente coi miei interlocutori ("Un'aranciata? In UN ATTIMO!").
Quanto è durato lo spremiagrumi? Due settimane. Non ho conversato amabilmente, in compenso mi toccava smontare tutto lo spremiagrumi per togliere ogni traccia di polpa, e poi rimontarlo ogni volta. Ora sono tornata con lo spremiagrumi a mano, e le mie dita hanno sviluppato muscoli insospettabili sulle falangi.

Anonimo ha detto...

Personalmente penso che se il Capitano Janeway avesse provato un buon espresso italiano sarebbe rimasta folgorata. Purtroppo Leonardo non può aiutarla in questo, ai suoi tempi il caffè non c'era ancora in Italia. :-)
Comunque anche io come te sviluppo affetto per gli elettrodomestici compagni quotidiani dispensatori delle piccole gioie mattutine... (per lo meno nel fine settimana!)
Herm

Alessandro Paesano ha detto...

Herm, chi era costui? Un amico, un lettore, un compagno di gusti (si può dire?), un cultore di Star Trek (lo sa che l'idea di Leonardo nella serie fu proprio di Kate Mulgrew?). Spero di incontrarti presto mio sconosciuto amico...

Chat Noir ha detto...

a me piaceva il tuo caffè amerciano sono anche riuscita a volerlo alle 10 di sera...

Anonimo ha detto...

Vado un pò fuori tema...
Hai visto il trailer di Star Trek XI???
Lo trovi sul sito de la Repubblica.
Herm

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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