quelli che... non è giusto fare la fila per prendere (gratuitamente, con l'accredito) i biglietti per le proiezioni aperte al pubblico (da 10 a 3 euro, contro i 20-15 euro delle proiezioni di Venezia)... meglio fare solo proiezioni per la stampa e gli alti accrediti "come a Venezia" (come suggerisce il mio amico Silvio G, dimenticandosi di dire però che a Venezia ci sono proiezioni blindate per la stampa, e altre per i culturali, i quali, possono assistere a quelle dalla stampa solo facendo la fila... ehm)
quelli che ...non è giusto che con l'accredito si può vedere un film solo una volta (come ha detto un ragazzo giovane, ma brutto e, come dire, "già vecchio") perché se il film i è piaciuto e voglio vederlo una seconda volta (basta mettersi in fila alla rush line ("che vuol dire rush ?"si chiede qualcuno che ha l'accredito come giornalista....) ed entrare senza biglietto, solo con l'accredito, lo si è potuto fare per tutte o quasi le proiezioni) ma lui il ...vecchio giovane vuole il biglietto per sé due volte che importa se, come gli faccio notare, se lui prende il biglietto due volte qualcuno non lo prende per niente?
"Ah certo se c'è posto..." mi risponde. Eh no caro se hai il biglietto il posto ce l'hai comunque va a fare la fila va...
quelli che ...ci cono due film che parlano delle gite che fa Veltroni all'estero (e uno dei due film è il terzo documentario che viene girato sulla visita di alcune classi scolastiche di Roma ad Auschwitz, viaggio organizzato dal comune il cui sindaco è si Veltroni ma non parlerei di gita, (è sempre il mio amico Silvio G a dirlo e per fortuna che, come gli faccio notare, lui nega che fa critica politica e non sui contenuti dei film ("non mi permetterei mai") appunto.
quelli che ...applaudono ai film più buonisti, che non contemplano la storia, ignorandola, imbalsamandola in un santino apologetico dei bianchi che sono ben disposti nei confronti dell'Africa (War Dance) o della storia americana (Across the Universe) rimasticata come una caramella all'aspartame (che si sa in grandi dosi è un lassativo)...
La festa è finita, è mi permetto un semplice commento a caldo, citando Silvestri che, ieri, sul manifesto diceva cose sulle quali non si può non essere d'accordo ("Bilancio della kermesse? Più pubblico, più star, più copertura media per i film «minori» e più mercato. Manca però, un'idea di cinema").
Il sospetto che si aveva lo scorso anno e che quest'anno si è purtroppo confermato in pieno è l'idea di cinema (e di cultura) che questo centrosinistra ha. La cultura come ancella del mercato, il pubblico come luogo centrale di una piazza nella quale ognuno ha il suo ruolo, i produttori di ammannire prodotti e gli spettatori (che vengono incentivati a rigurgitare giudizi di pancia, in stile pollice verso pollice retto di romana memoria) di consumarli in loco senza tornarci tanto sopra.
Si capisce allora perché gli studenti invitati alla festa vedono i film senza alcun apparato critico, senza nessuno che glieli introduca, un esperto di linguaggio cinematografico (non necessariamente il sottoscritto ma almeno con la stessa impostazione didattica...) che li faccia ragionare sul perché sono al cinema a vedere un film in lingua originale invece di fare latino o matematica (o inglese).
Questo governo pensa di aiutare il mercato non a coltivare lo spirito critico dello spettatore.
Si limita a fare quel che fa ogni buon governo conservatore europeo (mentre il nostro centro destra è goebbelsiano e quando sente la parola cultura mette mano ala pistola...).
la sinistra una vola preparava il pubblico a una fruizione critica, non passiva, non da consumatore ma da esperto degustatore.
La festa del cinema deve cambiare rotta in questo senso come il governo tutto nei confronti della scuola della cultura etc etc.
Intanto è sempre più difficile dire che prodi meno peggio di Berlusconi...
29 ottobre 2007
27 ottobre 2007
Bollettino ufficiale sulle mie (dis)avventure alla festa delcinema n° 3 (bis)
domenica (seconda parte)
Di And When Did You last See Your Father for the Last Time non vorrei dire nulla se non che, pur essendo ben prodotto (gli inglesi non sono gli americani) rimane solo uno spreco di attori (tra tutti il grande Jim Broadbent
e Juliet Stevenson) e di tempo per chi lo vede.
Rolf De Heer, olandese emigrato in Australia, ma cittadino naturalizzato italiano, visto che Procacci della Fandango gli co-produce i film da Bad Boy Bubby (film discutibilissimo visto a Venezia nel '93, con tanto di gatto realmente ucciso durante le riprese che piacque perché mostrava due varianti di famiglia l'una madre-figlio asfissiante e castrante, l'altra marito-moglie-figlio liberatoria (il che fece giustamente inorridire Mariuccia Ciotta, sorprendendomi con un giudizio ben più oculato del mio di allora) è presente alla Festa con Dr. Plonk, film che racconta di uno scienziato del 1800 che arriva con una macchina del tempo nel nostro secolo. Girato come un muto dei primi del 900, è un omaggio sentito e filologicamente preciso al cinema di allora, umoristico e ironico, ma De Heer spreca l'occasione di criticare la società di oggi "vista con gli occhi di allora", c'è solo una blanda, surreale critica al fatto che rimaniamo incantati davanti alla tv (Plonk sbircia nelle case dove intere famiglie restano immobili davanti allo schermo televisivo), critica di una società anni '70 (oggi rimaniamo tutti incantati individualmente davanti al pc e allora quell'essere tutti insieme davanti allo stesso monitor diventa una ricchezza ormai perduta...). Una gioia per gli amanti del cinema delle origini e una fonte inesauribile di risate ma una delusione per quel che il film avrebbe potuto essere (o almeno per come era stato presentato sul programma della Festa che testualmente dice: "Sembra semplicemente un omaggio al cinema delle origini fin quando non scopre il gioco sorprendente di guardare il mondo contemporaneo con gli occhi rivelatori del secolo scorso").
Poi dopo tante risate una doccia fredda, quella di Taxi to the Dark Side un documentario sulle porcate che gli yankee fanno ai cittadini NON americani. Si rimane basiti a vedere come gli americani sanno dei crimini commessi dal governo ma invece di scendere in piazza in 50 milioni (sono 300..) e radere al suolo il Campidoglio e la Casa bianca se ne restino a casa e si limitino a fare film di denuncia che non servono a niente perché Bush è sempre al governo pronto a perpetrare i crimini commessi...
Del film Hafez avevo pensato di scrivere una pagina di colte spiegazioni (beh, mi sarei limitato a una decina di link) ma così avrei offeso il film, insinuando che, per essere capito, avrebbe bisogno di una cotale glossa. Invece Hafez è un film che si fa vedere per quel che è senza bisogno di conoscere il contesto culturale in cui prende senso. Così rimane purissima la sua forza poetica, etica ("La verità è uno specchio che è stato lanciato sulla terra ed è finito in mille pezzi. Ciascuno di noi ne ha raccolto un pezzetto e ha pensato di possederla. Guai però a chi vedrà se stesso riflesso nello specchio” dice un maestro sufi a Mohammed il bellissimo protagonista del film), politica (perché mostra un Islam tutt'altro che granitico e reazionario come volgiono farci credere qui in occidente, ma anzi percorso da mille vie di ricerca, in conflitto tra di loro ma vive e forti). Decido allora di raccontarvi semplicemente quel che succede nel film.
Mohamed ancora giovanissimo, diventa un "Hafez" (da non confondere con Hafiz, il poeta persiano che con il film non c'entra nulla se non che Mohamed conosce i suoi testi e commentarii al corano) cioè un esperto di Corano e di commentari ed è talmente bravo che, nonostante la sua non ortodossia, viene invitato da un Mufti (straortodosso) a impartire lezioni a sua figlia. In due stanze diverse, senza potersi vedere ma solo ascoltare l'uno la voce dell'altra, i due ragazzi si innamorano, lei della voce di lui, lui delle curiosità coraniche, anche non ortodosse, di lei. Per averle insegnato l'arte della critica (e per aver tentato di vederla sbirciando attraverso la finestra) Mohamed perde il titolo di Hafez e si becca 50 frustrate. Il padre dà la figlia in sposa a un altro hafez che si chiama anche lui Mohamed (e la ragazza infatti lamenta di vedere doppio...). Così Mohamed (il primo) si accinge a compiere il "rito dello specchio" (che di solito si fa per trovare il vero amore) per dimenticare la ragazza e parte in viaggio. Il secondo Mohamed lo segue intraprendendo anche lui un rito parallelo. Durante il viaggio (nel quale il primo Mohamed sposa una donna anziana rimasta vergine che muore prima di rispondere sì alla fatidica domanda, che nella cultura sufi viene ripetuta tre volte prima che la donna possa rispondere, un particolare di una cultura bellissima se solo ci si desse la possibilità di conoscerla...) i due ragazzi si invertono di ruolo e il Mohamed che voleva dimenticare scopre che il suo è vero amore mentre quello che ha sposato la ragazza rinuncia perché sa che lei appartiene all'altro Mohamed.

Di And When Did You last See Your Father for the Last Time non vorrei dire nulla se non che, pur essendo ben prodotto (gli inglesi non sono gli americani) rimane solo uno spreco di attori (tra tutti il grande Jim Broadbent

Rolf De Heer, olandese emigrato in Australia, ma cittadino naturalizzato italiano, visto che Procacci della Fandango gli co-produce i film da Bad Boy Bubby (film discutibilissimo visto a Venezia nel '93, con tanto di gatto realmente ucciso durante le riprese che piacque perché mostrava due varianti di famiglia l'una madre-figlio asfissiante e castrante, l'altra marito-moglie-figlio liberatoria (il che fece giustamente inorridire Mariuccia Ciotta, sorprendendomi con un giudizio ben più oculato del mio di allora) è presente alla Festa con Dr. Plonk, film che racconta di uno scienziato del 1800 che arriva con una macchina del tempo nel nostro secolo. Girato come un muto dei primi del 900, è un omaggio sentito e filologicamente preciso al cinema di allora, umoristico e ironico, ma De Heer spreca l'occasione di criticare la società di oggi "vista con gli occhi di allora", c'è solo una blanda, surreale critica al fatto che rimaniamo incantati davanti alla tv (Plonk sbircia nelle case dove intere famiglie restano immobili davanti allo schermo televisivo), critica di una società anni '70 (oggi rimaniamo tutti incantati individualmente davanti al pc e allora quell'essere tutti insieme davanti allo stesso monitor diventa una ricchezza ormai perduta...). Una gioia per gli amanti del cinema delle origini e una fonte inesauribile di risate ma una delusione per quel che il film avrebbe potuto essere (o almeno per come era stato presentato sul programma della Festa che testualmente dice: "Sembra semplicemente un omaggio al cinema delle origini fin quando non scopre il gioco sorprendente di guardare il mondo contemporaneo con gli occhi rivelatori del secolo scorso").
Poi dopo tante risate una doccia fredda, quella di Taxi to the Dark Side un documentario sulle porcate che gli yankee fanno ai cittadini NON americani. Si rimane basiti a vedere come gli americani sanno dei crimini commessi dal governo ma invece di scendere in piazza in 50 milioni (sono 300..) e radere al suolo il Campidoglio e la Casa bianca se ne restino a casa e si limitino a fare film di denuncia che non servono a niente perché Bush è sempre al governo pronto a perpetrare i crimini commessi...
Del film Hafez avevo pensato di scrivere una pagina di colte spiegazioni (beh, mi sarei limitato a una decina di link) ma così avrei offeso il film, insinuando che, per essere capito, avrebbe bisogno di una cotale glossa. Invece Hafez è un film che si fa vedere per quel che è senza bisogno di conoscere il contesto culturale in cui prende senso. Così rimane purissima la sua forza poetica, etica ("La verità è uno specchio che è stato lanciato sulla terra ed è finito in mille pezzi. Ciascuno di noi ne ha raccolto un pezzetto e ha pensato di possederla. Guai però a chi vedrà se stesso riflesso nello specchio” dice un maestro sufi a Mohammed il bellissimo protagonista del film), politica (perché mostra un Islam tutt'altro che granitico e reazionario come volgiono farci credere qui in occidente, ma anzi percorso da mille vie di ricerca, in conflitto tra di loro ma vive e forti). Decido allora di raccontarvi semplicemente quel che succede nel film.
Mohamed ancora giovanissimo, diventa un "Hafez" (da non confondere con Hafiz, il poeta persiano che con il film non c'entra nulla se non che Mohamed conosce i suoi testi e commentarii al corano) cioè un esperto di Corano e di commentari ed è talmente bravo che, nonostante la sua non ortodossia, viene invitato da un Mufti (straortodosso) a impartire lezioni a sua figlia. In due stanze diverse, senza potersi vedere ma solo ascoltare l'uno la voce dell'altra, i due ragazzi si innamorano, lei della voce di lui, lui delle curiosità coraniche, anche non ortodosse, di lei. Per averle insegnato l'arte della critica (e per aver tentato di vederla sbirciando attraverso la finestra) Mohamed perde il titolo di Hafez e si becca 50 frustrate. Il padre dà la figlia in sposa a un altro hafez che si chiama anche lui Mohamed (e la ragazza infatti lamenta di vedere doppio...). Così Mohamed (il primo) si accinge a compiere il "rito dello specchio" (che di solito si fa per trovare il vero amore) per dimenticare la ragazza e parte in viaggio. Il secondo Mohamed lo segue intraprendendo anche lui un rito parallelo. Durante il viaggio (nel quale il primo Mohamed sposa una donna anziana rimasta vergine che muore prima di rispondere sì alla fatidica domanda, che nella cultura sufi viene ripetuta tre volte prima che la donna possa rispondere, un particolare di una cultura bellissima se solo ci si desse la possibilità di conoscerla...) i due ragazzi si invertono di ruolo e il Mohamed che voleva dimenticare scopre che il suo è vero amore mentre quello che ha sposato la ragazza rinuncia perché sa che lei appartiene all'altro Mohamed.

26 ottobre 2007
Ah! La vita!
La vita dovrebbe essere vissuta al contrario.
Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete
tracchete il trauma è bello che superato.
Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai
migliorando giorno dopo giorno.
Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare
in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare
del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe
scompaiono.
Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro.
Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare
adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa.
Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari
per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici,
senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè.
Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che
ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li
passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con
room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i
coglioni.
E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.
Woody Allen
Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete
tracchete il trauma è bello che superato.
Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai
migliorando giorno dopo giorno.
Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare
in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare
del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe
scompaiono.
Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro.
Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare
adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa.
Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari
per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici,
senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè.
Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che
ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li
passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con
room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i
coglioni.
E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.
Woody Allen
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