27 dicembre 2010

disambiguando un bel post sulla rete

E mentre mi trastullo epr delle inezie su Facebook, dove perdo tempo con persone oltranziste e dogmatiche, (se volete perdere tempo a vostra volta cliccate pure qui) scopro questo bel sito sulla rete da tenere d'occhio perchè è una bella fonte di informazioni e occasione di riflessione. sto parlando di dis.amb.iguando di Giovanna Cosenza che presto saccheggerò!

25 dicembre 2010

puttanate pop 2

Ed ecco, come promessovi la versione, di You and I di Carmen Mc Rae, dal disco Ms. Jazz del 1973. Ascoltate e godete.




Michael Bublè non mi è mai piaciuto. Sta alla musica come io sto alla linea-forma maschile. Bublè semplifica, banalizza rispetto i brani originali che vampirizza, bublerizza restituendoli storpiati e zombielike.

Oggi mi è capitato di sentire una sua versione di un brano di Stevie Wonder poco noto dal titolo You and I, che io conoscevo cantato da Carmen Mc Rae (versione della quale sula rete, maledizione, non c'è traccia) e che non sentivo da tanto tanto tempo.

La canzone è de 1972 ed è contenuta nell'album  Talking Book.


Il testo è un capolavoro, come la musica, ed è una dichiarazione d'amore Totale.

"You And I"

Here we are on earth together,
It's you and I,
God has made us fall in love, it's true,
I've really found someone like you

Will it say the love you feel for me, will it say,
That you will be by my side
To see me through,
Until my life is through

Well, in my mind, we can conquer the world,
In love you and I, you and I, you and I

I am glad at least in my life I found someone
That may not be here forever to see me through,
But I found strength in you,
I only pray that I have shown you a brighter day,
Because that's all that I am living for, you see,
Don't worry what happens to me

Cause' in my mind, you will stay here always,
In love, you and I, you and I, you and I, you and I
In my mind we can conquer the world
In love, you and I, you and I, you and I

L'arrangiamento originale oggi fa un po' orrore, meglio la versione per solo pianoforte che si trova in rete (quella di Carmen è invece un capolavoro di voce e di arrangiamento jazz)



In ogni caso il testo è una poesia.

Ecco la versione che Michael zombi Bublè ha inciso nel 2005 per l'album Caught In the Act


Lo ...zombie toglie via una strofa fondamentale come
I only pray that I have shown you a brighter day,
Because that's all that I am living for, you see,
Don't worry what happens to me
che dà al testo quell'alone di unidirezionalità visto che allude alla possibilità che lui ami lei (o un altro lui perchè no?) all by himself

Così dopo la frase Don't worry what happens to me la successiva 'Cause in my mind, you will stay here always,acquista un significato diverso.

Ma il cretino invece di interpretare  fa il bel canto in barba al testo e alle intenzioni di Wonder... Peccato che non vi possa far sentire la versione di Carmen che fa impallidire anche quella di Stevie stesso (fidatevi).
Appena posso (devo metterla io su youtube) ve la posto.


Diana Krall, Michael Bublè, gli skifitus della musica...

Feel so sad

24 dicembre 2010

puttanate pop

Tutto comincia col film Ready, Willing and Able di Ray Enright (Usa, 1937) della Warner Bros, su musica di Richard Whiting e testo di Johnny Mercer.
Il pezzo è Too marvelous for words.
Un pezzo brioso che nel film compare anche in versione tip tap strumentale


Poi è la volta del film Dark Passage del (Usa, 1947) di Delmer Daves, dove diventa il tema d'amore musicale ed è cantata anceh da Jo Stafford.

Nel 56 Frank Sinatra ne fa un evergreen.


Io la conoscevo grazie a una versione capolavoro di Ella Fitzgerald che però non trovo in rete...

Anche Billie Holiday ne fa una versione swingata


Una canzone che mette gioia e dà voglia di vivere e anche quando è cantata come classica canzone d'amore contiene quel quid di ritmato che al caratterizza (e per il quale è stata concepita).
Poi l'altro giorno inciampo in questa versione.
e quasi mi suicido.
Diana Krall la più soporifiera delle cantanti la più disastrosa delle interpreti, la più scialba cantante della faccia della terra ha rovinato anche questo capolavoro.

Ecco la differenza tra chi sente la musica e chi apre bocca per gittar fori fiato.
Diana Krall o dell'anti musica che piace, come Michael Bubblè, a quelli che di musica non ci capiscono niente.

Pure quando parla dorme. Ma allora se dorme perché non si addormenta per sempre????

Un consiglio: Diana Krall datti all'ippica! E voi smettete di comperare i suoi dischi così smette di inciderli.

ventiquattro dicembre duemiladieci

Doveva essere il 1978. Ricordo perfettamente il piccolo albero di natale che stava in un angolo di camera mia, su una libreria bassa, che, allora, mi arrivava al petto. Mentre dell'albero della casa, che stava all'ingresso, quello grande e vero, i cui capelli d'angelo sarebbero entrati qualche anno dopo nella ...dieta di Buio, il mio primo gatto, mi interessava poco, ci tenevo molto a quell'albero di dimensioni ridotte che avevo chez moi mi faceva sentire già piccolo adulto, che ha le sue cose. Le piccole dimensioni ribadivano al contempo che del natale non mi interessava molto e che avevo già un natale tutto mio. Ero orgoglioso di quel piccolo albero la cui simbologia era modificata in quella mia, privata e personalissima. Nell'albero c'erano delle luci mie di quelle grosse, a forma di orsacchiotto (evidentemente la vita sa dove vai molto prima di te...)  credo le abbia ancora mia sorella e le metta ancora nel suo di albero.

Quell'albero chez moi  mi ricordava del natale anche quando stavo per conto mio, a cantare sopra i 45 giri (Noi noi di Sandra Mondaini... ma poteva anche essere Mettiamo che tu di Loretta Goggi)  quando, sopraffatto dall'energia natalizia, mi ritiravo nei penetralia della casa (la mia stanza era la più lontana dall'ingresso  e dalla camera da pranzo)  lontano dal rumore, dal troppo sfoggiare, dalle troppe persone (le zie e relativi mariti e figli) che avevano da dire la loro una loro smepre omologa ed equipollente, così' distante dalla mia. Ricordo intere giornate natalizie trascorse in camera mia, dietro le quinte, dove pur presnete mi sentivo assente, sottratto alla scena, al palco, alla recita del natale.

Ho tanti ricordi legati al natale, da bambino, come tutti. Quei ricordi che sono in parte riaffiorati dopo aver visto l'ultima Istallazione drammaturgica di Ricci Forte, alla Fondazione Fendi, giusto due giorni prima di partire per quel di Napoli. Ricordi sparsi, contraddittori.
Natale del 1977 quando, la mattina della vigilia, convinco mia madre e mia sorella ad accompagnarmi alla stanza ai colli portuensi (la più distante da casa) per acquistare il 45 giri di Ombretta Colli Luna quadrata (ce l'ho ancora). Ho un vago ricordo di noi tre (io Silvia e mamma) sull'autobus, in una mattina dai colori stranamente estivi (vatti a fidare dei ricordi...). Ricordo dello stesso natale quando mamma aveva disseminato l'albero di regali epr me e mia sorella e io, che già sapevo che babbo Natale non esiste, mi preoccupavo dello sforzo economico che mamma aveva fatto (sforzo economico che non apprezzavo, l'importante era il clima natalizio non i regali, ma come dire a un genitore che si p svenato grazie ma di tutti questi regali non so cosa farmene l'importante è che sie felice tu, anzi noi?)...
Molto meglio il regalo assai laico (Anche se l'aggettivo all'epoca non lo conoscevo) che mi faceva nonna per capodanno e per la befana.  Invece di farmi il regalo a Natale nonna mi regalava qualcosa di costoso per il primo dell'anno. Un disco, un libro, una radiolina. E' da nonna che ho preso l'abitudine di ascoltare la radio, il gr piuttosto che il tg... Il vero regalo era quello del primo dell'anno.
Poi cera la befana che però, per un patto stabilito tra me e lei, richiedeva un regalo economico, simbolico, un piccolo giocattolo, una rivista, qualche oggetto epr la mia camera, dei dolciumi. Era nonna che mi aveva chiesto di scegliere  se avere il regalo più cospicuo per il primo dell'anno o per l'epifania. E io avevo scelto la festa più laica, senza saperlo.
Oggi finalmente all'età di 45 anni posso dire che il natale non abita più in me, nemmeno che non mi interessa (rimarcare un non interesse vuol dire comunque accorgersi della mancanza). Il natale mi è proprio indifferente. Non mi danno nemmeno più fastidio le luminarie o chi lo festeggia. So solo che io sono libero e che, in fondo, lo sono smepre stato, che per me il natale è smepre stata una recita, una sciarada, un modo che la chiesa e lo stato hanno per coglionarci per illuderci che siamo unti e felici mentre in realtà decidono persone come dobbiamo morire figuriamoci se possiamo scegliere come vivere. Una festa talmente assurda che viene percepita come la più importante di quelle religiose (anche le vacanze scolastiche sono le più lunghe) mentre non lo è assolutamente (eppure, da cattivo cattolico, ma almeno io non credo... l'ho creduto per anni), lo è la Pasqua.
Credo però che il ricordo cui sia più legato di quegli antichi natali scolastici è il senso di angoscia per le vacanze che finivano e che mi strappavano a quell'intimità solitaria della casa e mi rispedivano dritto all'inferno, quello che ho vissuto alle medie e soprattutto al Liceo perchè a scuola andavo male e me ne vergognavo da morire senza riuscire a fare nulla per cambiare quello stato.
Quando le emozioni le subivo e non le vivevo.

18 dicembre 2010

Napule è...



...le sfogliatelle appena sfornate così buone che le mangi anche se se rischi di ustionarti la lingua.
Napule è il voi che si dà al posto del lei così  che quando chiedi la strada a una signora anziana dirle scusate ti fa sentire che le stai tributando davvero quel minimo di rispetto dovuto.
Napule è i clienti di un ristorante che entrano nella sala quando tu sei già seduto e che, pur non conoscendoti, ti salutano.
Napule è gli stessi clienti che non battono ciglio se al tuo tavolo uno dei commensali, vincitore del concorso regionale Miss Drag Queen, ha il viso truccato in maniera vistosa ed eccessiva persino per una Drag, perché ha ha i colori della bandiera raibow disegnati sulle arcate sopracciliari.
Napule è la stessa Drag, una delle tante e tanti volontari che ci hanno aiutato a fare il Festival Omovies giorno dopo giorno, è stata tutti i giorni del festival, dalle 17 alle 24, alla cassa del cinema Astra dove si svolge Omovies,  festival di cinema omosessuale (e questioning), a vendere i biglietti, non delle proiezioni (il cui ingresso è gratuito) ma quelli per il party di chiusura.
Napule è le trans che vengono a vedere i film, seguono i dibattiti e dicono la loro su quello che hanno visto. Persone così autoconsapevoli che quando si parla del cliché con cui nei film e nei media  vengono associate alla prostituzione (che per il 90% delle trans è l'unica fonte di sostentamento visto che nessuno le assume per un lavoro diverso), pur ricordando che nessuna trans fa la prostituta per vocazione non nascondono né si vergognano di quel che hanno dovuto fare per mantenersi. 
Napule è la città dove il più completo documentario sul gay pride napoletano (quest'anno nazionale) è stato fatto da un giovane universitario etero.
Napule è gli studenti delle superiori che, pur occupando le loro scuole, fanno lezione in piazza, tra la gente, incuranti del freddo (ma almeno c'è il sole).
Napule è una città dove mangi bene dappertutto e paghi 2 euro per un trancio di pizza e una lattina di coca.
Napule è una città che ha un centro universitario con bar-mensa, a prezzi politici, computer con accesso alla rete gratuito, e centro polivalente con uffici a disposizione di varie attività, pulito, efficiente e funzionante che nessuno sporca o distrugge perché è un bene di tutti e lo lasci così come lo trovi (a Roma durerebbe due giorni poi sarebbe un porcile) perché domani qualcun altro, o magari te stesso, continuerai a utilizzarlo.
Napule è i volontari e le volontarie dell'associazione I-ken, che raccoglie persone gay, lesbiche e trans, che si entusiasmano per i dibattiti che tu, ciccione romano, hai aggiunto alla programmazione del Festival di quest'anno dei film,  e che rimangono tra il pubblico a parlare  e discutere sui film appena visti, riscoprendo come tutti gli altri spettatori e spettatrici  il gusto di dire la propria in un contesto pubblico, in mezzo ad altre persone, parlando davanti a tutti, col microfono, invece che digitare davanti uno schermo telematico.
Napule è la funicolare (o come dicono qui la funiculare) che ti fa sembrare di stare in montagna, dove con sole due fermate sali o scendi un dislivello di qualche centinaio di metri,  con la funicolare organizzata a gradoni e la fermata rannicchiata sulle scale.
Napule è poter mangiare anche in pieno dicembre alle due del mattino, dove il proprietario ti accoglie salutandoti con una stretta di mano e il cameriere bono ti sorride dandoti del tu come ti conoscesse da sempre. Siamo usciti dal locale alle 3 e dentro c'era ancora un gruppo di attori che era venuto a mangiare dopo lo spettacolo...
Napule è i ragazzi gay che si fidanzano giovanissimi e non sono affatto femminielli effeminati e molto checchine come a roma ma dei giovani normali, che magari si toccano il pacco come i loro coetanei etero, senza volgarità e senza malizia, giovani che studiano all'università (se non vanno ancora la liceo) e magari già lavorano e portano a casa soldi. Soldi che mettono da parte perché a san Valentino vanno a Parigi... Napule song'e viche del centro storico che costeggiano o Munastiero 'e Santa Chiara, e tu ti senti dentro la storia tua, perchè quella canzone la ascoltava tua nonna, e poi anche tu (cantata da Mina).
Napule è una città nella quale vivrei volentieri benissimo come mi sta capitando in questa settimana piena di cose da scrivere e organizzare (la mattina) e film da introdurre e analizzare assieme al pubblico dopo la visione (il pomeriggio e la sera, dalle 17 alle 24).
Napule è la città che mi ha ricordato che, per quanto precario sia, amo il lavoro che faccio e sono fortunato a poterlo fare, perché quando vedi che il pubblico resta a parlare anche alle 24 capisci che hai colto nel segno e che la gente non è ancora del tutto morta ma aspetta solo occasioni per potersi risvegliare.
Napule è la mia città adottiva.

3 dicembre 2010

Piscosi per il cineclub Detour

Di solito non amo le proiezioni in dvd diserto cineclub e cineforum che non siano rigorosamente in pellicola. Sono snob e devo mantenere la nomea no? Eppure l'altra sera ho deciso di andare a vedere un film proiettato in dvd, in un cineclub romano, il Detour. Il supporto originale del film è digitale e dunque non ho infranto la mia regola fino in fondo... L'occasione è particolare. La proiezione romana del documentario + o - il sesso confuso Racconti di mondi nell'era dell'Aids (Italia, 2010) di Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli.
La proiezione è gratuita ma il Detour non accetta prenotazioni. Basta venire prima rispondono solerti alla mia mail. Così con Antonio ci diamo appuntamento una buona ora prima per avere il tempo di bere un caffè al bar dove Peppino e Totò girarono la scena del "Ragionier Casoria" ne La banda degli onesti (Italia, 1956) di Camillo Mastrocinque,

e incamminarci per la prospiciente via Urbana, numero vattelappesca, ma tanto ho visto su google map non è lontano dal bar...

Invece del Detour non c'è alcuna traccia!!! E, per quanto chiediamo a bar, alimentari, Saint Louis Jazz Club, passanti, nessuno sa dirci dove sia (o cosa sia a vedere dalle facce che fanno) il Detour.
Io mi innervosisco, Antonio, più serafico, già pensa a cosa fare in alternativa, entrambi, sudiamo.
Dopo esserci fatti TUTTA via Urbana in su e in giù mentre Antonio commenta sardonico ecco un esempio di lotta all'aids in italia, nessuno sa cos'è, chiamo casa, Giovanni mi dà il loro numero di telefono, chiamo il Detour e quelli mi dicono il numero, 107, dove c'è il negozio di commercio equosolidale. A me e ad Antonio cadono le mascelle a terra. Siamo passati 3 volte davanti quel negozio che avevamo escluso automaticamente anche perché attraverso le ampie vetrine si vedevano avventori e merci eque e solidali non clienti del cineclub.... Invece, quando lo raggiungiamo notiamo anche, incastonata nella vetrina, la scritta Detour, che prima non avevamo notato...
Entriamo, districandoci tra clienti che non si spostano di un millimetro per fati passare, facciamo la tessera, gratuita anche quella, entriamo in sala e un tizio occhialuto ci dice che i posti sono prenotati. Io commento ma come ? mi avete risposto che non ce n'era bisogno?!?!

Il tipo mi risponde:
1) che non dipende da loro perchè la serata non l'hanno organizzata loro
ma allora perché non mi hanno risposto così alla mail ?

2) che non posso pretendere niente visto che la serata è gratuita (!?!?!)

3) che non sono posti prenotati ma riservati agli ospiti.

Gli faccio notare che mi ha detto prenotati mi risponde (letteralmente, giuro)
Ho detto prenotati ma intendevo dire ospiti... Poi mi guarda e mi dice anzi sa che le dico le chiamo l'organizzatore!!!
Intanto ci siamo trovati un posto su un divano a fondo sala, così quando l'organizzatore arriva offrendoci dei posti noi siamo sistemati e il suo intervento è inutile. Ci garantiscono che il posto è libero e invece non lo è ma chi credeva di averlo preso è gentile e ci concede due dei 4 posti che aveva preso (solo per questo non la zittirò quando commenterà tutto il film con il suo amico...).

Finalmente inizia il film, io e Antonio, sudatissimi, ci leviamo giubbotti e maglioni e ci godiamo il documentario che è molto interessante e ben fatto. Un excursus storico e non sull'aids detto da diversi punti di vista toccando temi diversissimi, forse a tratti con poco approfondimento, ma preciso e intellettualmente ineccepibile.

All'uscita del film penso proprio che non metterò piede al Detour per almeno dieci anni.
Anche se l'idea del tornarci per dare dello stronzo al nervoso occhialuto, visto che, secondo lui, solo pagando il biglietto posso lamentarmi, è molto invitante...

Ma fuori dal cinema mi dimentico di lui e non del film...

1 dicembre 2010

Se il governo censura il profilattico

La campagna 2010 del Governo italiano per la lotta all'aids riprende quella esattamente a di un anno fa e prevede questo spot anonimo, firmato da Ferzan Ozpetek.



Ieri il Ministro per la salute Fazio ha dichiarato a un incontro indetto alla vigilia della Giornata mondiale contro l'Aids che l'aids
dimostra come sia importante promuovere comportamenti sessuali responsabili e collocati all'interno di relazioni stabili: cosa che il Governo intende fare1.
Ha anche aggiunto che
le categorie a rischio sono meno identificabili perchè l'Aids colpisce anche le coppie normali2 
Chissà quali sono per il governo le coppie anormali.
Per chi vuole sapere qualcosa sulle caratteristiche della diffusione del contagio ecco l'ultimo rapporto disponibile< dell'Istituto Superiore della Sanità.



Il fatto è che né nella campagna né nelle parole del ministro (né nel post sul sito) si fa almeno un cenno all'unico mezzo in grado oggi di proteggere dal contagio del virus (nonché dalle malattie a trasmissione sessuale e anche evitare gravidanze indesiderate): il profilattico, volgarmente detto preservativo, o, per chi ama le parole straniere, condom, ma c'è anche il francese capote.

Insomma meglio lo spot tristanzuolo di tre anni fa con Ambra Angiolini come testimonial


La quale (o chi per lei ) si dimentica che il profilattico non protegge solo dall'aids e quando invita a usarlo lo fa come stesse invitando dei malati terminali di cancro a continuare a fare la chemio!!!!
Un po' di allegria perdio!!!

Ora invece niente. Niente preservativi. Solo il test hiv. Siamo nelle mani degli altri e se ci scopriamo sieropositivi voilà basta la castità, come invitava a fare Donat Cattin (ministro della sanità) nel 1988.

Molto meglio una pubblicità commerciale fatta cioè da chi i condom li produce del lontano (da ogni punto di vista) 1992...








1) fonte AdnKronos


2) fonte agi
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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