31 marzo 2009
29 marzo 2009
Gipi!
E insomma, vado alla prima serata della sesta edizione di Cortoon (è finita stasera..., ve ne parlo un altro giorno) e tra una proiezione e l'altra c'è un evento speciale, Gipi legge il suo ultimo fumetto La mia vita disegnata male. Mi accomodo in poltrona non particolarmente convinto (Un fumetto? letto?!!? Dal suo autore!!?) . Gipi, all'anagrafe Gian Alfonso Pacinotti, sale sul palco, presenta i due musicisti che lo accompagneranno, alla chitarra (Luca Giovacchini) e alle tastiere (Paolo Peewee Durante). Ci spiega che nel fumetto le parole sono scritte piccole ma non dovremmo leggerle noi le leggerà lui, però, possiamo guardare i disegni...
Inizia a leggere. è timido, sexy, preciso, ci credo lo ha scritto lui! Pendo subito anche io dalle sue labbra, come tutti. La storia mi prende subito, perchè è ironica, onirica nella scansione narrativa, cinematografica ma in una maniera grafica, da fumetto. Ma non è "solo" un fumetto. Non quello che io intendo per fumetto (le comic strip, che sono altra cosa) è un romanzo, un romanzo per parole e disegni.
Eccovene un esempio.
Rimango folgorato.
Vado su internet. Mi rendo conto che questo Gipi è famoso, conosciuto.
Ha una pagina dedicata su Wikipedia, un blog personale, pubblica una striscia su Internazionale, ha ricevuto pure un sacco di premi.
(dall'album di foto di Internazionale)
Riprovo una sensazione che non ricordavo più da tempo, quando, ero ancora a scuola, scoprivo pezzi della cultura italiana, Calvino, Andrea De Carlo, Giorgio Gaber, Michelangelo Antonioni (avevo 17 anni quando andai a vedere Identificazione di una donna) e mi sentivo felice e stordito, perchè mi piacevano certe cose, mi facevano sentire adulto, mi davano una precisa identità, ero in sintonia con altri che dicevano e pensavano meglio di me ma eravamo tutti accomunati da un certo modo di vedere, di proporsi, di proporci. Ecco Gipi mi ha fatto risentire così dopo tato tempo.
Mi ha fatto sentire di nuovo giovane, giovane nello spirito e di questo lo ringrazio.
Gipi non ha bisogno della mia pubblicità, ma forse i mie lurker non lo conoscono, come non lo conoscevo a me.
Questo post prima ancora che una presentazione è un invito che vi faccio.
Leggete LMVDM
Tra l'altro il libro costa solo 12 euro e li vale tutti, parola mia!
Inizia a leggere. è timido, sexy, preciso, ci credo lo ha scritto lui! Pendo subito anche io dalle sue labbra, come tutti. La storia mi prende subito, perchè è ironica, onirica nella scansione narrativa, cinematografica ma in una maniera grafica, da fumetto. Ma non è "solo" un fumetto. Non quello che io intendo per fumetto (le comic strip, che sono altra cosa) è un romanzo, un romanzo per parole e disegni.
Eccovene un esempio.
Rimango folgorato.
Vado su internet. Mi rendo conto che questo Gipi è famoso, conosciuto.
Ha una pagina dedicata su Wikipedia, un blog personale, pubblica una striscia su Internazionale, ha ricevuto pure un sacco di premi.
(dall'album di foto di Internazionale)
Riprovo una sensazione che non ricordavo più da tempo, quando, ero ancora a scuola, scoprivo pezzi della cultura italiana, Calvino, Andrea De Carlo, Giorgio Gaber, Michelangelo Antonioni (avevo 17 anni quando andai a vedere Identificazione di una donna) e mi sentivo felice e stordito, perchè mi piacevano certe cose, mi facevano sentire adulto, mi davano una precisa identità, ero in sintonia con altri che dicevano e pensavano meglio di me ma eravamo tutti accomunati da un certo modo di vedere, di proporsi, di proporci. Ecco Gipi mi ha fatto risentire così dopo tato tempo.
Mi ha fatto sentire di nuovo giovane, giovane nello spirito e di questo lo ringrazio.
Gipi non ha bisogno della mia pubblicità, ma forse i mie lurker non lo conoscono, come non lo conoscevo a me.
Questo post prima ancora che una presentazione è un invito che vi faccio.
Leggete LMVDM
Tra l'altro il libro costa solo 12 euro e li vale tutti, parola mia!
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28 marzo 2009
REQUIEM per la Cultura e lo Spettacolo italiani
ApTI Associazione per il Teatro Italiano artisti operatori e tecnici
COMUNICATO
REQUIEM per la Cultura e lo Spettacolo italiani
Roma, 30 marzo, Piazza Farnese dalle 16 alle 19.
Al nostro Requiem per la cultura e lo spettacolo italiani parteciperà il mondo del teatro quello del cinema, della musica e della danza, del circo e del teatro di strada, della letteratura, della scuola e della ricerca.
Solidali e uniti nel rivendicare ciò che in un qualsiasi altro Paese civile viene normalmente difeso: il diritto alla cultura! Per i governanti italiani il sostegno della cultura equivale ad un atto di assistenzialismo, mentre il contributo statale per la sostituzione di un elettrodomestico seminuovo è considerato un incentivo economico.
I tagli drastici alla cultura non sono mai il frutto di scelte casuali e chi li pratica conosce bene il rischio di dover governare un popolo colto.
Un popolo che legge e che va al cinema e a teatro, che ascolta la musica, che studia e fa ricerca è un popolo che sa scegliere, che partecipa, che giudica, che non accetta di ridursi a una plebe passiva di consumatori.
E' soprattutto un popolo che sa difendere, insieme con la cultura, la propria identità e la democrazia. Nei Paesi civili, qualunque sia il colore del governo e l’entità della crisi economica, nessuno si sognerebbe mai di penalizzare la cultura. Perché, nei Paesi civili, la cultura è considerata una priorità, un bene da difendere e incrementare,
alla pari con la sanità, con i trasporti, la viabilità e tutto il resto. La Storia ci indica che solo i regimi antidemocratici temono e mortificano la cultura.
Il mondo della cultura e dello spettacolo vuole esistere e resistere per non dover celebrare, dopo il Requiem per la Cultura italiana, anche il Requiem della Libertà. Amen.
In Italia e' stato investito appena lo 0,28% del Pil in cultura nel 2008, contro l'1,5% degli altri Paesi europei... Che vogliamo fare??? (fonte Corriere.it)
adesioni e informazioni:
ass.teatroitaliano@fastwebnet.it
Associazione per il Teatro Italiano artisti operatori e tecnici
www.perilteatroitaliano.it
Ci vediamo lunedì in piazza Farnese, alle 16. Chi vuole partecipare al corteo venga alle 15. A parte i costumi della Sartoria Farani, portatevi un segno di lutto: sciarpa, foulard neri, cappello, fascia ecc. ecc.
A lunedi!
27 marzo 2009
Mi immergo nella lettura de Non è un paese per vecchi e alla ragazza non ci penso più
Vado a teatro 3 volte a settimana. No, non me lo ha prescritto il dottore, è solo la mia ingordigia, posso chiedere accrediti stampa (scrivo ancora per il sito teatro.org) e una volta tanto non mi faccio mancare niente, almeno a teatro.
E' sabato sera, devo arrivare al Furio Camillo, esco di casa presto, perchè un sabato di qualche mese fa aspettai l'autobus un'ora (giuro!) e persi lo spettacolo...
Arrivo alle 20.20 a teatro.
Sano il primo. Il ragazzo del botteghino (Sempre gentile con me... Sospiro!) scherza e mi dice che non sa se riesce a trovare un posto per me quella sera. Io sono distratto (eh-he) e per una frazione di secondo lo prendo sul serio. Poi quel po' di cervello che mi è rimasto mi riporta alla realtà e mi metto a ridere.
Mi metto a sedere occupando uno dei tavolini rotondi che c'è nel foyer. Armeggio con la mia agenda. Cancello appuntamenti, controllo cose da fare, compiti da correggere, lezioni da organizzare. Siccome sulla mia agenda scrivo a matita uso la gomma per cancellare, riscrivere, spostare impegni.
Trascorrono così 3 quarti d'ora. Sono così assorto che non mi accorgo che sono già le 21 e 15. Si avvicina una delle ragazze dell'ufficio stampa, mi saluta, si siede al tavolo con me, parliamo un po'. Poi finalmente alle 21 e 30 aprono la sala, saluto il ragazzo che mi stacca il biglietto, lo ringrazio e vado oltre. Il Furio Camillo ha i posti a gradoni e non prevede assegnazione delle poltrone, scelgo così una fila alta le coreografie si vedono meglio dall'alto.
Questa sera doppio spettacolo. Già mi preoccupo del ritardo, spero di fare in tempo a prendere l'ultimo diurno, a mezzanotte.
Lo spettacolo non mi piace per niente, non mi prende, è pretestuoso, noioso, criptico, presuntuoso. Quasi quasi mi addormento, ma finisce prima.
Alla fine come bisognosi di tempo per risvegliarci tutti dal torpore in cui siamo calati durante lo spettacolo ce ne restiamo tutti a sedere, anche perchè, credo, aspettiamo tutti il secondo spettacolo. Io temo ci dicano di uscire (per cambiare scena) e infatti il ragazzo del botteghino nemmeno due minuti dopo ci invita con solerzia a uscire.
Mi risiedo al tavolino di prima. Tutti rimangono a confabulare... Sento un'amica della ragazza dell'ufficio stampa concionare sui teatri e sulla critica. Intanto si fanno le 22 e 45. Molti iniziano ad andarsene. Anche la ragazza dell'ufficio stampa mi saluta e se ne va.
Rimaniamo io e una ragazzona alta alta più, alta di me anche da seduta.
Ha un'aria imbronciata, come una bambina che è stata messa in castigo.
Dopo altri dieci minuti mi alzo per sgranchirmi e la ragazza, visto che le passo vicino, mi chiede, in inglese, se c'è il secondo spettacolo. Rispondo titubante che credo di sì che anche io come lei lo sto aspettando, poi, colto dal dubbio, chiedo in sala, dove dei tizi stanno smontando la scena. Mi guardano e con faccia meravigliata si affrettano a rispondermi di no.
Lo dico alla ragazzona, la quale tutta contenta (come me del resto) si alza e esce.
Facciamo insieme un tratto di strada ridendo e commentando l'assuridtà della situazione. Noi lì ad aspettare (Chi? Cosa?!) e nessuno che ci abbia detto nulla, che si sia chiesto che ci facevamo lì seduti come due idioti ad aspettare.
Vorrei chiederle il nome, se la rivedrò alle prossime serate (lo spettacolo fa parte di una rassegna) ma lei già devia per andare a prendere la metro e m salutia...
Continuo a pensare a lei mentre raggiungo la fermata del 671 (l'autobus che una volta ho aspettato un'ora) poi mi immergo nella lettura de Non è un paese per vecchi e alla ragazza non penso più.
E' sabato sera, devo arrivare al Furio Camillo, esco di casa presto, perchè un sabato di qualche mese fa aspettai l'autobus un'ora (giuro!) e persi lo spettacolo...
Arrivo alle 20.20 a teatro.
Sano il primo. Il ragazzo del botteghino (Sempre gentile con me... Sospiro!) scherza e mi dice che non sa se riesce a trovare un posto per me quella sera. Io sono distratto (eh-he) e per una frazione di secondo lo prendo sul serio. Poi quel po' di cervello che mi è rimasto mi riporta alla realtà e mi metto a ridere.
Mi metto a sedere occupando uno dei tavolini rotondi che c'è nel foyer. Armeggio con la mia agenda. Cancello appuntamenti, controllo cose da fare, compiti da correggere, lezioni da organizzare. Siccome sulla mia agenda scrivo a matita uso la gomma per cancellare, riscrivere, spostare impegni.
Trascorrono così 3 quarti d'ora. Sono così assorto che non mi accorgo che sono già le 21 e 15. Si avvicina una delle ragazze dell'ufficio stampa, mi saluta, si siede al tavolo con me, parliamo un po'. Poi finalmente alle 21 e 30 aprono la sala, saluto il ragazzo che mi stacca il biglietto, lo ringrazio e vado oltre. Il Furio Camillo ha i posti a gradoni e non prevede assegnazione delle poltrone, scelgo così una fila alta le coreografie si vedono meglio dall'alto.
Questa sera doppio spettacolo. Già mi preoccupo del ritardo, spero di fare in tempo a prendere l'ultimo diurno, a mezzanotte.
Lo spettacolo non mi piace per niente, non mi prende, è pretestuoso, noioso, criptico, presuntuoso. Quasi quasi mi addormento, ma finisce prima.
Alla fine come bisognosi di tempo per risvegliarci tutti dal torpore in cui siamo calati durante lo spettacolo ce ne restiamo tutti a sedere, anche perchè, credo, aspettiamo tutti il secondo spettacolo. Io temo ci dicano di uscire (per cambiare scena) e infatti il ragazzo del botteghino nemmeno due minuti dopo ci invita con solerzia a uscire.
Mi risiedo al tavolino di prima. Tutti rimangono a confabulare... Sento un'amica della ragazza dell'ufficio stampa concionare sui teatri e sulla critica. Intanto si fanno le 22 e 45. Molti iniziano ad andarsene. Anche la ragazza dell'ufficio stampa mi saluta e se ne va.
Rimaniamo io e una ragazzona alta alta più, alta di me anche da seduta.
Ha un'aria imbronciata, come una bambina che è stata messa in castigo.
Dopo altri dieci minuti mi alzo per sgranchirmi e la ragazza, visto che le passo vicino, mi chiede, in inglese, se c'è il secondo spettacolo. Rispondo titubante che credo di sì che anche io come lei lo sto aspettando, poi, colto dal dubbio, chiedo in sala, dove dei tizi stanno smontando la scena. Mi guardano e con faccia meravigliata si affrettano a rispondermi di no.
Lo dico alla ragazzona, la quale tutta contenta (come me del resto) si alza e esce.
Facciamo insieme un tratto di strada ridendo e commentando l'assuridtà della situazione. Noi lì ad aspettare (Chi? Cosa?!) e nessuno che ci abbia detto nulla, che si sia chiesto che ci facevamo lì seduti come due idioti ad aspettare.
Vorrei chiederle il nome, se la rivedrò alle prossime serate (lo spettacolo fa parte di una rassegna) ma lei già devia per andare a prendere la metro e m salutia...
Continuo a pensare a lei mentre raggiungo la fermata del 671 (l'autobus che una volta ho aspettato un'ora) poi mi immergo nella lettura de Non è un paese per vecchi e alla ragazza non penso più.
24 marzo 2009
Mostre che voglio vedere...
26 Febbraio - 24 Maggio 2009
L'arte della pubblicità. Il manifesto italiano e le avanguardie 1920-1940
Casino dei Principi Villa Torlonia Roma
sito ufficiale
Queste splendide riproduzioni sono tratte dal sito del sole 24ore
20 marzo 2009
Buttiglione, il papa e l'aids
Solo chi e' sciocco o in malafede non vede che la prima e fondamentale difesa contro l'AIDS e' un amore coniugale fedele. E questo e' cio' che il Papa ha detto''
A parlare1 è Sciocco Buttiglione, quello che Darwin fa diventare atei...
Una cultura della promiscuita' sessuale favorisce la diffusione dell'AIDS. Certo, se uno non riesce a uscire da quella cultura, meglio che usi il preservativo piuttosto che niente. Che l'amore coniugale fedele sia la prima, la fondamentale, la piu' efficace difesa contro l'AIDS non lo dice nessuno (salvo il Papa). E si pretende che anche il Papa non lo dica.
Parole criminali quanto quelle del papa e ancora meno informate.
A fedeltà coniugale non è una difesa contro l'aids ma, casomai, solo una blanda prevenzione.
Buttiglione e il papa ignorano i venti milioni di sieropositivi che, anche se vogliono rimanere fedeli, sempre il profilattico devono usare per ogni atto sessuale... a meno che non si creda che se entrambi i coniugi sono già infetti possono non usare il profilattico. Ci si ricontagia ogni volta senza, purtroppo, sempre.
L'Africa -ha detto ancora Buttiglione- non la salva il preservativo ma il matrimonio, la crescita di una cultura della famiglia e dei valori familiari. Dove questa cultura si diffonde, li' cala l'AIDS e cresce il lavoro, il benessere e la responsabilità civile.
Cala l'aids? Calano casomai il numero di nuovi sieropositivi. Chi lo è già lo resta e l'unica chance per fare sesso responsabile, anche se "fedele" è il profilattico, o l'astinenza totale...
E poi che ipocrisia... Chi crede alla fedeltà. Perchè dalla fedeltà deve dipendere la salute e la vita delle persone...
Certo questo urta chi identifica la liberta' umana con la distruzione della famiglia.
Chi ascolta l'insegnamento del Papa pratichera' l'amore coniugale. Chi non ci crede si protegga pure con il preservativo, nessuno glielo impedisce.
Chi ascolta il papa muore. E il papa già impedisce. Impedisce ogni volta che qualcuno sente le sue considerazioni sconsiderate, criminali, sadiche e malate.
E si smetta di attaccare il Papa dimenticando che nel mondo gran parte dell'aiuto concreto ai malati di AIDS e gran parte del lavoro per la prevenzione dell'AIDS viene proprio dai vituperati cattolici''.
Esatto, dai cattolici, fosse per il papa i sieropositivi sarebbero già tutti morti, come i culattoni.
1 fonte asca
Riesco a scrivere questo post mentre sono al Teatro Furio Camillo, aspettando che inizi uno spettacolo, col mio nuovo netbook, collegato via internet wireless.
Un altro sogno che si avvera...
Evviva la tecnologia ( e gli acquisti a rate...)!
1 marzo 2009
Nesquik a tempo di sveglia o dell'ignoranza italiana
Imperversa nei nostri televisori da qualche settimana il nuovo spot nesquik plus.
Un bambino è seduto a tavola ancora assonnato e la sua mamma per risvegliarlo gli prepara latte e Nesquik. Il bambino beve tutto d'un sorso e sorride. Allegro e pieno di energia comincia a battere sulla tazza con il cucchiaino mentre sentiamo le prime note di Good Morning, il brano tratto dal musical "Singing In the Rain". Il suo entusiasmo "musicale" risveglia sua sorella, il fratellino più piccolo e papà corrono a tavola e tutta la famiglia è così riunita. Questa situazione idillica si ripete anche nelle altre case dalle quali si sente provenire la stessa canzone: tutto il quartiere si è svegliato a tempo di Nesquik. Nel finale anche il coniglio Quicky si anima dalla confezione Nesquik e batte il suo cucchiaio a ritmo di musica.
Beh, direte, stavolta Paesanini che c'ha da ridì?
Se prestate attenzione al testo della canzone vi rendete conto di quanto lo spot sia ridicolo:
La canzone parla non di un risveglio bensì del suo opposto, i tre protagonisti sono rimasti svegli tutta la notte (cercando di trovare un modo per salvare il film e la carriera di uno di loro) e si dicono buongiorno perchè sta albeggiando...
Se gli italiani conoscessero l'inglese (o la storia del cinema) se ne sarebbero accorti...
Ma visto che il nostro inglese non va al di là di "Good Morning" nessuno si accorge del ridicolo.
Ora provate a rivedere la pubblicità sapendo che la canzone sta dicendo:
Ecco i geniali responsabili di questo spot-sfottò
(fonte: sito spotlandia)
Ma quand'è che ci mettiamo a studiare un po' di inglese?!?!?
Un bambino è seduto a tavola ancora assonnato e la sua mamma per risvegliarlo gli prepara latte e Nesquik. Il bambino beve tutto d'un sorso e sorride. Allegro e pieno di energia comincia a battere sulla tazza con il cucchiaino mentre sentiamo le prime note di Good Morning, il brano tratto dal musical "Singing In the Rain". Il suo entusiasmo "musicale" risveglia sua sorella, il fratellino più piccolo e papà corrono a tavola e tutta la famiglia è così riunita. Questa situazione idillica si ripete anche nelle altre case dalle quali si sente provenire la stessa canzone: tutto il quartiere si è svegliato a tempo di Nesquik. Nel finale anche il coniglio Quicky si anima dalla confezione Nesquik e batte il suo cucchiaio a ritmo di musica.
Beh, direte, stavolta Paesanini che c'ha da ridì?
Se prestate attenzione al testo della canzone vi rendete conto di quanto lo spot sia ridicolo:
Good mornin',
Good mornin'!
We've talked the whole night through,
Good mornin'
Good mornin' to you.
Good mornin', good mornin'!
It's great to stay up late,
Good mornin', good mornin' to you.
La canzone parla non di un risveglio bensì del suo opposto, i tre protagonisti sono rimasti svegli tutta la notte (cercando di trovare un modo per salvare il film e la carriera di uno di loro) e si dicono buongiorno perchè sta albeggiando...
Se gli italiani conoscessero l'inglese (o la storia del cinema) se ne sarebbero accorti...
Ma visto che il nostro inglese non va al di là di "Good Morning" nessuno si accorge del ridicolo.
Ora provate a rivedere la pubblicità sapendo che la canzone sta dicendo:
Buongiorno,.
Buongiorno
abbiamo chiacchierato tutta la notte,
buon giorno buongiorno a te
buongiorno
buongiorno
è bello stare alzati fino a tardi,
buon giorno buon giorno a te
Ecco i geniali responsabili di questo spot-sfottò
Musica | Good Morning |
Agenzia | McCann Erickson Italia |
Direzione Creativa | Chiara Calvi |
Art Director | Antonio Mele |
Copywriter | Valerio DelleFoglie |
Casa di Produzione | New Partners |
Ma quand'è che ci mettiamo a studiare un po' di inglese?!?!?
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