31 ottobre 2011

quarto giorno di Festival

Questa domenica è stata un giorno parco di film, con un grosso buco all'ora di pranzo. Per cui ho deciso di trascurare il film della mattina Mon Pire Cauchemar (anche per dei rumors sulla sua bruttezza) e ho preso una pausa dopo due giorni di 6-film-6 al giorno...
Come primo film della giornata ho visto Poongsan (Korea del sud 2011) di Juhn Jai Hong assistente alla regia di Kim Ki-duk che lo ha scritto e prodotto. Poongsan è un fumetto senza occhio per il sociale incentrato a costruire dei personaggi tutti di un pezzo, i coreani del nord, comunisti, quelli de sud capitalisti, che si odiano non in base a convinzioni, sono poco più che degli slogan, ma solo perchè l'altro è il nemico in un gioco semplificatorio talmente spinto da lasciare senza fiato,  senza accorgersi che il vero male è la ferita inflitta alla Corea da una divisione innaturale. Così mentre spie del nord e del sud si combatto ridicolmente e mentre persone che si amano divise dal confine tra le due Coree muoiono senza vedere più l'amato bene, un personaggio misterioso (non sappiamo nulla di lui che non parla per tutto il film) quasi un supereroe, che sembra sopravvivere alle mine antiuomo e alle pallottole (ma alla fine morirà crivellato di colpi) porta messaggi e video alle coppie separate ormai anziane dall'una all'altra delle due coree attraversando magicamente la zona smilitarizzata. Per farlo si spoglia nudo e si mimetizza col fango (per non farsi beccare dai rivelatori di raggi infrarossi...). Lo stesso fanno le persone che conduce con sé.  Quando porta dal nord al sud la donna  giovane di una spia del nord passata al nemico se ne innamora ricambiato e diventa ricattabile per lei e costretto così a liberare spie invece che fare il messaggero d'amore. Quando la donna muore (squartata come un pesce dalle spie comuniste del nord che vogliono recuperare una collana di diamanti, segno di corruzione capitalista,  che il loro capo le ha fatto ingoiare), il nostro,  che viene chiamato Poongsan, dalla marca di sigarette che fuma continuamente, si vendica e rinchiude nella stessa stanza delle torture le spie del nord e del sud che lo hanno manipolato.  Riprende poi a fare la staffetta ma non è più lo stesso di prima e mentre si appresta a saltare con un giavellotto improvvisato la recinzione della zona smilitarizzata, viene crivellato di colpi mentre è ancora sospeso in aria.
Poongsan è un film niente affatto banale che seduce e incanta mentre mostra pur nel suo schematismo, ma è un tratto estetico voluto, l'assurdità di una rivalità dogmatica che ormai ha perso ogni sua ragioen di esere e che l'amore quello reciso da una divisione politica del paese quello che unisce nonostante tutto è l'unica ragione di vita, l'unica coordinata morale sopravvissuta a un mondo abbrutito e sadico. Un mondo fatto di uomini dove le donne sono svilite nella funzione di amanti o intrattenitrici da una cultura maschilista che accomuna comunisti a capitalisti, e dove solo le persone anziane, che Poongsan fa morire in pace mettendole  in contatto dopo anni di separazione politica, sembrano avere la percezione dell'artificiosità di una divisone che fa male non solo al Paese.


Project Nim è un documentario straziante sulle sorti dello scimpanzé Nim che negli anni '70, in seguito a un esperimento della Columbia University di New York, imparò la lingua dei segni e che quando, troppo cresciuto, divenne ingestibile, perchè pericoloso in quanto scimpanzè, venne rispedito nell'istituo dove era stato preso alla nascita dal quale per mancanza di fondi viene venduto ai vivisezionisti di stato. Solo l'intefevto di un avvocato impedì che almeno lui venisse impiegato come cavia. Nim finisce così in un centro di accoglienza per animali maltrattati ma lì rimane solo e isolato (essendo l'unico scimpanzé) finché uno dei sui ultimi custodi (che lo aveva conosciuto quando era tornato all'Istituto prima che venisse venduto) non riesce almeno a dargli compagnia. Muore nel 2000 all'età di 26 anni.
Il documentario, straordinario, è raccontato attarverso le persone che lo conobbero lo crebbero, accudirono, studiarono, insegnarono la lingua dei segni e anche dello scienziato che, comportandosi come un dio, ne decretò gloria (anche sui media) e decadenza, tramite delle interviste, di oggi, ai diretti interessati, sostenute da da fotografie cine-riprese e altri materiali dell'epoca dando al documentario la parvenza di un film con una storia che si sta volgnedo mentre la vediamo. Il documentario apre in realtà questioni pofondissime sulla mancanza di rispetto rispetto per le vite animali di cui Nim è stato vittima della superficialità crudele con cui prima è stato trattato da umano e poi rimesso in gabbia.

God bless America..
Ma il regista è inglese...

30 ottobre 2011

Totò sbarca al festival internazionale del film di Roma ed è tutta un'altra storia! I film in concorso sono i peggiori mai visti in occidente (e non solo...)




Jesus Henry Christ (Usa, 2011) di Dennis Lee è uno dqi tanti esempi di film off off hollywood che in Italia non giungono mai e che possiamo vedere solo grazie ai festival che costituiscono uno dei tanti mattoni di un immaginario collettivo altro, laico, divertente, politicamente impegnato senza scadere nella propaganda. se poi tra gli attori c'è un talento innato come quello di Toni Collette il film non può che far rimpiangere tutti quelli simili, e non, che non giungono mai qui da noi. Un film a 360 gradi tra gifted sons, sexual orientation e famiglie mononucleari il film è uno spaccato della società americana contemporanea, quella che fa invidia all'Europa.

Le cosiddette invenzioni sono spesso dei ripescaggi per invogliare la gente a tornare a comperare qualcosa. La nuova orgia di film in 3d è un classico esempio di quel che vado dicendo. Il 3d esiste da sempre nel cinema, ne presentarono un esemplare i Lumiére nel 1900 all'Esposizione Universale di Parigi.
Come ogni invenzione nata dalle esigenze commerciali e non da una esigenza tecnica deve poi trovare un suo campo di espressione, quel che manca al 3 d di oggi (basta vedere Tintin di Spielberg per rendersi conto della sua inutilità). Mattioli ne Il più comico spettacolo del mondo (Italia, 1953) il primo film italiano in 3d - sceneggiato, tra gli altri, da Monicelli e Maccari, -  con una tecnica detta podelvision (dalle iniziali dei cognomi dei due produttori Carlo Ponti e Luigi De Laurentiis) usa il 3d meglio di Spielberg e fa uscire dallo schermo verso lo spettatore fiori, getti fumogeni, il selz schizzato da un sifone, la polvere bianca di un estintore... Il resto lo fanno Totò e gli attori di sempre (con camei d'eccezione, Silvana Mangano, Aldo Fabrizi, Anthony Quinn) di un cinema che ormai non c'è più per cui oltre a ridere a crepapelle Il più comico spettacolo del mondo è involontariamente malinconico perché ci mostra come eravamo e come non saremo mai più.


La passione di Laura (Italia, 2011) è un bel documentario di Paolo Petrucci (che di mestiere fa il montatore) su Laura Betti. Con materiali d'archivio, interviste a Laura, estratti da programmi tv, interviste (tante) a gente che l'ha conosciuta e amata e a stralci dei suoi diari (recitati da Eleonora Danco) conosciamo l'attrice e la donna in un ritratto preciso, profondo e mai banale che non si limita a essere una filmo-teatrografia, ma nemmeno entra nella vita privata della donna, ma è anche tutto questo in una descrizione dell'intellettuale, dell'artista, della persona.
Produce Angelo Barbagallo e distribuisce Cinecittà Luce. Altre occasioni di vederlo alle biblioteche comunali 
giovedì 3 novembre ore 19
alla Europea
via Savoia 15, tel. 06 45460686



sabato 5 novembre ore 17
alla Guglielmo Marconi
via Gerolamo Cardano 135, tel. 06 45460301.



(per le altre proiezioni cliccare qui).


Hotel Lux (Germania, 2011) di Leander Haussmannè un film indecente, per il quale sono stati sposi tanti soldi e che racconta di fatti importanti (Hitler, Stalin, prima della guerra) senza emozione e, soprattutto senza memoria storica, con un pressapochismo e una superficialità che fanno venir voglia di lasciare la sala. Un film interminabile (110 minuti di durata) per una storia nella quale l'unica cosa che davvero conta sembra essere l'amore di un uomo per una donna e dove nazisti e comunisti sembrano essere la stessa cosa. Un film da dimenticare non invece il nome del regista, Leander Haussmann, per evitare altri suoi film vita natural durante. Chi ha scelto questi pessimi, inutili, penosi film dovrà risponderne a tutti gli spettatori...

Schepisi si dimostra ancora un regista all'altezza della situazione nel gestire una materia narrativa complessa e abbondante (il romanzo da cui è tratta, Patrick White, premio Nobel australiano per la letteratura nel 1973 , consta di più di 600 pagine...) riuscendo a gestire una storia e un meccanismo narrativo non proprio nuovi in maniera elegante e convincete, grazie anche al cast di attori e attrici, sui quali prevale una
Charlotte Rampling (senza dimenticare Judie Davis) capace di passare dalla ultrasettantenne morente alla sessantenne in splendida forma non certo con l'ausilio del make up ma con quello della magnificenza della sua interpretazione (da brivido). Troppe le storie già viste (anche al cinema) e già dette perchè The Eye of the Storm (Usa, 2011) sia davvero degno di essere raccontato nei dettagli (figli pavidi, madre morente molto più dentro la vita di loro, donne sopravvissute al nazismo...) quel che conta è la libertà dei personaggi femminili che hanno una vita sessual sentimentale proprio come il Mondo concede agli uomini senza falsi moralismi o superficiali libertarismi, dove l'arte è una terapia alla vita e la morte la vera cifra di ogni esistenza umana.



Che non sempre la materia narrativa letteraria funzioni sul grande schermo lo dimostra questo irrisolto La femme du cinquième (Francia, Polonia, Regno Unito, 2011) di Pawel Pawlikovski, tratto dal romanzo di Douglas Kennedy Margit (Sperling e Kupfer, fuori catalogo anche se solo del 2009).
Il racconto oggettivo (che accade davvero) sulle pagine di un libro scivola via plausibilmente nel delirio ipnagogico del protagonista ma sul grande schermo rimane una storia dove non accade nulla e dove il vero protagonista è la città di Parigi. Un non film dal quale si esce con la voglia di picchiare regista e produttori. Peccato per gli attori (Erhan Hawke e Kristin Scott Thomas, che recitarono entrambi in inglese e francese) che meritavano un film vero.

Ma questi film, ci chiediamo in molti, chi li sceglie? Con quali criteri e, soprattutto, PERCHE'???

Unica curiosità del film la sua natura bilingue, da cui il doppio titolo, in francese e in inglese e le due locandine sostanzialmente diverse.

Insomma i film in concorso, so far sono i peggiori non solo del festival ma dell'universo mondo...

Piera Detassis CAMBIA MESTIERE!!!

Piccolino il nuovo album di Mina



Quando mi sono inventato la tracklist dell'album di Mina, per celia, pensavo di aver eccelso nell'immaginazione, ma a leggere la tracklist vera del nuovo album Piccolino la realtà è andata ben al di là ogni possibile fantasia:

Compagna di viaggio, 
Matrioska, 
Questa canzone, 
Ainda Bem, 
Brucio di te, 
Canzone maledetta, 
L'uomo dell'autunno, 
Fuori città, 
Fly Away, 
E così sia

Solo 10 pezzi invece dei 14 del disco precedente  ma i titoli sorprendono e anche la copertina, davvero unica. 
 Per saperne di più dovremo aspettare poco meno di un emse, l'uscita è annunciata per il 22 di novembre.
Iniziamo il conto alla rovescia?
 

28 ottobre 2011

Sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Secondo giorno: Le perle migliori di oggi sono tutte di Alice nella città.

Un film pessimo, omofobo, scritto e  pensato per un pubblico di quattordicenni, A Few Best Men (Australia, 2011) di Stephan Elliott è una delusione dopo i primi due minuti di proiezione. Lui inglese, lei australiana, si incontrano in vacanza e decidono di sposarsi. Lui orfano, la famiglia di lei è la sua grande occasione per tornare ad averne una. La suocera è   una botulinata fino all'inverosimile Olivia Newton John (un viso gonfio il doppio rispetto il cameo nella prima stagione di Glee), la cognata una cicciona lesbica (ma è solo per fare un dispetto a papà) così quando uno degli amici dello sposo se la scopa può vantarsi del trofeo con gli amici (ho scopato la lesbica) ma le battute maschiliste vanno di pari passo con quelle omofobiche. Gli amici sfigati dello sposo commentano le sue nozze con un proprio tu, e pensare che quando ti abbiamo conosciuto ti credevamo gay.Perché? chiede l'amico Sei sensibile, poco attaccabrighe la risposa profonda.
Come discorso di nozze, l'amico che poi scoperà con la lesbica, imbarazzato dal disegno di due tette che trova nel foglio portogli al posto del discorso da fare, inanella luoghi comuni antiaustraliani e poi si congratula che il suo amico non sia gay anche se avverte la novella sposa che se il marito vorrà fare troppo sesso anale è un indizio che forse gay lo è. Il padre della sposa commentando le nozze della figlia maggiore spiega che credeva fosse l'altra a sposarsi, ma poi si è scoperto che è lesbica, e, si sa, le lesbiche non si sposa non (o non le fanno sposare?)
Un film del genere non solo non è degno di esistere ma sicuramente non dovrebbe trovare spazio in un festival, almeno che non sia dedicato ad Alvaro Vitali il quale confrontato a questo film diventa Lubitsch.
Il regista è lo stesso di Priscilla e la cosa non deve sorprendere. I due film sono accomunati dalla stessa visione omofobica, misogina, maschilista, patriarcale della sessualità maschile. Un film da dimenticare, anzi che si dimentica appena usciti dalla sala, mentre non bisognerebbe dimenticare chi lo ha scelto per questo festival presentandolo nella selezione ufficiale, tra i film fuori concorso, facendoci perdere solo del tempo. Ma se il Paese va a rotoli è anche per qualche mente bacata che crede che questo spreco di pellicola possa essere chiamato film e ammannito agli spettatori. Il pubblico in sala ride, una buona metà, l'altra, per fortuna, no.
E visto che   Stephan Elliott si lamenta che tutti continuano a chiedergli di filmare matrimoni gli consigliamo vivamente di tornare a fare quel mestiere che sicuramente gli riesce meglio di quello di regista. Sceneggia Dean Craig, qui al suo più infimo risultato. Beh, <i>so far</i>.

Di tutt'altro livello Little Glory (Belgio, 2011) di Vinncet Lannoo che racconta delle vicissitudini di un diciassettenne alle prese con l'affido della sorella di nove anni dopo la morte di entrambi i genitori, mentre una zia vorrebbe assumere la custodia della ragazzina. Tra disoccupazione, combattimenti coi cani, piccoli furti, litigi e incomprensioni, il giovane  riconosce la propria immaturità dicendo della  sorella che diverrà adulta molto prima di lui   (e ha ragione: offesa perché l'amico che le faceva da babysitter l'ha schiaffeggiata, la novenne  spiega al fratello papà poteva menarmi, forse tu, ma non tutti). Un film vero che fa riflettere, una delle sorprese di cui solitamente ci fa regalo la sezione Alice nella città in concorso. Dirige un regista belga, trapiantato per questo film negli Stati Uniti (anche se il film è girato in Canada...).





En el nombre de la hija (Ecuador, 2011) di Tania Hermida P. è un film sorprendete e complesso che racconta una storia di bambini educati in maniera diversa, chi secondo la versione più superstiziosa del cattolicesimo, chi secondo i dettami della laicità di sinistra (siamo nel 1976) dove la sorprendente protagonista di nove anni ha già sufficienti strumenti critici per difendersi, imporsi e analizzare il mondo. Perderà la convinzione assoluta che non ci siano margini per altri punti di vista quando una storia personale (l'incontro con uno zio matto tenuto nascosto in quella che era la sua biblioteca quando era solo ancora uno studente di medicina) e alcune bugie (innocenti) dettele dai suoi genitori le insegnano a vivere, davvero da laica, senza convinzioni assolute. Un film che si rivolge ai giovanissimi ponendoli dinanzi ai conformismi e alle piccole cattiverie degli adulti suggerendo loro di coltivare la propria personalità soprassedendo sulle contraddizioni altrui. Altro film della sezione Alice nella città, anch'esso i concorso, sarà difficile per i giurati stabilire il vincitore.


La  brindille (t.l. lo stelo) (Francia, 2011) di Emmanuelle Millet,  racconta di una giovane stagista che si scopre incinta di sei mesi anche se è priva di pancia (da qui il titolo) e dei suoi tentativi di fuggire una gravidanza che non può più risolvere con l'aborto. Un ricovero per ragazze partorienti, la decisone di dare il figlio in adozione, un concorso per studiare a Parigi, l'incontro fortuito con un ragazzo meno  bello di lei che sa che lei se ne andrà coscì come è arrivata. Così sarà. Ma lei gli promette di tornare. E prima di andare a Parigi saluta la figlia appena avuta, che si era rifiutata anche di vedere.
Niente di nuovo sul fronte occidentale ma questo film ha il grande pregio di raccontare una storia senza gli orpelli della commedia (à la Juno) e di mostrare l'autodeterminazione di una giovanissima donna (nemmeno ventenne) che suo malgrado  riesce a fare quello che più desidera, studiare e viaggiare. Sullo sfondo una società che non offre lavoro e poca solidarietà trannne quella di altre donne, come la direttrice del centro cui è stata indirizzata dall'assistente sociale, altra donna. Terzo film di Alice nella città anch'esso in concorso...
 
E mentre pubblico queste  note senza foto perché il sito del festival è offline per manutenzione (!?!)  mi mancano ancora due film prima di finire la giornata...

Ci leggiamo dopo?

Le perle migliori di oggi sono tutte di alice nella città.



Une vie meilleure  (Francia, 2011) di Cèdric Khan sorprende perché racconta di noi, del nostro mondo, del profitto, dei soldi, dell'assenza di solidarietà, e lo fa in maniera esemplare, in assenza, senza una stria madre, senza azioni eclatanti,lasciando ai personaggi di raccontare un mondo di abbrutimento nel quale siamo tutti talmente aiutati da non rendercene nemmeno conto. E chi giudica questo film secondo i criteri dell'intrattenimento non è meno criminale... Sfruttamento, delle banche e dei soliti profittatori che la società permette di esistere, bianchi che sfruttano immigrati, immigrati che applicano la legge con la bovina ottusità dei più biechi e bianchi conservatori.
Un film che ti tiene incollato allo schermo per due ore senza darti il tempo di cedere (come è successo con altre pellicole) e che ti porti dentro anche dopo che hai lasciato la sala. Ogni Paese è mondo e viviamo tutti in un mondo di merda.




Sesto e ultimo film della giornata un documentario su  Josh “Skreech” Sandoval uno skateboarder in passato famoso, sponsorizzato e pagato, oggi senza una lira e ritirato, che viaggia col figlio in fasce e la nuova fidanzata per la california, dove tutti lo riconoscono per quello che è stato e dove ancora vince qualche gara, tra una canna e molte bottiglie di birra. Il documentario deve al suo fascino alla "presa diretta". Josh è microfonato ovunque vada  lo sentiamo parlare come se noi fossimo amici suoi. Ma alla fine è privo di un vero scopo e non approfondisce nessuno degli argomenti che affronta, risultando affine a un filmino casalingo, anche se è notevolmente meglio montato e commentato da splendidi bruni del punk-metal contemporaneo come i Dream Evil (a un album dei quali fa riferimento il titolo del  film piuttosto che il film fantasy della Disney menzionato da uno dei curatori della sezione Extra nella quale il documentario è stato presentato in concorso). Ma seguire un ragazzo di 23 anni che ne dimostra 40 sia nell'aspetto fisico che nello spirito fa molto pensare e suscita un moto di simpatia per lui, suo figlio e la sua ragazza dalle labbra rosse.

Poi, torno a casa, mi addormento alle due e alle sei sono di nuovo in piedi...

Riecco il festival internazionale del film di Roma. Un inzio in minore.

Ricordo i primi anni del Festival, quando era ancora una Festa e non voleva competere con Venezia (come ha affermato l'attuale ministro per i beni culturali pro tempore Galan il quale, con questa motivazione non ha dato i finanziamenti statali alla manifestazione...). Io avevo ancora un accredito culturale, che mi permetteva di entrare alle anteprime stampa solo dopo che erano entrati tutti i giornalisti (concessione per la quale io ero grato mentre alcuni conoscenti, nemmeno giovani, si lamentavano di dover aspettare dopo che fossero entrati certi ragazzini solo perchè avevano l'accredito stampa e loro no, della serie l'invidia fa brutti scherzi...).
Ricordo l'umiliazione cattiva e gratuita infertami dal capo ufficio stampa (lei sa chi è, così come lo so io) la quale, quando ero andato a chiedere, al secondo anno di festival, se la concessione per i culturali era stata confermata anche per quell'anno, lei, notando un badge appeso al mio collo, mi disse con aria sprezzante che con quello non potevo entrare alle proiezioni stampa, dimostrando non solo di non sapere nemmeno le regole generali degli accrediti (ti danno un foglio con tutte le facilitazioni, solo che a me non lo avevano dato...) nonostante il ruolo di capo ufficio stampa, ma, anche, di essere una deficiente, perchè quella che avevo appeso al collo era la tessera dell'Atac (celestina, ben diversa dall'accredito stampa, che era giallo...).
Oggi invece, anche io ho l'accredito stampa e con quello entro praticamente ovunque.
La stazza poi mi permette di prendere ascensori altrimenti non accessibili (le scale che ci sono da salire per accedere alle tre sale, ammazza!)  così come di portare in sala la borsa quando qualche addetto disala troppo zelante vorrebbe che la lasciassi in guardaroba (ho le mie medicine e l'acqua, la devo portare con me...)

Quest'anno il primo giorno di programmazione è stato davvero avaro, tre proiezioni la mattina (tutte allo stesso orario, perchè non sfalsarle?) un buco immenso di 5 ore (dalle 12 e 30 alle 17 e 30), e poi i film del pomeriggio sera, pochini anche quelli.
Devo ancora capire i criteri con cui decidono gli orari di proiezione che non prevedono mai una proiezione dopo le 12 o prima delle 14 e 30...
Così uno tra un film e l'altro aspetti anche 3 ore... Ma porc vaff!!!

Intanto per fortuna col badge si può entrare a tutte le altre proiezioni direttamente (fino a due anni fa si dovevano prendere i biglietti per ogni sala, dal giorno prima ed entro le 12 del giorni di proiezione e se i biglietti finivano dovevi riscrivere tutti gli incastri di programma...) e così quando arrivo, senza fiatone grazie all'ascensore, serafico e sempre ben disposto per i ragazzi e le ragazze dello staff elegantemente vestitti e carine (e carini) mi sembra di entrare a casa mia, l'auditorium, in primis, una sala cinematografica, in secundis.

Il primo film che ho visto è statao Hysteria (Gran Bretagna, Lussemburgo, 2010) di Tanya Wexler che ha molto poco di inglese, infatti regista e sceneggiatori sono americani...

Film superficiale e approssimativo, che si ammanta proditoriamente delle Verità (ribadendo che i fatti sono ispirati a una storia vera, really) Histerya  affronta in maniera discutibile l'epoca vittoriana raccontando la vera storia di Joseph Mortimer Granville l'inventore del primo vibratore elettrico, mostrando, con gli occhi di oggi, i pregiudizi e discriminazioni di ieri, quando le donne avevano meno diritti degli uomini, non votavano, e se avevano carattere erano considerate isteriche.
l film è una banale debole e antica commedia che, in barba alla storia vera, presenta nei panni dell'inventore medico il bellissimo e affascinante Hugh Dancy al quale la moda del tardo ottocento dona particolarmente, ma che è lontano anni luce dal sembiante del vero dottor Mortimer...


















L'idea che l'isteria sia curata manipolando con le dita la vagina delle pazienti viene raccontata nel film dal punto di vista degli uomini manipolatori (il poverino arriva a soffrire di mano dello sdita... masturb... insomma avete capito no?) dove donne di ogni età si lasciano sfruculiare le parti più intime godendo come assatanate, presentando un vissuto del corpo e della sessualità che non è certo quello represso dell'età vittoriana (dove la masturbazione era considerata una aberrazione sessuale) e, soprattutto, raccontando la masturbazione femminile secondo l'immaginario maschile e non quello delle donne, facendo del piacere orgasmatico femminile un modo per mostrare come la donna per godere lì abbia bisogno di una mano e che l'idea sia venuta agli uomini....
Un film inutile che fa più danni che altro confermando certi assunti maschilisti sulla fica (che senza il cazzo o succedanei non funziona: perchè mai le donne, una volta scoperta la pratica masturbatoria, non avrebbero dovuto continuare da sole invece di tornare dalle mani esperte dei due medici? se non perchè, si sa, solo perchè solamente gli uomini sanno far funzionare quella cosa lì?) mostrando un classismo che nel 2011 è veramente irricevibile. Quando il dottore costruisce un prototipo di vibratore su quale donna lo prova? Su una prostituta che la figlia maggiore del dottore anziano ha accolto in casa paterna come cameriera. Chi è meglio esperta di chi ha fatto dell'usare la (propria) fica una professione?
Insomma la fica nel film non è parte integrante delle donne ma una cosa a sé solo casualmente posseduta dalle donne, che non la conoscono, mentre gli uomini sì.
Così un film che poteva parlare della riappropriazione da parte delle donne della propria sessualità diventa un film dove le donne per emanciparsi hanno bisogno di medici uomini che le masturbino.
Anche l'anticonformista (pure troppo per i tempi)  personaggio interpretato da Maggie Gyllenhaal alla fine vince perchè Moritmer la chiede in sposa (come dire il successo di una donna non è l'autonomia ma il diventare sposa...). Insomma un film a dire poco MASCHILISTA e che il film sia stato diretto da una donna (e scritto da un fratello e una sorella) la dice molto sul livello di pressapochismo del cinema americano (anche se per legge sono i produttori a fare la nazionalità) o almeno di certo cinema americano.
Un inizio blando e che si dimentica subito tranne per le belle facce di Hugh Dancy e di Maggie Gyllenhaal (sorella di Jake).
Del tutto sprecato è invece il talento di Rupert Everett (irriconoscibile) e di Jonathan Pryce. Durante i titoli di coda vengono mostrati alcuni modelli di vibratori dal 1880 al 1980... Per tacere del mini vibratore, rigorosamente rosa..., dato in regalo alle signore (dono della BIM che distribuirà il film in Italia) prima della proiezione...

Dalla proiezione di The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn (Stati Uniti\Nuova Zelanda) di Spielberg, che ormai inquina il cinema con film inutili, sono fuggito via dopo nemmeno mezzora. Un film PESSIMO come solo il provincialismo americano sa fare: musiche francesizzate (anche se Tin Tin è belga) nome pronunciato con storpiatura dall'originale francese Ten Ten (con la e che suona come una o) a Tin Tin, (come Rin Tin Tin...). Un film inutile, in un inutile 3d, basato su riprese di attori in carne ed ossa dalle quali è stato ricavato un disegno animato realistico nei dettagli non umani ma con i corpi sproporzionati (teste e mani enormi) e poco, anzi per niente, somiglianti al disegno di Hergè (basta vedere le foto e confrontarle con il fumetto)


Vi sembrano questi due ciccioni Dupont e Dupond ?

Per tacere di Milou che nel film diventa Snowy...

Odio Spielberg ogni giorno di più e dello scempio che ha fatto di un fumetto meraviglioso che io conosco grazie alla Rai (aaaah Gulp fumetti in tv!) lo riterrò per sempre responsabile.

Uscito dalla sala, vomitando, sono andato a vedere il secondo film della serata il norvegese Få meg på, for faen! (Norvegia, 2010) di Jannicke Systad Jacobsen, che racconta del risveglio masturbatorio-sessuale di una giovane ragazza, proprio quanto quello maschile,  innamorata di un compagno di classe il quale per esprimerle il suo amore se lo tira fuori (letteralmente e con tanto di dettaglio) e glielo struscia sul vestito, per poi negare tutto... E alla fine per mettersi con lei mette uno striscione a scuola nel quale ammette di averle strusciato il cazzo addosso.
Divertente (anche se le risate esagerate durante la proiezione di un gruppo di nerd dietro di me insospettiscono...), a suo modo romantico, ma il film non affronta davvero nessun argomento vero, o serio.


Carino il cazzo (scappellato) del ragazzo, ma basta per farne un film?





Interessanti le locandine (che qui al festival non si usano tanto...)

Una che insiste sulla scoperta della masturbazione di Alma, la protagonista (sulle mutandine c'è scritto pikk-alma cioè cazz-alma visto che lei racconta alle sue migliori amiche cosa le ha fatto lui...).
La seconda, più interessante, vede il primo piano di lei e, sfocato, il primissimo piano (anzi, un particolare) del volto di lui.


Ecco le altre locandine.





Proditoria quella di Histerya visto che mette in risalto Maggie Gyllenhaalche non ha certo un ruolo principale

17 ottobre 2011

Ma i Black Block non sono dei delinquenti

1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.

2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.

3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.

5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

6, Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.

7. Non v'è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.


 8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.

 
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
 
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.

11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.

È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il «Futurismo», perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologhi, di ciceroni e d'antiquarii.
Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagl'innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri innumerevoli.
Musei: cimiteri!... Identici, veramente, per la sinistra promiscuità di tanti corpi che non si conoscono. Musei: dormitori pubblici in cui si riposa per sempre accanto ad esseri odiati o ignoti! Musei: assurdi macelli di pittori e scultori che varino trucidandosi ferocemente a colpi di colori e di linee, lungo le pareti contese!

Che ci si vada in pellegrinaggio, una volta all'anno, come si va al Camposanto nel giorno dei morti... ve lo concedo. Che una volta all'anno sia deposto un omaggio di fiori davanti alla Gioconda, ve lo concedo... Ma non ammetto che si conducano quotidianamente a passeggio per i musei le nostre tristezze, il nostro fragile coraggio, la nostra morbosa inquietudine. Perché volersi avvelenare? Perché volere imputridire?
E che mai si può vedere, in un vecchio quadro, se non la faticosa contorsione dell'artista, che si sforzò di infrangere le insuperabili barriere opposte al desiderio di esprimere interamente il suo sogno?... Ammirare un quadro antico equivale a versare la nostra sensibilità in un'urna funeraria, invece di proiettarla lontano, in violenti getti di creazione e di azione.

Volete dunque sprecare tutte le forze migliori, in questa eterna ed inutile ammirazione del passato, da cui uscite fatalmente esausti, diminuiti e calpesti?
In verità io vi dichiaro che la frequentazione quotidiana dei musei, delle biblioteche e delle accademie (cimiteri di sforzi vani, calvarii di sogni crocifissi, registri di slanci troncati! ... ) è, per gli artisti, altrettanto dannosa che la tutela prolungata dei parenti per certi giovani ebbri del loro ingegno e della loro volontà ambiziosa. Per i moribondi, per gl'infermi, pei prigionieri, sia pure: - l'ammirabile passato è forse un balsamo ai loro mali, poiché per essi l'avvenire è sbarrato... Ma noi non vogliamo più saperne, del passato, noi, giovani e forti futuristi!


E vengano dunque, gli allegri incendiarii dalle dita carbonizzate! Eccoli! Eccoli!... Suvvia! date fuoco agli scaffali delle biblioteche!... Sviate il corso dei canali, per inondare i musei!... Oh, la gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le vecchie tele gloriose!... Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite senza pietà le città venerate!
I più anziani fra noi, hanno trent'anni: ci rimane dunque almeno un decennio, per compier l'opera nostra. Quando avremo quarant'anni, altri uomini più giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. Noi lo desideriamo!
Verranno contro di noi, i nostri successori; verranno di lontano, da ogni parte, danzando su la cadenza alata dei loro primi canti, protendendo dita adunche di predatori, e fiutando caninamente, alle porte delle accademie, il buon odore delle nostre menti in putrefazione, già promesse alle catacombe delle biblioteche.
Ma noi non saremo là... Essi ci troveranno alfine - una notte d'inverno - in aperta campagna, sotto una triste tettoia tamburellata da una pioggia monotona, e ci vedranno accoccolati accanto ai nostri aeroplani trepidanti e nell'atto di scaldarci le mani al fuocherello meschino che daranno i nostri libri d'oggi fiammeggiando sotto il volo delle nostre immagini.
Essi tumultueranno intorno a noi, ansando per angoscia e per dispetto, e tutti, esasperati dal nostro superbo, instancabile ardire, si avventeranno per ucciderci, spinti da un odio tanto più implacabile inquantoché i loro cuori saranno ebbri di amore e di ammirazione per noi.
La forte e sana Ingiustizia scoppierà radiosa nei loro occhi. - L'arte, infatti, non può essere che violenza, crudeltà ed ingiustizia.

I più anziani fra noi hanno trent'anni: eppure, noi abbiamo già sperperati tesori, mille tesori di forza, di amore, d'audacia, d'astuzia e di rude volontà; li abbiamo gettati via impazientemente, in furia, senza contare, senza mai esitare, senza riposarci mai, a perdifiato... Guardateci! Non siamo ancora spossati! I nostri cuori non sentono alcuna stanchezza, poiché sono nutriti di fuoco, di odio e di velocità!... Ve ne stupite?... E logico, poiché voi non vi ricordate nemmeno di aver vissuto! Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!
Ci opponete delle obiezioni?... Basta! Basta! Le conosciamo... Abbiamo capito!... La nostra bella e mendace intelligenza ci afferma che noi siamo il riassunto e il prolungamento degli avi nostri. - Forse!... Sia pure!... Ma che importa? Non vogliamo intendere!... Guai a chi ci ripeterà queste parole infami!...
Alzare la testa!...
Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!...

Manifesto del futurismo
(le foto sono tratte dal sito del settimanale Oggi)



I Black Block sono tante cose,  ma non sono delinquenti. Meritano un'analisi politica seria e non d'essere liquidati con considerazioni borghesi, padronali e qualunquiste.

Per quanto esecrabili e non condivisibili siano le azioni dei Black Block sono una scelta politica. I bersagli dei loro attacchi hanno un significato simbolico ben preciso.
Le condanne aprioristiche non sono meno fuori luogo del loro intervento a una manifestazione di indignati.
Ma i commenti che leggo sulla rete o suoi giornali, mi fanno capire la rabbia che muove i loro gesti. Capire non vuol dire condividere né sostenere. Ma se devo scegliere tra chi li definisce delinquenti e chi cerca almeno di capire il perchè delle loro azioni io non sto certo con i farisei.

16 ottobre 2011

...en attendant Mina

Eravamo andati a Rinascita. I libri e i dischi li compravamo alla libreria rossa allora. D'altronde è lì che ho comperato il primo disco degli Steely Dan, rigorosamente in vinile, è lì che mi rifornivo di libro anche per l'0uniersità. Erano ormai le 11 ma del nuovo disco di Mina ancora niente. Lo stiamo a spettando da un momento all'altro ci disse il commesso sellerone, almeno 187 cm d'altezza, se non di più. Lo stesso che, due anni prima, quando avevo scartato Lochness davanti ai suoi occhi e dentro non c'era traccia del libretto, aveva lasciato intendere che mica è detto che ci sia per roza e io, non arrivando a dargli un pugno in testa gli facevo notare la dicitura, stampigliata sul cd in maiuscoletto Per i dettagli completi vedere sul libretto. Al che lui casca la mascella come nei cartoni animati: fermati attimo sei bello.
Insomma io e paolo siamo lì, da rinascita, senza disco di Mina perchè ancora non glielo hanno portato!!!
Usciamo per strada, come per andare incontro al furgone e ongi furgone che passa noi, ottimisti, pensiamo ECCOLO il disco ovviamente, non il furgone. Ma del disco non c'è traccia. Passa quasi un'ora ormai sono le dodici e del furgone, del disco, insomma di MINA non c0è traccia. Now picture this. Lo smilzo e la cicciona. Ferme sulla strada, nello stesso punto, da più di un'ora.
Diamo nell'occhio. Si avvicina uno dei due carabinieri, un giovanotto carino, che piantonano l'allora sede dell'allora Pds e ci chiede, con fare gentile e titubante aspettate qualcuno? E noi come due pulzelle che attendono di perdere la verginità Sì stiamo spettando il disco di Mina e il carabiniere non capendo subito sgrana gli occhi indietreggia e dice un aaaah che vuol dire ammazza se siete matte.
E visto che di furgoni non c'è traccia al suono di "Rinascita vaffanculo!" ci dirigiamo alla Discoteca Navona (che oggi non c'è più) dove compriamo due copie del cd, una per me, una per Lillo, e sveniamo, perchè la copertina è bellissima, l libretto zeppo di foto meravigliose e il disco un capolavoro. Era il 1995 e il disco era Cremona.

Dischi da Rinascita da quel giorno non ne ho comprati mai più.



Lunedì alle 21 apre il nuovo sito di Mina e finalmente si avranno le prime notizie sul nuovo singolo e sull'imminente disco la cui uscita è prevista per la prima metà di novembre.
Del disco, oltre alla bufala da me pubblicata ad Agosto, che non ho mai ufficialmente smentito prima d'ora, si sa, come al solito, ben poco.
Si sa, per esempio, il titolo e gli autori di due brani dell'album
Brucio di te e Così sia, di Giuliano Sangiorgi frontman dei Negramaro.
«Due anni fa», racconta il cantante, «a un concerto a Torino ho cantato due suoi pezzi, Bugiardo incosciente e Un anno d'amore. A un certo punto mi ha chiamato sua figlia, alle due di notte, e me l'ha passata al telefono. Era emozionata, mi ha detto che non si era mai commossa così tanto ascoltando una sua canzone». (Vanity Fair)

Mina emozionata? Non lui per la telefonata? Già per me i Negramaro non sono mai stati nessuno (negremmerd chi?) ma dopo questa dichiarazione... vabbeh lasciamo perdere.

Anche la ex cicciona, la vecchia, sì, insomma, lei, Mina, l'amore mio, dà notizia delle due canzoni sulla sua rubrica (sempre su Vaity Fair):

I Negramaro, il favore e la dritta

Cara Mina,
per favoreeee inciderebbe la canzone dei Negramaro “Strappami l’anima”? Ogni volta che la sento, penso che sarebbe perfetta per la sua potenza vocale stratosferica. Un abbraccio e stia bene.
Diego
Come stratosferismo, Giuliano dei Negramaro non scherza affatto. Ti dirò, caro Diego, che nel prossimo disco (io lo chiamo ancora così), nel prossimo CD, ci sono ben due pezzi di Giuliano. Uno si chiama “E così sia” e l’altro “Brucio di te”. Due inediti molto forti. Per “Strappami l’anima”, splendido, ci penserò. Grazie della dritta. Baci.
Non ci resta che aspettare...

13 ottobre 2011

Mostre che voglio vedere: Aleksandr Rodčenko al Palazzo delle esposizioni.

Un nome che dovreste conoscere, delle immagini che vi dovrebbero essere familiari...



Aleksandr Rodčenko: gli esordi della fotografia d'avanguardia russa


Mostra organizzata da Moskow House of Photography Museum
A cura di Olga Sviblova
11 ottobre 2011 - 8 gennaio 2012


Double Trouble: Simon's Cat is back!!!

11 ottobre 2011

bollettino ufficiale sullo stato del mio umore (n° 35)

La casa è vuota.
Gastone dorme sul letto.
Sembra ieri
che ti aggiravi per le stanze
vivendo la casa
molto più di quando l'abbia mai vissuta io.
Basisco ancora nel vedere le stesse pareti
gli stessi pavimenti
che accolsero Te
la tua verve
la tua joie de vivre
rimanere indifferenti e muti testimoni
di un tempo che fu
e di un calore che non c'è più.
Da innumerevoli mesi
la tua assenza mi stordisce
col suo assordante silenzio.
E divento patetico mentre cerco in me le tracce
di una rabbia da perseguitato
che dentro di me non trovo 
perchè l'unica emozione che provo 
è ancora quella della calma attonita
del vuoto atroce
che nessun sentimento
di rabbia
disperazione
o dolore
o pianto e grida
può riempire.
A quante cose dovrò ancora rinunciare?
Quando ho iniziato?
Da mia madre?
Dalla vecchia casa di Monteverde?
Dalla famiglia del mio ultimo fidanzato
noi che fidanzati non siamo stati mai?
Da Frances?
Da Cirillo?
No.
Il silenzio indifferente
la calma composta ed eterna,
di una vita che non c'è,
mi parlano soltanto di Te.

da leggere ascoltando Ci stai o no di Montefiori Cocktail



5 ottobre 2011

Ma se Nonenciclopedia chiude è davvero un danno per la democrazia?


Che c'è, non ti piace quello che è scritto qui?!
Se ti senti ferito nell'orgoglio puoi benissimo andare a piagnucolare dalla mamma oppure gentilmente qui. Qui facciamo dell'ironia su tutto, e se non ti va bene sorridi: presto riceverai un calcio rotante sui denti

 No, non lo è.

3 ottobre 2011

Scusate se parlo male degli internauti... (Sull'ordinanza di Vasco Rossi contro nonciclopedia)



... ma il fatto che in queste ore tutti si siano accaniti, anche con commenti volgari e pesanti fuori misura (c'è chi gli ha augurato la morte...) contro Vasco Rossi perchè si è mosso legalmente contro un sito ottenendo come risultato la sua chiusura mi sembra dia la misura più che della libertà della rete dei suoi poteri da grande fratello.
E' la sindrome di Facebook. Basta cliccare un "mi piace" per sentirsi partecipativi e democratici, restandosene in casa, senza informarsi, senza approfondire, dando una autorevolezza alla rete (dove tutti possono scrivere tutto) che ci sogneremmo di dare anche al più affidabile dei quotidiani (come se ne fossero rimasti).

I fatti sono lì davanti a tutti. O no?

Tutti titolano che Vasco Rossi ha fatto chiudere il sito nonciclopedia:

In realtà il sito è ancora online, infatti all'indirizzo http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Nonciclopedia:Sospensione_del_servizio si può leggere che:

  • 3 febbraio 2010: l'avvocato manda una mail a Nonciclopedia ed una raccomandata A/R a Wikia, chiedendo di cancellare la pagina poiché gravemente diffamatoria e di fornire i dati degli utenti per procedere alla loro identificazione.
  • 4 febbraio 2010: Nonciclopedia risponde all'avvocato, spiegandogli brevemente cos'è Nonciclopedia, che non è in grado di fornire i dati degli utenti, mostrandosi infine disponibile a eliminare dalla pagina le parti diffamatorie che saranno indicate dallo stesso avvocato, come già successo in passato con altri personaggi che hanno segnalato la loro pagina.
Per tutta risposta, l'avvocato non risponde, nonostante Nonciclopedia conservi la notifica di lettura. Nessuna traccia nemmeno della fantomatica raccomandata spedita in California, al nostro host Wikia, come indicato nella mail dell'avvocato. Così, pensando che si tratti di una finta mail come spesso capita, Nonciclopedia lascia correre, non avendo avuto nessun riscontro della veridicità della comunicazione.
  • 18 agosto 2011: un admin di Nonciclopedia viene convocato dalla polizia postale per spiegare il funzionamento del sito. I poliziotti gli chiedono un autografo. Sul verbale.
    La comunità decide di cancellare la pagina di Vasco Rossi in attesa di ulteriori sviluppi, comunicando la nostra decisione all'avvocato e spiegandogli che attendevamo una sua risposta. L'avvocato continua ad ignorarci nonostante la notifica di lettura.
  • settembre 2011: altri tre admin sono stati convocati dalla polizia postale per spiegare il funzionamento del sito.
A seguito di questi fatti, gli amministratori hanno deciso di chiudere il sito a tempo indeterminato.
Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a questo meraviglioso e speciale sito, ma ancora di più ringraziamo tutti i nostri lettori per averci dedicato anche un solo minuto.
Nonciclopedia chiude.
Dunque la decisione non è stata presa da un giudice, né dalla polizia postale né tantomeno da Vasco Rossi che non si è rivolto alla magistratura, né alla polzia postale, ma a un avvocato.
Non sappiamo nemmeno esattamente cosa ha dato fastidio a Blasco tanto da farlo rivolgere a un avvocato. Dobbiamo accontentarci di quanto riportato sul sito (che non è stato oscurato...), ma che ha deciso di auto-sospendersi in segno di protesta.

Care lettrici, cari lettori, cari creditori
Nonciclopedia chiude a causa di una denuncia
Denuncia?  Se si viene denunciati non ci scrive un avvocato...
che Vasco Rossi ha sporto contro il sito.
Vasco Rossi si è sentito diffamato dalla pagina che lo riguardava.
Probabilmente si terrà un processo, al termine del quale quel brufoloso ragazzino quindicenne che ha scritto la pagina dopo essere stato picchiato dai suoi compagni di classe, adesso dovrà anche pagare gli alimenti al nullatenente Vasco Rossi.
Un uomo che ha vissuto l'esperienza della droga, l'esperienza del carcere, l'esperienza di stadi e folle che lo acclamavano, non poteva proprio sopportare l'idea di essere oggetto di satira su Nonciclopedia.

Ma ripercorriamo tutta la storia per spiegare meglio la vicenda:
  • 6000 a.C.: l'uomo forgia i metalli.
  • 3200 a.C.: l'uomo inventa la scrittura.
  • 7 febbraio 1952: nasce Vasco Rossi.
  • 20 aprile 1984: Vasco Rossi viene arrestato al Variety, una discoteca di Bologna. Vasco Rossi consegna spontaneamente 26 grammi di cocaina alle forze dell'ordine e trascorre 22 giorni di prigione[1].
  • Dopo: Vasco fa altre cagate che ci scocciamo di elencare, sono troppe[2]!
  • Gennaio 2010: l'avvocato di Vasco Rossi, o chi per lui, legge la relativa pagina su Nonciclopedia e si rende conto che quel cumulo di stronzate potrebbe segnare la fine della carriera della rock star.
ATTENZIONE: quanto scritto in questo box è una plausibile ricostruzione degli avvenimenti... ma ricordate che la realtà potrebbe superare la fantasia.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:00: l'avvocato avvisa Vasco dell'esistenza della pagina su Nonciclopedia.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:03: l'avvocato spiega a Vasco cos'è Nonciclopedia.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:07: l'avvocato spiega a Vasco cos'è internet.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:12: l'avvocato risponde a Vasco che "no, non ho da accendere".
  • 1 febbraio 2010, ore 12:13: l'avvocato spiega a Vasco cos'è un computer.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:15: l'avvocato la prende alla lontana e comincia da:
    • 4 000 a.C.: l'uomo inventa la scrittura.
  • 1 febbraio 2010, ore 19:00: Vasco e l'avvocato sono ancora al telefono.
  • 1 febbraio 2010, ore 19:02: l'avvocato, stanco della situazione, chiude la conversazione dicendo che sa le vede lui.
Una faccenda poco trasparente tra privati cittadini senza coinvolgimento della magistratura, né della polizia che, stando a noncicplopedia, hanno chiesto agli admnin lumi sul funzionamento del sito non informazioni sulla pagina diffamante


Eppure sulla rete si può leggere:

Nonciclopedia ha chiuso, su ordinanza, pare, di Vasco Rossi. (il sussidiario)
Certo perchè ora Vasco è un magistrato...
Vasco Rossi fa chiudere il sito parodistico Nonciclopedia (GQ.COM)
dove addirittura si dice che Vasco abbia sporto denuncia, cosa che non trova riscontro nei fatti raccontati da nonciclopedia, che parla di avvocato, non di magistratura... 


C'è addirittura chi usa questo fatto come bau bau per l'ennesimo tentativo del governo di mettere un bavaglio alla rete per decreto legge:
La piccola case history di Nonciclopedia è una perfetta anticipazione di quello che accadrà molto più diffusamente e facilmente se il nuovo regolamento Agcom e il comma 29 del primo articolo del disegno di legge sulle intercettazioni (il cosiddetto Ammazzablog) diventeranno realtà (Alessandro Gilioli sul suo blog ospitato dall'Espresso Repubblica  online.
Quello che mi spaventa in tutta questa faccenda è l'adesione acritica di TUTTI  che non si son fatti scrupolo di decidere, senza giudice, senza processo, senza sapere come si sono svolti davvero i fatti, che Blasco (che è notoriamente un uomo di potere come scrive Elfobruno sul suo blog) sia colpevole e nonciclopedia la vittima.

Che sia un questione di principio e che in ballo ci sia la libertà della rete che non si deve fermare dinanzi nulla.
Senza rendersi conto che questo manicheismo, questa crociata contro le regole  che Blasco non abbia diritto di denunciare (cosa che non ha fatto se a scrivere al sito è stato un avvocato) è figlia del berlusconismo.


Io non so come si sono svolti i fatti, ma mi chiedo, quanti hanno recepito la notizia riportata da terzi in maniera critica? Quanto si sono documentati?
Quanti hanno cercato di vederci più in profondità?

Io vedo solo gente che crede che la libertà sia dire se è a favore o contro questo o quell'argomento, in maniera acritica, dogmatica, niente affatto laica.

Come la fede, quella calcistica.

Perchè si sa, Blasco è un drogato, è stato in galera è un sessantenne che si comporta ancora come un ragazzino e dunque è un poco di buono.

Il ludibrio è tale anche se si spaccia per novità telematica.

Io ho paura di questo flusso di adesioni acritiche dove tutto vale il contrario di tutto e dove ognuno si sente libero perchè parla di quello che qualcun altro ha deciso per lui sia l'argomento del giorno.

Senza approfondimenti, senza competenze (Vasco che emette  ordinanze, gli avvocati che si sostituiscono alla magistratura), senza VAGLIO CRITICO.

E' questa la rete che garantisce liberà, infromazione, trasparenza etica?

Siamo nelle mani di qualche ignorante, naïf, cripticamente reazionario che non parla inglese ma usa odiosi termini da casta (Trend Topic, hushtag MA PARLATE COME MAGNATE PERDIO che poi tanto l'inglese in Italia non lo sa parlare nessuno)  che fanno figo e giovane.




Il berlusconismo è come cristo: dopo tre gionri risorge.

Nella rete.

 




bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Etichette

altri blog (41) arte (32) astronomia (1) bollettino ufficiale sullo stato del mio umore (58) capitalismo (1) celentano (1) chez moi (1) chez Tam (3) chez Tam (sans Tam) (1) chiesa (4) cinema (138) classismo (1) co (1) comunicazioni di servizio (26) controinformazione (7) cultura (76) diario (92) dieta (3) diritti (1) dischi di Mina (1) ecologia (30) elezioni (6) eventi (78) femminile dei nomi (1) femminismo (1) festival del film di roma 2009 (3) festival di cinema (1) festival internazionale del fil di Roma 2010 (4) festival internazionale del film di Roma 2009 (9) Festival internazionale del film di Roma 2011 (10) festival internazionale del film di Roma 2012 (2) festival internazionale del film di Roma 2013 (1) Fiction Fest 2009 (2) Fiction Fest 2010 (2) Fiction Fest 2011 (1) Fiction Fest 2012 (1) Ficton Fest 2012 (2) fiilm (2) film (1) foto (5) giornalismo (1) informazione (135) internet (1) kate bush (1) La tigre di Cremona (1) letture (4) libri (12) lingua (1) maschilismo (18) mina (2) Mina Cassiopea (1) mina da 1 a 50 (97) Mina Fan club (1) Mina Mazzini (1) Mina Orione (1) misoginia (5) musica (246) neofascismo (56) netiquette (6) omofobia (6) parigi chez moi (1) patriarcato (2) politica (318) politiche del corpo (202) pregiudizi (1) pubblicità (29) radio (3) razzismo (3) referendum 2011 (1) ricordi (21) ricorrenze (54) sanremo (3) sanremo 2010 (2) scienza (60) scuola (43) sessismo (60) sessismo nella lingua italiana (1) Sony (1) spot (3) star trek (1) storia (126) teatro (36) tecnologia (7) traduzioni (1) transfobia (1) tv (82) video (183) Warner (1) X-factor (1) X-factor 5 (2)