26 giugno 2008

Dalla rete...

Tre amici palermitani bravi belli e simpatici...





I tre ragazzi hanno messo su un gruppo che si chiama Nimaca...

Estate 1985

Alla radio imperversava Acqua di Loredana Bertè. Io avevo vent'anni, ero appena uscito fuori dall'armadio, col mio primo fratello (o sorella?) di sangue a divertirci in quel di Terracina...

Il tempo passa per tutti...

Il blog di Tamara

Me lo aveva già comunicato ma se non mi accorgevo che il suo commento aveva la fotina dal blogger non me lo sarei ricordato.. Anche Tamara ha un blog! così ora c'è un posto tutto suo dove poter leggere le sue acute osservazioni. Spero solo che continui a impreziosire il mio blog coni suoi interventi.
Il blog si chiama Pangrattato ("uno degli ingredienti più umili e allo stesso tempo utili in una ricetta" come dice Tam nel suo post d'apertura).
Benvenuta!!!!

Navigando sulla rete...

...ho incontrato un sito sulla divulgazione scientifica che sembra molto interessante. Si chiama Jekyll comunicare la scienza. Io lo sto già leggendo...

L'attuale governo...

mette mano alla scuola prevedendo 100mila insegnanti in meno e 43mila lavoratori Ata (amministrativo, tecnico e Ausiliario)nell'arco di 3 anni. Un vero e proprio smantellamento della scuola pubblica che dopo questa cura tornerà ad essere come quella prima del 1970. Perché non è lo stato a doversi occupare dell'istruzione ma il privato (per tacere delle università)...

Scuola disastrata dai tagli Tremonti
Via 100 mila docenti. E università ai privati
Piano di «risparmi»: meno 8 miliardi in 3 anni
Mauro Ravarino

Saranno gli insegnanti le principali vittime del decreto fiscale proposto dal governo Berlusconi, oggi al voto di fiducia alla Camera. Una vera gogna per la scuola e per tutti i settori della conoscenza. L'esecutivo vuole recuperare ben 8 miliardi di euro in tre anni - dicono i sindacati che hanno ottenuto in anteprima una bozza della manovra finanziaria - salteranno quasi 150 mila posti di lavoro: 100 mila cattedre e 43 mila posti di personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario).
Sotto la fantomatica dichiarazione di guerra ai «fannulloni» si giustificano tagli indiscriminati, con conseguenze pesantissime sull'intero sistema scolastico. Per la Flc-Cgil, «la scuola è diventata la principale fonte di risparmio della spesa pubblica». Obiettivo: debilitarel'istruzione pubblica, accantonare il tempo pieno e addirittura tornare al vecchio maestro unico, per il quale non provavamo certo nostalgia. Queste sono alcune delle ipotesi, inserite nel decreto, che farebbero balzare l'Italia indietro di quasi quarant'anni. Era, infatti, il 24 settembre del 1971, il giorno in cui il tempo pieno diventava legge, prevedendo la presenza di due docenti per classe. Ma gli attacchi non finiscono: caleranno i fondi alla ricerca ed è in cantiere una proposta di privatizzazione delle università, sotto forma di fondazioni.
Il decreto fiscale presenta 174 articoli, attraverso i quali il mondo della conoscenza subirà ampie sforbiciate, tanto da far pronunciare a Enrico Panini un duro atto d'accusa: «Il governo - afferma il segretario generale della Flc-Cgil - scommette sull'ignoranza». In Italia si spende il 2% in meno del Pil rispetto agli altri Paesi europei e, negli ultimi dieci anni, la spesa per ricerca, scuola e università si è ridotta costantemente in rapporto al totale della spesa pubblica: «È evidente - aggiunge Panini - che i risultati di queste decisioni disastrose saranno pagati dal Paese, dai lavoratori e dagli strati meno ricchi».
Vediamo nel dettaglio i punti caldi della bozza, partendo dal settore più a rischio. La scuola sarà sottoposta a un risparmio record di 7,832 miliardi di euro, il 30% dei quali saranno successivamente reinvestiti in politiche contrattuali di incentivazione. Quali le conseguenze? Si parla di un taglio di 100 mila cattedre in tre anni che Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda, considera «uno smantellamento della scuola statale». Gli istituti si spopoleranno anche di bidelli, tecnici e segretari; il personale Ata verrà infatti ridotto del 17%. A tale disastro, si aggiunge una devastazione degli ordinamenti scolastici, che «per la prima volta - commenta Panini - saranno più poveri di quelli precedenti». Al vaglio ci sono il ritorno del maestro unico nelle elementari e una riduzione di ore e materie nella scuola secondaria. Critico anche Francesco Scrima della Cisl scuola: «È un'operazione che porta solo a un depotenziamento della rete territoriale delle scuole, che non potranno più assicurare quel fondamentale diritto costituzionale che è l'istruzione per tutti».
Per quanto riguarda l'università, agli atenei verrà fornita la possibilità di trasformarsi in fondazioni; una norma che - secondo la Cgil - alienerebbe il patrimonio pubblico a favore dei privati. Si rallentano poi gli scatti automatici ai docenti e si dà una stretta alle assunzioni: per il triennio che va dal 2009 al 2011 le università potranno, infatti, assumere nei limiti del 20% dei pensionamenti e del 50% dal 2012. Il fondo di finaziamento ordinario degli atenei subirà un taglio di 500 milioni di euro in due anni.
Infine, arriviamo alla ricerca. Anche qui, la scure di Tremonti non si concede nessuna pietas. Saranno soppressi tutti gli enti di ricerca con meno di 50 unità di personale e per tutti gli altri è previsto un riordino e una riconferma assolutamente non scontata. Gli enti di tutela ambientale vengono riuniti sotto l'Irpa e passano sotto il ministero dell'Ambiente. Per gli enti pubblici di ricerca sono confermate le procedure in vigore dal primo gennaio. Le assunzioni per il triennio 2010-2012 avverranno nei limiti del 80% della spesa complessiva e del 100% del turn over, con un peggioramento rispetto alle previsioni della finanziaria 2007. Ormai è chiaro, il nuovo corso Gelmini si apre con le peggiori prospettive per i lavoratori della conoscenza. Il manifesto del 25 giugno 2008


Aaaaaaaaahhhhhhh che bei tempi quelli quando si doveva combattere con le pruderie di Rosa Russo-Jervolino che non voleva l'opuscolo informativo sull'aids di Silver (Lupo Alberto) nelle scuole...

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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