26 luglio 2008

Il 26 luglio 1928...

...nasceva Stanley Kubrick.

Kubrick è sempre stato presente nella mia vita, sin dalla mia infanzia, coi suoi film.

2001: Odissea nello spazio, lo vidi per la prima volta alla tenera età di 9 anni. Mi portarono a vederlo Zia Clara (sorella di mamma), e suo marito, zio Gaetano. Zio Gaetano cercò di spiegarmi il film, del quale aveva letto qualcosa sui giornali, ma non è che c'abbia capito molto... Parla di scimmie e di viaggi nel tempo.
Quella uscita fu un evento eccezionale. Mentre Zia Clara veniva a trovare mamma (e nonna, nella casa della quale io, mia madre e mia sorella eravamo andati dopo la separazione dei miei) tutte le settimane, zio Gaetano lo vedevamo giusto quando eravamo noi ad andare a casa di Zia. Non ricordo se alla proiezione venne anche mamma. Ricordo il cinema, il NIR, che chiuderà dopo il 1983...
2001
mi affascinò, anche se, sapevo di non stare capendo tutto. Non mi riferisco ai significati reconditi del film (il monolito, il feto spaziale, l'arredamento rococò) ma alla magnificenza sinfonico-visiva del film, quando, nell'apoteosi della celebrazione tecnologica, Kubrick mostra l'intera discesa della piattaforma di atterraggio nelle viscere della Luna, per celebrare le prodigiose meraviglie tecniche raggiunte, nel film, dall'uomo, ma, anche, quelle da lui raggiuntenegli effetti speciali.
Per me non stava succedendo nulla in quella scena, e siccome sapevo che le immagini di un film fanno sempre trama mi dissi che mi stava sfuggendo qualcosa, perché io non vedevo storia alcuna (infatti era solo descrizione che è sempre "racconto" anche se non c'è "storia"...) là dove sapevo doveva essercene per forza...


La prima volta che lo vidi, in tv (solo anni dopo lo vedrò in pellicola, al Labirinto) Barry Lyndon mi impressionò più per la storia che per il modo di raccontarla. Mi aveva colpito il destino del protagonista, il suo rapporto con l'autorità, prima da giovane scavezzacollo, poi da padre maldestro e privo di prestigio.

Ma era certamente Arancia meccanica il film che mi veniva in mente quando sentivo parlare di Kubrick.

Lo vidi per la prima volta al Gregory, prima che la sala venisse rinnovata, quando era ancora un cinema enorme e scarno degli anni del boom.
Tutto era diverso in Arancia meccanica: il racconto, le scenografie, l'impiego della musica e degli obbiettivi, il montaggio e anche la morale. Il Gregory ridava il film a ogni fine stagione, all'inizio dell'estate, quando la chiusura estiva incombeva in città, prima dell'estate romana, e relegava le visioni filmiche al piccolo schermo televisivo.
Vedere Arancia meccanica era diventata una piacevole abitudine, una volta all'anno, tutti gli anni, per celebrare l'estate e rivedere un film che non ti stancavi mai di vedere.
La tradizione è durata diversi anni, approssimativamente dal 1985 al 1991. Ci andavo ogni anno con gli amici più intimi, un gruppetto di 4-5 aficionado ai quali, ogni anno, si aggiungeva qualche amicizia di primo pelo, qualche fiamma, qualche imbucato... Poi, col nuovo decennio, i cinema rimasero aperti più a lungo, il Gregory venne restaurato e la proiezione pre-chiusura di Arancia meccanica saltò, per non riprendere mai più...
Più di recente, questi tre film sono stati oggetto di lezioni da me tenute, a scuola e al CSC; è stato un modo per regolarizzare una conoscenza precoce, per approfondire una reminiscenza dell'infanzia, una tradizione dell'adolescenza, per toccare con mano un destino cinematografico che si profiulava dietro questi film che avevo incontrato nella mia vita prima che il cinema diventasse per me un lavoro, un incontro che appariva casuale, ma forse no.
Kubrick come regista apparteneva al passato dei suoi film "di una volta" ho sempre detestato profondamente Shining e Full Metal Jacket non mi è mai sembrato un suo film, per la mancanza di quel nitore formale, nelle sequenze, nel montaggio, nelle inquadrature...
Per cui la morte improvvisa mi ha sorpreso come quella di un caro vecchio zio che era tanto che non sentivo, anche se non mi ha sottratto al rammarico della scomparsa di un genio del cinema che aveva ancora tanto da dare al cinema, o forse no.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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