3 novembre 2009

Sulle morti in carcere e sul sistema cacerario: il blog L'incarcerato

...mentre mi documentavo su Stefano Cucchi mi sono imbattuto sul blog L'incarcerato che fa giuste osservazioni sulla morte di Stefano e non solo.
Un blog da leggere!

Facile Mina, un brano al giorno (4)



HUB Stelle del pensiero

Momenti di confronto sull'attualità culturale, sociale, economica, politica, etica, ambientale, senza confini.

HUB è un'iniziativa indipendente che nasce dall'esigenza di un gruppo di persone e di aziende di capire, condividere, approfondire argomenti, attraverso testimonianze dirette, fatti ed esperienze vissute nel tessuto produttivo e sociale.

HUB un nodo di smistamento di una rete di comunicazione,  adatto dunque a un progetto culturale aperto a molteplici questioni senza confini.


Gli incontri culturali di HUB, prendono il via  
5 novembre 2009 a
lle 18.30 
presso lo Shenker Culture Club 
Rampa Mignanelli, 12 (piazza di Spagna) 
al centro di Roma.

Verrà proiettato il documentario
Il Corpo delle Donne, di Lorella Zanardo 
che dopo la visione parlerà col pubblico 
dei temi affrontati nel documentario:
l'impiego dell'immagine femminile nei media.





LORELLA ZANARDO: profilo
Consulente organizzativa, formatrice e docente. Scrive e si occupa di tematiche inerenti il femminile. Fa parte del Comitato Direttivo di WIN, organizzazione internazionale di donne professioniste con sede ad Oslo speaker apprezzata in convegni internazionali di donne, dove tratta il tema della conciliazione sostenibile tra vita privata e professionale Ha ricoperto importanti ruoli direttivi manageriali in organizzazioni multinazionali sia in Italia che all’estero, in particolare a Parigi dove ha coordinato progetti europei. E’ stata consulente e docente nei paesi dell’Est per la Comunità Europea. Si è occupata lungamente di gestione dei Cambiamenti organizzativi ideando tra l’altro il corso “L’Arte del Cambiamento”. Ha gestito progetti di Diversity Management apprendendone i modelli in Canada e in USA.Ha coordinato il 1° Master in Etica del Business.Laureata in Letterature Straniere con una tesi sul teatro inglese contemporaneo, ha successivamente conseguito un master in Business Administration. Studiosa di Paesi mediorientali, ha girato un documentario in Iraq durante l’embargo : “ L’Iraq prima della guerra”.

Programma degli HUB stelle del pensiero 2009


  • 5 novembre   ore 18:30       Lorella Zanardo con “Il Corpo delle Donne”
  • 3 dicembre    ore 18:30       Beppino Englaro con “Testamento biologico”

e prossimamente da gennaio 2010
  • Giuseppe Bianco      Professione e strumenti del magistrato
  • Chiara            Lalli                 Diritti negati
  • Claudia Bettiol           Energie Rinnovabili
  • Flavia Barca              Il sistema dei media in Italia
  • Elisa Manacorda       Medicina di “genere”
  • Ecc…..

Per info
Daniela Bellisario






Crocifisso in classe

...la notizia è bomba e dovrebbe farci vergognare.
Leggo il flash de L'Unità e lo trovo ignobile, parziale, e incompleto. Si è fatto superare dal servizio del tg 5 dell'ora di pranzo che era molto completo e preciso.
Come al solito in Italia sapere quali sono i fatti è semepre un po' troppo difficile....

Tutto inizia nel 2002 quando Soile Lautsi, cittadina italiana di origini Finlandesi, aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. Tutti le dicono picche. Soile Lautsi si rivolge al Tar del Veneto, che nel gennaio del 2004 ha consentito che il suo ricorso venisse inviato alla Corte Costituzionale, i cui giudici hanno stabilito di non avere la giurisdizione sul caso. Il fascicolo è quindi tornato al Tribunale amministrativo regionale, che il 17 marzo del 2005 non ha accolto il ricorso della Lautsi, sostenendo che il crocifisso è il simbolo della storia e della cultura italiana, e di conseguenza dell'identità del Paese, ed è il simbolo dei principi di eguaglianza, libertà e tolleranza e del secolarismo dello Stato.
Nel febbraio del 2006, il Consiglio di Stato ha confermato questa posizione. Di qui la decisione della donna di ricorrere alla Corte europea di Strasburgo che, dandole ragine, ha così motivato la sentenza:
La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastische (...) potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso, che avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione. [Tutto questo], potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose, o che sono atei.
[La Corte+ «non è in grado di comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una 'società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione [europea dei diritti umani], un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana.
L'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorità pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformità con le proprie convinzioni e il diritto dei bambini di credere o non credere. La Corte, all'unanimità, ha stabilito che c'è stata una violazione dell'articolo 2 del Protocollo 1 insieme all'articolo 9 della Convenzione».
I sette giudici autori della sentenza sono: Francoise Tulkens (Belgio, presidente), Vladimiro Zagrebelsky (Italia), Ireneu
Cabral Barreto (Portogallo), Danute Jociene (Lituania), Dragoljub Popovic (Serbia), Andras Sajò (Ungheria), e Isil Karakas (Turchia).

(fonte CzForum)

E mentre l'Europa continua a darci l'ennesima lezione di democrazia le istituzioni e la politica italiane invece di fare ammenda insistono in un atteggiamento che li pone (ci pone) fuori dal consesso civile.

Il governo italiano ricorrerà contro la sentenza. Se la Corte accoglierà il ricorso del governo italiano, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Qualora il ricorso del governo non dovesse essere accolto, la sentenza emessa oggi diverrà definitiva tra tre mesi, e allora spetterà al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa decidere, entro sei mesi, quali azioni il governo italiano deve prendere per non incorrere in ulteriori violazioni legate alla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche.

La Cei dice che,
risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale. Non si tiene conto del fatto che l'esposizione nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come 'parte del patrimonio storico del popolo italiano', ribadito dal Concordato del 1984.

Quindi prima pretende un riconoscimento di consuetudine poi si avvale a una legge...


Mons. Veglio' il presule del Vaticano ha detto che l'identità nostra bisogna pure conservarla.

E' questo il punto centrale della laicità. Una tradizione per quanto forte non può diventare un obbligo e non deve schiacciare chi, in quella tradizione, non ci si riconosce. Essendo la scuola un luogo non solo pubblico, ma nel quale si cresce e si educano i giovani credo si acompito primo prprio di chi crede a far si che la fede nasca spontaneamente, per scelta, e non per abitudine o tradizione.

Ma il ragionamento pericolo, nazista, oscurantista, arrogante e irrazionale, nonché antidemocratico del Vaticano è espresso nelle parole di di mons. Vincenzo Paglia, responsabile della commissione Cei per il dialogo interculturale, che ha detto
A me pare che [la sentenza] parta da un presupposto di una debolezza umanistica oltre che religiosa del tutto evidente: perché la laicità non è l'assenza di simboli religiosi ma la capacità di accoglierli e di sostenerli di fronte al vuoto etico e morale che spesso noi vediamo anche nei nostri ragazzi. Pensare di venire in loro aiuto facendo tabula rasa di tutto mi pare davvero miope anche perché presuppone una concezione di cultura che è libera solo nella misura in cui non ha nulla o ha solo quello che rimane sradicando da ogni storia, tradizione, patrimonio".
Ecco l'arroganza della Chiesa, al di fuori di lei il nulla. Scorda Paglia, cattivo cittadino, che i valori ci sono e sono proprio quelli che lui irrispettosamente indica come il nulla.

Basta vedere la posizione della Chiesa su molte questioni che gli stati Laici, italiano ed esteri affrontano in maniera diversa, non proponendo il nulla ma una visione diversa. Ma mentre ognuno di questi stati non obbliga nessuno a fare qualcosa che il cittadino non vuole fare (nessuno è obbligato ad abortire o a divorziare se non vuole) la chiesa vorrebbe imporre il suo volere a tutti i cittadini anche quelli che non essendo cattolici non si riconoscono nei suoi principi. Una chiesa non democratica e totalitarista, menomale che c'è la corte europea altrimenti saremmo tutti sotto il giogo di uno stato patriarcale sessuofobo e sadico.

Quella poveretta di Mariastella Gelmini confonde il crocefisso con gli spaghetti e dice
che La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione.

(fonte Ansa)

Vi risparmio le ecolalie dei politici che concionano sulla fondamentale importanza dei valori (sic) della Chiesa. Si commentano da sé.
Ma anche avessero ragione mancano tutti di quello spirito democratico e laico che non può imporre alcun simbolo nelle situazioni pubbliche. Ma tant'è.


Concludo questo post con un ricordo della mia amica Lorenza Parisi che su Facebook ha scritto
Ci voleva la corte europea dei diritti dell'uomo, per dirci l'ovvio. E una signora finlandese testarda. Per ricordarci che nonostante il trattamento di estremo favore del quale gode la Chiesa Cattolica nel nostro paese i simboli religiosi nelle scuole pubbliche non ci devono stare. Perchè, se da un lato abbiamo i Patti Lateranensi, dall'altro le intese con molte confessioni religiose (tra cui l'Unione Buddista Italiana, i testimoni di Geova o l'unione induista, per dirne alcune) sono bloccate da troppi anni, in attesa della ratifica del parlamento, lasciando così disatteso l' articolo 8 della costituzione che prevede che i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla Cattolica siano regolati mediante Intese. Intese mancate, che per queste confessioni si traducono, banalmente, anche nel non poter accedere alla ripartizione dell' 8 mille.

A me la storia del crocefisso in classe fa venire in mente la scuola media. E la famosa ora di religione. Perchè, in prima media, i miei genitori avevano deciso che non avrei seguito la lezione, però sarei rimasta a scuola. Dunque niente uscita anticipata ma ora di 'alternativa'. Veniva soprannominata così, con un nome controcorrente di per sè. (Che oggi Bersani ritira fuori, ma è un'altra storia)

A fare 'alternativa' eravamo Tanya, Samah e io. La prima ebrea, la seconda musulmana. Tutti i compagni mi chiedevano cosa fossi...E io dicevo, perplessa, che non ero di nessuna religione. Alcuni pensavano che appartenessi ai testimoni di Geova, quelli che non si facevano fare le trasfusioni...

Restava da decidere cosa fare nell'ora alternativa. Noi 3 ragazzine di 11 anni, ancora vestite in tuta da ginnastica, e la Prof. di Italiano. Avremmo letto i giornali, parlato di quello che succedeva nel mondo.
Il giorno dopo Samah venne a scuola il Corriere della Sera, Tanya con il Messaggero. Io senza pensarci presi a casa il Manifesto, che arrivava in abbonamento, e lo portai in classe.
Il 'mio' giornale, però, non venne ammesso. 'Non è un quotidiano', mi dissero, 'ma un giornale politico. Noi vogliamo commentare i fatti in modo neutrale, questo, invece, ne dà una lettura 'di parte'.

Ve la faccio breve. Intevennero i tostissimi Genitori democratici. Telefonate al preside, lettere. E con un po' di fermezza tutto si sistemò. Il famigerato quotidiano comunista entrò a scuola. E così per tre anni io, un'ebrea e una musulmana abbiamo fatto lo stimolante esercizio di confrontarci su un milione di cose, a partire da culture e visioni del mondo diverse, leggendo la stessa versione di un fatto su tre differenti giornali. E ogni settimana quell'ora è stata un'alternativa preziosa per davvero. Una scoperta continua.

Fosse solo per questo piccolo episodio la scuola pubblica andrebbe difesa più di ogni altra cosa. Ripartiamo da lì.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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