30 marzo 2018

Carla Palmieri: quando la traduzione diventa omofoba e antistorica




Sto leggendo The Diary of a Bookseller di Shaun Bythell.

La traduzione letterale del titolo recita  Il diario di un venditore di libri che in italiano (sto leggendo la traduzione di Einaudi) diventa Una vita da libraio.

La traduzione è di Carla Palmieri. Traduzione sulla quale ho molto da ridire.

Sono anzi così infastidito che credo restituirò il libro e leggerò quello in originale.

Perché direte voi? Cosa ha scatenato, stavolta, l'ira di Paesanini?

Questa persona sprovveduta che millanta di essere traduttrice (ma non lo è)  ha deciso (ce lo spiega in una nota del testo da lei tradotto) che "per comodità di lettura si è scelto di tradurre anche i titoli dei libri che, come questo, non hanno mai avuto un'edizione italiana".

Adesso, cosa si fa di solito quando c'è un titolo in lingua straniera di un testo non tradotto in italiano?

Si fa la traduzione letterale, come ho fatto io per questo libro, fregandomene dell'italiano, cercando di  rimanere più fedele al significato del termine originale (altrimenti avrei dovuto tradurre bookseller con libraio e non con venditore di libri...).

La traduttrice peciona ci prova a mantenere la traduzione letterale ma la tradisce una certa velleità di autrice.

Così Three Fever di Leo Walmsey diventa, nella sua traduzione, Le tre febbri  e perché no Tre febbri?  

 lei traduce in italiano e deve dimostrare  di saper scrivere bene in italiano, mica di essere una brava traduttrice, che non è.

In ogni caso la pensata è davvero infelice, perchè se voglio cercarmi il libro sulla rete devo fare la traduzione all'inverso.... Quindi non si capisce per la comodità di chi...

Poche pagine dopo  la disgraziata non ce la fa proprio a mantenere la traduzione letterale e traduce il romanzo Gay Agony di A. H. Manhood con un discriminatorio e omofobico Angoscia sull'altra sponda. 

La traduzione letterale di Gay Agony è Felice Agonia, perché negli anni 30, cosa che sfugge alla deficiente (nel senso letterale del termine, che manca  di qualcosa, nella fattispecie delle necessarie competenze storico-linguistiche da traduttrice) quando Menhood scrisse il libro nel 1930, il termine gay, in Inghilterra non significava ancora omosessuale (non lo dico io lo dice Peter Acroid in Queer 
 City) ma felice.

La malizia di Bythell che accenna al significato contemporaneo di gay sta dunque nella comicità a posteriori di quel titolo (visto tra l'altro che il romanzo è annoverato in una  collezione di libri di  teologia...) considerando che il significato di Manhood è, anche, virilità.

Una traduzione più in linea col testo sarebbe stata dunque Gaia agonia.

Certo non il discriminatorio altra sponda che è buffo solo nella mente omofoba della deficiente (sempre nel significato letterale) ma è comunque u altro titolo...

A questo genio dell'omofobia vorrei chiedere, cara deficiente - sempre nel senso letterale del termine - come diavolo faccio a risalire al titolo originale del libro se tu non mi fornisci la traduzione letterale, l'unica che ti è concesso tradurre visto che il libro è inedito in Italia, ma una tua personale, ecolalica, discutibile traduzione?

Naturalmente la responsabilità va soprattutto all'editore che ha pubblicato la traduzione così com'è.

Carla Palmieri VERGOGNA!!!




bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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