11 dicembre 2009

bastard sons of dioniso

L'ho comperato ieri (ma l'avevo scaricato qualche giorno fa e già da allora non ascolto altro). Duro, rock e cazzuto (ma non incazzato). Una gioia per le orecchie (e per gli occhi...).
Complimenti ai Bastardi e a Gaudi che l'ha prodotto.



Non lasciatevi fuorviare da questo brano sommesso.
In stasi perpetuaa è vero disco rock. Mi sorprendo ancora quando ascolto questo tipo di musica e mi piace.



E questo è uno dei miei brani preferiti...


Mi sono anche comperato un libro con la storia del gruppo (dal loro sito, mi è arrivato due giorni dopo l'acquisto, nonostante l'8 fosse stato un festivo). La copia è autografata dai tre figli... Beata gioventù!






(La loro o la mia?)

Mina da 1 a 50 (24) Street Angel da Attila



Non posso parlare di Attila. Sono ancora assalito da troppe emozioni per renderle almeno in parte. Fu il primo disco di Mina che comperai e ha segnato tutta la mia adolescenza.
Ancora oggi quell'album mi investe con una carica emotiva pari a quegli anni della mia vita. Ricordo una mattina alle 8 (dovevo andare a vedere cuna mostra con la mia classe, ero in prima liceo...) mentre mi vestivo suonavo questo brano sul mio giradischi di Selezione dal Reader's Digest, al massimo volume (non sarà stato potente, ma era sempre un volume forte) senza che nessuno mi dicesse niente, mia madre era già uscita per andare in ufficio, in cucina c'era mia nonna (ricordo che quella mattina, così presto, era venuto a farci visita qualcuno, non ricordo più chi...) che non mi disse niente...
Tanta libertà per un adolescente non è mai un bene...
Era l'autunno del 1980... 29 anni fa.
Leggete questo post col volume di Street Angel a palla...

Il sessismo insito nel linguaggio

Sono andato a vedere Punto di fuga, l'ultima coreografia di Dino Verga. Quattro danzatrici e un danzatore in scena. Una coreografia emozionante, come ho avuto modo di scrivere su teatro.org, per quattro danzatrici e un danzatore.
Alla fine, durante gli applausi, lunghissimi, entusiasti, calorosi, tre ragazzi davanti a me hanno gridato più volte un generico bravi, al maschile. Io, con la mia voce impostata, ho gridato brave (e i ragazzi si sono girati verso di me) e, subito dopo, un bravo.
Perché usare il femminile per un uomo fa ancora scalpore e usare il maschile per le donne no? Non datemi la spiegazione storica sul latino da cui deriva la lingua italiana (tanto al liceo il latino non l'ho studiato, non vi capirei) datemi una spiegazione contemporanea, da 2009.
Perché quei tre ragazzi (forse gay, sicuramente effeminati) trovavano strano (altrimenti perché si sarebbero girati?) che io ringraziassi genericamente un gruppo di 5 persone di cui solo una maschile con un generico aggettivo declinato al femminile plurale, mentre per loro era normale tacere sul genere di 4 dei 5 componenti del gruppo solo per non dare della femmina a un uomo (figuriamoci poi, ballerino...)?

Non è solo per pignoleria che ho detto brave e bravo, ma perché la lingua italiana, anche se storicamente sessista (ma meno del francese), può essere usata in maniera migliore, più precisa, attenta alle donne, mentre oggi si usa il pronome personale maschile anche per riferirsi alle donne (gli ho detto per "ho detto a Maria" nella lingua parlata sta diventando un vizio diffuso...).
Parliamo male e pensiamo sempre peggio. Non dico che basta questo dettaglio per cambiare le cose ma, almeno, è piccolo segno di minima resistenza...
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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