7 marzo 2008

Qualche giorno fa....




...leggo su manifesto questo articolo (sic!)


Sanremo, il trash e l'Afghanistan
Nonostante le smaglianti coreografie di Gino Landi, le due primedonne del festival zoppicano parecchio. E anche la par condicio è traballante

di Piero Vivarelli

È buona regola del cosiddetto show business che quando un prodotto non funziona o lo si sospende o, se non è possibile, viene modificato. Negli Stati uniti, che personalmente discuto da più di un punto di vista, ma che in quanto a spettacolo bisogna lasciarli perdere, ci sono molte compagnie cinematografiche che, terminato un film, organizzano proiezioni di prova, in città di provincia, lontane dai grandi centri metropolitani e, secondo il gradimento ottenuto, arrivano a modificare tutto ciò che sembra non funzionare. In Italia Superpippo & Co. evidentemente ignorano questa regola o, perlomeno, fingono di ignorarla. La prima serata è stata un flop? Bene. Continuiamo così e gli ascolti, manco a dirlo, si abbassano ancora. Tanto chi se ne frega del pubblico? L'importante è soddisfare le variegate vanità personali.
Un esempio fra tanti: si prendono due ragazze, una bionda e l'altra bruna (ma che bella innovazione!) e le si fanno cantare e addirittura ballare anche se sono chiaramente incapaci di fare ciascuna delle due attività. Persino il ballo, nonostante dietro di loro ci sia un grande coreografo come Gino Landi. Quest'ultimo però, mi sia permesso dirlo, ha avuto il torto di mettere al loro fianco degli autentici e bravissimi danzatori professionisti. Capisco che Landi voglia salvare le sue coreografie, ma così facendo sottolinea l'inadeguatezza delle due fanciulle. Tutto questo per evitare che le ragazze di turno vengano definite vallette e non è colpa di Woodcock e di vallettopoli, perché è una tendenza che risale ad anni fa. Qualcuno mi dovrà prima o poi spiegare cosa c'è di offensivo e di spregiativo nel ruolo della valletta. La Canalis o la signora Totti, tanto per fare solo due esempi, hanno qualcosa di più di Edy Campagnoli o di Sabina Ciuffini? Forse la cosa importante è solo quella, come dicevo ieri, di allungare il brodo anche se facendo così diventa un brodo insipido; forse si dovrebbe chiamare un consulente di Gambero Rosso Channel.
Ieri sera, poi, c'è stata addirittura la serata dei duetti, ovvero di un cantante in gara e di un suo collega. Ma se, come dovrebbe essere, il festival di Sanremo serve a promuovere la canzone italiana, qualcuno mi spiegherà quale promozione mai può essere quella di un disco (appunto quello con la doppia esecuzione) che non verrà mai realizzato.
Ho già parlato di Baudo che fa contemporaneamente il controllore e il controllato. Per carità, siamo in un paese in cui il conflitto di interessi potrebbe avere uno stemma sulla bandiera nazionale. Detto questo, però, vorrei ricordare che esiste anche un supercontrollore, ovvero l'incredibile direttore di Rai1, Fabrizio Del Noce. E' un uomo che spesso parla a ruota libera, quando non si autosospende. L'anno scorso scatenò un putiferio quando, con rara mancanza di tatto e buongusto, a festival in corso parlò addirittura del cambio di direzione artistica. È anche vero che il direttore artistico-conduttore pare proprio aver perso la testa attribuendo il calo di ascolti alla presunta eleganza del suo spettacolo. Mi ricorda un po' quegli attori sfigati che sostengono di non avere scritture perché troppo bravi per gli standard italiani. Ha persino mancato di rispetto a un suo certamente ben più titolato collega, il Mike nazionale, dicendo che il successo di Miss Italia era dovuto alla ormai famosa scenata in diretta di una vetusta Loretta Goggi. Questa baudesca caduta di stile è vera tv trash. Un'ultima considerazione a proposito della non politicità e della par condicio che dovrebbe avere questo festival: l'altra sera la manifestazione è stata aperta da Signorsì, una canzone scritta da un militare del nostro corpo di spedizione in Afghanistan che parla smaccatamente e, a mio avviso, tendenziosamente, di missioni di pace all'estero. Con l'imminente voto in parlamento del rifinanziamento della missione in Afghanistan, ti saluto la par condicio.


Nemmeno "Novella 3000" avrebbe potuto fare peggio, non credete?

Incazzato come un bufalo (eh?) scrivo una lettera grondante odio (per Vivarelli) che invio in tutta fretta.

Sono talmente imbufalito che nella chiusa invito a mandare via Vivarelli dal manifesto a calci in culo (ehm...).
Ovviamente non si sono degnati nemmeno di rispondermi...
Ma io sostengo ancora tutte le ragioni che mi avevano indotto a bandire il Vivarelli dal manifesto...

ecco la lettera alla quale non hanno risposto...

Leggo su manifesto di oggi l’articolo “Sanremo, il trash e l’Afghanistan” e non posso trattenermi da scrivere queste righe di protesta. Vivarelli spara a zero sul Festival e i suoi organizzatori per partito preso, adducendo delle argomentazioni a sostegno delle sue accuse a dir poco risibili.

Se il Festival non va, consiglia Vivarelli, bisognava cambiare la partita in corsa. E, come esempio, cita gli screening test americani (le proiezioni fatte “in città di provincia” prima della distribuzione del film nei quali si chiede al pubblico il gradimento su vari aspetti del film e, in base alle risposte, si interviene ancora sul montaggio finale prima di distribuirlo.

A parte che dubito dell’artisticità di tale criterio, davvero un consiglio degno di Montezemolo, (vi immaginate lo si fosse fatto in Italia per “L’avventura” di Antonioni, che film ne sarebbe uscito fuori?!?!) Vivarelli ignora (o fa finta?) che la diretta di Sanremo (come ogni diretta) non è improvvisata, ma frutto di prove durate giorni e giorni e che è impossibile cambiare il corso del programma da un giorno all’altro. Tutto quello che Baudo poteva fare era tagliare non modificare…

Il motivo poi per cui alle due ragazze/vallette è stato fatto ballare non è sollevare la dignità delle vallette (esplicatio non petita…) ma, come ci è stato spiegato giorni prima sulle pagine di questo giornale una mera questione di soldi (ma Vivarelli, il manifesto, lo legge?) .

Trovo ingiusto (e spocchioso) il suo giudizio sulle doti canore delle due presentatrici, se Andrea Osvàrt ha una voce esile (ma comunque non peggiore di quella di molti cantanti in gara) Bianca Guaccero ha una voce di tutto rispetto mentre la bacchettata al coreografo Landi reo di aver circondato le due ragazze da ballerini professionisti che con la loro bravura le fanno sfigurare è una critica peregrina come accusare Baudo di non essersi circondato di persone calve perché i capelli altrui sottolineano la sua calvizie. Ma che commenti sono?!?!? Siamo su manifesto o novella duemila?.

Vivarelli continua e critica l’idea di presentare le canzoni in gara in una versione diversa, in duetto con altri artisti, dicendo che “Se (…) il festival di Sanremo serve a promuovere la canzone italiana, qualcuno mi spiegherà quale può essere quella di un disco (appunto quello con la doppia esecuzione) che non verrà mai realizzato”. Ecco che rifà capolino Montezemolo. Forse Vivarelli confonde gli aiuti all’industria discografica italiana con la promozione della canzone Italia (che è cultura Vivarelli, non industria). E le esecuzioni di iersera sono state di tutto rispetto (ma Vivarelli ha visto l’apprezzamento del pubblico del pezzo di Mietta cantato a cappella con i Neri per Caso? Ma dove siamo su manifesto o sul sole 24ore?

Il fondo Vivarelli lo tocca quando adduce violazioni della par condicio perché il festival è stato aperto dalla canzone “Signorsì”, che secondo lui “parla smaccatamente e tendenziosamente di missione di pace in Afghanistan”. Certo per Vivarelli è importante solo la politica in senso stretto, ma si guarda bene dal protestare per il pezzo di Anna Tatangelo che dipinge i gay secondo i più triti luoghi comuni o la canzone di Andrea Bonomo che sciorina le virtù della donna-mamma “purissima e buonissima”.

Ho capito che il festival va criticato a partito preso perché è nazional-popolare, ma le argomentazioni addotte mi sembrano ancor più nazional-popolari.

Non ho mai letto su manifesto un articolo così pieno di errori, orrori, vizi ideologici e cretinate come quello di Vivarelli. Sono così arrabbiato e disgustato che mi viene voglia di non leggervi più (è sì che vi compro tutti i giorni da più di vent’anni) mi fate incazzare proprio come il Pd che mette dentro Binetti e Concia. Per cui, se è vero che come ogni lettore anche io sono un vostro azionista, buttate Vivarelli fuori dal manifesto a calci in culo!



E anche questo sassolino me lo sono tolto...


Piero Vivarelli, in tutto il suo splendore

E' morta Tina Lagostena Bassi .


Io l'ho conosciuta "grazie" a Forum il discutibile programma che fa della giustizia uno spettacolo. Ma le sue sentenze erano impeccabili, intelligenti, lucidissime. Anzi, proprio in questi giorni mi chiedevo che fine avesse fatto e poi, ieri, mentre mi reco a scuola, sull'H leggo sul manifesto della sua morte. Mi sono lasciato scappare un "nooo" accorato, che ha fatto girare più di una persona. La stimavo molto, ancora di più da quando avevo scoperto che Tina Lagostena Bassi (molto più anziana di quanto non credessi) era stata l'avvocato che aveva difeso le donne vittime di stupro, in tribunali maschilisti e maschili.
Un impegno che aveva portato avanti nel tempo, con coerenza, firmando da co-autrice, la legge contro la violenza sessuale del 1996.


Tina ci mancherà, soprattutto in tempi bui come questi, quando a ricordare le conquiste di ieri non si trae più conforto ma amarezza e preoccupazione per lo scempio che se ne fa oggi in un inaudito rigurgito patriarcal-fascista.

Ciao TINA!
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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