5 agosto 2011

Un articolo sulgli stupri maschili: altra occasione (persa) di Giornalettismo per tacere o fare un buon servizio giornalistico.

Altro orrore giornalistico.
Stavolta la fonte è un articolo del blog Globalspin malamente tradotto per Giornalettismo da Igor Jan Occelli.
Facciamone l'analisi comparata.



Giornalettismo Clobalspin

Rape as a Weapon of
War: Men Suffer, Too

Il titolo inglese si riferisce agli stupri dei quali soffrono ANCHE gli uomini (ricordando che nel mondo le prime vittime per stupro sono evidentemente le donne...)
It's talked about in whispers, if at all. But men and boys are all-too frequently subjected to sexual violence,
anche qui il concetto viene ribadito...
particularly in times of conflict, forced confinement or war.
E si dice subito in quali occasioni
The problem is persistent and global. For the most part, though, nobody wants to talk about it.
Dicendo solo che nessuno vuole parlarne senza stare tanto a spiegare il perchè.
Over the last few months, however, a handful of reports from West Africa show that rape and sexual violence are being used as a weapon against men and boys, as well as women and girls.
E qui si specifica come nell'Africa occidentale, lo stupro è impiegato in guerra come un'arma ai danni di uomini e ragazzi e di donne e ragazze.
In a dispatch for the Observer, British journalist Will Storr chronicles the stories of men raped during the conflict in Congo. In Kampala, Uganda, he meets a refugee who was kidnapped and then raped three times a day, every day, for three years.
Qui si dice dove e chi... Anche se l'iperbole è un vizio anche fuori dell'Italia.
3 volte al giorno tutti i giorni per 3 anni sono 3285 stupri... 
"There are certain things you just don't believe can happen to a man," he said.
Direi nemmeno a una donna mio caro...
Indeed, sexual violence against men and boys, though common, is little understood or studied. One notable exception is the work of UCLA's Lara Stemple, who looks at the phenomenon of male rape through the prism of international human rights.
Qui si cita uno studio che fa eccezione
Though females are certainly more likely to be raped in conflict,
e qui viene riconosciuto che per ogni uomo stuprato purtroppo le donne sono molte di più...
she finds, males comprise a "sizable minority" of victims. There are documented cases in conflicts in Chile, Greece, Iran, the Democratic Republic of Congo and other places, too. 
Quanti paesi qui citati e assenti nell'articolo italiano...
At a torture treatment center in London, 21% of Sri Lankan Tamil males said they'd experienced sexual abuse during the war, she notes. One study of the conflict in the former Yugoslavia found that 80% of the 6000 inmates at a prison camp in Sarajevo reported rape. The Abu Ghraib fiasco was a high-profile example of sexual violence in a military detention center.
Qui si slitta dagli stupri a sevizie sessuali lasciando intendere si tratti della stessa cosa...
However, rape is also prevalent in civilian facilities. One in five male inmates in America said they'd had a pressured or forced sexual encounter while incarcerated, one study found.
E qui si scopre l'acqua calda (oltre che un luogo comune) che in carcere ci sono incontri sessuali forzati tra carcerati.
In South Africa's overcrowded, under-funded prisons, rape and sexual violence are used to define and maintain a strict social hierarchy in which "victims are humiliated, dominated and feminized," Stemple writes.
Qui si indica il significato gerarchico di questi stupri come forma di femminilizzazione termine infelice ma che ben rende il vero significato dello stupro.
Here, as elsewhere, men who identify as gay, or are perceived to be 'feminine' are particularly susceptible to abuse.
IN carcere se sei apertamente gay o non sufficientemente macho ti usano tutti come femmina 
(See also Ross Kemp's investigation of sexual violence in one South African prison.) Shame and social stigma silence many survivors. They are often plagued by injury, ashamed and wary of speaking out. Here's Storr's account of one survivor's life after surviving gang rape and sexual torture in Congo:
Today, despite his hospital treatment, Jean Paul still bleeds when he walks. Like many victims, the wounds are such that he's supposed to restrict his diet to soft foods such as bananas, which are expensive, and Jean Paul can only afford maize and millet. His brother keeps asking what's wrong with him. "I don't want to tell him," says Jean Paul. "I fear he will say: 'Now, my brother is not a man.'" It is for this reason that both perpetrator and victim enter a conspiracy of silence and why male survivors often find, once their story is discovered, that they lose the support and comfort of those around them. In the patriarchal societies found in many developing countries, gender roles are strictly defined.
Though patriarchy and homophobia are certainly not limited to poor countries, Storr rightly highlights the ways in which stigma prevents men from getting help. Survivors are often assumed to be gay, which is a crime in 38 of 53 African nations and carries considerable social stigma elsewhere. Also, relatively few groups are able, or willing, to help male survivors. In her paper for Hastings Law Review, Stemple notes that of the 4000+ organizations that address rape as a weapon of war, only 3% mention the men in their informational materials. And few doctors, anywhere, are trained to recognize signs of male rape, or counsel survivors, she says. There is concern, too, that highlighting male rape will somehow take away from efforts to stop sexual violence against women. I understand the fear, but think it short-sighted. Talking about sexual violence against men and boys helps shatter stigma, which, hopefully, will result in more support for survivors. It also challenges rigidly-defined gender roles that cast men as hyper-masculine sexual aggressors and women as passive victims. Tackling this narrative is one step toward ending violence against women, as well violence against men. More: Read about sexual violence in the Democratic Republic of Congo. Emily Rauhala is a writer-reporter at TIME. Find her on Twitter at @emilyrauhala. You can also continue the discussion on TIME's Facebook page and on Twitter at @TIME.

Stupri maschili: l’arma silenziosa

Qui invece  si parla solo di stupri maschili: le donne non esistono
In prigione come in guerra sono sempre di più gli uomini sottoposti ad abusi sessuali.
Idem come sopra...
Un fenomeno del tutto sottaciuto che provoca danni irreparabili nelle vittime.
E non si specifica in quali circostanze questi stupri avvengano, si preferisce invece subito aludere al fatto che...
Costrette, nella maggioranza dei casi, al silenzio più totale per non essere emarginate.
Quindi una vittima (maschile) di stupro secondo l'autore sarebbe emarginata
ARMA DI GUERRA – Lo stupro contro gli uomini è diventato uno strumento di guerriglia come un altro. Come spiega il Global Spin, nei conflitti africani questa sta diventando una vera e propria piaga.
Qui si parla solo di stupri maschili (visto il titolo e l'argomento dell'articolo) ben differentemente dall'articolo originale...
Di cui nessuno sa, perché nessuno ha il coraggio di parlarne. Le poche segnalazioni che giungono dall’Africa raccontano di uomini sottoposti agli stessi abusi comunemente utilizzati contro le donne.
Abusi. Adesso lo stupro è un abuso (=un uso sbagliato). Non una violenza contro la persona...
Ah già, si traduce dall'inglese abuse (che in inglese oltre al significato italiano è anche sinonimo di stupro) ma chi scrive l'articolo dimostra non solo di non conoscere l'Inglese ma di non conoscere nemmeno l'Italiano...
Will Storr, giornalista dell’Observer, ha raccontato le storie di alcuni uomini violentati durante il conflitto in Congo: stuprati tre volte al giorno, tutti i giorni per tre anni. Un dramma di cui si portano silenziosamente i segni addosso.
Qui non si fa cenno al fatto che il fenomeno non viene studiato, cioè preso in considerazione, ma solo il peso che porta addosso lo stuprato 3285 volte... Si preferisce sottolineare che
l problema, infatti, non è solo quello della violenza fisica. Ma è anche il dopo.
Invece per le donne è solo quello della violenza?
In moltissimo paesi africani, basta il sospetto di essere gay per essere emarginati.
Qui nell'articolo italiano c'è un notevole salto logico-semantico passando direttamente dagli uomini stuprati alle persone omosessuali  lasciando quasi intendere che se lo prendi in culo anche se non volevi e ti hanno stuprato sei comunque come i froci. IN barba all'articolo orginale che spiega bene questo passaggio.
Nel suo reportage, Storr racconta la storia di Jean Paul: un ragazzo che nonostante le cure in ospedale, continua a sanguinare quando cammina a causa delle violenze a cui è stato sottoposto.
Qui rasentiamo il ridicolo per come  l'autore italiano riporta la notizia sembra che il ragazzo sanguini sempre quando cammina (un novello emorroisso) mentre è chiaro che le''articolo originale si dice oggi cioè non sempre ma adesso evidentemente lontano dallo stupro ma non abbastanza se il povero ragazzo ancora sanguina.
Jean Paul non riesce a raccontare nemmeno al fratello quello che gli è successo: «Ho paura che non mi confiderebbe
considererebbe?
più un uomo» ha spiegato al reporter.
In realtà l'articolo originale dice qualcosa di leggermente diverso ma tant'è... Lo stigma omofobico qui non viene nemmeno messo in relazione al fatto che in molti dei paesi africani l'omosessualità è vietata per legge... (la cosa vien spostata nell'articolo italiano rispetto quell'originale...)
UN FENOMENO ESTESO – Grazie al lavoro che conduce Lara Stemple dell’Ucla, la piaga della violenza sugli uomini sta iniziando ad emergere. Certo, non è vasta come quella a cui sono sottoposte le donne, ma non è meno rilevante. Casi documentati sono avvenuti in Cile, Grecia, Iran, Repubblica democratica del Congo e altri luoghi del mondo. Il 21 percento dei maschi Tamil dello Sri Lanka, curati in un centro londinese, ha raccontato di aver subito abusi sessuali durante la guerra. Mentre uno studio sul conflitto balcanico, ha parlato di circa 4.800 uomini stuprati durante il loro internamento in un campo di prigionia.
LA GUERRA - La guerra non è il solo scenario in cui tali fatti si svolgono. La violenza maschile è usata anche nelle prigioni per sottomettere i nuovi arrivati. Un detenuto su cinque negli Stati Uniti ha dichiarato di avere ricevuto pressioni o essere stato costretto ad avere rapporti sessuali con altri detenuti. Nel Sud Africa lo stupro all’interno delle carceri è utilizzato per mantenere una rigida gerarchia. Chi finisce per essere dominato porterà per sempre con sé la stigmate dell’omosessualità.
Ed ecco il pregiudizio e lìa monotematicità dell'autore italiano dell'articolo, laddove quello originale parla di femminilizzazione che è ben altra cosa. Evidente per l'autore dell'articolo italiano questa e quella pari sono...
LA FORZA DI PARLARNE – In Africa in 38 nazioni su 53 essere gay è considerato un reato. A ciò si aggiunge l’emarginazione a cui questi uomini vengono sottoposti nel caso siano sospettati di esserlo.
L'articolo italiano dice che gli stuprati vengono considerati gay  ma non nel senso che intende il traduttore, cioè non persone con orientamento sessuale gay ma mezze femmine perchè stuprati...
Nessuna famiglia vorrebbe avere al suo interno un uomo che tale non è. Storr ha sottolineato l’importanza di aiutare queste persone. Aiuto che dovrebbe venire in primo grado dalle organizzazioni internazionali, molto spesso anch’esse ignare del fenomeno: su oltre 4 mila organizzazioni che hanno analizzato lo stupro in guerra, solo il 3 percento di esse ha parlato degli uomini come vittime. Una spirale del silenzio da cui si deve uscire al più presto.
Ovviamente non interessando all'articolista italiano le donne non viene menzionata la parte dell'articolo originale nel quale si teme che  parlare di stupri ai danni degli uomini potrebbe togliere risorse ed energie dal combattere gli stupri ai danni delle donne. Così come manca tutta la chiusa nella quale si dice che parlare di questi stupri ai danni degli uomini spezzerebbe lo stigma omofbico e correggerebbe gli stereotipi di genere che vogliono gli uomini sessualmente iper attivi e le donne vittime. Ma si sa all'autore italiano le donne non interessano proprio... Usando la sua stessa mentalità ci chiediamo se sia gay.



Insomma un altro caso di pessimo giornalismo italiano che non riesce nemmeno a riscrivere un articolo con intelligenza e competenza ma solo con le forbici dell'interesse secondario tutto distorto a vedere tutto sempre e maledettamente solo come argomento omosessuale..
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Etichette

altri blog (41) arte (32) astronomia (1) bollettino ufficiale sullo stato del mio umore (58) capitalismo (1) celentano (1) chez moi (1) chez Tam (3) chez Tam (sans Tam) (1) chiesa (4) cinema (138) classismo (1) co (1) comunicazioni di servizio (26) controinformazione (7) cultura (76) diario (92) dieta (3) diritti (1) dischi di Mina (1) ecologia (30) elezioni (6) eventi (78) femminile dei nomi (1) femminismo (1) festival del film di roma 2009 (3) festival di cinema (1) festival internazionale del fil di Roma 2010 (4) festival internazionale del film di Roma 2009 (9) Festival internazionale del film di Roma 2011 (10) festival internazionale del film di Roma 2012 (2) festival internazionale del film di Roma 2013 (1) Fiction Fest 2009 (2) Fiction Fest 2010 (2) Fiction Fest 2011 (1) Fiction Fest 2012 (1) Ficton Fest 2012 (2) fiilm (2) film (1) foto (5) giornalismo (1) informazione (135) internet (1) kate bush (1) La tigre di Cremona (1) letture (4) libri (12) lingua (1) maschilismo (18) mina (2) Mina Cassiopea (1) mina da 1 a 50 (97) Mina Fan club (1) Mina Mazzini (1) Mina Orione (1) misoginia (5) musica (246) neofascismo (56) netiquette (6) omofobia (6) parigi chez moi (1) patriarcato (2) politica (318) politiche del corpo (202) pregiudizi (1) pubblicità (29) radio (3) razzismo (3) referendum 2011 (1) ricordi (21) ricorrenze (54) sanremo (3) sanremo 2010 (2) scienza (60) scuola (43) sessismo (60) sessismo nella lingua italiana (1) Sony (1) spot (3) star trek (1) storia (126) teatro (36) tecnologia (7) traduzioni (1) transfobia (1) tv (82) video (183) Warner (1) X-factor (1) X-factor 5 (2)