27 settembre 2009

Il sessismo e Claudia Mori

L'omosessualità a scuola

Giovedì scorso si è svolta a Roma una fiaccolata contro ogni forma di intolleranza e contro tutti i razzismi. In realtà la fiaccolata, promossa da Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma, doveva essere contro l'omofobia ma è stata annacquata e confusa e assimilata all'intolleranza e ai razzismi.

Ora è vero che in diversi post ho sottolineato la stessa matrice nell'omofobia e nella xenofobia, cosa che mi ha fatto prendere le poco garbate lezioni di politica di Antonio e di Perplessa, ma, nonostante sia ancora convinto di tale connubio, e con me anche il Presidente della Repubblica, ciò non giustifica la scomparsa della parola omofobia.
Il guaio è che l'omofobia va ben al di là del razzismo e dell'intolleranza.
I gay non sono una razza, e non sono esclusi dalla società solamente perché mal tollerati. Gay, lesbiche trans, bisex e intersessuali non solo Sono visti in maniera distorta, ignorante, piena di pregiudizi e di luoghi comuni ma sono talmente invisibili alla società al punto tale che in una manifestazione contro l'omofobia la parola scompare persino dal manifesto !
Un'altra volta, il nostro Presidente della Repubblica ben vede e insiste sull'omofobia e ne parla durante la cerimonia di apertura dell'anno scolastico,
Ma è importante ricordare, tutti noi, che un paese si fa rispettare se è rispettabile e se rispetta gli altri : se i suoi cittadini si comportano con senso del decoro, se non offendono chi è diverso da loro, le minoranze religiose, gli stranieri immigrati, gli omosessuali, chi ha una pelle di altro colore.
E' solo una piccola parte di un discorso ben più ampio e totalmente condivisibile che vi invito, come al solito, a leggere.

E' a scuola che possiamo imparare a difenderci dai luoghi comuni e non solo da quelli sui gay e le lesbiche e i trans... ma anche da quelli sulle donne e sugli uomini (sessismo), sui migranti, sulle altre religioni (Daniela Santanché contro i Burqua). E per fare ciò è importante che anche a scuola gay e lesbiche abbiano maggiore visibilità. E d è lo stato che deve garantire loro l'accesso a questa visibilità. Non basta fare coming out se poi sei visto in maniera distorta

Non a caso il quotidiano Il Tempo nel riportare il discorso di Napolitano censura il riferimento all'omosessualità. Se non è omofobia questa...

Bisogna vigilare e denunciare una forma mentis (di mussoliniano retaggio, in barba a quel che dice sua nipote Alessandra) ancora ben radicata nel paese che vuole un gay meno virile di un etero (sic!).

Prima ancora che di omofobia questo pensiero è indice di ignoranza, di stupidità, di non cultura.

C'è tanto, tantissimo da fare, a scuola e fuori, quindi

DIAMOCI DA FARE!

Camillo Babbano, l'impelatore di Roma

Un mese fa facevo sopprimere Cirillo. Era un giovedì, ricordo. Avevo ottenuto la cortesia da Francesca, la veterinaria, che venisse lei a casa, evitandomi di portare io Cirillo al suo ambulatorio.
Mentre aspettavo che arrivasse, sarebbe venuta durante la sua pausa pranzo, tra le 14 e le 15, girai un video con Cirillo, mentre io cantavo in playback Ero io, eri tu, era ieri di Mina, un brutto video che non ho mai postato (a dire il vero è stato online un paio d'ore, poi l'ho tolto le due foto che corredano il post sono estratte da quel video).
Quando Francesca è venuta e gli ha fatto la prima iniezione, l'intramuscolare, a Ciri gli occhi sono diventati enormi, come chi è sotto l'effetto di qualche droga, ma robba bona. Io ho continuato ad accarezzarlo per 10 minuti, durante i quali all'inizio ha cercato di divincolarsi e scappare, ma l'effetto del farmaco ha avuto presto il sopravvento. E' rimasto lì, sul divano, a prendersi le mie carezze, senza troppa convinzione. D'altronde erano almeno due settimane che rimaneva tutto il giorno immobile, disteso, ad attendere... La mattina veniva affettuosamente a darmi il buongiorno ma nell'ultima settimana non si faceva vedere, scompariva per ore, non mi stava più vicino, al millimetro, disteso per terra come un tappetino. Era malfermo sule gambe, le metastasi avevano raggiunto tutto il suo corpo... Non c'era parte del suo corpo senza una protuberanza cancerosa e nuove metastasi, di una consistenza diversa di quelle che giù conoscevo, stavano intaccando giunture e legamenti. Come se non bastasse una metastasi sotto il mento nel giro di un mese era cresciuta passando dalla dimensione di una puntura d'insetto a quelle di un nocciolo di ciliegia, causandogli problemi di deglutizione sempre più seri.

Insomma non potevo aspettare più. La decisione più difficile dell'eutanasia, perché di quello si tratta, almeno nel caso degli animali, è di non attendere troppo per non sopprimerli quando sono già agonizzanti. E' un riguardo che noi umani facciamo ai nostri animali. Nessuna decisione è giusta probabilmente è sempre troppo presto o troppo tardi. Avrei potuto sicuramente aspettare ancora 24 ore, d'altronde avrei potuto eliminarlo anche il giorno prima. Invece avevo deciso per quel giovedì.
Io continuavo ad accarezzare Cirillo che però non si addormentava. Non era un semplice sonnifero quello che le aveva somministrato Francesca, ma ho preferito non indagare. Intanto Francesca mi persuadeva ad allontanarmi per la seconda iniezione. Io ho sempre pensato che la seconda iniezione, quella fatale, fosse una semplice endovena, invece, mi spiegava Francesca, è una intracardica, e non è un bello spettacolo assistervi (vi risparmio i dettagli che con me sono stai fin troppo efficaci nel convincermi a non assistervi). Fatto sta che nella mia vita sembro destinato a non assistere mai alla morte dei miei cari. Non è stato così per mia madre, non è stato così per il mio primo gatto Buio non è stato così per Cirillo (cari lurker non vi offendete nel leggere che equiparo la morte di mia madre a quella dei  miei animali domestici. Solo chi non ha mai avuto animali si sorprende di quest'accostamento, gli altri fanno solo un sorriso di comprensione). Poi mentre Cirillo diventava sempre più inerme come un gatto di pezza, mi ha chiesto se, dopo il decesso, volevo vederlo o poteva imbustarlo direttamente (no, non mi stava chiedendo te lo incarto? lo stava imbustando così come vogliono le norme di accettazione del canile, dove lo avrei portato dopo per conto mio (aiutato da Piero io non ho macchina).
Ho declinato l'offerta, così, mentre lasciavo la camera da pranzo e mi dirigevo con Piero in camera da letto, dove ho anche chiuso la porta, Francesca portava a termine il suo compito.

Dopo, mentre io mettevo il corpicione imbustato di Ciri nella trasportina, (ammazza quanto pesa pure da morto quello!!!) Francesca compilava il certificato di morte che mi sarebbe servito al Canile dove lo avrebbero eliminato cremandolo, o, come dicono lì in gergo tecnico, effettuando la distruzione termica. (Brrr) Ho portato sempre io la trasportino il suo peso era l'unica traccia concreta rimastami di Cirillo. Quando lo portammo nella cella frigorifera (mica lo hanno cremato da solo, ma in una gabbia comune assieme a lucertole pterodattili ramarri cani topi balene koala e quanti altri animali morti bazzicano quel Canile) il responsabile della cela, un signore romanissimo, robusto, dalle sembianze di un portantino (avete presente Umberto D. ? di una volta (ora sono tutti giovani e magari anche laureati) mentre controllava che le carte che gli mostravo fossero tutte in regola (certificato di morte, ricevuta di versamento di 31 euro per la cremazione...) mi chiede di tirare fuori Cirillo (il suo corpicione) dalla trasportina. Io sudo, incespico, sbaglio la presa, Cirillo (o quel che ne rimane) mi scivola, sbatte pesantemente la testa sul pianale dove devo disporlo. Ma che me frega, dopotutto è morto, no?
Il resto è un oercorso che conosco. L'ho già fatto nel 1996 con Buio.
Torni a casa  e la casa è vuota. Rimangono solo i suoi segni, il pelo dappertutto, la sua cacca e la sua pipì nella lettiera (che sono riuscito a pulire solo dopo qualche giorno) le ciotole dell'acqua e del cibo in cucina...
Poi inziano le allcinazioni.
Quando hai un animale in casa stai inconsciamente attento a non pestarlo e ogni movimento strano nella periferia del tuo campo visivo può essere segno della sua presenza. Per cui i primi giorni mi sembrava di vederlo sempre alla periferia estrema del mio campo visivo...
E poi, come per Buio, inizia a mancarti al presenza di un gatto in casa. Nel caso di Buio fu più la presenza generica di un gatto, meglio, la sua assenza, a farsi sentire (le prime settimane la mia mente era un tripudio di aneddoti dimenticati e ritrovati) nel caso di Cirillo era lui a mancarmi, con la sua personalità, la sua invadenza, la sua presenza. Il fatto che c'era sempre anche quando non volevo che ci fosse o, viceversa, che non ci fosse (ma dove diavolo si e ficcato?) quando avevo bisogno di lui. Un contatto fisico, l'empatia col felino, un toccasana, una terapia psicanalitica naturale, de quale il corpo si abitua, e la sua assenza, per di più repentina, debilita, inaridisce. Per questo quando, giorni dopo, a cena da Paolo, la sua gatta Wanda mi è rimasta in braccio facendo le fusa per tutto il tempo che volevo. Io dovevo ricaricarmi di felinità e lei generosa era lì per quello.
Un mese è già passato, e tra un altro mese, più o meno, penserò già a un altro gatto da prendere. Avrà un compito difficile quel micio perché succedere a Cirillo è impossibile. Ma ogni gatto ha una sua personalità ben precisa, spero di incontrarne uno con una personalità forte e definita come quella dell'impelatore di Roma, di Camillo Babbano (o bubbonio come lo chiamavo negli ultimi tempi). Tutt'intorno le cose vanno avanti (e più invecchi più il tempo scorre velocemente) dentro di te hai dei tempi molto più lenti... Io sto ancora cercando di orientarmi senza più Cirilllo nella mia vita...
Ho capito che tutto cambia però, eh che cavolo!
Ciao Ciri!!!


Mark Frechette




Il 27 settembre del 1975 moriva Mark Frechette, il giovane di Boston  che Antonioni aveva scelto, nel 1969, su segnalazione della direttrice del casting Sally Dennison, come protagonista maschile del suo film americano Zabriskie Point (USA, 1969).
Di origini franco-canadesi, un dropout di Fairfield, Connecticut, Frechette era arrivat a Boston da  New York nel 1966 con la moglie e suo figlio lavorando come carpentiere. Lì conobbe Mel Lyman un musicista della Jim Kweskin Jug Band che era il leader di una comune di 100 membri di Fort Hill alla quale, con qualche fatica, si unì.
Mark aveva 22 anni quando fu ingaggiato da Antonioni, nonostante non avesse alcuna esperienza come attore. Grazie al film, nonostante fosse troppo raffinato per essere apprezzato dalla critica e dal pubblico statunitense (ancora oggi anonimi e ignoranti commentatori americani criticano il film sulla rete con argomentazioni discutibili), Frechette godette di una certa notorietà e nel marzo del 1970 comparve sulla copertina delle riviste Rolling Stone e Look Magazine.
Dopo le riprese Frechette tornò nella comune guidata dal musicista Mel Lyman portando con sé Daria Halprin, la co-protagonista del film (che lasciò la comune per sposare Dennis Hopper) devolvendo alla comune i 60.000 dollari che aveva guadagnato col film.

Frechette interpretò altri due film, di produzione italiana, Uomini contro (Italia, 1970) di Francesco Rosi e La grande scrofa nera (Italia, 1972) di Filippo Ottoni prima di finire arrestato il 29 agosto 1973, quando, insieme ad altri due membri della comune di cui faceva parte, tentò una rapina alla filiale della New England Merchant's Bank di Fort Hill. Uno dei due complici venne ucciso dalla polizia, mentre Frechette, nonostante la sua pistola fosse scarica, venne condannato a 15 anni e rinchiuso nel Massachusetts Correctional Institution di Norfolk. 
Frechette morì in carcere, all'età di 27 anni, in circostanze sospette in seguito ad un incidente in palestra: mentre stava facendo sollevamento pesi la sbarra che reggeva un peso di circa 70 gli cadde sul collo, uccidendolo per soffocamento. Gli inquirenti non sospettarono nulla di strano, tuttavia sono stati sollevati dei dubbi sulla versione ufficiale dell'accaduto in quanto sulla barra di sollevamento pesi che dovrebbe averlo ucciso non furono trovate tracce epiteliali del collo dell'attore. Frechette soffriva di depressione aveva quasi smesso di mangiare e aveva perso molto peso proprio in coincidenza del secondo anniversario della rapina cui uno dei suoi amici aveva perso la vita. E le raccomandazioni di uno psicologo che consigliava un'altra destinazione piuttosto che il carcere per Frechette, rimase inascoltata. Ma queste prove indiziare non convinsero gli inquirenti che conclusero che Frechette era stato incauto a fare sollevamento pesi, da solo, nelle sue condizioni fisiche.
Nel 2008 il regista Michael Yaroshevsky ha presentato un documentario di 27 minuti sulla vita di Frechette intitolato Death Valley Superstar.

Bellissimo, malinconico, introspettivo, Mark ha dato molto di sè al personaggio di Adam che interpreta nel film. Una storia apparentemente semplice che, a detta dei sui detrattori, parla poco della contestazione.




Ma Antonioni era un regista non uno storico né un politico, e ha restituito col suo sguardo da regista europeo le sue impressioni dell'America ai tempi della contestazione studentesca citando la musica (dai Pink Floyd ai ) la pop art i manifesti pubblicitari, raccontando una storia che è politica, nella quale mentre Adam, il giovane interpretato da Mark, viene ucciso dalla polizia quando sta restituendo un aeroplano biposto che aveva precedentemente rubato, Daria dopo aver assistito inerme a un consesso di plutocrati atti  a sfruttare commercialmente le bellezze del deserto, mentre gli americani autoctoni sono impiegati come servitù, immagina che la villa esploda in una delle più famose scene de cienma, vero maggio visivo alla psichedelia di quei tempi.
Non male per un borghese di 57 anni...



Questo post vuole essere un timido tributo a Mark Frechette e alla sua breve vita. Ci sarebbe piaciuto vedere quel suo bellissimo volto invecchiare, ma se davvero Mark ha scelto di togliersi la vita questa sua decisione, per quanto incomprensibile o non condivisibile, va rispettata ed è anch'essa espressione della sua tormentata personalità.
In una intervista concessa dopo il suo arresto Mark dichiarò: Non c'era modo di fermare quel che stava per succedere (...) Abbiamo raggiunto il punto in cui quel che noi tre volevamo veramente fare era di prendere il controllo di una banca. Un attacco diretto a tutto quello che sta strozzando il paese fino alla morte 1.

Una banca che ha soffocato di sicuro anche Frechette...

1) There was no way to stop what was going to happen.(...) We just reached the point where all that the three of us really wanted to do was hold up a bank. It would be like a direct attack on everything that is choking this country to death

(le splendide foto in b/n sono del robinsonarchive)
Fonti consultate per questo post:

Wikipedia
Rolling Stones Magazine
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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