17 maggio 2008

An ordinary day



Il traffico scorre veloce.
Sono in macchina, una di quelle con la scocca alta, che ti dà un altro punto di vista sul traffico; accanto la giusta compagnia, quella che ormai sembra di una vita, dato che sto con Da. ormai da 6 anni.
Mi è sempre piaciuto viaggiare al suo fianco, fosse per andare in vacanza o a fare la spesa, il periodo del tragitto è una parentesi dalle obbligazioni quotidiane, un porto franco solo per noi due, un attimo sospeso, il calmo annuncio di una felicità ormai prossima, la calma prima della tempesta, la tranquillità del consueto, la certezza del ricorrente, la spensieratezza dell'abitudine, la routine fatta di noi... Nel lettore cd il nuovo disco dei Matt Bianco riunitisi dopo anni di carriere separate e progetti paralleli (Basia aveva intrapreso una carriera da solista) che hanno reso questo disco il loro vero secondo lavoro.
Il primo disco dei Matt, mi riportava alla vita di 20 anni prima, quando ero ancora una adolescente alle prime uscite serali, le prime sbornie, le prime canne, tutte quelle normalità che in un film di solito trovo stucchevoli e banali, solo che in questo caso sono la mia vita e non quella di qualcun altro.
Per cui alla consuetudine del presente si aggiungeva la consuetudine della tranquillità di un passato che credevo riemergesse per confermarsi eterno.
Quel momento rappresenta oggi un ricordo bellissimo e fallace visto che di lì a poco io e Da. ci saremmo lasciati (cambia se preciso che sono stato lasciato e non ho lasciato?) e la sensazione di allora si impreziosisce di una finitezza che rende quell'illusione di eternità ancora più dolce.
Sono passati quattro anni da quel disco e da quel momento in macchina e stasera, riascoltando quell'album, mi chiedo che fine abbiano fatto i Matt e che fine abbia fatto la mia vita che da allora sembra incapace a proseguire riuscendo solo stentatamente a tornare a un passato che si intestardisce ogni giorno a sembrare presente mentre ferisce ogni giorno con cattiveria dicendomi sorridendo che non c'è più...

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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