31 ottobre 2011

quarto giorno di Festival

Questa domenica è stata un giorno parco di film, con un grosso buco all'ora di pranzo. Per cui ho deciso di trascurare il film della mattina Mon Pire Cauchemar (anche per dei rumors sulla sua bruttezza) e ho preso una pausa dopo due giorni di 6-film-6 al giorno...
Come primo film della giornata ho visto Poongsan (Korea del sud 2011) di Juhn Jai Hong assistente alla regia di Kim Ki-duk che lo ha scritto e prodotto. Poongsan è un fumetto senza occhio per il sociale incentrato a costruire dei personaggi tutti di un pezzo, i coreani del nord, comunisti, quelli de sud capitalisti, che si odiano non in base a convinzioni, sono poco più che degli slogan, ma solo perchè l'altro è il nemico in un gioco semplificatorio talmente spinto da lasciare senza fiato,  senza accorgersi che il vero male è la ferita inflitta alla Corea da una divisione innaturale. Così mentre spie del nord e del sud si combatto ridicolmente e mentre persone che si amano divise dal confine tra le due Coree muoiono senza vedere più l'amato bene, un personaggio misterioso (non sappiamo nulla di lui che non parla per tutto il film) quasi un supereroe, che sembra sopravvivere alle mine antiuomo e alle pallottole (ma alla fine morirà crivellato di colpi) porta messaggi e video alle coppie separate ormai anziane dall'una all'altra delle due coree attraversando magicamente la zona smilitarizzata. Per farlo si spoglia nudo e si mimetizza col fango (per non farsi beccare dai rivelatori di raggi infrarossi...). Lo stesso fanno le persone che conduce con sé.  Quando porta dal nord al sud la donna  giovane di una spia del nord passata al nemico se ne innamora ricambiato e diventa ricattabile per lei e costretto così a liberare spie invece che fare il messaggero d'amore. Quando la donna muore (squartata come un pesce dalle spie comuniste del nord che vogliono recuperare una collana di diamanti, segno di corruzione capitalista,  che il loro capo le ha fatto ingoiare), il nostro,  che viene chiamato Poongsan, dalla marca di sigarette che fuma continuamente, si vendica e rinchiude nella stessa stanza delle torture le spie del nord e del sud che lo hanno manipolato.  Riprende poi a fare la staffetta ma non è più lo stesso di prima e mentre si appresta a saltare con un giavellotto improvvisato la recinzione della zona smilitarizzata, viene crivellato di colpi mentre è ancora sospeso in aria.
Poongsan è un film niente affatto banale che seduce e incanta mentre mostra pur nel suo schematismo, ma è un tratto estetico voluto, l'assurdità di una rivalità dogmatica che ormai ha perso ogni sua ragioen di esere e che l'amore quello reciso da una divisione politica del paese quello che unisce nonostante tutto è l'unica ragione di vita, l'unica coordinata morale sopravvissuta a un mondo abbrutito e sadico. Un mondo fatto di uomini dove le donne sono svilite nella funzione di amanti o intrattenitrici da una cultura maschilista che accomuna comunisti a capitalisti, e dove solo le persone anziane, che Poongsan fa morire in pace mettendole  in contatto dopo anni di separazione politica, sembrano avere la percezione dell'artificiosità di una divisone che fa male non solo al Paese.


Project Nim è un documentario straziante sulle sorti dello scimpanzé Nim che negli anni '70, in seguito a un esperimento della Columbia University di New York, imparò la lingua dei segni e che quando, troppo cresciuto, divenne ingestibile, perchè pericoloso in quanto scimpanzè, venne rispedito nell'istituo dove era stato preso alla nascita dal quale per mancanza di fondi viene venduto ai vivisezionisti di stato. Solo l'intefevto di un avvocato impedì che almeno lui venisse impiegato come cavia. Nim finisce così in un centro di accoglienza per animali maltrattati ma lì rimane solo e isolato (essendo l'unico scimpanzé) finché uno dei sui ultimi custodi (che lo aveva conosciuto quando era tornato all'Istituto prima che venisse venduto) non riesce almeno a dargli compagnia. Muore nel 2000 all'età di 26 anni.
Il documentario, straordinario, è raccontato attarverso le persone che lo conobbero lo crebbero, accudirono, studiarono, insegnarono la lingua dei segni e anche dello scienziato che, comportandosi come un dio, ne decretò gloria (anche sui media) e decadenza, tramite delle interviste, di oggi, ai diretti interessati, sostenute da da fotografie cine-riprese e altri materiali dell'epoca dando al documentario la parvenza di un film con una storia che si sta volgnedo mentre la vediamo. Il documentario apre in realtà questioni pofondissime sulla mancanza di rispetto rispetto per le vite animali di cui Nim è stato vittima della superficialità crudele con cui prima è stato trattato da umano e poi rimesso in gabbia.

God bless America..
Ma il regista è inglese...
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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