23 agosto 2013

Scusate se parlo di pedofilia: sul "caso" del pedofilo ritornato nel condominio dove abita la sua vittima

Stavolta i fatti non sono noti perchè l'unica fonte che ho trovato sulla rete è l'articolo di Repubblica dal quale tutto è partito.

Gli altri si limitano a riproporre malamente quello scritto già male nell'articolo originale di Attilio Bozoni.

Dunque cave canem quel che riporto è inficiato dalla mancanza di fonti certe. Se qualcun* ne è a conoscenza, l* prego, mi evinca.

Un uomo che ha abusato di una bambina per 5 anni viene condannato a 3 anni di carcere. Condannato col rito abbreviato che decurta la pena di un 30%.


Oltre alla condanna viene imposto all'uomo un divieto di dimora, il che fa presumerne che la condanna non era a 3 anni di carcere ma di arresti domiciliari (l'articolo non lo dice lo evinco io da questo passaggio:
un giudice aveva ordinato il "divieto di dimora" del militare nell'appartamento che ha in affitto nel quartiere a nord di Roma "e nelle vie vicine". Lo "zio" Pino viola la disposizione giudiziaria e il provvedimento di "divieto di dimora" viene così esteso in tutto il Lazio "ad esclusione di Vitinia", dove lui ha una casa di proprietà.
Dunque sta agli arresti domiciliari a Vitinia? Ah saperlo!

Ora non si capisce per quali motivi l'uomo sia ricorso in Appello visto che le sentenze col rito abbreviato non consentono appello da parte del giudicato con poche eccezioni.

Altra mia ipotesi e se l'appello non riguarda la condanna ma il divieto di dimora?
Ah saperlo.

Comunque sia la corte d'appello revoca il divieto di dimora per cadute esigenze cautelari. 

Dunque l'uomo può tornare a vivere nello stesso stabile dove vive la sua vittima che oggi ha 13 anni.

L'articolo è incentrato proprio su questa incompatibilità morale.

L'uomo che ha abusato sessualmente della bambina (chiamato "zio" con le virgolette, oppure orco epiteti giudicanti che, sconcertantemente, ne mitiga il portato del gesto) non può tornare a vivere nello stesso stabile dove vive la sua vittima. Non per tema che gli abusi si possano ripetere (cosa che i giudici escludono) ma per la sua presenza lì, che impone la sua vista alla bambina, che riaprirebbe vecchie ferite.

Questo concetto non viene approfondito da un punto di vista giuridico o psicologico ma con un frasario da gossip, da giornalaccio scandalistico, fatto con così tanta superficialità da arrivare persino al ridicolo di contraddirsi:
Francesca se lo trova improvvisamente davanti. Poi comincia a sentire i rumori che hanno trasformato la sua vita di bambina in un inferno - la sedia a dondolo che si muove, la televisione accesa fino a tarda notte, i rintocchi dell'orologio a pendolo - e ritorna l'angoscia degli anni prima. Francesca si sente spiata. Le finestre al primo piano della casa del militare in pensione affacciano sul giardino della casa della bambina, il balcone dello "zio" Pino è proprio di fronte all'appartamento di Emilia. "Mi avevi promesso di mandare via l'uomo cattivo", grida alla madre.
Dunque i rumori che hanno trasformato la vita della bambina abusata non sono quelli indicibili legati agli atti sessuali che è stata costretta a subire, a quanto pare per anni, ma quelli, retorici, di una sedia a dondolo, di una tv accesa e di un orologio a cucù.

Rumori che, se davvero esistenti, la bambina deve avere continuato presumibilmente a sentire anche dopo l'arresto dell'uomo visto che nell'appartamento ha continuato ad abitare sua moglie Wanda.

Insomma un esercizio di retorica che non rispetta minimamente il vissuto della bambina 
nello stesso modo in cui si pretende che il ritorno del suo aggressore in casa, cioè nello stabile, faccia.
A proposito ma dove cribbio abita l'uomo?

Un piano più su.

abita proprio sopra il suo appartamento

Le finestre al primo piano della casa del militare in pensione affacciano sul giardino della casa della bambina, il balcone dello "zio" Pino è proprio di fronte all'appartamento di Emilia.
Insomma abita all'appartamento posto sopra quello della vittima o al piano superiore ma di fronte a quello della vittima?

E in questo caso come fa la bambina a sentire il rumore della sedia a dondolo se la sedia non si muove sopra il soffitto visto che l'appartamento è posto di fronte?

L'approssimazione dell'articolo (non mi soffermo sull'italiano PESSIMO con cui si riportano i dettagli della violenza subita dalla bambina) si riscontra anche in tutti gli altri articoli che riprendono la notizia (dove il vicino diventa davvero zio...) sia perchè se la fonte primaria è approssimativa è difficile che gli altri articoli non lo siano, sia per una vocazione al pressappochismo di tutta la stampa italiana che anche in questo caso dimostra di essere analfabeta e incapace di fornire un vero servizio informativo.

Ancora più gravi le affermazioni di Vincenzo Spadafora, Garante dell'infanzia riportate in un altro articolo sempre di Repubblica che, non mi stancherò mai di ripeterlo, il peggiore giornale nazionale italiano, che afferma nell'85 per cento dei casi è un vicino, un amico di famiglia, un parenti (sic).

Non so su quali statistiche Spadafora basi questa sua affermazione. Perchè nonostante la difficoltà di trovare dati certi sulla pedofilia in rete a me risulta, secondo il quaderno di telefono azzurro Pedofilia, che  tra gli adulti che abusano di minori ci siano i genitori al primo posto 

nella maggior parte dei casi gli abusi sessuali sono stati commessi da persone appartenenti al nucleo familiare: padri, madri, altri parenti, nonni, nuovi conviventi/coniugi, fratelli/sorelle. Solo il 15% circa riguarda soggetti estranei al/alla bambino/a.
Dunque vicini e amici sono il 15% e il dato statistico non ne giustifica la diluzione in quel generico 85% che mette insieme persone di origine diversa, perchè è chiaro che gli abusi sessuali su minori sono consumati in famiglia e non presso amici o estranei. Questo la dice lunga anche su tutti gli amici lgbt e non che adducono sempre la pedofilia dei preti che, se anche c'è, è una minoranza statistica rispetto i padri e le madri. Ma tant'è.

Spadafora non è l'unico esperto incompetente citato da Repubblica. In un terzo articolo viene citato Luigi Cancrini il celebre psichiatra di area PCI che nell'intervista pubblicata da Repubblica si  dimostra anche uno spassoso autore di fantascienza visto che descrive dinamiche che non conosce impotizzandole a partire da constatazioni secondarie:
"Sì, quell'uomo tornato a vivere nel palazzo non è guarito
ammesso e non concesso che la pedofilia sia una malattia lui che ne sa?
e con la sua presenza fa ripiombare la giovane in un incubo, anche perché ha un comportamento di palese controllo sadico e di vendetta nei confronti di lei che lo ha denunciato.
Di nuovo che ne sa? e badate che Spadafora non dice credo, è presumibile che... dice ha
Se fosse guarito le chiederebbe scusa e se ne andrebbe lontano.
ecco l'evidenza della sua mancata guarigione!!!
Un comportamento che consentirebbe alla minore di ritrovare la fiducia negli adulti che quando sbagliano lo capiscono e si comportano di conseguenza".
Dunque secondo Cancrini il pedofilo è un malato che sbaglia e se chiede scusa, puff! le violenze subite scompaiono. Delirante no?

Che la pedofilia sia una malattia è questione dubbia che, se vera, assolverebbe il pedofilo di ogni responsabilità. Se le mie azioni sono dettate da una malattia non vado in galera ma in manicomio. Non mi pare invece che nessun pedofilo sia stato assolto perchè incapace di intendere e volere.


Chi compie violenze e abusi sui minori o sulle donne non è malato è una persona normale che si comporta di conseguenza ai disvalori che coltiviamo in seno alla nostra società.
  
Quando Cancrini cita la legge belga in Belgio per esempio chi fa terapia ha diritto ha sconti di pena, si guarda bene dal dire che la terapia non è curativa ma si tratta della cosiddetta castrazione chimica, cioè l'assunzione volontaria di farmaci che reprimono la libido...

Poco importa la sofferenza vissuta da Francesca a prescindere, basta che il suo abusatore non le compaia più dinanzi agli occhi il resto, gli abusi, il loro ricordo, gli effetti nel presnete contano meno... 

Basta che l'abusatore le stia lontano dalla vista e che, almeno, chieda scusa!

L'importante è montare un caso su una sentenza che, dopo l'articolo di Repubblica, ha raccolto tanta indignazione, proteste e interrogazioni parlamentari (a camere chiuse per ferie...).

Siamo il solito popolo di pecoroni e pecorone pronti e pronte a indignarci  solo dietro suggerimento di qualcuno e mai per moto proprio...


bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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