18 gennaio 2008

Michel jonasz

Miochel Jonasz. No, non è conosciuto in Italia. O comunque i suoi dischi non sono distribuiti. E' attivo dalla fine degli anni '60, quando scrisse Comment te dire
adieu
a Françoise Hardy oltre che, Je voulais te dire que Je t'attend cantata anche dai Manhattan Transfer (con la vecchia formazione con Laurel Massè).



Io l'ho conosciuto grazie al mio amico Patrick, che è belga e non francese. Me ne stavo lì a sentire una canzone intitolata Tristesse. Avevo vent'anni. Dovevo essere l'incarnazione della gioa. Altro che tristezza.
Invece suonai quella assetta per tutta la primavera e quell'Agosto, quando ero a Parigi con Frances (quel mio primo viaggio durante il quale scoprii anche il caffè americano) ancora suonava imperterrita nel mio walkman.

Michel mi prende alle budella, me le torce e non le lascia più. Un cantautore poeta i cui testi sono superbi ma la cui musica riesce a tradurli in cascate emotive che risuonano a ogni accordo, a ogni arrangiamento,a ogni espressione della sua voce.



Certe emozioni più forti e più segrete, non perché proibite o private ma perché intimamente legate alla mia carne e al mio sangue sono legate al doppio filo della sua voce, da La fabuleuse histoire de Mister Swing a Le mal de toi, da Tic tac a Lucille...

Proprio Lucille è uno dei miei ultimi ricordi di felicità e di coppia con Dani. Si tornava da una cena fuori paese, era la fine dell'estate che ancora elargiva generosamente le sue serate calde e stellate. Nel cd della Yaris suonava Lucille e mi sembrava la colonna sonora ideale per quel momento. Dani conosceva la canzone ma non la apprezzava, non quanto me almeno. Anche se non me ne rendevo conto, in quel momento, anche se felice, ero solo, come lo sono sempre stato in sette anni di rapporto consolidato; solo pur se "seduto in mezzo ad un coro"...
La mia storia con Dani finiva solo pochi mesi dopo e da allora "non sono morto né guarito...".






bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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