6 gennaio 2013

Sui cori razzisti all'amichevole Pro Patria Milan contro Kevin-Prince Boateng.




Io di calcio non ne capisco niente.

Ho sempre creduto che le dinamiche di questo "sport" (le virgolette riguardano il fatto che i tifosi lo vedono e non lo fanno) abbiano come loro condizione naturale e spontanea la violenta discriminazione della tifoseria avversaria (basta il nome) e che tutto serve a insultare dalle famosa corna dell'arbitro ai cori razzisti alle uscite omofobe.

Che nessuno pensi che questi insulti siano fatti per offendere davvero il nero o il gay o il fedifrago ma siano percepiti come semplici insulti da maleducati la dice lunga sulla scarsa percezione che del razzismo e ogni altra forma di discriminazione (da quelle geografiche a quelle sull'orientamento sessuale) si ha nel nostro paese.

Le Norme organizzative interne della F.I.G.C. sono chiare, in ottemperanza alla legge Mancino,l'articolo 62 comma 6 dice
Il responsabile dell’ordine pubblico dello stadio, designato dal Ministero dell’Interno, il quale rileva uno o più striscioni esposti dai tifosi, cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria di cui al comma 3) costituenti fatto grave, ordina all’arbitro, anche per il tramite del quarto ufficiale di gara o dell’assistente dell’arbitro, di non iniziare o sospendere la gara.
Invece Giovedi scorso l'arbitro non ha segnalato i cori razzisti dei tifosi del Pro Patria, che imitavano i versi delle scimmie, contro i giocatori neri del Milan  Kevin-Prince Boateng e Montari, al responsabile dell’ordine pubblico dello stadio nonostante le ripetute segnalazioni dei giocatori del Milan e Boateng è stato lasciato da solo a decidere di ritirarsi dalla partita amichevole, seguito dagli 10 compagni di gioco. 


Abete,  presidente della F.I.G.C., nelle dichiarazioni rilasciate in una intervista sul IL SECOLO XIX di ieri,  nel giustificare la mancata sospensione di molte partite della serie A (quella giocata giovedì scorso era un'amichevole)  nonostante i cori razzisti si giustifica così

«Sospendere una (...) qualsiasi partita di serie A, significa mandare a casa decine di migliaia di persone, senza la certezza che tutti si siano davvero accorti di cosa stia accadendo.
Anzi spesso la procedura, sollecitata anche dai vertici Uefa, prevede che prima vengano lanciati messaggi che invitano a smetterla con quelle espressioni, pena sospensione della partita. È dimostrato che hanno un effetto deterrente.
Non spesso.
E' quello che Le Norme organizzative interne della F.I.G.C. prevedono sempre come riporta il comma 7 dell'articolo l'articolo
Il pubblico presente alla gara dovrà essere informato sui motivi del mancato inizio o della
sospensione con l’impianto di amplificazione sonora od altro mezzo adeguato, e verrà
immediatamente invitato a rimuovere lo striscione e/o a interrompere cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria di cui al comma 3) che hanno causato il provvedimento.
Insomma la gara a minimizzare questi episodi non è solamente del sindaco di Busto Arsizio o dei bustensi.

Arbitro,  delegato di polizia, la società non hanno mosso un dito lasciando Boateng solo in campo.

E l'elenco di episodi di razzismo negli stadi è lunghissimo.


Dallo striscione lungo trenta metri degli juventini contro i torinesi (Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto) sui caduti di Superga, anno 1949, ai ripetuti insulti ai morti dello stadio Heysel, ai veronesi che offendono Piermario Morosini, calciatore del Livorno morto per un arresto cardiaco a Pescara nello scorso campionato, per i milanisti che insultano Pessotto, ai cori antisemiti all'Olimpico dai tifosi laziali l'intero mondo del calcio è infestato da chi confondendo tifoseria e crimini d'odio dimostra come il calcio stesso sia da cancellare. Di come tutte le partie debano essere giocate a porte chiuse, senza spettatori.
E che i daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) non servono a nulla e colpiscono individuando solamente dei capri espiatori.Tutte le partite di campionato e non dovrebbero essere giocate senza spettatori per almeno un paio d'anni.

Ma la soluzione radicale sarebbe impedire qualunque forma di tifoseria che si basa sulla forza irrazionale di odio coltivando pregiudizi  e discriminazioni.
Un sostegno del branco che, ha ragione Fulvio Bianchi su Repubblica, la cui violenza c'è ovunque non solo in curva. Ma anche in tribuna vip (o tribuna stampa).


Invece mentre la magistratura e la polizia indagano su almeno altri 5 giovani tra i 20 e i 28 anni, tifosi abituali della Pro Patria con evidenti simpatia politiche per l’estrema destra ultradestra oltre al ventenne accusati di istigazione al razzismo e che sarà colpito anche da Daspo, i cittadini di Busto Arsizio tra cui il primo cittadino si sono schierati con i tifosi della Pro Patria ritenendo eccessiva la reazione di Boateng.



L'ANPI della città ha emesso un comunicato stampa nel quale si dice che

il gesto di alcuni ultras della pro pratria non è isolato, e che questi "tifosi" si sono resi protagonisti in precedenza di altri gesti ed azioni xenofobe. E non vi è chi non veda un legame forte e delineato che come un filo nero attraversa tutta la provincia ed arriva a toccare altri pericolosi estremismi presenti tra Milano, Como e Pavia.
La provincia insubrica vede 2 gruppi ultras tra i più pericolosi, perchè oltre agli "skins" di Busto Arsizio, il cui comportamento ha più volte comportato sanzioni pecuniaria alla società sportiva Pro Patria, non possiamo dimenticare i "blood and honour" varesini.
Ogni giorno nella nostra Provincia possiamo notare un passo verso un estremismo incontrollabile di natura razziale.
E non possiamo dimenticarci dei legami che questi gruppi mantengono con associazioni pseudo culturali e gruppi o movimenti politici.
Altro che casi isolati.
La tifoseria calcistica è un prolifico terreno di coltura per ogni forma di odio xenofobo e non solo.

Bisogna intervenire chirurgicamente a costo di cancellare questo sport inutile e  stramilionario dalla feccia pardon dalla faccia della terra.


Boateng oggi dichiara che non sa se resterà ancora in Italia a giocare e mentre in questo paese di fascisti di merda c'è chi ancora minimizza sull'episodio, Boateng è divenuto un simbolo internazionale di ribellione contro il bullismo xenofobo.

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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