13 ottobre 2009

Bocciata alla camera la proposta CONCIA contro l'omofobia

E pensare che c'è chi non era soddisfatto della legge perchP ribadisce  il paradigma securitario limitandosi a inasprire le pene ed a legittimare il Pacchetto sicurezza. (sic!) (vero facciamo breccia?). Infatti si è visto come è passata la legge.
Questo vizio di dichiararsi puri contro ogni compromesso ha portato già le sinistre fuori dal parlamento eppure c'è chi insiste ancora giocando sulla pelle di tante/i cittadine/i che non la pensano come loro, o che magari non si sentono di sinistra...



La "legge Concia" sull'omofobia è stata affossata alla Camera. La maggioranza ha votato l'incostituzionalità del provvedimento dopo essere stata sconfitta sul tentativo di rinviare tutto in commissione. La pregiudiziale di incostituzionalità, sollevata dall'Udc, ha ricevuto 285 voti favorevoli, 222 contrari e 13 astenuti. Decisione che ha aperto una scia di polemiche tra maggioranza e opposizione, ma anche nello stesso Pd.

Questa la successione dei fatti. Otto deputati del Pdl, in un testo congiunto, avevano espresso la loro disapprovazione per il testo, che vorrebbe introdurre l'aggravante della discriminazione sessuale per le aggressioni personali. Lega, Pdl e Udc avevano chiesto che il testo tornasse in commissione per una serie di "limature al testo". Ma la proposta non ha ottenuto la maggioranza alla Camera, che prosegue così l'esame del provvedimento. Contro il rinvio in Commissione giustizia hanno votato non solo i deputati di Pd e Idv, ma anche numerosi deputati del Pdl.

Poi la svolta. A sorpresa. Basta leggere la dichiarazione della stessa relatrice: "Mi vergogno di far parte di questo Parlamento". Anna Paola Concia esce furibonda dall'aula della Camera, che ha appena bocciato per incostituzionalità la proposta di legge sull'omofobia di cui la deputata Pd era relatrice che ne ha per tutti: il Pdl, che "ha detto bugie", ma anche per il suo gruppo, che "senza avvertirmi ha cambiato idea e ha votato contro la possibilità di tenere in vita questa legge con il suo ritorno in commissione".

In realtà - denunciano i parlamentari Pdl - era stato raggiunto un accordo "per rimediare ai vizi di costituzionalità della norma, rinviandola all'esame della commissione e arrivando in tempi brevissimi a riportare il testo in aula". Violato il patto, "anche noi abbiamo votato contro".

Una ricostruzione contestata dal segretario Pd Franceschini: "Il dato politico è che la destra e
l'Udc hanno affossato il provvedimento contro l'omofobia. Noi abbiamo votato contro il
rinvio perchè non ci è stato garantito dalla maggioranza un impegno su tempi". Polemica cui si aggiunge quella con la deputata Pd Binetti che ha votato insieme alla maggioranza, cosa che Franceschini commenta: "E' un problema, un signor problema".

I nove deputati del Pdl che hanno votato contro la pregiudiziale di costituzionalità sono ex membri di Alleanza Nazionale molto vicini al presidente della Camera Gianfranco Fini. Tra questi Italo Bocchino, Giuseppe Calderisi, Chiara Moroni, e Adolfo Urso. Nel Pdl si sono registrate anche dieci astensioni tra cui quelle dei ministri Elio Vito e Gianfranco Rotondi e della presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno.

(fonte La Repubblica)


Ma che bel Paese!!!!

Ripartiamo da qui...

...da questo editoriale, pubblicato sul manifesto di domenica, che ho trovato fortuitamente sull'8, mentre tornavo dall'Alcazar dove ho visto Ricky di François Ozon (il cinema mi piace sempre meno...):

TACI, ANZI PARLA di Gabriella Bonacchi
Erano state prudenti le organizzatrici dell'incontro di ieri a Roma su Sesso e politica nel post-patriarcato. Molto prima dell'inizio la Casa internazionale delle donne era così gremita da scatenare una corsa all'accaparramento di tutte le sedie. Non si viveva da tempo un'atmosfera così tesa e nello stesso tempo festosa: un accumulo di energie umane e politiche insieme memore del passato e in attesa di un non so quale futuro.
È un'alchimia che ricorda le tappe più significative del movimento delle donne. Dico «alchimia» per descrivere una pratica che, rispetto alle consolidate prassi della comunicazione politica e culturale, si è sempre collocata di traverso, cercando di cogliere ciò che a quelle prassi sfuggiva e sfugge.
Non che manchino insidie e trappole comunicative anche nel discorso pubblico tra donne. Come si è visto nel dibattito dei mesi scorsi su giornali e siti web. Il principale dispositivo da disinnescare è lo slogan, usato e abusato, del «silenzio delle donne», un silenzio da rompere, aggirare e cancellare, magari gettandosi - mani e cuore - nella piazza più grande della capitale d'Italia. Ma in tutta questa storia del sesso e del potere le donne non hanno affatto taciuto, anzi: dalle protagoniste in interiore hominis, fino a chi ha saputo ascoltare, interpretare e accogliere la loro sconvolgente denuncia. È un punto da ribadire con forza: dopo il femminismo non esistono più donne umiliate, condannate ad un umiliante silenzio. Abbiamo imparato da tempo a interpretare l'«obiezione della donna muta»: colei, ad esempio, che negli anni di piombo non parlava perché non trovava un linguaggio con cui esprimere la sua protesta.
E abbiamo imparato, da Carla Lonzi, che è «bello essere/ quello che si è/ anche se si è/ poco pochissimo/niente». Questo niente è molto più di quella «metà di niente» a cui Veronica Lario si è sentita ridotta dal marito/padrone/capo del governo. Non dimentichiamo che è da questa presa di parola che tutto è cominciato: prima della girandola di denunce e controdenunce, domande senza risposta e risposte sbagliate, atti mancati e lodi respinti al mittente.
È la singolarità delle protagoniste di questa intricata vicenda a mostrarci la vitalità del metodo inaugurato da Lonzi: ci sono ed esisto non «attraverso la ribellione e la partecipazione negativa», e neppure nei «gesti discostati dalla norma», bensì nel dialogo autentico con un'altra singolarità che mi assomigli. Ed è grazie alla pratica di relazioni tra donne singole che è stata spezzata la contrapposizione tra un io senza porte e un noi senza finestre. La stessa che ha paralizzato la nostra migliore tradizione politica.
Ci si è lasciati così, uomini e donne presenti all'incontro. Con la sensazione di trovarci di fronte a un «passaggio di esperienza» che manda definitivamente in soffitta le contrapposizioni - passività/attività, io/noi, silenzio/parola - del secolo scorso.

Leggiamolo e poi parliamone insieme....
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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