24 novembre 2006

Zia Clara, sei tu?!

Insomma, intanto la botta di …fortuna nell’essere in terza fila, in posti centralissimi, davanti due file ridotte e, dietro, la folla, così il concerto è come se Lori lo facesse solo per noi…

Solo per guardare Paolo e Markus, abbarbicati in galleria, mi volto e mi accorgo della folla che presenzia alla serata… (sulla cui composizione stendiamo un velo pietoso…) ma poi quando mi rigiro verso il palco me ne dimentico e il concerto si trasforma in una performance da camera per me, solo per me nient’altro che per me…

Ma il concerto non inizia! Sono già le 9 e 30 e pensare che io, da gran habituè dell’Auditorium, avevo pronosticato “inizierà alle 9 e venti, sono abbastanza puntuali qui…”.

Più passa il tempo e più mi sale una certa inquietudine, quasi come dovessi farlo io il concerto e m’immagino Loredana dietro le quinte, ubriaca, fatta di psicofarmaci, spaventata, incazzata nera, che disdice il concerto, tratta in malo modo i musicisti, urla, si strappa i capelli, piange, si dispera, perché è matta, è sola, disperata, come un cane, siamo sicuri che stia ancora parlando di lei?

Poi finalmente, come fossimo al cinema, le luci si abbassano e mentre la sala esplode in urla e applausi appare sul palco una donna dai grossi fianchi e dai seni prominenti. Mah… è possibile che sia ingrassata così tanto in tre settimane…? A “le invasioni barbariche” sembrava così magra… Inizia a cantare e la voce non sembra quella sua, mi guardo intorno e tutti gridano il suo nome, Daniele mi guarda con un’espressione sul viso che sembra dire “hai sentito quant’è brava?” ma io non la riconosco… Il sorriso sembra il suo ma è troppo serafica, troppo poco nervosa nel suo incedere per essere Loredana… e poi a chi somiglia? Ma sì, mi ricorda… e proprio uguale a…. Zia Clara! Sei tu?!?!? Se non fosse che è morta da due anni potrei anche crederci… Anzi più la guardo più mi sembra proprio lei. Zia Clara, la mia zia Clara che è tornata dall’aldilà per darmi l’opportunità di dirle che mi manca da morire e che ancora non mi capacito che non ci sia più e che senza di lei il mondo sia comunque andato avanti… E mentre mi commuovo per …l’impostrice, Loredana Bertè, quella vera, incede sul palco col suo passo sfrontato e nervoso, con la bocca mossa da un’impuntatura, un’idea testarda, da impunita… pare Mariù, la mia amica millantatrice di chissà quali capacità maieutiche che in realtà si chiude a riccio alla prima blanda e innocente osservazione nemmeno tanto critica che le fai (che sòla Mariù, il più gran bluff della mia vita e come mi ci avevi fatto credere…!!!)

Il teatro viene giù in un boato di contentezza (ma in quanti avevano pensato che l’impostrice fosse lei ?) mentre la mia inquietudine si placa perché il senso di realtà è stato ripristinato e la pseudoloredana declina le sue generalità, è Aida, la corista che segue Lori da almeno vent’anni… ma quanto è ingrassata mio dio! era una silfide… e Loredana si fida presto a cantare da sola senza il suo sostegno (ma che imbarazzo tutte quelle moine “vieni qui che forse non ce la faccio a cantare ‘ste note… ah, no ce la faccio… allora vai via, ma no rimani. Ma che fai sei ancora qui?!?!) e inizia un concerto di due ore e mezzo (Loredana canta persino Coccodrilli bianchi di Alberto Radius che tra il pubblico della sera son sicuro di essere il solo ad aver riconosciuto…mitico grande Radius!!!!) durante il quale …zia Clara fa letteralmente le parole cociate, Loredana conciona un po’ tra una canzone e un’altra ma canta proprio alla grande e io mi commuovo quando canta “Mi manchi” ma non per chi qualcuno crede mi sia commosso …… Poi usciamo fuori ed è già tardi e nessuno partecipa al mio spaghetto di mezzanotte io ci rimango un po’ male e lo spaghetto me lo faccio davvero da solo e il testo di amici non ne ho mi ritorna in mente e un po’ mi compatisco, ma poi cala il sonno, Cirillo ha freddo e si infila sotto le coperte e io mi addormento pensando a Loredana, a zia Clara e a questa vita da sigle che dura da troppo tempo per essere provvisoria, e che io a tanto lusso, a una casa così ordinata e grande tutta per me, a una vita stabile e calma proprio non riesco ad abituarmici, come se temessi che una volta datala per scontata mi possa venir tolta, ed ecco allora che ogni sera lo sguardo va ancora meravigliato alla casa vuota al corridoio che dà alla camera da pranzo, calma, solitaria e in ordine, come questa vita da quarantene che mi ritrovo a fare senza averla davvero voluta, che mi piace, mi sta bene e quasi mi fa paura dirlo, anche se, proprio come Loredana, amici non ne ho e Zia Clara son già due anni che non c’è più…

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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