11 luglio 2008

Fiction Fest take four

Tornare a casa prendendo due notturni, uno che ti porta a piazza Venezia, a una fermata dell'autobus "inesistente", perché il marciapiede è pieno di automobili parcheggiate, anche dove c'è la fermata, e ci sono macchine anche in doppia fila, quindi sei costretto a stare praticamente in mezzo alla strada, attentissimo alle macchine velocissime che si fiondano in un parcheggio libero, incuranti che tu stia lì ad aspettare l'autobus (ieri un ragazzo cingalese per poco non è stato travolto da una station-wagon che stava facendo retromarcia...) è un'esperienza che eviterei volentieri.
Comunque, visto che stanotte sono andato a dormire dopo le tre (arrivato a casa alle 2, ma non riesco ad andare subito a letto...) oggi ho deciso di non vedere niente la mattina (tanto non c'erano poi grandi cose...) e di andare direttamente il pomeriggio alle 16. Le proiezioni della mattina sono anteprime per la stampa, non aperte al pubblico. Le proiezioni per il pubblico iniziano alle 16: perché non una proiezione alle 15 o alle 14?
Non ho mai trovato la programmazione di un festival adatta a me, che forse non sono uno spettatore tipo, essendo capace di vedere anche 8 spettacoli al giorno, ma ho trovato la programmazione del Fiction Fest illogica e organizzata in sezioni che si ignorano l'un l'altra. Come se uno dovesse scegliere tra le varie sezioni e non potere vederle tutte. Pochissime repliche (e non evidenziate, bisogna cercarle a vista) a volte buchi di un'ora tra una proiezione e l'altra, a volte nemmeno 5 minuti di tempo .... Un disastro. Anche l'incompetenza fa parte del made in Italy...

La prima proiezione della giornata è L'arche de Babel (Francia/Italia, 2007) di Philippe Carrese, un tv-movie quasi didattico sull'Europa unita, di là da venire ("un domani tra i nostri paesi non ci saranno frontiere e la cultura potrà circolare liberamente"). Il film è ambientato nel 1940. al confine tra Italia e Francia, il giorno in cui l'Italia dichiara guerra alla Francia. In un deposito tra le Alpi in territorio francese si incontrano polacchi ebrei in fuga dalla Germania, Italiani comunisti che sperano di essere accolti dai compagni francesi, ebrei tedeschi, tutti diffidenti verso le culture altre, dal cibo ai comportamenti . Tra proverbi yiddish, diffidenze di un militare francese e un italiano infiltrato che, spacciatosi per pacifista, ha assassinato tutti gli italiani e francesi presenti nell'edificio (rima dell'arrivo degli altri...) il film ha un suo senso, una sua validità, come memoria storica e metafora del presente. Da far vedere nelle scuole per ragionare sull'idiozia del razzismo e del campanilismo, del nazismo e del fascismo italiano....

Alcune proiezioni sono con presenza in sala della giuria del Fiction Fest . Non so se le persone di cui vi sto parlando facciano davvero parte della giuria, ma erano accreditati, come me. Due ragazzi, molto giovani e molto effeminati, che in proiezioni precedenti avevano parlato tutto il tempo senza che nessuno si lamentasse. Armeggiavano anche col cellulare , mandando messaggi, vedendo foto, disturbando comunque la proiezione. Io, in quell'occasione, ero tropo distante per zittirli ma parlando a voce quasi normale li sentivo bene lo stesso e mi disturbavano (poi io ho un udito finissimo e mi dà fastidio anche il più impercettibile dei bisbiglii). Era strano che dicessi io loro di fare silenzio quando le persone più vicine non si lamentavano. Ma oggi qualcuno chiede loro di parlare sottovoce e i due, sfrontati, si giustificano dicendo che "stiamo commentando il film". Allora intervengo anche io e li zittisco definitivamente ("magari se non parlate proprio è meglio..." dico loro).
Uno dei due lo avevo incrociato ieri e, avendo tre cappelli (di quelli regalati come gadget, io non sono riuscito ad averne nemmeno uno) mi avvicino e gli chiedo dove lo aveva preso. Lui mi guarda diffidente e mi fa "perché?".
Capito il tipo? 25 anni non di più, frocio come il più trito dei cliché, e si sente già sto cazzo, divo, che può parlare perché lui commenta i film (per questo credo fosse della giuria) un bell'esempio di italiano (froceria a parte). Mi fa vomitare. MA troniamo ai film di oggi.

The Amazing Extraordinary friends è una serie tv neozelandese a basso budget per un target adolescenziale.
Racconta di alcuni ragazzi in una scuola superiore che trovano per caso dei costumi da supereroi che danno a chi li indossa speciali poteri e diventano degli eroi mascherati chiamati a combattere il male. Tono da commedia, ironia da sit-com, è una serie divertente e onesta che affronta non solamente tematiche sci-fi ma anche quelle legate ai problemi adolescenziali.

Serie cult in Nuova Zelanda che farebbe successo anche qui da noi. Per i soliti ritardi tra una proiezione e l'altra sono riuscito a vedere un episodio e mezzo ma tanto è bastato per familiarizzare con dei eprpsnaggi e un tono del raccnto che si ispirano chiaramente alla cultura visiva e non solo dei fumetti. Inutile dire che una cosa del genere in Italia ce la sognamo...














Bienvenue au village modèle è un documentario sul villaggio di Xuasi, vicino Shanghai, creato a scopo di propaganda negli anni sessanta come "villaggio modello", un laboratorio di comunismo felice e di produttività agricola. Dopo l'avvento di Deng Xiaoping e la conversione della Cina al capitalismo il villaggio è rimasto una vetrina nazionale, convertito al'industra, che ogni giorno riceve centinaia di turisti cinesi da tutto il Paese, monumento alla gloria del profitto comunista (sic!). I 1200 abitanti godono di un tenore di vita di vita molto superiore a quello di tutti gli altri, vivendo in case enormi "all'europea" e spendendo soldi non loro, lavorando come colletti bianchi nelle industrie che impiegano 35.000 operai che provengono dalle zone vicine. Ma questo non viene mostrato ai turisti... Tra nepotismo, alroparlanti disseminati ovunque che diffondono canzoni di propaganda che anche bambini di 8 anni conoscono a memoria, il documentario parla di un altro pianeta, alieno, eppure ancora abitato da esseri umani.
L'unico difetto di Bienvenue au village modèle è che se non si conosce la storia e la realtà cinesi il documentario non risulta molto chiaro... Difetto comune a molti altri documentari. Almeno ha il merito di indurti a saperne di più.

Alle 20 e 30 arriva il momento della fantascienza e il canale Sci-Fi di Fox (perché il Fiction Fest è poco più di una vetrina di quel che vedremo il prossimo autunno...) presenta in anteprima Terminator The Sarah Connorr Chronicle sequel che si colloca tra il secondo e il terzo film della saga di Terminator. Classica fantascienza americana ben girata, ben recitata, ma una fantascienza di routine, prevedibile, priva di emozione, una superplastica che piace alle nuove generazioni, immemori di quel che c'è stato prima.

Poi mi raggiunge Silvio, per assistere alla sfilata dello Stic, lo Star Trek Italian Club (e Silvio che credeva venissero gli attori...).

La sfilata si riduce a a una passerella di qualche nanosecondo (cogli l'attimo anche per fare le foto, come potete vedere...) .




















































Ne ho abbastanza della giornata e decido di tornare a casa con Silvio.Meglio vedere Buffy L'ammazzavampiri nella comodità del proprio letto...

Quando il comunismo fa rima con fascismo

Mercoledì 9, mentre io ero al Fiction Fest, i miei concittadini, più coscienziosi e meno frivoli di me, sono andati a manifestare il loro disappunto contro il governo Berlusconi (e l'Italia fascista) a piazza Navona, al No Cav Day, una manifestazione organizzata dall'Italia dei Valori di Di Pietro, senza l'appoggio del Pd (e solo questo era un incentivo ad andare...).

Tra gli interventi hanno fatto scalpore quelli di Sabina Guzzanti e Beppe Grillo (intervenuto in collegamento audio, o video, non ho capito bene) .
Sabina a un certo punto ha detto (lo potete sentire con le vostre orecchie vedendo il video qui sotto):
«A me non interessa la vita sessuale di Berlusconi, non sono una moralista; ma non può diventare ministro delle Pari Opportunità una che gli ha succhiato l'uccello». (fonte Il Messaggero).

Già in passato ho denunciato le argomentazioni maschiliste, antifemministe e misogine di chi, invece di criticare la ministro Carfagna con argomentazioni politiche, preferisce offendere, o sminuire, la persona. Ma che sia una donna a insinuare che Carfagna sia stata nominata ministro in seguito a una prestazione sessuale, delegittimando non già la ministro, ma direttamente la donna, è imperdonabile.
Non è una questione di linguaggio come adduce, sbagliando, su manifesto di ieri Marco Bascetta : "Dunque, forse, è di «galateo» che si intendeva parlare. Ma anche in questo caso non servirà rimestare nella critica delle «buone maniere» (delle quali i congressi di Rifondazione offrono un luminoso esempio) per concludere che con la politica c'entrano assai poco." (fonte il manifesto). E' una questione squisitamente politica.

Sabina Guzzanti pensa che Carfagna è diventata ministro in seguito a un favore sessuale. E non si indigna per la società maschilista che, se fosse vero, permette alle donne di accedere al potere solo in questo modo subalterno, ma, moralisticamente, dice che Carfagna non può fare il ministro se ha ottenuto quella carica grazie a una prestazione sessuale (non c'era bisogno di specificare quale, e non per educazione o pruderie, pippa, pompa o inculata, qualunque pratica sessuale se non segna l'incontro paritario tra due persone, ma è moneta di scambio, è sempre una forma di violenza, di umiliazione, di stupro subito da parte di chi vi è costretto, qualunque sia il sesso di chi concede favori sessuali. A Sabina Guzzanti non interessa però denunciare la pratica, l'abitudine, il maschilsimo, il sessimo, interessa solo sconfessare moralmente e dunque politicamente Carfagna.

Guzzanti pensa per luoghi comuni: quando una donna arriva a una posizione di potere non ci arriva mai perché se lo merita ma perché "l'ha data". Se poi non è brava non è la dimostrazione che è una raccomandata, una messa lì perché ha i giusti agganci politici, ma, di nuovo, anzi, vieppiù, perché l'ha data, anche a molti.
Se Carfagna fosse stata un uomo Sabina avrebbe parlato di raccomandazione, non di prestazione sessuale.
E' questo che mi fa indignare. Che Sabina, che si professa di sinistra, ha lo stesso immaginario, gli stessi valori di una persona di destra.

Sono disgustato da questo modo di ragionare. Se Carfagna fa schifo come ministro la si critichi per quello che fa o che non fa, per quel che dice o non dice, non si adduca che è una incompetente che è diventata ministro perché ha fatto un pompino (uno solo?!?! Quante persone dovrebbero essere ministro allora, e di entrambi i sessi!!!).

Che Sabina Guzzanti abbia le stesse idee della destra lo si capisce da alcune frasi dette riferendosi al papa. Invece di criticarlo, anche qui, per quel che dice e fa, preconizza che fra 20 anni il papa morirà e andrà all'inferno dove ci saranno due diavoli "frocissimi e attivissimi".
Evidentemente per Sabina, come per tanti uomini, di destra e di sinistra, prenderlo in culo è un gesto spregevole, un atto di umiliazione e di sconfitta (come si dice nel linguaggio colorito romano, maschilista e sessista: "che inculata che ho preso"; "Me lo sono inculato" per "che fregatura che ho preso" e "ho vinto io, mi sono vendicato"). Sabina non solo usa il sesso per offendere ma vede nel sesso delle gerarchie di valore che sono di destra.
Purtroppo Sabina rappresenta la dimostrazione di come la sinistra sia, in certi campi, molto simile alla destra e quello sessuale è il più evidente. Come la sinistra Sabina, invece di argomentazioni politiche, usa considerazioni a sfondo sessuale, perché non sa che altro dire.
Una sinistra così, come è sparita dal parlamento è bene che sparisca anche dalla vita pubblica del paese, lasciando il posto a chi, pur essendo antiberlsuconiano e contro le idee (sic!) del ministro Carfagna, è comunque di sinistra e non si abbasserebbe mai alle stesse considerazioni di destra su ruoli e pratiche sessuali.
Finché le argomentazioni critiche saranno maschilisticamente a sfondo sessuale non c'è una vera opposizione, Sabina e Fini sono della stessa pasta, entrambi pensano alla "donna di potere" allo stesso modo.

Col senno di poi sono contento di non essere andato al No Cav Day.
Sabina in realtà è un agente segreto di Berlusconi e del papa e ha regalato loro, su un piatto non d'argento ma di platino, lo status di vittime. Vittime di una satira maschilista, misogina, omofoba, disgustosa e vuota di politica.

SABINA VERGOGNATI!!!
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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