30 settembre 2011

Fiction fest, anche la quinta edizione è finita


E mentre vedere  due dei 6 episodi de I misteri di Lisbona, girato da Raoul Ruiz e tratto dal romanzo omonimo di Camillo de Castelo Branco pubblicato nel 1854, viene ancora più nostalgia per la sua morte e viene naturalmente voglia di vederne il resto (esiste già in dvd) - a ottobre la versione lunga di 6 ore (ne esiste anche una "corta" di oltre 4 ore, per il cinema) verrà trasmessa su ArtE - ora che anche questa edizione è finita devo riconoscere di avere visto dei prodotti di notevole fattura, non americani beninteso.

Mercoledì ho campeggiato nello Studio 3, la più scomoda sala del Fiction Fest (non ci sono poltrone ma sedie imbottite sulle quali, nel 2009, Silvio dormì letteralmente sdraiato su due di esse alla retrospettiva di Ruiz al Festival del film di Roma) ma quella che ho frequentato di più in assoluto perchè aveva la programmazione più interessante, tat'è che una delel curatrici notando la mia presenza già dal secondo giorno mi ha accolto come fossi uno di casa...). Solo giovedì ho messo piede nelle sale grandi, fino a mercoledì mi sono diviso tra teatro studio e studio 3.

Tre le proiezioni cui ho assistito mercoledì.

CASE HISTORIES (Regno Unito 2011) di Ashley Pharoah
è stata una vera e propria rivelazione, ambientata a Edimburgo, tratta dal romanzo omonimo di Kate Atkinson (in Italia pubblicato da Einaudi e già fuori catalogo) che vede l'investigatore privato Jackson Brodie, ex soldato e poliziotto, alle prese con più indagini contemporaneamente (oltre ai ricordi di infanzia quando sua sorella fu trovata uccisa...) con un cast d'eccezione (Jackson Brodie è interpretato da Jason Isaacs) e una qualità complessiva della serie (fato evidentemente anche dal romanzo da cui è tratta) davvero notevole. Particolare nella sua struttura narrativa che vede nuovi casi subentrare così, all'improvviso, svilupparsi in contemporanea, man mano che la storia procede il serial (sono puntate non episodi) si distingue da quelle made in Usa per l'umanità dei personaggi molto meno stereotipati e prevedibili.
Alla fine della proiezione una signora, fan di Kate Atkinson, ci ha dato lumi sul resto della trama (abbiamo visto solo due episodi) sulla scrittrice (scrive da tanti anni ma il successo è arrivato con questi romanzi gialli) sugli attori della serie e su dove leggere i romanzi, (alla biblioteca comunale Rispoli CHE LI HA ANCHE IN INGLESE!!!).
Un extra del tutto imprevisto ma molto gradito.

PARA VESTIR SANTOS Argentina 2010 di Daniel Barone è una serie Argentina incentrata su tre figlie che affrontano la morte improvvisa dell'anziana e dispotica madre. Un po' stereotipata nei tipi rappresentati dalle tre protagoniste ma niente affatto banale e con un piglio ironico femminile niente male. La vedremo (quando?) su La7 ma, doppiata, perderà in musicalità della lingua spagnola che nella versione argentina si colora di una luce tutta sua.


HATUFIM Israele 2011 di Gideon Raff
è il racconto intimista e dal punto di vista dei familiari del rientro in patria dopo 17anni di prigionia di due soldati israeliani rapiti e tenuti come ostaggi  (un terzo non ce l'ha fatta). Silenzi, flashback, allucinazioni (la sorella il cui fratello non ce l'ha fatta a tornare se lo immagina che ritorna come gli altri...) sensi di colpa (la moglie di uno dei due soldati si è risposata, col cognato, ma gli psicologi dell'esercito la costringono a fingere che sia ancora sua moglie...). Nel riabituarsi all'antico ménage familiare dei  flashback allucinati sulle torture e le sevizie subite negli anni (si sa gli arabi sono cattivi) disturbano il riavvicinamento tra ex prigionieri e familiari.
Una serie interessante, anche se manichea e tutta interna alla storia israeliana (che se non consoci non sai a cosa si riferisce). Una serie equilibrata, sobria, della quale gli stessi produttori statunitensi di 24 (la serie fascista e piena di terribili cliché contro gli arabi) hanno curato l'adattamento americano Homeland del quale vediamo un trailer nel quale succede tutto l'opposto di quanto visto nella serie originale: urla, generali e Presidente, spionaggio, spari, corse in automobile, insomma gli americani sono burini (quasi) sempre... Eppure al comando di Homeland c'è sempre Raff... Da ignorare quella americana e sperare in una versione almeno sottotitolata in inglese per quella originale israeliana.

 Ieri, giovedì, ultimo giorno di festival ho visto

EPISODES (Regno Unito 2011) di  David Crane e Jeffrey Klarik
Una serie esilarante che racconta dei due autori di una serie british di successo invitati a farne un adattamento a Los Angeles e delle loro disavventure culturali, tra mezze bugie del produttore, allo staff che lo idolatra come un guru, alle imposizioni di cast (Matt leBlanc, che interpreta se stesso che sostituisce l'attore della serie originale Richard Grifiths (sì quel Richard Griffiths) anch'egli che interpreta se stesso. Uma serie esilarante, che mostra difetti e idiosincrasie die ntrambe le culture, con delel battute indimenticabili. Una serie da vedere esclusivamente in inglese (anche per apprezzare la bravura di Griffiths, che, provinato nonostante la sua fama per un capriccio del produttore, ridice le stesse battute prima in english e poi in american english. Si ride, tanto, e si impara, molto sul dorato mondo di hollywood.

Direttamente dal festival di Venezia il documentario 
SCHUBERTH – L’ATELIER DELLA DOLCE VITA (Italia 2011, 37’) di Antonello Sarno che si basa su una formidabile ricerca d'archivio (soprattutto cinegiornali) oltre che di interviste ad hoc (a Gina Lollobrigida, Sophia Loren, più giornalisti e addetti del mondo della moda) per raccontarci di Emilio Schuberth (Napoli, 1904 – Roma, 1972) il primo sarto italiano a creare la figura professionale dello stiliosta di moda. Il padre di tutta la moda italiana che si è imposto negli anni 50 e 60 (muore nel 72 senza lasciare eredi professionali).
La prima parte del documentario ce lo descrive come genio dell'abito, ricercatissimo da tutte le dive di hollywood e non solo (tanto che in qualche partecipazione di matrimonio si specificava che la sposa indosserà un abito di Schuberth). Si parla di una figlia (che nelle immagini del cinegiornale il giorno del suo matrimonio sembra Maria Stuarda accompagnata alla ghigliottina) ma non di una moglie o di una madre della ragazza. Poi, all'improvviso si racconta della sua omosessualità (ce la introduce Manuel De Sica ricordando di come glielo indicò suo padre Vittorio: quello è un sarto pederasta ma una persona molto intelligente sai?
Il documentario allora ci mostra i commenti feroci e nazisti dei cinegiornali che sfottevano Schuberth per la sua effeminatezza in una maniera che fa venire voglia dimettere mano al bazooka. Nessuno dei grossi nomi intervistati accenna alla discriminazione di Schuberth per la propria omosessualità (Sophia e Gina in testa). Solo un signore ormai anziano, del quale non ricordo il nome, magari un pezzo grosso della moda ma sapete che io mi copro non mi vesto, parla fermamente dei maschi etero che controllavano la cultura italiana negli anni 50... Shciberth non si nascondeva e questo dava fastidio all'establishment, indossava anelli che coprivano due dita, braccialetti mai visti al polso di un uomo, portava il classico baboncino sotto braccio e anche se sbeffeggiato non era ignorato. Ci sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più sulla sua vita privata e non per curiosità pettegola ma per scoprire che oltre ad essere una checca (Mi creda maestro - dice Manuel avrebbe detto Schuberth a suo padre Vittorio - il terzo sesso esiste, esiste!)  era una persona con dei sentimenti e una vita affettiva (per tacere della figlia e della moglie di cui non sappiamo nulla).
Insomma un documentario interessante ma che sull'argomento omosessualità non riesce ad andare fino in fondo anche se, dato il clima italiano, bisogna riconoscere il coraggio di averlo affrontato denunciando la discriminazione dei cinegiornali dell'epoca. A emergere oltre le discriminazioni sono la sua fama e i suoi vestiti, davvero splendidi.

La sorpresa finali (sempre a Studio 3)  è una web serie, una serie cioè pensata e prodotta per il web THE CONFESSION (Usa, 2011) di Brad Mirman con due attori d'eccezione, Kiefer Sutherland e John Hurt, che in 10 brevi puntate per 63 minuti complessivi racconta di un killer che si confessa con un prete.


Degna chiusa (il web) per una mostra dedicata alla fiction tv. D0ltornde oggi chi guarda più la tv? Guardiamo tutto in streaming, sul web. L'organizzatrice della programmazione di Studio 3 mi ha salutato calorosamente con un "al prossimo anno!" spero davvero ci sarà una sesta edizione di Fiction Fest che tra mille ambiguità e difetti offre la possibilità di vedere perle del piccolo schermo e anche della ragnatela informatica...

Terranova: premiere tiepida.

Leggo su sito fantascienza.com che il pilot di Terranova, trasmesso negli States il 26 settembre non ha avuto uno share soddisfacente:
Il numero totale di spettatori è stato di 9 milioni 91 mila nella prima mezz'ora, scesi poi a 8 milioni 929 mila nella seconda e nell'ambita fascia 18-49 anni il punteggio è stato di 3,0 punti, che non sono un gran risultato per un primo episodio in generale e ancora meno per un telefilm che aveva un hype così elevato.
Il  pilot è costato 20 milioni di dollari (davvero buttati nel cesso dati gli standard davvero scadenti) e altri soldi sono stati spesi visto che, nello stesso articolo si legge che sono stati realizzati direttamente 13 episodi per compensare gli alti costi di realizzazione dei set. Quindi se tutto va bene la serie verrà presto cancellata e ci sarà un telefilm di merda in meno nell'etere.
Evidentemente il pubblico americano è meno stupido di quanto Spielberg e compari credono. 
Esiste un po' di giustizia almeno nel mondo delle fiction!


29 settembre 2011

Se questo è un uomo: Ferrara, l'aborto, la procreazione assistita e la critica di Bagnasco a Berlusconi

Nel dibattito sul comportamento (im)morale di Berlusconi, dove nessun si muove per buttare davvero a calci in culo fuori da palazzo Chigi quel satrapo mafioso e omofobo e dove tutti, di un provincialismo che nemmeno negli anni 50, squittiscono di gioia perchè un altro omofobo, oscurantista, misoneista, misogino, nazista, patriarcale  e reazionario come Bagnasco dice due paroline due (comportamenti licenziosi...), innocue e blandissime, su Berlsuconi, Ferrara, quello che ha scommesso, e perso, tutta la sua credibilità alle ultime politiche cavalcando la crociata anti aborto, lui che è uomo e che dunque prende decisioni che mai riguardereanno il corpo suo o di uomini come lui, è intervenuto in difesa del satrapo con la classica argomentazione che invece di mettere in discussione la critica che gli viene mossa, visto che di argomentazioni non ce ne sono, mette in discussione direttamente chi la critica la fa.
Cosa dice l'antiabortista?
Che quelli che, al di là della Chiesa che si sa, criticano lo psiconano sono gli stessi che vogliono mettere i preservativi nelle scuole così che una bambina minorenne possa prelevarlo e usarlo pagandolo un euro. E poi, se capita l'incidente di procreare un figlio  si può sempre abortire, anche in un clima di sordità morale.
Come se il profilattico servisse solo come contraccettivo, come se non proteggesse dall'HIV e altre malattie a trasmissione sessuale, come se solo le bambine ne facessero uso e non gli uomini, magari adulti, che vanno con le minorenni, proprio come Berlsuconi e tanti tantissimi altri italiani.
Come se i contagi hiv tra giovanissimi nel nostro paese non fossero in aumento.
Non pago accusa chi ricorre alla procreazione assistita come a gente che un figlio invece di farlo se lo vuole costruire scegliendo magari il sesso o il colore dei capelli, spacciando per questi i motivi per cui  si compie l'analisi pre-impianto (vietata dalla Legge 40 e reintrodotta dalla magistratura che ha considerato illegittima quella norma).
L'analisi pre-impianto riguarda il controllo dell'ovocita fecondato per la ricerca di anomalie cromosomiche che possono aumentare data la tecnologia imperfetta con cui si fa l'inseminazione in vitro. Una delle malformazioni cromosomiche che si controllano con l'analisi pre-impianto (decidendo dunque di non inserire in utero l'ovocita in questione, evitando così, come prevedeva la legge, un aborto in caso di rilevamento dell'anomalia post impianto) è la sindrome di Patau alcune delle principali caratteristiche della quale sono:
ritardo di crescita,
grave ritardo mentale,
malformazioni multiple: difetti cranio-facciali e malformazioni oculari, polidattilia (presenza di dita sovrannumerarie), cardiopatia, anomalie renali.
La sindrome di Patau comporta morte prematura e solo eccezionalmente si ha il raggiungimento dell’età adulta.Altro che sesso del nascituro o colore dei capelli!
Adesso se Ferrara deve mentire in maniera così disgustosa e offensiva di tutte le coppie che si sottopongono a procreazione assistita perchè vogliono avere un figlio ma hanno difficoltà, è perchè la sua pozione maschilista patriarcale e reazionaria non ha modo di essere altrimenti.
Le menzogne di Ferarra sono la prima dimostrazione dell'inesistenza delle sue posizioni. Cinondimeno il fatto che Ferrara posa vomitare la sua spazzatura nelle case degli italiani subito dopo l'edizione serale del TG1 (il programmma è Qui radio Londra spacciato come approfodnimento di informazione) è un fatto inaudito che succede solo in Italia, e nei paese con regimi dittatoriali. IN un apese democratico le donne (e non solo) avrebbero dovuto irrompere nello studio cacciando a calci in culo un disinformatore come Ferrara). Invece tutto va ben alla madama marchesa e le nostre case continuano a riempirsi di merda.
E pensare che negli anni di piombo si gambizzava per molto meno...


27 settembre 2011

Fiction Fest: Ruiz è morto, purtroppo Spielberg no.





Terranova (Usa, 2011), nuova produzione spielberghiana (e non solo, ci sono anche due nomi noti all'universo Trek Renée Echevarria e Brannon Braga) ha tutti i difetti delle fiction USA contemporanee e nessun pregio. Gli effetti speciali inesistenti. La sequenza d'apertura, che mostra una Terra nel 2149 desertificata dallo spazio è finta lontano un miglio. La tecnologia permette i viaggi nel tempo ma le automobili (sebbene elettriche) sono spaventosamente identiche a quelle del 2011 (parlo dei mezzi di trasporto militari, non quelle civili). Il protagonista è un poliziotto e il nuovo mondo (che è il nostro Pianeta 85 milioni di anni nel passato) è governato dai militari. I personaggi sono sessisti quasi a livelli comici. Lui, imprigionato per resistenza a pubblico ufficiale (volevano portargli via la figlioletta abusiva, nella Terra del futuro sono permessi solo due figli a famiglia...) ha il cipiglio da machio, mentre la figlia si sdilinquisce per il bonazzo di turno e il figlio per la bonazza di turno (sarà stata lei a convincerlo lo giustifica il padre quando lasciarono il recinto del nuovo insediamento umano...). Sì vivono in un recinto perché fuori ci sono i dinosauri (e gli pterodattili?)) Il capo fronteggia viso a viso un rettile cattivone mitra alla mano (si sa anche le armi sono le stesse di oggi... tranne dei cannoni sonici...) e decide da solo chi fa cosa (sicurezza, contadino...). Solo l'ospedale è ipertecnologico, ma non si capisce dove si riforniscano di medicine, è di munizioni, o di batterie di ricambio, visto che nell'insediamento tranne alcune pale per l'energica eolica non ci sono fabbriche (inquinanti come quelle della terra morente...). Evidentemente ricevono rifornimenti dalla Terra del futuro. Bella soluzione di dipendenza visto che la Terra sta morendo... Ci sono anche i cattivi umani, separati dall'insediamento (non si capisce per quale motivo, ah questi ribelli!) il cui capo è un donnone nero superfigone, la versione giovane di Tina Turner in Mad Max). Insomma una puttanata megagalattica che offende la cultura e la sensibilità di noi europei e che solo a quei cerebrolesi degli americani può piacere o essere proposta come serie della tv contemporanea. Fascista e patriarcale come sempre, peggio di sempre, Spielberg immagina una società futura in cui le suddivisioni dei ruoli siano ancora quelli sessisti di oggi e ci ammannisce un mondo di speranza dove i dinosauri vengono colpiti da pallottole (che miracolosamente sembrano non ucciderli) dove c'è un capo ed è militare e nulla viene collettivizzato. Un incubo fascista da rispedire al mittente. Spielberg è artisticamente morto e se non ha più nulla da dire stia zitto e non ci importuni con i suoi incubi senili patriarcali. Terranova, se la consoci la eviti.
Stasera l'anteprima di gala (l'anteprima per la stampa c'è stata alle 14 e 30) in sala Sinopoli sarà per tutti una sorpresa, sul programma la durata del pilota è riportata di 60 minuti, mentre ne dura in realtà 90...
Di The Killing, versione americana di una fortunata serie danese Forbrydelsen non c'è davvero nlla da dire. Inesistente, noiosa, con situazioni già viste un miliardo di volte, lenta (secondo quel nuovo stile detto slow burning...) con una protagonista inespressiva e, unica sorpresa, una invecchia8ta ma ancora bellissima Michelle Forbes (Guardiamarina Ro in TNG). Molto meglio la serie originale (della quale abbiamo visto il primo episodio della seconda stagione) che ha il pregio di raccontare i fatti con un occhio non americano, non standardizzato e con dei personaggi umani e degli attori che possono dirsi tali.
Mentre scrivo attendo di vedere l'ultima fatica di Ruiz scomparso il 19 dello scorso mese...


26 settembre 2011

Fiction Fest 2011 day one








Più che problemi di soldi (non credo che l'auditorium come struttura costi meno del cinema Adriano) il problema era il restyling politico. Cancellare la gestione degli anni passati, la collocazione a Luglio (idea felicissima con i giovani, quelli che guardano le fiction, senza scuola, in pieno clima vacanziero) l'attenzione per i documentari (già tolti dalla precedente edizione per motivi di budget, tiro a indovinare) l'attenzione per le fiction non anglofone (niente nord Europa, niente Francia, niente Spagna) e non occidentali (scarsissime le presenze asiatiche, africane) nuova sigla del festival (dopo quella rimasta immutata per tutte le precedenti edizioni) che non è più un festival a sé ma una creatura della regione Lazio, con le pubblicità che ribadiscono che tutte le proiezioni sono gratuite, come è sempre stato..., il Fiction Fest dell'era Polverini è  una bella confezione (la location lo rende simile al Festival del Film) ma scarno di contenuti.
Poche le proiezioni, pochissime le anteprime per la stampa, privilegio assoluto alle fiction italiane, coinvolgimento delle scuole in maniera antididattica (le scuole vengono all'auditorium della Conciliazione a vedere i Cesaroni, campione del luogo comune sessista, maschilista e omofobo):  di questo Fiction Fest si poteva anche fare a meno. Non che l'idea di fondo, voluta da Marrazzo, fosse una cosa di sinistra: il sostegno alle industrie e non ai cittadini (qui sminuiti a meri consumatori) è una politica, legittimissima, di destra, almeno negli altri paesi europei. In Italia il massimo della cultura a sinistra è questa, la destra, come la compagine governativa, ha di cultura la stessa idea che aveva Goebbels.
Quindi una scelta audace quella di Polverini (ma bisogna vedere se l'anno prossimo il fiction fest ci sarà ancora...) che la mette in linea con le destre europee:  si aiuta l'industria della fiction con un festival che è una vetrina di quel che vedremo nei prossimi mesi (o l'anno prossimo...) un ausilio non ai cittadini (che pure pagano con le loro tasse i fondi stanziati dalla Regione) ma all'industria, senza fornire ai consumatori uno straccio di strumento critico per restituire loro la dignità di cittadini\spettatori critici.
Eppure in tanta desolazione, sapendo dribblare tra le scarse offerte del programma, qualche chicca la si trova anche in questa quinta edizione.

Tre le fiction che ho visto ieri, dribblando tra un TUTTI PAZZI PER AMORE 3, AREA PARADISO e UN NATALE PER DUE c'è stato sono SWORD HEROES’ FATE (Cina, 2011) in anteprima mondiale, dato che il pilota non è stato ancora trasmesso nemmeno in patria, una SF ambientata nel 2030 dove viene introdotto sul mercato un gioco online chiamato JX003 il quale,  utilizzando sensori speciali,  consente ai giocatori di entrare nella realtà virtuale come fosse un mondo reale, ricordate Matrix o, più pertinente, eXistenZ di Croneberg, (entrambi del 1999)? Solo che qui il collegamento è meno cruento.

Il mondo in cui si entra è quello delle antiche famiglie cinesi. Sullo sfondo amori sofferti, ragazze che ancora non vengono chieste in sposa, e giovani hacker che si introducono nel gioco senza averne l'autorizzazione. Una serie interessante che vedremo sul canale Babel che mostra le fiction dei paesi da cui provengono i migranti residenti in Italia. Un canale su piattaforma sky da tenere d'occhio.

E stata poi la volta del pilota di una serie fantastica, OFFSPRING (Australia, 2010) di Kate Dennis, Debra Oswald. Gli Australiani hanno una sensibilità e una cultra europee. Il pilota (nato come film tv e poi diventato serie) racconta di Nina, ostetrica trentenne, e del suo arduo tentativo di conciliare una famiglia stravagante, un ex-marito bombarolo (per lavoro) vendicativo e la ricerca di una vita affettiva (altrimenti meglio fantasticare). Tra flashback, voice over, versioni alterative di eventi (tra quello reale e quello fantasticato) una serie capace di affrontare in maniera non superficiale temi anche seri (la paternità senile del padre della protagonista, che ha messo incinta una ex collega di lavoro della protagonista) o affrontare in maniera ironica ma non autocelebrativa i problemi di sempre (perchè non ho una storia? Cosa c'è in me che non va?). Insomma non si vive di sola fiction americana, per fortuna!

Infine ho visto solo uno dei due episodi di 4PLAY: SEX TIPS FOR GIRLS (Sud Africa 2010) quasi una sit-com (ma senza le risate pre-registrate) ambientata in un salone di bellezza di Johannesburg dove il sesso promiscuo è visto dal punto di vista femminile striclty black. Bei personaggi, bellissime attrici per una serie da seguire, sempre su Babel.

Va detto che le due proiezioni sono state seguite da un pubblico esiguo (sopratutto Offsprings, eravamo in sei) perchè tutti provincialmente alla proiezione di ONCE UPON A TIME (Usa, 2011) La storia di Biancaneve rivista da J.J. Abrahama pubblicizzata in maniera simpatica da delle belle ragazze che regalavano a tutti un invito per la proiezione e una bella mela da mangiare seguita dall'irrinunciabile anteprima di
REVENGE (Usa, 2011) di Phillip Noyce (sì, proprio quello de Il Collezionista di Ossa) con Madeleine Stowe.
Ma dico io se tanto quste serie le rivedremo in tv non èmeglio privilegiare quello meno noto? No,eh?.


5 settembre 2011

Sciopero generale del 6 settembre: un paese due diversi cortei


Il governo dopo aver messo il paese in ginocchio prende tutti a schiaffi in faccia e i sindacati organizzano uno sciopero generale ma non sanno fare di meglio che proporre due cortei.
Uno, della cgil che parte da Piazza dei Cinquecento (ang.via Cavour).) e l'altro delle Unioni sindacali di base usb (come le porte dei nostri pc...) che parte da Largo Corrado Ricci (Fori Imperiali, ang.via Cavour).

Adesso va bene che ho la ciccia per dividermi in due ma non avendo ancora il dono dell'ubiquità perchè i sindacati devono dividersi e invece di marciare uniti e compatti si dividono in due cortei?

Quand'è che la responsabilità prevarrà sul senso di appartenenza e sui distinguo politici?

Certo la firma con confindustria del 28 giugno della CGIL è stato un errore madornale e ingiustificabile ma che USB decida di marciare separatamente perchè non condivide le motivazioni di CGIL allo sciopero dimostrano un personalismo politico discutibile e fuori dal mondo. Secondo gli stessi standard da partito comunista di una volta una posizione che pecca di individualismo borghese.

Alcune delle rivendicazioni di USB non hanno alcuna spendibilità politica concreta nel senso che quel che chiedono (ammesso e non concesso che siano giuste e questo è tutto da dimostrare)  è irraggiungibile e controproducente per il paese:

sganciare l’Italia dalla morsa della speculazione finanziaria, e dai diktat dell’Europa Unita.

CONTRO
•  la manovra del governo imposta dall’Unione Europea, dalle banche e dai mercati finanziari
•  l’evasione/elusione fiscale, la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, le privatizzazioni e le liberalizzazioni, la soppressioni delle festività laiche del 25 Aprile e 1 Maggio
PER
•  la cancellazione del debito, il blocco delle spese militari, la nazionalizzazione delle banche e delle imprese strategiche per il paese
•  la difesa dei diritti di tutti i lavoratori e per la regolarizzazione generalizzata dei migranti la difesa del contratto nazionale, lo sblocco del rinnovo dei contratti
•  l’istituzione del reddito sociale, la fine della precarietà, il diritto al lavoro stabile e alla casa
•  una legge democratica e pluralista sulla rappresentanza sindacale, per la democrazia sui posti di lavoro.
Le richieste in neretto (neretto mio) o sono inapplicabili (non credo che fuori dall'Europa l'Italia starebbe meglio, la usb dimentica le leggi europee che tengono l'italia nel consesso democratico molto più di quanto non farebbero i cittadini italiani da soli, sindacati compresi) o sono controproducenti.
La nazionalizzazione delle banche è inapplicabile visto il trattato di Schengen...
In ogni caso anche se l'Italia unilateralmente nazionalizzasse uscendo dalla comunità europea le banche multinazionali rimarrebbero in piedi nel resto d'Europa.
Cui prodest allora?
Il socialismo in un solo paese è fallito. Possibile che questi nostalgici comunardi (basta vedere il manifesto...) dalla storia non imparino mai nulla?
Fine della precarietà, diritto al lavoro stabile e alla casa SONO SLOGAN vuoti di qualunque progettualità politica. 
Non basta dichiararsi contro bisogna anche proporre come superare il problema.

Per contro ecco le richieste della CGIL:
• Un piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e contributiva
• Un’imposta straordinaria sui grandi immobili  e  una  ordinaria  sulle  grandi  ricchezze.
Perché i sacrifici non possono colpire sempre i lavoratori  e  i  pensionati:  devono  pagare  coloro che hanno di più e che non pagano mai.
•  il  dimezzamento  del  numero  dei  Parlamentari e la riorganizzazione davvero federale di tutte le istituzioni
• la qualificazione dei servizi pubblici e la valorizzazione del Patrimonio Pubblico.
Perché l’efficienza della PA non deve ridurre gli spazi di democrazia e cancellare welfare e previdenza per motivi di cassa.
• la difesa dell’iniziativa contrattuale del sindacato e la soppressione degli articoli che violano il ccnl, lo statuto dei lavoratori  e  convalidano  retroattivamente  gli accordi separati alla fiat
• la tutela dei diritti dei disabili Perché la cancellazione dei diritti sindacali e delle persone non produce né stabilità né crescita.
• il ripristino delle festività civili del 25 aprile, del primo maggio e della festa della repubblica
Perché la coesione nazionale e l’identità del lavoro sono un valore che non può essere disperso.
Ora chiedo a USB con quale faccia venite a scioperare separatamente perchè non condividete le motivazioni di CGIL allo sciopero?
Siete fuori dal mondo, con degli strumenti politici vecchi di 40 anni e lo spessore culturale di un foglio di carta copiativa.



Oggi il paese ha bisogno della stessa unione nazionale dei tempi della resistenza.

I fascisti e i nazisti da cacciare via sono storicamente culturalmente  ideologicamente gli stessi.
Perché lo capisco io e non lo capiscono i nostri sindacati?


Non condivido le motivazioni di USB per marciare separatamente dalla CGIL (o qualunque altra sigla sindacale che marcia in protesta per la manovra finanziaria).
Basta poi vedere i manifesti nazionali per lo sciopero pensati da USB per capire che le loro motivazioni non hanno nulla a che fare con la contingenza ma con un culto per le la storia esclusivamente declinato al passato, dimenticando che la storia è anche il presente anzi è soprattutto il presente perchè la storia la facciamo qui e ora modificando il futuro in base alle decisioni di adesso.

Intanto domani marceremo separati, facendo così un favore al peggiore governo che il paese abbia mai avuto...



Il corteo della CGIL l'unico che vale davvero la pena di seguire  passerà per via Cavour, sfiorerà la Basilica di Santa Maria Maggiore, per proseguire su via Merulana, via Labicana, via Celio e concludersi verso le ore 11 nei pressi del Colosseo, vicino all'Arco di Costantino, con il comizio del Segretario Generale CGIL, Susanna Camusso.



4 settembre 2011

Vladimir Luxuria, la contestazione subita e il pressappochismo di Qui Como

Vladimir Luxuria è stata oggetto di contestazione di alcuni militanti di Forza Nuova. Mentre si trovava a Como al  festival Parolario nella sala di Villa Olmo per presentare Eldorado il suo ultimo libro che sta riscuotendo tanto successo, un gruppo di militanti  di  Forza ha interrotto la presentazione dispiegando degli striscioni coi simboli dell'organizzazione e con parole discriminatorie come "pervertiti". I contestatori sono stati subito fatti uscire dalla sala da agenti della Digos come si nota nel filmato. La contestazione è durata una quarantina di secondi.



Nel riportare la notizia Qui Como (suo il video che è stato ripreso anche da Repubblica)
così commenta l'accaduto.

(...)
La contestazione a Vladimir Luxuria non è certo la prima nella storia della rassegna culturale Parolario. L’anno scorso il 31 agosto si assistette a una contestazione e protesta asprissima contro il senatore Marcello Dell’Utri che doveva parlare dei diari, veri o presunti che siano, di Mussolini. La protesta gli impedì di parlare e lui fu cacciato da piazza Cavour, dove si teneva Parolario nel 2010.


Intanto i diari sono clamorosamente un falso.

E questo è stato assodato almeno dal 2005 quando lo stesso Emilio gentile afferma che le agende presentate da Dell'Utri sono un bluff come riporta l'Espresso in un articolo del 2007.
Quindi ben prima del 30 agosto 2010 (non 31 come riportato da Qui Como) quando Dell'Utri doveva parlarne. Quindi pura Fuffa. Altro che veri o presunti che siano. Per un festival di letteratura  una défaillance davvero imperdonabile.

Ma quel che più sorprende nell'articolo di qui Como è il paragone tra i due eventi che vengono accomunati perchè si tratta in entrambi i casi di una contestazione fatta al personaggio ospitato.
Certo questo è un modo di presentare la cosa, che così presentata nasconde le profonde differenze sulla natura e le modalità della contestazione.

Eldorado il romanzo di Vladimir Luxuria, racconta la storia di un omosessuale di Foggia trasferitosi a Milano che ricorda gli anni della sua gioventù quando viveva a viveva a Berlino, frequentando un locale che si chiamava appunto Eldorado, prima dell'avvento del nazismo.










Dell'Utri doveva parlare senza alcuna credibilità di presunti diari di Mussolini pubblicati da Bompiani (la stessa casa editrice di Eldorado) e talmente e smaccatamente falsi che persino sulla copertina del libro dopo il titolo I diari del Duce s'è scritto tra parentesi veri o presunti.

Il motivo e le modalità della contestazione sono molto diversi.
Nel caso di Vladimir pochi contestatori, di estrema destra, criticavano con apprezzamenti omofobici l'omosessualità del protagonista del romanzo e il transgenderismo di Vladimir con parole come "pervertiti" (chi? I presenti in sala?). Quattro gatti, sono stati cacciati via.
Ai tifosi di Voltaire ricordo che in una democrazia avanzata non si possono ospitare le opinioni di tutti, soprattutto quando queste opinioni non sono basate su fatti concreti (qualche contenuto specifico del romanzo che veniva contestato) ma per pregiudizi diffamatori e generici contro una determinata categoria di persone.

Nel caso di Dell'utri i contestatori erano molti, molti di più, come ben si vede dal video. Inoltre i contestatori non criticavano l'opportunità della pubblicazione di alcuni diari che sono dei falsi ma criticavano l'opportunità della presenza al Festival Parolario di un uomo, Dell'Utri, condannato appena due mesi prima sete ani di carcere per collusione esterna con la mafia. I contestatari se ne fregavano del libro e dei falsi diari di Mussolini, protestano perchè un condonata per mafia con una condanna di 7 anni di carcere può tranquillamente andare a presentare libri che scrive sul suolo della Repubblica.

Insomma non proprio la stessa contestazione. Ma all'autore (anonimo) dell'articolo su Qui Como non interessa difendere Vladimir   (alla quale esprimo tutta la mia solidarietà e le mando un caloroso abbraccio) ma solo fare pubblicità al festival.


bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
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