11 agosto 2017

I remake, i reboot e il dovere di indignarsi (a proposito di un articolo su wired di Lorenzo Fantoni)

Leggo su wired un articolo di Lorenzo Fantoni nel quale il nostro in sostanza dice che chi critica un remake forse esagera. 
Articolo forse è un parolone perché Fantoni si limita a dire, senza dimostrarlo, che se non ci piace un sequel
 siamo liberi di tenerci strette le nostre memorie e andare avanti.
Un po' come dire taci e non rompere.

Ora i remake e i sequel ad Hollywood (perché è di quella industria culturale che si parla) ci sono sempre stati
A volte erano gli stessi registi a farli a distanza di anni. Uno dei miei film preferiti, Angeli con la pistola (Stati Uniti, 1961) di Frank Capra è il remake di Signora per un giorno (Stati Uniti, 1931) dello stesso regista.
Il remake è uno strumento commerciale del cinema hollywoodiano da sempre.

Quindi figuriamoci se il motivo per cui si storce il naso è perché un film viene rifatto.

Non è nemmeno una questione di gusto.

Il seguito di Ghostbusters (Stati Uniti, 1984) di Ivan Reitman potrà piacere di meno ma è una operazione commercialmente legittima che cerca di inserirsi nel solco del film capostipite.

Lo stesso vale per i tre prequel di Guerre Stellari che possono non piacere ma sono film che hanno bene in mente i film predecessori e ne costituiscono un omaggio, poco importa quanto riuscito.

Ma i film che l'articolo di Fantoni cita (a dire il vero solamente nel sommario, senza riprenderli nel corpo del testo) come Jumanji vanno ben al di là del remake.

Infatti nemmeno di remake si tratta in effetti ma di reboot.

Reboot è quando spegniamo e riaccendiamo il pc perché qualcosa non andava, è un modo per cancellare il passato e ricominciare da capo, facendo finta che il passato non esista.

E' quello che è stato fatto con 007 o con Star Trek, dove i personaggi e le situazioni sembrano uguali ma si muovono senza tenere presente il passato, i film precedenti, la loro memoria storica.

Non è affatto vero come pretende Fantoni che
L’uscita del nuovo Blade Runner non obbliga ogni spettatore a rigare i DVD della Director’s Cut 

Non è che il film lo chiede a noi pubblico.

Lo fa direttamente di per sé, pretendendo di essere un primo film, ignorando quello precedente.
Quello che non fa nessun remake.


Jumanji di Jake Kasdan (Stati Uniti, 2017) ha in comune con il Jumanji di Joe Johnston (Stati Uniti, 1995) solamente il titolo.

Non si rifà lo stesso film ma ci si arroga la presuntuosa convinzione di poter fare qualcos'altro a partire da...

In barba alla memoria storica, in barba al fatto che un film con quel titolo già c'è anche se è stato fatti 22 anni prima.

Ecco di cosa si tratta. Di cancellazione della Storia del cinema. Come se il film fosse un qualunque prodotto da vendere.
Invece i film sono cultura e cancellarne la memoria storica è sempre molto pericoloso. I nazisti cancellavano la cultura... Altro che nasi storti!

Sarebbe come far uscire un romanzo e chiamarlo La divina commedia ignorando quella di Dante.

Ti riderebbero tutti in faccia per la presunzione.

Perché, signor Fantoni, non possiamo farlo anche per i film?






bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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