1 novembre 2010

sette film in un solo giorno

Grazie all'alchimia dell'orario che si è incastrato bene il 30 sono  riuscito a vedere sette film sette.
Una magia che no si ripeterà più, anzi, il 3 tra un film e l'altro aspetterò quasi due ore... Ah potessi fare io l'orario delle proiezioni!!!

Alcuni film erano completamente inutili, come Matching Jack Australia, 2010, di Nadia Tass, su una madre che cerca possibili figli illegittimi del marito cornificatore per salvare il figlio dalla leucemia... Meno peggio di quanto possa sembrare, commovente fino alle lacrime (quanto ho pianto!!!) , ma perfettamente inutile come, a quanto sembra tutti i film della sezione Alice nella città di quest'anno visti fin qua ...

Molto interessate Quartier Lointain Belgio, Francia, Lussemburgo, 2010  di Sam Garbarski, il sogno di un disegnatore di fumetti che rivive la propria infanzia scoprendo  le motivazioni che hanno portato il padre tanti anni prima ad abbandonarlo con la madre...

The Freebie (Stati Uniti, 2010, di Katie Aselton, è un film inutile e furbetto sul ménage di una giovane coppia di sposi americani che non fanno più sesso nonostante la loro giovane età e che pensano bene di rinverdire il loro rapporto concedendosi un rapporto extraconiugale. Interno Berlinese, ma in digitale...

Scendendo le scale dopo la visione ho sentito due ragazzine dell'età di Anna Tatangelo, e truccate quanto lei, commentare le attrici del film, la protagonista e quella che interpreta la sorella, due bellissime donne sulla trentina avanzata con pochissimo trucco, dicendo che non erano belle. La tentazione di spingerle giù per le scale è stata forte...

Dog Sweat Iran/Stati Uniti, 2010 di Hossei Keshavarz racconta i maniera illuminante la vita di alcuni giovani iraniani, uomini e donne, alle prese con problemi ben diversi dai nostri eppure simili. Donne non emancipate, che trovano libertà nel matrimonio, che non possono nemmeno incidere canzoni, che fungono da alibi ai mariti gay (che magari non volevano spesarsi e lo fanno solo dopo aver visto le madri in lacrime chiedere a se stesse Perchè proprio io? Perchè a me?. Donne intellettualmente superiori ai ragazzi ( Vuoi fare un film?, dice una studentessa a un ragazzo appena tornato dagli States dove si è laureato in cinema, tanto non diresti la verità, inquadreresti il deserto e due cammelli, mentre la nostra realtà e in questa città (Theran) eppure succubi della stessa visione di femminilità di noi occidentali.
Un film molto interessante di denuncia e non solo della dittatura...

Altro film interessante Shimjangii-Thyney (Corea del sud 2010, di Eunhee Huh) che racconta di una assistente universitaria che torna a fare film porno per svegliare un cuore congelato (che nella sequenza dei titoli di testa mangia letteralmente lordandosi di sangue). La cosa che mi colpisce sempre dei film Coreani è la diversa percezione del tempo: quando l'assistente e la direttrice della casa di produzione porno, amiche di vecchia data, lasciatesi evidentemente in malo modo, si rincontrano dopo anni, c'è una sorta di fermo immagine solo che la pellicola (digitale) scorre sono loro a rimanere immobili per un tempo lunghissimo. Un diverso tempo narrativo  dagli snodi temporali complicati, ellittici, che allude molto più di quanto mostri, come il cinema occidentale sapeva fare fino a 30 anni fa prima della semplificazione narrativa voluta dalle televisioni.
La ragazza vuole scopare ma essendo lei timida (ed essendo le relazioni interpersonali condotte da una rigido formalismo) spera di poterci riuscire sul set porno. Qui incontra un ragazzo bellissimo con delle enormi (e vistosamente finte) cicatrici, che lei tocca (e il ragazzo piange). Così durante gli amplessi quel che la ragazza, ma anche il ragazzo, scopre sono le emozioni, al di là del sesso fatto per lavoro, i sentimenti e il desiderio nonostante il sesso. Senza lieto fine americano ma con un più realistico la vita prosegue di merda peggio che prima: viene scoperta da alcuni studenti impudenti (che osano chiederle durante il corso di cinema erotico se lei sia ancora vergine, e lei impassibile),  denunciata e licenziata (mi raccomando, le fa il preside, cancelli tutto dal pc controllano tutto).
Insomma mentre il cinema occidentale, almeno quello presnete al festival, sembra non avere davvero più nulla da dire se non ripresentare storie vecchie al pubblico di oggi che i film in cui quelle storie erano già state raccontate (e anche meglio) non li ha mai visti (il cinema è industria e non ha storia, ma solo un eterno presnete...) il cinema asiatico e quello sudamericano è l'unico è in grado di dire ancora qualcosa, anzi molto di più.

La sera è la volta del complesso e discutibile Yoyochu-Sex to Yoyogi Tadashi no Seka Giappone, 2010, di Masato Ishioka un documentario frammentario e privo di un vero senso storico su Yoyochu ultrasettantenne regista di film porno. Se i film di Yoyochu sono interessanti, anche da un punto di vista sociologico (film con ragazze ipnotizzate, con donne esperte nella stimolazione anale dei partner maschili) il documentario di Ishioka è ripetitivo, frammentario, noioso, senza ritmo, maschilista e sessista (ho posto la domanda a entrambi, ma entrambi hanno glissato cavandosela con una risposta sulle differenze culturali, però Yoyochu nella sua risposta cita Focoult!). Un film sul quale voglio tornare appena ho un po' di tempo.
Deludente il settimo e ultimo film del giorno Leila Francia, 2010, di Audrey Estrougo, che pretende di raccontare una storia di multiculturalismo e integrazione, sulla scia di canzoni famose, francesi e non (c'è anche Jacques Brel), tutte arrangiate e riscritte in francese, cantate e danzate dai protagonisti del film,  ma gira un film piccolo piccolo, involontariamente razzista e con una storia inconsistente: tutte le tnie non bianche incarnano il peggiore dei cliché etnici (le neri vestono etico e muovono la testa lateralmente, gli ispanici ballano, etc.) mentre i bianchi (ricchissimi) sono descritti con toni più dimessi. le canzoni sono belle, le coreografie anche di più, e nonostante il riferimento ai sans papiers del finale (con immagini delle vere manifestazioni parigine) le vie di Parigi sono un set invidiabile (aaaah Paris!) ma il film manca là proprio dove dovrebbe essere più forte, avere uno sguardo vero che sa cogliere la realtà, anche se stilizzata in un musical, e purtroppo fallisce miseramente. Un film da vedere comunque, se non altro per i due interpreti principali bellissimi, lei come lui.


bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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