30 dicembre 2006

Saddam Hussein è stato impiccato

Saddam Hussein, classe 1937 aderisce alla rivolta del 1956 contro la monarchia irachena filo-britannica militando nel partito pan-arabo laico Baath. Nel 57 prende parte al fallito attentato contro il primo ministro Abdel-Karim Kassem. Fugge all'estero e torna a Baghdad solo nel 1963, quando il Baath prende il potere con un colpo di stato; nove mesi dopo i baathisti sono rovesciati, Saddam è catturato e imprigionato. Il Baath torna al potere nel 1968. Il 16 luglio 1979 Saddam prende il potere assoluto. Il 22 settembre 1980, armato e sostenuto dagli Stati Uniti d’America, invade l’Iran per, d’accordo con Washington, rovesciare la repubblica islamica dell’ayatollah Khomeini. Durante gli 8 anni di conflitto (nel quale gli stati uniti vendono armi all’Irak quanto all’Iran) muoiono 2 milioni di persone, senza che Saddam (gli stati uniti) ottengano il loro scopo. La vendetta di Saddam contro i Curdi e gli Sciiti iracheni, accusati di aver parteggiato per l’Iran durante la guerra, è spietata. Il massacro nella città sciita di Dujail nel 1982, costa la vita a 143 persone mentre nel marzo del 1984 5mila Curdi vengono uccisi coi gas nella città di Halabja.

Il fallimento della guerra all’Iran allontana l’establishment statunitense da Saddam, che resta solo alla guida di un Iraq indebolito dal conflitto e indebitato fino al collo.

Nell’agosto del 1990 Saddam, invade il Kuwait per sfruttarne le risorse. Il 17 gennaio 1991 una forza multinazionale guidata dagli Stati Uniti, lancia attacchi aerei sull'Iraq e sul Kuwait occupato. Le ostilità cessano il 28 febbraio con la cacciata delle forze irachene dal Kuwait.

Le forze alleate decidono di non rovesciare Saddam, per non destabilizzare l’Iraq e la regione. La comunità internazionale istituisce due zone di non sorvolo per proteggere curdi e sciiti, che avevano appoggiato l’attacco al regime di Saddam, e impone sanzioni che riducono alla fame la popolazione civile irachena.

Dopo l’attacco alle Torri Gemelle del settembre 2001 l’Iraq viene accusato dall’amministrazione Bush come di essere un alleato di al-Qaeda e di essere in possesso di armi di distruzione di massa. Nessuna delle accuse è dimostrata, anzi si riveleranno entrambe false, ma il 20 marzo 2003 parte la campagna militare anglo-americana in Iraq. Il 9 aprile le forze statunitensi entrano a Baghdad: è la fine del regime di Saddam che viene catturato il 14 dicembre e tenuto sotto custodia statunitense nella base di Camp Cropper, in Irak.

Il 19 ottobre 2005 si apre il processo contro Saddam Hussein e sette coimputati accusati di crimini contro l'umanità per la strage compiuta a Dujail nel 1982. Presiede il tribunale il giudice Rizkar Mohammed Amin. Saddam che si dichiara innocente contesta la legittimità del tribunale, accusando i giudici di essere uno strumento degli Stati Uniti. Il 23 gennaio 2006 il giudice Amin, accusato di essere troppo debole, si dimette. Al suo posto viene nominato il curdo Rauf Rashid Abdel Rahman. Il 19 giugno 2006 il pubblico ministero chiede la condanna a morte di Saddam, del fratellastro Barzan al Tikriti e dell'ex vicepresidente Taha Yassin Ramadan, mentre gli avvocati di Saddam boicottano il processo ritenendo che non siano garantiti i diritti della difesa. Il giudice assegna agli imputati legali d'ufficio. Il 5 novembre 2006 la corte condanna a morte Saddam. Il giorno dopo comincia il processo d’appello che finisce il 26 dicembre scorso: la Corte d'appello conferma la condanna a morte per Saddam Hussein, accusato di crimini contro l'umanità.

Uno degli avvocati di Saddam, Ahmet Essadik, dichiara che a suo giudizio l’amministrazione Bush vuole giustiziare subito Saddam per non correre il rischio che la nuova maggioranza del Congresso blocchi l’esecuzione, ritenuta l’unico successo d’immagine per l’amministrazione Bush della fallimentare campagna irachena. Alle ore 6 del 30 dicembre 2006, ore 4 per l’Italia, Saddam viene impiccato, rifiutandogli, come da lui richiesto, la fucilazione. È stata così portata a compimento una sentenza ottenuta in un processo che non ha rispettato i diritti dell’uomo, ucciso per non aver rispettato i diritti degli altri.


Così, in un testo che ho accorciato e, ahimè, riscritto in italiano corretto, il sito Peace reporter riassume le vicissitudini di Saddam Hussein.

Con quale faccia da culo Bush possa parlare dell'omicidio di Saddam Hussein come di una pietra miliare della democrazia in Irak è una domanda cui nessuno che si reputa veramente democratico può esimersi dal rispondere, traendo le dovute conseguenze.

Oggi, con l'assassinio di Saddam Hussein, il mondo è un po' meno democratico, e Bush dovrebbe lavarsi la bocca prima di usare questa parola.

Questo inverno qui si preannuncia rigido....
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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