19 aprile 2015

Il Circolo Scandinavo al Nordic Film Fest di Roma 2015

Come lo scorso anno abbiamo avuto la fortuna di assistere alla rogrammazione del circolo Scandinavo che ha mostrato i lavori di alcuni artisti e artiste in residenza.

I lavori presentati quest'anno sono stati di caratura forse minore rispetto quelli della scorsa edizione ma, lo stesso ci sono state delle belle sorprese (e qualche video soporifero. Ma come dormi subito quando il cervello non è interessato...!!!)


Il fotografo Petri Nuutinen finlandese ci ha mostrato i suoi lavori parlandone (in inglese) con una modestia e una semplicità che noi italiani ci sogniamo.

Petri è un fotografo di paesaggi ma lui ama definirsi un fotografo di spazi e di luoghi.
partendo dalle foto prese per lo stesso soggetto Petri le unisce con un algoritmo (lo stesso delle foto panoramiche che prendiamo coi nostri smartphone) per ottenere una sola immagine. Cambiando prospettiva però le linee di fuga sono diverse e quindi le immagini devono essere deformate per ottenere una immagine i cui bordi coincidano. A differenza degli algoritmi per le foto panoramiche che ottengono una immagine dal taglio regolare Petri mantiene i bordi delle foto originali ottenendo delle composizioni che hanno questa forma e questo aspetto.


Petri ci ha mostrato le varie fasei per ottenere queste imamgini che poi stampa su lamine di metallo che incolla su tela, niente carta, stampa diretta della foto...


Poi è stata la volta di Janne Tlastad, norvegese, della quale abbiamo visto tre video.

    Hitlers arkitektur 4:10 min
    Mussolinis bunker 3:44 min
    Overvåket/Überwachung #4 3:52 min

    I suoi lavori si distinguono per un dettaglio all'inizo poco comprensibile.
    Janne infatti non lavora con foto anche se dal montaggio delle immagini potrebbe sembrare, bensì lavora con immagini video, cioè immagini in movimento anche se sceglie immagini a camera fissa e senza movimenti nell'immaigne.
    Si tratta di video statici ma sempre di video.
    ce ne accorgiamo da alcuni dettagli "vivi", una luce, un riflesso, un'ombra, o, alla fine, una figura umana, prima ferma immobile, per continuare nell'illusione fotografica (di immagine fissa) e poi , finalmente, in movimento. Purtroppo la rete non ci aiuta non sono riuscito a trovare né video né immagini per cui deve bastarvi purtroppo la mia descrizione...

    Piu tradizionalmente sperimentale KirsiMarja Metsähuone finlendese, della quale abbiamo visto Transition process, 5 min un video nel quale su una partirla sonora complessa e poco leggibile si sviluppa una sovrimpressione di immagini che vengono presentate per il loro gusto visivo, di struttura gestaltica, di froma, di segno astratto più che di significato. Un modo molto contemporaneo di fare video arte che paice molto ma a noi, a me, lascia del tutto indifferente.
    Almeno ha il buon gusto di durare poco...

    Più interessante Known Named Identified, 5:37 che su una partirura sonora della parola nome riptuta da 5 voci femminili in diverse lingue (eslcuso l'italiano...) costruisce una sequenza visiva tra paesaggi floreali e figure femminili. Ipnotico, magico, mistico (e se lo dico io potete credermi...).

    Findadese anche Ilkka Volanen del quale abbiamo visto Room #3, 3:10 min – 3:15 un video nel quale (ri)produce varie immagini e suoni di Roma colti dalla stanza n° 3 del Centro Scadinavo nel quale ha una residenza.

    Poi è stata la volta del soporifero (almeno per il sottoscritto) Il Pastore, 30 min di Danile Hoflund, dalla Svezia, che ha seguito coi tempi interminabili del video verità (questa malsana ide ahce basta riprendere perché ci sia racconto e documentalità) nel quale vedimao un gregge di pecore e il suo pastore. Un omaggio ai Grand Tour sette-ottcenteschi.
    Però che noia!!!!
      Poi è la volta di una italo svedese che ci ha presentato un corto più tradizionale, cioè più corto e meno video d'arte.





        Si tratta di Midsommer 10 min di Monica Mazzitelli che racconta in maniera stentata e non sempre di immediata comprensione due storie in parallelo, quella di una donna che probabilmente commette suicidio in seguito alla morte per annegamento della figlia adolescente e quella di un uomo che ha visto il cadavere della persona suicida (coperto dal telo nemmeno sapeva se fosse uomo o donna) e del suo figlio gaio...
        Bella fotografia, belle inquadrature, recitazione un po' troppo impostata ma un corto carico di emozione. Quando lio femminile si chiede se il dolore del treno che la ucciderà sarà più forte del dolore che prova in quel momento io mi sono commosso fino alle lacrime e anche adesso mentre ne scrivo...

        Presente in sala dopo la proiezione abbiamo parlato. L'autrice era felice che finalmente qualcuno, il sottoscritto, avesse colto il cotè gaio dei due ragazzi...
          No Man’s Land della norvegese Lowri Rees è un documentario che ci illustra la vita del centro detentivo di Trandum nei pressi dell'areoporto Gardermoen di Oslo un centro detentivo che è stato indagato per abuso dei diritti umani. Rees entra nel centro con una mdp invisibile e nascosta, così come sono nascosti i procedimenti produttivi del documentario ( i permessi per entrare nel centro? COn quali restrizioni? La mdp è stata piazzata dando il tempo alle persone ospiti di abituarvisi ? E' stato loro chiesto il permesso oppure anche la mdp ha leso i loro diritti umani? Su questo il documentario tace. Interrogata dal sottoscritto a fine proiezione la documentarista ci ha detto semplicemente che non voleva fare storie di vita (come se la nostra domanda vertesse su questo e non sui meccanismi narrativi che stanno dietro ogni documentario) ma voleva solo offrire uno sguardo su di un posto sul quale all'epoca (2006) si sapeva poco e niente.

          Non mi piace questo modo di fare documentario, nascondendo la mdp come nei film di fiction, come se la registrazione cinefotografica fosse di per sé garanzia di testimonianza, di verità. Specialmente nei confronti di un centro indagato di violazione dei diritti umani nel quale entri a condizione e secondo le regole di chi lo gestisce...
          Girato bene e con inquadrature a volte estetizzanti. Detto per inciso, Tandrum sembra un hotel a tre stelle in confronto ai nostri cie...


          Hanno concluso la serie di proiezioni tre cortometraggi accomunati dal rapporto e dalla ricerca tra immagini e musica.


            Pellèas et Melisande 28 min Elina Oikari e The Tempest 39:21 di Elina Oikari (Part I) and Lauri Danska (Part II), entrambe finlandesi, raccontano (reinterpretano?) omaggiando il cinema muto e i film di Vigo,  due classici come la tragedia di Maeternlinck e di Shakesperae, con una grande fanatsia visionaria, profluvio di mezzi (tecnica mista, 8 mm e video) grande capacità immaginativa e un montaggio interessante che sa tenere testa alla msuica trovando un rapporto nè di sudditanzanè di preponderanza.
            Ci sarebbe piaciuto chiedere qualche cosa all'autrice ma siamo stati cacciati dalal sala dal perosnale della Casa del cinema famoso per la sua scortesia e maleducazione.
            Gentaglia da licenziare in tronco e dare da lavorare a chi il cienma lo ama lo conosce e lo rispetta rispettando anche il pubblico, anche quello sparuto presnete a vedere uan rassegna che cerca di portare roma in Europa ma i bovari che vi lavorano rendono difficile l'operazione. Con tutto rispetto per i bovari, poco per i coatti che lavorano alla Casa del Cinema. 
            E vi assicuro che sto usando parole gentili.
            Licenziamento in tronco, senza nememno il pagamento dell'ultimo stipendio... 


            La vera sopresa della giornata sono state le muscihe e il video di Gisle Martens Meyer dalla Norvegia che col suo Roma 2089 ci regala una partirura costruita sui rumori campionati della città di roma (con tanto di tipologia e proveneinza dei rumori, compresa qualche piccola imperfezione ortografica nei nomi, Villa Sciara , Santa Maria, Trastevere etc.).
            Non lasciatevi distrarre dalla partitura sonora. Le immagni sono altrettanto interessanti nel lavoro splendido fatto nelle varie sezioni del video.
            Stavolta la rete ci aiuta e posso mostravi il video per intero.

            Normalmente Gisle esegue le musiche dal vivo durante la proiezione, qui, come noi ieri lì, lo abbiamo visto con le musiche registrate,


            Roma 2089 from GMM on Vimeo.

            bello essere
            quello che si è anche se si è
            poco
            pochissimo
            niente


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