28 gennaio 2008

Il 28 gennaio 1986...

...dopo solamente 73 secondi dal lancio, lo Space Shuttle Challenger esplode, uccidendo i sette membri dell'equipaggio:



Il Comandante (CMD) Dick Scobee,

Il Pilota (PLT) Michael J. Smith (primo volo) - veterano della guerra del Vietnam,

La Specialista di missione Judith Resnik,

Lo Specialista di missione 2 Ellison Onizuka" ingegnere di volo dell'aeronautica militare,

Lo Specialista di missione 3: Dr. Ronald McNair,

Lo Specialista del carico 1 capitano della Air Force e membro dello staff della Hughes Aircraft,

Lo Specialista del carico 2: Christa McAuliffe selezionata per essere la prima insegnante in un programma spaziale.

Mi ricordo una foto che mi colpì, una donna, non giovane, che guarda, sgomenta, la bocca aperta, incredula, al gonfiore nel cielo che fino a pochi secondi prima era stato lo Shuttle.
Fu la fine dell'efficienza della Nasa, perdita di credibilità da cui l'Agenzia Spaziale americana non si è mai ripresa del tutto (ricordate i macroscopici errori di progettazione al telescopio Hubble?
Anzi c'è da meravigliarci che la precedente missione Apollo abbia avuto relativamente pochi incidenti... (Il modulo di comando dell''Apollo 1 prese fuoco uccidendo i i tre membri dell'equipaggio...).

Una perdita terribile, di vite umane, di credibilità come ricerca scientifica, un progetto (quello dello Shuttle) nato vecchio e, ancora oggi, a distanza di più di 30 anni dalla progettazione, ancora non sostituito da un sistema meno obsoleto.

In questi giorni di memoria un pensiero va alle loro vite, ai loro familiari, a chi hanno lasciato nella vecchia sfera blu...

27 gennaio 2008

27 gennaio giornata di quale memoria?



Il 20 luglio 2000 il Parlamento italiano promulga la legge n° 211 aderendo così alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio giornata mondiale per commemorare le vittime del nazionalsocialismo e della Shoa erroneamente, detto
olocausto.

Ecco il testo della legge:
Legge 20 luglio 2000, n. 211
"Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000

Art. 1.

1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Art. 2.

1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.


Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, mentre marciavano verso Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (Auschwitz in tedesco) scoprendo il campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti.
La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista (fonte Wikipedia)


Purtroppo i nazisti non si limitarono a uccidere gli ebrei ma uccisero anche:
omosessuali,
zingari (Rom e Sinti) (che ricordano lo sterminio col termine Porrjamos (fonte: blog di Franco Rotondi, che vale una visita, andatelo a leggere!)
testimoni di Geova,
malati di mente,
portatori di handicap,
tutte vittime dimenticate (e taciute) della stessa shoah che purtroppo non vengono minimamente menzionati dalla legge.

Invece di fare della (delle?) shoah il simbolo di tutte le persecuzioni dell'uomo sull'uomo dell'epoca moderna (sic!) si istituiscono altre giornate della memoria (come il "Giorno del ricordo" in memoria delle vittime delle foibe istituita con la legge 30 marzo 2004 n.92, e dell'esodo giuliano dalmata) diminuendo sempre di più lo spazio per ulteriori giornate della memoria e suddividendo sempre di più l'orrore subito dall'uomo per mano dell'uomo in tanti piccoli mali invece di denunciarne l'origine comune, il sopruso, la presunzione, il delirio.

Allora, invece di commemorare le vittime della shoah preferisco ricordare altre vittime, anche quelle taciute, dimenticate, non commemorate, come le ricorda Ken Loach nel suo bellissimo cortometraggio contentuo nel film collettaneo 11/09/01.


25 gennaio 2008

Sospesa la produzione di Dr. Parnassus dopo la morte di Heath Ledger



The Imaginarium of Dr. Parnassus
, il film di Terry Gilliam che Heath Ledger stava girando, è stato ufficialmente sospeso dopo la morte dell'attore. (dal sito Bad Taste)

Il film era a metà produzione, ma Heath Ledger dove girare ancora molte scene, tra cui tutte quelle in blue-screen, che avrebbe dovuto girare fino a marzo.

Terry Gilliam inanella un altro incidente sul set. Non c'è una sua pellicola che non abbia qualche problema prima, durante o dopo la produzione.
Nel 2000 Gilliam aveva dovuto interrompere le riprese di The Man Who Killed Don Quixote, dopo una settimana di riprese perché l’attore protagonista, Jean Rochefort, .si ammala improvvisamente. N quel caso Gilliam è riuscito a ricavare dal girato il materiale per un “documentario” che poi ha distribuito col titolo di Lost in La Mancha

Nel lontano 1987 per problemi di budget interruppe le riprese di Le avventure del barone di Munchausen (fatte a Cinecittà per risparmiare…) e andò in giro per tutta Europa col girato sotto braccio a mostrarlo a chiunque potesse finanziarli il resto del film, tentativo disperato che gli ha permesso di terminare la produzione…

Dr. Parnassus invece resterà incompiuto...

24 gennaio 2008

Star Trek XI? Noooooooooooooooooo!!!

E' stato presentato il teaser trailer di Star Trek XI, il tanto atteso undicesimo film della saga, diretto dall'ideatore di Lost e Alias J. J. Abrams, che racconterà della gioventù (sic!) di Kirk e co. (per maggiori ragguagli vi rimando al sito italiano Bad Taste).


Lo so di essere controcorrente e che rischio di espormi alle ire dei tanti nuovi, giovani fan di Star Trek, ma io credo che anche questo ultimo tentativo di resuscitare una franchise che funzionava benissimo sortirà l'effetto contrario.

Non si può riscrivere la storia tornando indietro nell'arco narrativo, agli esordi di Kirk e Co.con con effetti speciali di 40 anni più avanzati rispetto la serie originale. E a vedere il trailer ci si immagina uno Star Trek cupo e buio come il Batman Begins di Nolan.




Ma Star Trek è fiducia nella tecnologia, non l'estetica post new age dark-azzurrina che caratterizza TUTTI gli effetti speciali delle produzioni Usa degli ultimi 10 anni (alla quale, a dire il vero, non si erano sottratti nemmeno gli ultimi film con l'equipaggio di TNG)
Così si offende la memoria storica e non solo di quella che finora era la più longeva serie di fantascienza cine-televisiva statunitense.
L'unica strada da seguire secondo me era continuare a fare film col cast o di Voyager o di Ds9 (o magari una fusione tra i due più dei nuovi personaggi, come era accaduto nelle ultime tre stagioni di X-Files, dove Molder e Scully intervenivano solo in una metà degli episodi, sia perché stanchi di interpretare sempre gli stessi ruoli, sia perché i loro chachet avevano ormai superato la soglia di sopravvivenza anche per i budget della più lussuosa delle serie televisive).

Non lego i siti trekkies quindi magari sto dicendo banalità già fantasticate da migliaia di ragazzini.

Però secondo me si doveva rispettare l'universo trek già esistente, perché, cazzo, SO di non essere l'unico a voler vedere in un film (o in una nuova serie) quel che fanno OGGI l'ammiraglio Janaway o a Picard dopo la morte di data o cosa è successo a Jake da quando il padre vive nel tunnel spaziale (per tacer di Kira, del dottore olografico, di B'lanna, di Dianna e Lwaxana Troy...).
Oppure, se si voleva collocare la serie temporalmente tra l'epoca della serie classica e quella di TNG avere il coraggio di rispettare effetti speciali e set e costumi dell'epoca (come stanno già facendo alcuni fan su internet, in Star Trek New Voyages con tanto di placito silenzio-assenso della Paramount).



Ma la storia è solo una palla al piede e quindi si azzera tutto e si riscrive il franchise dalle origini facendo degli errori nel casting che nemmeno uno studentello al primo anno di università avrebbe mai fatto:

come si può far passare Richard Pine con quella faccia da frocio che si ritrova per un giovane capitano Kirk CHE AVEVA GLI OCCHI MARRONI mentre Pine ce li ha azzurri?!?!?!

foto tratta dal sito star trek.com

Non bastano le ferite mortali inferte al franchise da quell'insulto a Roddenberry che è stato Enterprise ?

Trifoglio? NO, grazie!

Ha imperversato per tutte le strade della capitale nelle ultime settimane.
Non è la prima campagna, ma questa è davvero la più terribile.



Si dicono antiabortisti, si rifanno al quinto comandamento ("Non uccidere") e utilizzano la fotografia di un feto.

Sono gli attivisti del Trifoglio

Peccato che il feto impiegato nel poster ha come minimo 30 settimane molte più di quelle previste dalla legge per l'IVG ("appena" 12 settimane per i casi regolari e 12 è il limite massimo)

Sempre che le donne riescano ad abortire entro i tempi stabiliti dalla legge ("grazie" a medici e paramedici "obiettori" i tempi di attesa arrivano anche a un mese...),
ma anche ben oltre le le 22 settimane (21 in alcuni ospedali)

che sono oggi il limite massimo (ritoccato verso il basso dai medici: la legge 194 consentiva originariamente l'IVG fino alla 24 settimana; essendo nel frattempo migliorate le tecniche mediche, oggi un feto di 24 settimane ha molte più probabilità di vivere autonomamente, cioè non nel grembo materno, di quando la legge venne promulgata e nessun medico si sogna più dopola21-22esima settimana di praticare l'aborto terapeutico come ha affermato il Ginecologo Secondo Guaschino della Clinica Ostetrica di Trieste al gr2 delle 7.30 del 22 gennaio u.s.

Questo, tra l'altro, dovrebbe dare una risposta DEFINITIVA ai ...maschi come Bagnasco che invece chiedono che venga rivisto proprio quel limite (già fatto eminenza, già fatto...).

Un altro FALSO dunque, che cattura l'attenzione proditoriamente mostrando ciò che non succede mai...

In una vera democrazia poster del genere dovrebbero essere vietati, quando ingannano il pubblico cui sono rivolti in maniera così volgare.

Un bell'atto contraddittorio rispetto i fini che questo sito si è posto (chissà chi c'è dietro veramente...)

23 gennaio 2008

Bon anniversaire....



...Jeanne Moreau, una magnifica ottantenne!

Quando l'ho vista per la prima volta?
Credo sia stato nel film di Fraçois Truffaut La sposa in nero, con quello sguardo disperato, ma di una disperazione intima, come lo sono solo i veri sentimenti, mai ostentati, perché se sei disperata te ne freghi degli altri sei disperata per te stessa. E poi quell'amore assoluto, perché non consumato, reciso sul nascere, e quella vendetta spietata, "giusta", solidale... e quegli uomini già così imbecilli.


Avevo 15 anni quando vidi quel film per la prima volta e non mi capacitavo che una storia così non fosse stata censurata (certo lei finisce volontariamente in carcere, per tutta la vita, ma solo perché è lì che si trova l'ultimo assassino del marito).
Chissà com'è il romanzo di Woolrich da cui è tratto... Non sono mai riuscito a trovarne una copia, né in italiano né in inglese.

Ma quella fu solo una cotta.

Nel 1982, io facevo ancora la terza liceo, Jeanne fu la protagonista di Querelle De Brest

e fu amore a prima vista. Solo Jeanne poteva interpretare il ruolo di Lysienne. Certo che fortuna ho avuto nella mia prima gioventù, quando al cinema, in sala, si proiettavano film grandi di grandi autori, non le misere coseche vengono prodotte oggi (con poche, pochissime eccezioni...).
Mi ricordo che lusingavo la mia professoressa di Italiano, Mariagrazia Di Francesco, dicendole che somigliava a Jeanne Moreau. Ed era vero, non era piaggeria. Entrambe con la sigaretta sempre accesa, entrambe con l'aria di chi potrebbe stare altrove, in un mondo migliore, invece si fa dono di sé rimanendo lì con te...

Poi, più tardi, all'università, ci fu la scoperta dei film con Antonioni


con Malle, con Orson Welles.

Più tardi ancora, la amai ne Le paltoquet di Michel Deville, film inedito in Italia.


E, ancora, la scoperta, sempre grazie a Patrick e Paolo, di un'altra Jeanne Moreau, la cantante, con l'album Jeanne Chante Norge, che non dimenticherò mai, lo porto sempre qui nel cuore.


music player
per ascoltare la canzone cliccate sul player


Ultimamente, dopo averla vista a teatro, a Roma, 20 anni fa, e una volta di sfuggita di persona a Venezia, non mi capita più di vederla spesso. Jeanne appartiene ala mia giovinezza, quando ero ancora un giovinetto di belle speranze e non sapevo che "non è la vita la bella cosa che" mi girava in mente. Ma che Jeanne sia ancora qui a ricordarmi di quel bel sogno, quelle belle speranze andate ma mai morte è ancora un segno di conforto, ancora un suo modo di dirmi "va e vivi"!

Bonne anniversaire ma p'tit chère!!!!

Heath Ledger è morto!!!



Poche le notizie e non molto chiare.
Heath Ledger è stato trovato morto, in un appartamento affittato nel quartiere di Soho, a New York.

La sua cameriera stava accompagnando nella sua stanza una massaggiatrice, con la quale l'attore aveva un appuntamento. "Abbiamo bussato a lungo ma non rispondeva" hanno raccontato le donne alla polizia, aggiungendo di aver, poi, trovato l'attore "nudo e incosciente" nel suo letto, di aver cercato di svegliarlo "ma lui non rispondeva". La polizia di New York esclude che il decesso abbia un'origine violenta. Secondo alcune fonti, accanto al letto sarebbe stata trovata, vuota, una confezione di pillole. (fonte: La Repubblica)


per notizie e aggiornamenti cliccate qui.

Heath Ledger, australiano, il nome gli è stato dato da Heathcliff il personaggio di Cime Tempestose di Emily Bronte, tanto amato dalla madre, si impone nel 1999, in un film con Julia Stiles 10 cose che odio di te. Nel 2000 viene scelto su oltre 200 candidati per il ruolo da protagonista nel film di Mel Gibson Il patriota, nel quale mette in luce il suo talento che gli fa vincere lo Showest Award come Male Star of Tomorrow.

Nel 2001 è il protagonista de Destino di un cavaliere, un originale film di ambientazione medievale con intelligenti anacronismi (griffe Nike e colonna sonora rock), che gli permette una fortissima visibilità in tutto il mondo.

I film seguenti non son memorabili (Monster's Ball, Le quattro piume, Ned Kelly, fino al 2005 quando esce con ben tre film (curiosamente tutti presenti al festival di Venezia): I fratelli Grimm e l'incantevole strega, di Terry Gilliam, Casanova, di Lasse Hallstrom e il film vincitore del Leone d'Oro, I segreti di Brokeback Mountain, di Ang Lee, nel quale lavora con un’altra giovane stella in ascesa (nonché suo amico) Jake Gyllenhaal ed alla futura moglie, Michelle Williams, conosciuta sul set.

Il ruolo di cowboy omofobico suo malgrado innamorato di un altro uomo che ha nel film di Ang Lee sorprende pubblico e critica e gli fa guadagnare il premio della critica di New York e di San Francisco che lo eleggono "attore dell'anno" nonché le moltissime nomination come miglior attore drammatico dal Golden Globe, al BAFTA all’Oscar, ma viene sempre scalzato dal caratterista Philip Seymour Hoffman nella parte di Truman Capote nell’omonimo film. Ma ormai Heath è uan star affermata e riconosciuto in tutto il mondo.

Nel 2007 partecipa ad Io non sono qui, film biografico su Bob Dylan, nel quale lavora ancora assieme a Michelle Williams ormai diventata sua moglie.

Il suo penultimo film è The Dark Night (in Italia lo vedremo tra qualche mese), sequel di "Batman Begins, nel quale interpreta Joker ruolo che era stato di Jack Nicholson nel film di Tim Burton del 1989.

Prima di morire stava lavorando nel film di Terry Gilliam The Imaginarium of Dr. Parnassum. Non si sa ancora se avesse completato le sue scene…
(fonti: Wikipedia e Badtaste)


Heath muore all'età di 29 anni, lascia una figlia di due anni (Matilda) avuta dall'attrice Michelle Williams dalla quale si era separato nel 2007.


A me piace ricordarlo così.

22 gennaio 2008

Addio ""Comandate Bulow"!!!

«Noi abbiamo combattuto per quelli che c'erano, per quelli che non c'erano e anche per chi era contro...». Arrigo Boldrini

Arrigo Boldrini è morto ieri notte nell’ospedale di Ravenna, dov’era ricoverato dall’8 gennaio u.s.
Classe 1915, Medaglia d’Oro al Valor Militare, Boldrini è stato uno dei protagonisti della Resistenza noto con il nome di "Comandante Bulow".
«Durante una riunione clandestina - spiegò in un'intervista - dissi che non si poteva abbandonare la pianura al nemico tedesco, che era necessaria la pianurizzazione della guerra partigiana, e spiegai come si poteva liberare Ravenna. Michele Pascoli, barbiere comunista (sarà fucilato dai nazisti), mi lasciò parlare, poi in dialetto mi chiese: "Mò chi sit, Bulow?", cioè "Ma chi sei, Bulow?", alludendo al generale tedesco che sconfisse Napoleone. Così Pascoli decise il mio nome e io sono rimasto per sempre "Bulow"».Fonte stesso articolo del Messaggero

Il 4 dicembre 1944 i partigiani di Boldrini, comandante della 28/a Brigata Garibaldi Mario Gordini, e i reparti alleati dell'VIII Armata britannica liberarono Ravenna con un'offensiva combinata. Esattamente due mesi dopo Bulow fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare, con una grande manifestazione pubblica nella piazza di Ravenna, dal generale Richard McCreery, comandante dell'Ottava Armata.
Membro dell’Assemblea Costituente, fu esponente di spicco del Pci nel quale rappresentava il riferimento storico dei Partigiani italiani. Dal 1947 in poi fu segretario nazionale dell’ANPI, l’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia.
Parlamentare dal 1953 al 1994, ricopriva oggi la carica di Presidente Onorario dell’ANPI.
Nel novembre del 1989 il comunista Boldrinì tenne l'orazione funebre per Benigno Zaccagnini, il partigiano 'Tommaso Morò, che era stato segretario Dc ma soprattutto suo intimo amico,col quale aveva fatto un patto: chi fosse sopravvissuto all'altro avrebbe fatto il discorso al funerale. E così fu.
Da alcuni anni Boldrini viveva nella "Casa della Fraternita" a Marina Romea, località del litorale ravennate.
(fonte, dagli articoli del Messaggero e de La Stampa, ai quali rimando per la versione integrale)

Ecco cosa ha scritto per il sessantennale della Liberazione il 3i Marzo del 2005:
A sessant’anni dalla liberazione nazionale dal giogo nazi-fascista consegniamo alle generazioni della nostra nazione un patrimonio morale, civile e storico nitido e di prim’ordine nel contesto europeo.
La Resistenza italiana con al suo fianco il ricostituito esercito italiano concorse eroicamente a liberare le nostre genti, ridiede dignità alla Patria, scolpì un ruolo nuovo per l’Italia nell’arengo europeo e mondiale.
L’antifascismo e la sua unità riscattarono la nazione dal male assoluto che l’aveva colpita e soggiogata determinando il percorso della rinascita sancito nella Costituzione del 1948.
La nuova Italia nata dalla tragedia della guerra mondiale provocata dalle dittature nazi-fasciste trova le sue radici nel sacrificio di quei combattenti e di tutti i perseguitati ristretti, torturati, sterminati nei campi di concentramento e nelle carceri di regime.
La nuova Italia sorta dal referendum istituzionale, dalla Costituente alla Costituzione trova linfa vitale nelle grandi correnti di pensiero filosofico, politico, giuridico che alimentarono l’antifascismo italiano.
Tutto ciò è innegabile e resta scolpito con lettere d’oro nella storia d’Italia e d’Europa.
Il sessantesimo della liberazione nazionale è un momento della memoria e della riflessione per andare più avanti e per affrontare con rinnovato spirito costruttivo i grandi ineluttabili appuntamenti del XXI secolo.
Si tratta in primo luogo di pace, di salvaguardia dell’ambiente, di sviluppo della democrazia politica, economica, di affermazione totale dei diritti dell’uomo, della donna, dei minori.
All’interno di questi fondamentali capitoli ruotano un’infinità di problematiche che toccano nel vivo il diritto all’esistenza e allo sviluppo dei popoli e soprattutto il futuro del mondo con le generazioni più giovani. Un’epoca nuova è aperta.
Essa richiede uno sforzo gigantesco d’ordine intellettuale, morale, civile e materiale, prima ancora che politico ed economico, informato da principi che devono rimanere nitidissimi e che sono gli stessi che ci guidarono allora. Io sottolineo: libertà, eguaglianza, democrazia, solidarietà, cooperazione, pace.

(fonte ANPI)

E un altro pezzo di memoria storica del Paese se ne va…

Il cineclub Labirinto sfrattato

(grazie al blog False Percezioni per la foto)

Apprendo con ritardo che il 9 gennaio u.s. il Cineclub Il Labirinto, storica (tri) sala romana del Circuito Cinema è stato sfrattato per finita locazione nella sede di Via Pompeo Magno, 27 a Roma. Lo stabile, di proprietà dell'Ordine religioso dei Redentoristi, sarà adibito ad attività commerciali a più alta redditività nonostante si trovi sotto l'edificio di culto della Chiesa di San Gioacchino.

I dirigenti del Labirinto fanno sapere che l'Ente religioso si è dimostrato «completamente insensibile» alle loro ragioni («non potevamo sopportare un aumento del canone di locazione, arrivato alla cifra di 5.500 euro mensili») e commentano: «il quartiere Prati perde un'altra opportunità di cultura e di aggregazione sociale, contribuendo ad una pericolosa spirale inflazionistica dei valori immobiliari: chiudono i circoli culturali e cambiano le destinazioni d'uso da abitazione a servizi commerciali e finanziari. La città di Roma perde un importante punto di riferimento nel panorama culturale e associativo. Dal 1979 al 2007 sono stati almeno centomila i romani che si sono associati al Labirinto per conoscere i classici e le avanguardie del cinema internazionale, o per seguire le innumerevoli Rassegne e Festival organizzati dal Cine Club in collaborazione con Enti ed Istituzioni»(fonte: Il Messaggero)

21 gennaio 2008

sono nuovo della blogosfera...

Giorni fa pubblico un post sui giocattoli sessisti.

Oggi ricevo questo commento in cui vengo bonariamente bacchettato da Vincenza Perilli, autrice del blog Marginalia, grazie al quale ho scoperto il sito cu facevo riferimento in quel post, che fa delle osservazioni giustissime e alla quale chiedo scusa.

Ecco qui il commento a quel post
Ma che caso!
Non ti ho sentito più dopo la tua proposta di scambio link alla quale avevo risposto che uno scambio link fine a se stesso non mi è mai interessato, ma generalmente linko siti con la quale si stabilisce un dialogo o una collaborazione ... Se uso materiali di altri siti (o arrivo a materiali che mi interessano) attraverso altri siti, indico "tutti" i link, è una questione anche di etica.
Oggi scopro questo tuo post sui giocattoli sessisti, dove non c'è traccia di Marginalia che segue questa campagna dal suo nascere. Tra l'altro non puoi non aver visto, quando sei passato nel mio blog, il mio ultimo post sull'argomento del 17 dicembre, tra l'altro ripreso, con il suo link ovviamente, qualche giorno fa, anche nel bellissimo e utilissimo sito di Gennaro Carotenuto. In questo post cerco di spiegare (anche traducendo dei materiali)la campagna ( che va avanti dal 2001) e che mi ha vista fisicamente presente quest'anno a Parigi.
Insomma, la blogsfera è una risorsa importante, ma importante è anche seguirne un certo codice etico ...

Inoltre se fai una ricerca in internet Marginalia è uno dei primi risultati



In effetti ho scoperto il sito francese proprio grazie al blog Marginalia.
Se non ne ho citato la fonte è solo perché attendevo una risposta alla mia proposta di scambio di link (oggi scopro che l'autrice mi aveva risposto, ma sul suo blog, non sul mio. Fino adesso le risposte ad analoghe proposte di scambio link con altri blog le ho lette sul mio di blog... ... non avevo proprio pensato di controllare sull'altro blog... si vede che sono ancora nuovo nella blogosfera!), e mi sembrava contraddittorio proporre uno scambio di link e poi non aspettare la risposta e fare comunque un link. Forse non dovevo chiedere e mettere semplicemente il link nel mio blog, ma ormai la proposta era fatta...

Riparo adesso dunque (anche se francamente non ho mica capito se sono autorizzato o meno a fare il link... mah!) e invito i lettori (le lettrici) del mio blog a intervenire numerosi\e sull'argomento.

Per il resto il mio post era solo una mera segnalazione di un sito che trovo interessante e che svolge un lavoro molto affine a quello che io, nella mia qualità di "formatore esperto di linguaggio cinematografico e audiovisivo", svolgo nelle scuole romane nelle quali lavoro. Chiedo scusa se il mio post ha dato adito a qualche equivoco.

19 gennaio 2008

Le uova del nonno...

...le fa lui, cagando negli stessi prati dove cagano le mucche, mentre le galline sono talmente sprovvedute da lasciare le uova là dove viene loro di farle...



Capisco che molti bambini non hanno la gioia di vedere la campagna e le fattorie o le case di chi pur non avendo vacche, tiene qualche gallina, qualche coniglio...
Ma ingannarli così!!! Mai sentito parlare di stie? Ma che immagine diamo della natura ai nostri figli?

E poi chi ha la fortuna di consumare cibi non adulterati, di mangiare polli allevati non industrialmente? O la Mulino Bianco può dimostrare di fare uso di uova provenienti da allevamenti dove le galline non vengono tenute in gabbia (come prevede una direttiva della comunità europea che sarà in vigore dal 2012) ma allevate a terra?

Ormai i pubblicitari (e gli industriali che se ne servono) danno un'immagine totalmente distorta non solo dei veri sistemi industriali, ma anche dei naturali processi del mondo animale, perché anche le galline allevate a terra si cercano dei nidi e non lasciano certo le uova così in vista, all'aperto, sparpagliate come cacche di mucche...

Una volta le pubblicità del mulino bianco erano ridicole per la retorica della vita agreste oggi sono altamente diseducative e dunque da censurare.

Tra l'altro la pubblicità si fa beffe di tutte le galline allevate in batteria che vivono imprigionate a vita in una gabbia di pochi cm di lato (per saperne di più cliccate qui

Cosa fare concretamente senza diventare santoni che si sentono superiori perché rinunciano alle uova come i vegan?

Per esempio comperare solo le uova giuste:

Oggi il 90% delle uova in Italia è ottenuto da galline IMPRIGIONATE A "VITA" negli allevamenti in batteria, in gabbie di metallo, così PICCOLE DA NON RIUSCIRE NEANCHE A MUOVERE LE ALI, che dovrebbero essere eliminate o notevolmente ampliate e modificate a partire dal 2012, secondo quanto stabilito da una normativa dell'Unione Europea. Un codice alfa numerico identifica ogni uovo:
il primo numero indica la tipologia di allevamento

0 = biologico (1 gallina per 10 metri quadrati su terreno all'aperto, con vegetazione)

1 = all'aperto (1 gallina per 2,5 metri quadrati su terreno all'aperto, con vegetazione)

2 = a terra (7 galline per 1 metro quadrato su terreno COPERTO di PAGLIA O SABBIA) -CAPANNONI PRIVI DI FINESTRE!-

3 = IN GABBIA (25 GALLINE PER 1 METRO QUADRATO IN POSATOI CHE OFFRONO 15 CM . PER GALLINA) -UNA SCATOLA DI SCARPE PER TUTTA LA "VITA"!-

Le seconde due lettere indicano il paese di provenienza o codice dello stato ("IT" = Italia).
Le tre cifre successive indicano il codice ISTAT del comune dove è ubicato l'allevamento e le due lettere vicine la provincia di produzione.
Un numero progressivo di tre cifre consente di identificare in modo univoco l'allevamento di provenienza in cui la gallina ha deposto l'uovo
Può essere, inoltre, aggiunta una lettera (A...Z) in coda al numero distintivo per l'identificazione dei singoli branchi di galline ovaiole o dei diversi locali dell'allevamento nei quali esse "soggiornano".
Alcune ricerche hanno evidenziato un maggiore contenuto di acido folico e di vitamina B2 nelle uova provenienti da galline allevate all'aperto, rispetto a quelle ottenute in allevamenti intensivi.
NON ACQUISTATE UOVA CODICE 2 E 3 !!!!!!!
(fonte: Civiltà del gusto)


Io intanto smetto di comperare anche i tarallucci (che mi fa anche bene alla dieta...)...

18 gennaio 2008

Michel jonasz

Miochel Jonasz. No, non è conosciuto in Italia. O comunque i suoi dischi non sono distribuiti. E' attivo dalla fine degli anni '60, quando scrisse Comment te dire
adieu
a Françoise Hardy oltre che, Je voulais te dire que Je t'attend cantata anche dai Manhattan Transfer (con la vecchia formazione con Laurel Massè).



Io l'ho conosciuto grazie al mio amico Patrick, che è belga e non francese. Me ne stavo lì a sentire una canzone intitolata Tristesse. Avevo vent'anni. Dovevo essere l'incarnazione della gioa. Altro che tristezza.
Invece suonai quella assetta per tutta la primavera e quell'Agosto, quando ero a Parigi con Frances (quel mio primo viaggio durante il quale scoprii anche il caffè americano) ancora suonava imperterrita nel mio walkman.

Michel mi prende alle budella, me le torce e non le lascia più. Un cantautore poeta i cui testi sono superbi ma la cui musica riesce a tradurli in cascate emotive che risuonano a ogni accordo, a ogni arrangiamento,a ogni espressione della sua voce.



Certe emozioni più forti e più segrete, non perché proibite o private ma perché intimamente legate alla mia carne e al mio sangue sono legate al doppio filo della sua voce, da La fabuleuse histoire de Mister Swing a Le mal de toi, da Tic tac a Lucille...

Proprio Lucille è uno dei miei ultimi ricordi di felicità e di coppia con Dani. Si tornava da una cena fuori paese, era la fine dell'estate che ancora elargiva generosamente le sue serate calde e stellate. Nel cd della Yaris suonava Lucille e mi sembrava la colonna sonora ideale per quel momento. Dani conosceva la canzone ma non la apprezzava, non quanto me almeno. Anche se non me ne rendevo conto, in quel momento, anche se felice, ero solo, come lo sono sempre stato in sette anni di rapporto consolidato; solo pur se "seduto in mezzo ad un coro"...
La mia storia con Dani finiva solo pochi mesi dopo e da allora "non sono morto né guarito...".






17 gennaio 2008

Sul misoneismo reazionario dei cattolici

Leggo su internet e (ri)pubblico sul mio sito.

Chi vuole leggere l'originale (con alcuni commenti che personalmente non condivido affatto) può cliccare qui
Laici e cattolici divisi da un virus

Marzia Bonacci, 04 giugno 2007
Scienza Il vaccino contro l'Hpv, infezione causa dei tumori al collo dell'utero, promosso dal ministro della Sanità per le ragazze di 12 anni, solleva dubbi etici tra gli scienziati di formazione religiosa, come dimostra un articolo pubblicato dalla rivista che fa capo al comitato bioetico del Gemelli, il quale teme che venga favorito un comportamento sessuale dissoluto


Materia del contendere. Si chiama Human papilloma virus la nuova frontiera di confronto etico fra laici e cattolici perché a sollevare il dibattito, in verità negli ultimi mesi di per sé piuttosto infuocato, è la notizia dell'arrivo sul mercato italiano di un vaccino che servirebbe a prevenire da alcuni ceppi di questo virus, causa nelle donne di una serie di patologie all'apparato genitale tra cui il tumore al collo dell'utero. Come già accaduto per l'uso del profilattico oppure per l'accesso all'anestesia epidurale durante il parto, il progresso biomedico e le sue conquiste non vengono infatti recepite in modo univoco nello stesso mondo scientifico, come testimonia appunto il recente studio apparso sulla rivista "Medicina e morale", pubblicata dal centro di bioetica della facoltà di Medicina e chirurgia Agostino Gemelli dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Roma. Nella pubblicazione Maria Luisa Di Pietro, Zoya Serebrovska e Dino Moltisanti infatti pongono una riflessione in merito alla promozione da parte del ministero della Salute della vaccinazione alle giovani adolescenti di 12 anni, un'operazione che partirà il prossimo gennaio e che secondo loro dovrebbe essere valutata non solo dal punto di vista clinico, ma anche tenendo conto del "bene globale" della persona. "Il punto - si legge nel testo - è che la vaccinazione generalizzata delle donne è si in grado di proteggerle dal cancro al collo dell'utero, ma questa proposta fa sorgere alcune serie preoccupazioni di carattere etico". Un timore che si lega al fatto che l'Hpv rientra tra le Mst, cioè le malattie sessualmente trasmissibili, le quali destano preoccupazione proprio nei tre studiosi che hanno elaborato il testo: secondo loro infatti il vaccino rischierebbe di comportare "ulteriori cadute di valori, il rafforzamento di una comune accettazione da parte dell'opinione pubblica dei comportamenti sessuali promiscui e probabilmente una maggiore diffusione della malattia". Del resto, aggiungono i ricercatori, "quando sono coinvolte ragazzine minorenni, abbiamo a che fare con persone i cui valori morali sono in formazione e che non sono ancora considerate legalmente responsabili". Una valutazione che trova, nel loro ragionamento, anche un appiglio scientifico nel fatto che "l'infezione da Hpv non è una emergenza sociale" essendo "il risultato di un comportamento a rischio, di una attività sessuale precoce e promiscua". Per questo, chiosano nell'intervento, senza nulla togliere alla "validità medica del vaccino", bisogna comunque "non perdere di vista il bene globale delle ragazzine, che si trovano in una fase molto delicata della loro esistenza".

La risposta critica di uno scienziato laico. La pubblicazione di "Medicina e morale", dal titolo emblematico di "Human papilloma virus vaccines: ethical issues", non convince però il professor Carlo Flamigni, ginecologo e membro del Comitato Nazionale di Bioetica, il quale raggiunto da noi telefonicamente ci ha spiegato il perché del suo scetticismo. "Penso che sia un ragionamento viziato da scarsa preparazione specifica e pratica sul tema - sostiene Flamigni -. Perché non avrebbero fatto una riflessione simile se avessero tenuto conto della grande quantità di donne innocenti che vengono contagiate. Le probabilità di contrarre il virus infatti dipendono certamente dal numero di rapporti sessuali con uomini diversi che ha una donna, ma anche - e forse soprattutto- dal numero di rapporti sessuali con donne diverse che ha ciascuno dei suoi compagni o, per esempio, il suo solo compagno. Questa è una delle ragioni -continua il ginecologo - per cui molte ragazze che hanno un solo partner si trovano affette da Hpv". Ma non basta. La validità scientifica dello studio pubblicato dal centro bioetico del Gemelli è smentita anche da un ulteriore dato, come spiega sempre Flamigni. "Un' altra delle ragioni per cui bisognerebbe essere un po' meno drastici e dogmatici è legata al fatto che ci sono infezioni che non dipendono dalla vita sessuale: le ho riscontrate spesso in ragazze che vivono in comunità e che, per igiene approssimativa, spesso usano asciugami bagnati già utilizzati da altre ragazze oppure si scambiano gli indumenti intimi. C'è una grande quantità di ragazze che ha un unico compagno e una vita sessuale assolutamente "legittima" - per usare concetti che non sono i miei, ma forse appartengono a chi ha scritto questa pubblicazione- e che si trova affetta da Hpv, con un destino che le può portare, se non adeguatamente attente, ad una malattia tumorale. Ecco rispetto a questo, il documento del comitato di bioetica del Gemelli mi sembra vada considerato alla stregua di quanto viene sostenuto in merito al profilattico e alla sua condanna morale. Anzi forse peggio". In verità, il testo dei tre ricercatori dell'università cattolica mette in guardia dalla riduzione della prevenzione dall'Hpv al solo vaccino, rimarcando l'importanza di una campagna di sensibilizzazione morale che tenga conto del "bene globale" della persona. Una motivazione su cui però Flamigni si dice molto scettico e soprattutto stupito: "la prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili è osteggiata soprattutto dalla Chiesa, così come lo è l'educazione sessuale soprattutto verso le giovani generazioni. Un esempio ci viene dalla stessa interruzione volontaria della gravidanza: la quantità di aborti sarebbe diminuita se si potesse fare una seria campagna a favore della contraccezione, che però è duramente criticata dalla Chiesa, che ritiene illegittimi il 98,9% dei metodi anticoncezionali", spiega il professore.
Flamigni si è espresso criticamente anche sul passaggio in cui si sottolinea che l'Hpv non sia una emergenza sociale: "il fatto di aver instaurato una attenzione così diffusa verso le neoplasie del collo dell'utero fa si che non ci sia una loro diffusione straordinaria, ma questo non inficia l'importanza di rispondere alla esistenza di questo virus. Il problema non è solo la quantità, ma anche la gravità delle malattie", sostiene.
In sostanza, per lui il testo pubblicato dalla rivista di area cattolica appare come "una coperta tirata forzosamente da una parte sola" appigliandosi "ad un ragionamento dalle molte manchevolezza scientifiche".

La malattia e il vaccino. Il vaccino da Hpv è prodotto dalla Cervarix (GlaxoSmithKline) e previene in verità soltanto da quattro ceppi virali, considerati però come i più pericolosi: 11, 6, 16, 18; ne restano esclusi gli altri 162. Autorizzato sul mercato dalla Enea e dall'Aifa, questo vaccino metterebbe al riparo le donne dal possibile contagio (solitamente asintomatico) dal virus papillomatoso, responsabile dei condilomi (lesioni), ma anche della formazione di neoplasie tumorali alla cervice. La ricerca medica ha dimostrato che non c'è cancro del collo dell'utero che non abbia visto una pregressa infezione da Hpv, anche se è altrettanto vero che non necessariamente l'infezione si trasforma in tumore. Sono infatti circa il 96% le donne che rimangono contagiate dal virus, di queste il 60% vive in modo transitorio l'infezione senza conseguenze, cioè guarisce in un anno perché il virus è presente nel soggetto ma non contrae rapporti con il dna delle cellule della donna, mentre il 5% del restante 36%, a seconda della carica virale e della capacità del soggetto, andrà in contro a carcinoma. In totale in Italia sono 300 mila le donne che si ammalano di questo tumore alla cervice, 13 esima causa di morte nel nostro paese, prima o seconda nel Terzo mondo.
Il vaccino per risultare efficace deve essere somministrato alle ragazze prima dell'inizio della loro attività sessuale, per questo il ministero della Salute ha indicato come età di riferimento i 12 anni: dal 2008 saranno le ragazze nate nel 1996 a potere usufruire del vaccino a carico, per quanto riguarda il suo costo, del Sistema sanitario nazionale. Per sconfiggere il tumore della cervice e rendere la vaccinazione totalmente efficace è importante però che le donne si sottopongano comunque al pap test, cioè allo screening a scadenza stabile.


Non è cambiato nulla dai tempi in cui papa Leone XII diceva: “Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di Dio: il vaiolo e’ un castigo voluto da Dio, la vaccinazione e’ una sfida contro il Cielo”...

Come si possono rispettare opinioni così proditoriamente sbilanciate verso un'ideologia patriarcal-fascista?

CONTRO I GIOCHI SESSISTI

Navigando su internet ho trovato questo sito nel quale si ragiona contro i giochi e le pubblicità sessiste.
Non mi risulta ci sia nulla del genere in Italia a meno a giudicare dalla mia ricerca su internet.
Ci sono molti forum di discussione su questo argomento, e attività pedagogiche, e riflessioni di varia natura anche su siti per altri versi ambigui ma non ho trovato nessuna associazione che studia attorno a questi argomenti come quella francese. Spero ovviamente di essere contraddetto e che magari domani qualche associazione contatti il blog per farmi sapere della propria esistenza.

ci sono i centri Cemea (ce n'è anche uno a Roma che però si occupano di una formazione attiva a tutto campo e non esclusivamente, né precipuamente di queste tematiche).

Il problema è meno sottile di quel che sembra come dimostra il seguente spot che ho registrato dalla tv appena 3 anni fa.



Credo che la pubblicità si commenti da sola.

Quest'altra invece è più sottile ma credo sia evidente lo stesso la mentalità sessista di chi l'ha concepita, ama anche quella del pubblico cui è rivolta.



Tornando al lavoro del consorzio publizexisme eccovi alcune brochure che ho scaricato dalla rete. Sono in francese ma si capisce lo stesso...






Chi mi aiuta a diffonderle?

...intanto dall'altra parte della Manica



Caroline Loeb

16 gennaio 2008

Tears for Fears



Sperando che la Vodafone non mi faccia odiare anche questa canzone come è successo per ogni altro brano usato in un loro spot (ma non credo sia mai possibile in questo caso)
ecco un post dedicato ai Tears For Fears, uno dei gruppi della mia adolescenza (Pale Shalter è del 1982,!!!!).

Poco da dire in realtà, se non lasciare spazio alla loro musica, alla loro capacità di emozionare e commuovere...



Quesito...

Premesso che prima della fine del processo di secondo (o terzo) grado ognuno è innocente, ma a nessuno à venuto in mente che chi sta indagato sulla moglie di Mastella parte da un sospetto, da un'accusa, e sta proprio cercando di valutare se è il caso o meno di procedere o no?

Oppure solo perché Mastella è ministro sua moglie non può essere indagata?

E visto che i magistrati non hanno carriera politica e non sono eletti dal popolo chi è che fa un uso politico della giustizia? Mastella che si indigna perché la moglie è indagata o i magistrati che fanno il loro lavoro?

Cos'è che mi sfugge?


giudice per le indagini preliminari (o GIP) è un soggetto del procedimento penale.

La figura del g.i.p. fu introdotta nell'ordinamento processualpenalistico italiano per sostituire quella del giudice istruttore. Il giudice per le indagini preliminari non ha autonomi poteri di iniziativa probatoria (a differenza del giudice istruttore), ma provvede solo su istanza di parte; i suoi atti sono espressamente previsti dalla legge (vige infatti il principio di tassatività).

Le funzioni attribuite al giudice per le indagini preliminari sono preordinate a garantire l'indagato nella fase delle indagini preliminari.

Fra gli atti più importanti del g.i.p. vi è l'ordinanza, utilizzata, fra l'altro, per applicare unamisura cautelare su richiesta del pubblico ministero.



15 gennaio 2008

In ricordo di Rosa

«La libertà è sempre la libertà di dissentire» Rosa Luxemburg






Il 15 gennaio 1919 Rosa Luxemburg viene arrestata alle nove di sera e assassinata insieme con Liebknecht, dai soldati dei cosiddetti Freikorps, agli ordini del governo del socialdemocratico Friedrich Ebert.
Il suo corpo, gettato nel Landerwehrkanal,



sarà ripescato soltanto il 31 maggio; le autorità riuscirono a impedire che fosse sepolto a Berlino, per timore di manifestazioni e incidenti.

Rivoluzionaria, compagna, di origini polacche ed ebrea, divenuta cittadina tedesca nel 1898 Rosa Luxemburg aderisce al partito Partito Socialdemocratico.
Il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD), cui Rosa si iscrisse, era, prima del 1914, il più forte partito socialista d'Europa ed il suo segretario Karl Kautsky era considerato l'erede ed il continuatore di Marx ed Engels.
Rosa ne fuoriuscì nel 1914 perché contraria alla guerra. Nel 1915 fondò assieme a Karl Liebknecht, il Gruppo Internazionale, che sarebbe diventato in seguito la Lega Spartachista e, infine, il partito comunista tedesco.

Non è vero, come si dice da più parti, anche su internet, che Rosa partecipò all'insurrezione spartachista del gennaio 1919.

Anzi, Rosa fu contraria all'insurrezione, non perché non credesse nella lotta, ma perché: "voleva che essa conservasse il suo carattere di lotta difensiva. Riteneva che la situazione non fosse ancora affatto matura per una lotta per la conquista del potere politico" (fonte: Paul Frolich Rosa Luxemburg Rizzoli, Milano 1997 (1967) p. 435) come conferma, su internet, wikipedia.

Rosa è una figura centrale nel panorama politico tedesco dei primi del secolo, ma viene oggi ricordata soprattutto per le sue teorie politiche ed economiche.

Mi piace chiudere con l'epitaffio che le scrisse Brecht.

epitaffio 1919

Anche la Rosa Rossa sembra essere andata.
E' morta e dove giace è alquanto incerto.
Disse ai poveri la verità con tanta peristenza
che i ricchi la rimossero dall'esistenza.

11 gennaio 2008

per dani

Music That I Like





Norvegesi, antidivi, dalle melodie e armonie interessanti come quelle di certi ricerche inglesi anni 80... Sono i Kings of Convenience ormai inattivi dal 2005... gruppo che viene annoverato tra quelli Indie.
AAAh gli anni 80....

10 gennaio 2008

La famiglia per i tedoem? Una punizone divina!



Vedo un episodio di The War at Home una insulsa sit-com americana che va in onda il pomeriggio tardo su Italia 1, caratterizzata da siparietti di commento ad alcune battute dei protagonisti.

Me ne colpisce uno, diretto come un uppercut. Quando il protagonista maschile commenta con la moglie che ricorda quando “ha dovuto smettere di studiare. Ecco che parte un siparietto in cui lui e la moglie, vestiti da adolescenti, consultano un test della gravidanza di quelli che si fanno da soli e, essendo evidentemente il risultato positivo, scoppiando a piangere lui chiede a lei se lo vuole sposare e lei piangendo accetta… mentre le risate pre-registrate tipiche della sit-com coronano l’idillico quadretto neo-familiare.

E allora capisco che per i tedoem di tutto il mondo è proprio così: la maternità, la paternità non è un momento di crescita, di maturazione, non è una gioia ma anche un accettare saggiamente e anche sempre con un po’ di sconsideratezza di crescere un figlio (una figlia) ma è sempre visto come la fine dell’adolescenza e l’ingresso traumatico nel mondo degli adulti.

La maternità è presentata come la fine subitanea di ogni libertà, di ogni de-responsabilità, ma anche di ogni aspirazione a una vita migliore, come nel film di Muccino L’ultimo bacio

Chi diventa mamma (e papà) smette di studiare, smette di migliorare la propria cultura, di diventare una persona migliore e non può più vivere una vita migliore per sé e per gli altri.

La maternità è la punizione (divina?) per l’irresponsabilità di avere fatto sesso (come nel film Notte prima degli esami) ma anche l’adeguarsi a un rito che hanno seguito tutte le generazioni precedenti che nonostante le dissennatezze del sesso prematrimoniale ottemperando al proprio dovere genitoriale rinunciando agli studi, al lavoro, alla carriera (la mamma smette di lavorare si sa altrimenti come fa ad accudire al pargolo in arrivo?...) riscattano la loro dissennatezza e diventano adulti rispettabili.

Messa così le precauzioni anticoncezionali sembrerebbero l’unica alternativa concreta all’astinenza (che probabilmente è quello che i teodem vorrebbero). Che modo misero di vedere le cose…

Quando una maternità giunge indesiderata ci sono mille alternative all’aborto.

Si può partorire il bambino e darlo in adozione (non che sia meno traumatico dell’aborto ma almeno nessuno strumento metallico entra nelle tue parti intime…) oppure, se si decide di tenerlo, non si deve necessariamente rinunciare a studiare o a lavorare. Se si è molto giovani si può chiedere aiuto ai genitori (e ai suoceri) per permettere di finire le scuole, l’università, o comunque di trovare un lavoro che sia degno di questo nome. Poi quando la neofamiglia avrà concluso gli studi potrà rimborsare i genitori (e i suoceri). La famiglia serve anche a questo no?

Invece per i Teodem la famiglia è un posto grigio (guardate il manifesto pro famiglia dell’Udeur di Mastella) dove si smette di sognare e ci si adegua subito a un triste, doloroso e sempre uguale a se stesso senso di realtà.

La maternità è gioia, è rivoluzione, è dissennatezza, ma per essere tale deve essere consapevole, meditata, voluta. E che a ricordarlo sia un ramo secco come chi scrive è davvero triste…

9 gennaio 2008

Ei fu. Siccome immobile,

E la mia gloriosa macchina per il caffè americano non c'è più.

L'avevo pesa coi punti SIDIS, almeno nel 2002. Mi ha servito innumerevoli tazze di caffè per almeno 5 anni.
Poi, ieri l'altro, appena la ho accesa, ha sputato due decilitri di caffè e poi niente più. La spia d'alimentazione si accende ma la macchina non scalda acqua e il caffè non esce...
Era una moulinex con una sobria ma concreta pretesa di design.
(eccone un esemplare, anche se questo è giallo, la mia era bianca...)
Ne ho comperata un'altra, una Tefal, molto più macchina del caffè che oggetto d'arredo culinario.
Ma tant'è. Non ho il tempo e le finanze per andare in giro per Roma a cercare un'alta Solero...

La prima volta che ho incontrato il caffè americano fu in Francia, a Parigi, nel 1987.
Vi ero andato in vacanza con la mia amica Frances grazie ai primi soldi che avevo guadagnato con l'arte dello scrivere, una collaborazione in nero, non economica, ma senza firma, (ricordo ancora quando Nino, lo scrittore che cercava un giovane dalla mente brillante e dalle miti pretese, mi prospettò una collaborazione per 13 puntate di un varietà radiofonico, facendo un lungo preambolo sul fatto che la radio non è la televisione e che, insomma, non poteva pagarmi troppo e poi, serio mi disse: "unmilioenetrevabene?" e io che un milione neanche l'avevo mai visto tutto insieme, cerco di darmi un contegno mentre mi precipito a rispondergli di sì nell'eventualità che possa svenire...).

Fu un incontro folgorante, io che la mattina non sapevo mai come fare colazione (un'incertezza che mi è rimasta ancora oggi quando vado al bar, dove non ordino mai la stessa cosa facendo dannare i baristi che cercano di memorizzare cosa prendo, e le opzioni sono vastissime, caffè in vetro, cappuccino tiepido, caffellatte col latte freddo..., caffè freddo, the...) perché niente mi esprimeva con soddisfazione, finalmente avevo scoperto la mia bevanda.
Oggi la macchina per il caffè americano è diffusa anche in Italia ma all'epoca vi assicuro era arduo trovarne una, così la mia prima macchina (era una Braun, ancora me la ricordo con le sue forme perfettamente rotonde) me la portai (in treno...) da Parigi a Roma.

Non ho mai trovato un amico, che non fosse francofono, rimasto a dormire a casa mia, pronto ad accettare con entusiasmo il mio invito a fare colazione col caffè americano.

Una passione che condivido col capitano Catherine Janeway di Star Trek Voyager.

6 gennaio 2008

...comunicazioni di servizio...


E si avvicina la chiusura della mostra di Paolo Cipriani inaugurata il 22 ottobre u.s.
Avete ancora questo fine settimana (Lunedì compreso) per ammirare l'opera di un pittore, di un artista, originale e fuori dagli schemi dell'arte paludata, dell'establishment, una pittura priva di mediazioni pseudointellettuali, che fa cultura vera, sul serio, che parla direttamente allo spettatore, a qualunque spettatore, anche a quelli che di solito non mettono piede nelle gallerie d'arte comunicando con l'immediatezza delle sue tele, dei suoi colori, delle sue pennellate, con quell'astrattismo che, ancora!, c'è chi si ostina a credere "privo di contenuti" e dunque non classificabile. Venite a vedere, a rivedere, i quadri di Paolo, e vi accorgerete come parlano, vi parlano, in un modo sorprendente, sempre nuovo, anche a chi, come me, lo conosce bene, e ha l'onore oltre che il piacere di avere ben due Cipriani nella sua collezione provata (e ben presto diventeranno tre!) e non sapete la soddisfazione quando qualche amico, vecchio enuovo, guardando i suoi quadri ti chiedono "bello, di chi è?" e tu glielo spieghi e lo porti a vedere l'altro quadro della collezione...
Ecco un'anteprima di quello che solo fino a lunedì 7 potete ancora vedere...


...e anche se ci siete già stati, un'ultima visita prima della chiusura, non la fate?


ricevo da paolo e pubblico volentieri:
Dal sette verrano tolti i quadri venduti, e quelli miei personali.
Rimarrà una scelta di tele adatte al locale di Markus, L'isola Felice.
Sto lavorando a un nuovo progetto. ACQUERELLI.
Chissà forse per la primavera sarà pronto.
Aggiornamenti sul mio sito www.paolomariacipriani.eu



4 gennaio 2008

altri orrori

Mentre mi documentavo per scrivere il post sull'interruzione volontaria della gravidanza, incappo per caso in questo sito sulla Gnosi dove, accanto a puttanate quali lo sdoppiamento astrale, ci sono argomenti ben più seri quali l'aborto.
Beh, qualunque sia l'opinione di chi c'è dietro questo sito, guardate un po' cosa arrivano a scrivere a proposito delle tecniche mediche impiegate per l'aborto:
Metodi abortivi
aspirazione

Si utilizza un tubo cavo che è collegato ad una pompa d'aspirazione con una capacità 29 volte più potente di un aspiratore domestico.
L'aspirazione rompe il bambino in pezzi e lo assorbe, tirandolo fuori dall'utero come fosse spazzatura.
Siccome la testa del bambino non può passare dal tubo, si introduce nell'utero uno strumento che comprime la testolina e l'estrae.

dilatazione o raschiamento

Dalla settima alla dodicesima settimana di gestazione si utilizza un metodo che consiste nel tagliare il bambino in pezzi con un cucchiaio chirurgico e dopo si fa un raschiamento. La persona che lo effettua deve unire di nuovo i pezzi del bambino per assicurarsi che l'utero rimanga vuoto. Al bambino si taglia una gambetta, dopo l'altra e così si va tagliando in pezzi tutto il corpo. Le sofferenze del bambino sono intollerabili. È qualcosa di spietato.

potete leggere qui il testo originale del sito.

BAMBINO?!?!?!

I termini precisi in italiano sono

embrione
="la cellula uovo durante il suo sviluppo dal concepimento all’ottava settimana circa" dal dizionario De Mauro online e

feto="organismo in via di sviluppo nel grembo materno, che acquisisce la forma della specie cui appartiene in un periodo variabile a seconda della specie (in quella umana a partire dalla fine della settima o ottava settimana dal concepimento)" dal dizionario De Mauro online,

non certo bambino= "l’essere umano tra la nascita e l’inizio della fanciullezza" sempre dal dizionario De Mauro online che si riferisce all'essere umano già nato.

Il sito è in traduzione dallo spagnolo. Vado a controllare se si tratta di un errore del traduttore. Invece no, anche in spagnolo si dice:
La succión rompe al bebé en pedazos y lo absorbe, sacándolos del útero como si fuera una basura. Como la cabeza del bebé no puede pasar por el tubo, se introduce en la matriz un instrumento que comprime la cabecita y la extrae.
Etc. etc.

C'è da inorridire per un uso così ideologico e proditorio della lingua per chi ha talmente disperato bisogno che gli si creda da snaturare la verità per portare acqua al proprio mulino.

Ho scritto due righe a questi "signori"
(Oggetto: precisazioni lessicali in merito al vostro testo sull'aborto.
Leggo, sulle pagine del vostro sito dedicate all'aborto, che vi riferite all'embrione e al feto usando la parola "Bambino".
Nella lingua italiana "bambino" si usa solo per l'essere umano quando è già nato, ma NON prima della nascita, nel qual caso si usano le parole embrione (da a 8 settimane) e feto (da 8 settimane sino alla nascita).
Capisco che fa molto più effetto leggere che si aspirano le parti di un bambino ma questa affermazione oltre a contenere un madornale errore della lingua italiana costituisce anche una falsità scientifica.
In caso di aborto non si ha mai a che fare con i "bambini" che sono cosa assai diversa dai "feti" e dagli "embrioni" lessicalmente, eticamente e giuridicamente, in Italia come in Spagna (ho conrollato anche sul sito originale spagnolo e lì fate uso di della parola "bebè").
Quest'uso proditorio e disonesto della lingua, Italiana E Spagnola, non fa onore a chi, ritenendo l'aborto un crimine, vuol perorare la propria causa.
L'onestà intellettuale prima di tutto signori.)
se mi rispondono vi faccio sapere.

comunicazioni di servizio

La mia amica Daniela Catelli, che conobbi tanti anni fa quanto giovane (e magro) mi affacciavo nel mondo della critica cinematografica romano, ha pubblicato un nuovo libro (non è il primo... e nemmeno il secondo!!!) sui film horror (de paura...)

Mi ha mandato un inviti alla presentazione del medesimo che volentieri rivolgo a tutti (!?!?)voi lettori(lettrici) del mio blog.

Carissimi,

siete tutti invitati (i romani e chi si trova fortuitamente a Roma in quei giorni) alla serata horror/presentazione del mio libro

CIAK SI TREMA,

LUNEDI' 21 GENNAIO ALLE ORE 19 e 30
alla LIBRERIA DEL CINEMA di VIA DEI FIENAROLI 31 in Trastevere.

Miei chaperon saranno il critico e docente Flavio De Bernardinis e il regista e appassionato di cinema di genere Egidio Eronico.
Oltre al mio libro verrà presentato anche IL BUIO SI AVVICINA, scritto da giovani promettenti horroromani, e introdotto da Sergio Bassetti.
Sarà una serata eterodossa, non noiosa e sicuramente divertente, di questo mi faccio garante io.
Vi aspetto numerosi, e mi raccomando: passate parola!
A presto
Daniela


per maggiori informazioni cliccate qui

Io ci vado! E voi???

3 gennaio 2008

IVG

Sono da poco passate le due del pomeriggio. È una mesta giornata di settembre, fuori fa caldo e c’è in giro un silenzio innaturale. Mi trovo all’ospedale san Camillo. Sto andando a trovare mia sorella che si è sottoposta a una interruzione volontaria della gravidanza.
Mal sopportando l’umiliazione che in ogni ospedale infliggono alle donne (sale dove 3-4 donne vengono raschiate contemporaneamente, in “anestesia locale” mentre i medici parlano tra di loro che so, di sport, pasta amatriciana mangiata la sera prima, la gita in barca da organizzare per il week-end), mia sorella ha richiesto l’anestesia totale. Per questo la trattengono qualche ora in più, come forma precauzionale. Sono in un’ala secluded dell’ospedale, c’è profumo di pulito e non di disinfettante. Nella stanza dove mi indicano trovo mia sorella, che si è appena svegliata dall’anestesia. Una seconda ragazza, sui venticinque anni, sta già mangiando qualcosa, mentre una terza, sula trentina, dorme ancora.
L’odore di cibo mi rammenta la mensa alle elementari, dalle suore, quando, subito dopo pranzo, invece della pennichella postprandiale ti portavano nella cappella, a pregare, e il silenzio conciliava il sonno…
C’è un senso di mestizia e qualcosa di sacrale nell’aria. Nessuna è felice di aver subito quell’intervento, e non solo per la violenza subita dal corpo, ma per quella inferta allo spirito, anche se necessaria o inevitabile.
Non c’è aria di routine né di indifferenza.
La ragazza che dormiva si sveglia e piange.
Intanto mia sorella mi dice di aver già vomitato due volte e di non riuscire a trattenere nemmeno i liquidi.
Di infermiere e dottori nemmeno l’ombra.
Poi, all’improvviso, irrompe brusco un dottore, canuto, nervoso, svelto. Sembra la signora Luisa della pubblicità. Mima una vista alle tre donne e non posso non notare il fremito di distacco e di disappunto che lo percorre tutto.
“Come va?", chiede.
“State bene” dice, come per convincere più se stesso che le tre donne presenti e conclude dicendo: “Potete andare se credete”.
Poi, mentre il dottore è già sulla porta, pronto a sparire così com’è comparso all’improvviso, una vecchina, sgattaiola dentro la stanza. Minuta, magrissima e maligna, si dirige già verso i letti delle due ragazze, forse perché accanto a quello di mia sorella ci sono io… e prima che ce se ne renda conto distribuisce a tutte, sorema compresa, un giornalino di quelli dei Testimoni di Geova, che mostra in copertina la foto di un embrione, ancora non troppo sviluppato, ma del quale si distinguono benissimo manine e piedini…

Io per primo ho un mancamento, mentre vedo una delle altre due ragazze boccheggiare mentre mia sorella chiude gli occhi e allontana da sé il giornalino proditoriamente appoggiatole sul fianco del letto.
Caccio la vecchina in malo modo fuori dalla stanza, se non urlo è solo per non disturbare le ragazze. Vorrei chiamare il primario, la polizia, denunciare le infermiere. Com’è possibile che sia stato consentito ad un’estranea di entrare nella stanza? Ma poi giunge il marito della ragazza 25enne, che si vergogna un po’ di stare lì insieme a delle estranee e ai loro relatives che furtivo, raccoglie gli effetti personali della moglie e vuole portarla via di fretta. Lei si spazientisce, gli sussurra “fa piano, mi fa male!” portandosi una mano sul ventre. Ma c’è dolcezza nella sua voce non irritazione.
E mentre l’uomo si chiede cos’abbia la moglie, io getto nel cestino la nostra copia de “La Torre” e sussurro mesto a mia sorella:”andiamo via”.
Non è la prima volta che accompagno una donna ad abortire.
Mi ricordo, ero ancora al liceo, di quando accompagnai Arianna, una mia compagna di classe. La madre lavorava come infermiera proprio nel reparto dove lei doveva subire l’intervento, era bello che Arianna non dovesse nascondere l’intervento ai suoi, ma l’assenza del ragazzo, il clima della sala d’attesa, le implicazioni di quanto la mia compagna di classe stava per fare non permettevano certo di rallegrarsi.
Né mia sorella né Arianna si sono avvalse dell’’interruzione volontaria della gravidanza" per motivi medici ma, semplicemente, perché la gravidanza era indesiderata e impossibile da portare avanti. Entrambe conoscevano e usavano i mezzi contraccettivi eppure, lo stesso, erano rimaste incinte. Nel caso di mia sorella il padre del bambino era presente (ci conoscemmo in quel frangente e io lo interruppi subito quando lui balbettò qualche parola per chiedermi scusa… come se mia sorella Silvia fosse una mia proprietà che lui aveva violato…). Invece Arianna era sola in ospedale, senza quell’uomo che l’aveva messa incinta.


Di tutti gli argomenti a favore o contro l’aborto ce n’è uno che interrompe la discussione prima ancora di iniziarla. Gli antiabortisti continuano a non abortire anche con la legge 194, ma in uno stato libero e democratico, chi vuole, può farlo, secondo determinati criteri (e anche la legge non riconosce l’aborto come forma contraccettiva). Chi vuole abortire lo fa per sé e solo per sé e non costringe nessuno a farlo.
Viceversa, chi vuole modificare, o abrogare la legge 194, chi vuole vietare l’aborto, quale che sia la sua ragione (comunque soggettiva e non unica) impone il suo punto di vista a tutti.
Chi crede di avere la Verità in tasca e vuole imporla agli altri è doppiamente ipocrita. È ipocrita perché se la sua verità fosse così universale non ci sarebbe bisogno di imporla, ed è ipocrita perché mentre la impone, proprio perché la impone dimostra di sapere che ci sono altre opzioni, altre weltanschaung, né migliori né peggiori della sua, solo “altre.”
Immaginatevi cosa sarebbe potuto succedere se in Italia non si potesse abortire, se qualcun altro potesse decidere della vita di una donna. Già, perché è l’utero della donna che viene raschiato mentre l'uomo, al massimo, viene richiesto solamente di prendersi le proprie responsabilità e, se la donna vuole, assisterla prima e dopo l’intervento.
E' troppo comodo parlare di qualcosa che mai in nessun modo potrà capitare non dico a te, ma nemmeno agli altri come te, che hanno il tuo stesso corpo. Per questo credo che nessun uomo abbia voce in capitolo su un argomento che non lo riguarda in prima persona.
Perché io, personalmente, posso anche essere contrario all’aborto. Ma chi sono io per imporre i mie valori etici agli altri?
Per questo non sopporto che degli uomini, dei maschi, vogliano togliere alle donne un diritto ormai maturato nel tempo, acquisito, non sopporto che dei maschi ipocriti deprechino l’uso dell’aborto come anticoncezionale ma sono poi contrari anche a ogni forma di profilassi e magari si inventano l’obiezione di coscienza per non vendere preservativi nelle proprie farmacie, e sì che oggi il preservativo non evita solo dalle gravidanze indesiderate, ma salva la vita come ben anno i due milioni di africani che muoiono ogni anno di aids.
Per questo inorridisco quando sento certe cariatidi di entrambi i sessi che, schierandosi contro l'aborto (altrui), credono di essere gli unici depositari di valori sacri quali "la difesa per la vita"ma poi non battono ciglio quando condannano a morte milioni di persone vietando l’uso di profilattici, o quando decidono della vita altrui di donne che, fosse per loro, dovrebbero tenersi i figli sempre e ad ogni costo, arrivando a snaturare la procreazione assista obbligando la donna che se ne avvale ad essere impiantata dell’ovulo fecondato in vitro senza alcuna analisi pre- impianto (data la fecondazione extrauterina ci sono alte probabilità che l’ebrione abbia qualche anomalia) casomai, dice la legge, le donne in questione possono ricorrere DOPO all’aborto, se l’embrione dovesse risultare affetto da qualche patologia.

Non sono errori, non sono contraddizioni, non è nemmeno pazzia.
È fascismo, è nazismo di chi, odiando le donne (e molte odiano il loro stesso genere, come Paola Binetti che offende il proprio corpo femminile con un cilicio), cerca di umiliarle, di controllarle, di sottometterle (vuoi avere un figlio ad ogni costo? Io ti ficco in panza l’ovulo anche se è malato, tie’!)

Per questo credo che dobbiamo tutte e tutti scendere in piazza contro queste derive maschiliste, fasciste, naziste, misoneiste e misogine e non ignorarle.

Ruini, Bondi e chi per loro sono degli oscurantisti e una democrazia che sia davvero tale non può permettergli di aprir bocca e gittar fori fiato in nome di un generico diritto di opinione. Non tutte le opinioni hanno diritto di cittadinanza in seno una democrazia. Meno che mai quelle che attentano a degli inviolabili diritti acquisiti.




bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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