24 settembre 2009

25 settembre, Clandestino Day


La tentazione sarebbe farsi prendere dallo sconforto, tale è la qualità – diciamo così – del dibattito pubblico, e tali le enormità che i leghisti sono capaci di pronunciare [e i media di amplificare].
Bisogna anche fare uno sforzo per non diventare schizofrenici, e detestare la banda Bossi per quel che dice sui migranti, e insieme provare un pizzico di invidia per il modo disinvolto con cui i leghisti replicano alle proteste della chiesa e minacciano perfino – Bossi ieri – di mettere in questione il Concordato tra Stato e chiesa. Un bell’esempio di laicità, si direbbe, non fosse che gli spiriti cannibali del razzismo e del nazionalismo [in questo caso sub-nazionalismo] non sono nuovi al disprezzo per le religioni e all’attrazione per paganesimi più o meno inventati. Ma insomma non sembra esserci fondo, a questo abisso. Non fosse che i media per fortuna non sono, come comunemente si crede, lo specchio della società, e i leghisti non sono la sola voce del nord Italia. Il partito di Bossi è caso mai il condensato della rozza prepotenza del piccolo capitale d’assalto, con una capacità molto efficace di presentarsi come tutore dei luoghi e delle tradizioni. Ma se in una regione cattolica come il Veneto, o che almeno lo è stata fino all’esplosione della forma moderna dell’arricchimento, ci si mette contro la religione cattolica, di che tradizione stiamo parlando? E se i luoghi vengono offesi dalla crosta di cemento e asfalto su cui viaggia quella forma dell’accumulazione, di che difesa del territorio sono paladine le «camicie verdi»? 


Non che queste evidenti contraddizioni preoccupino gran che i calderoli di tutti i nord, e del resto quasi nessuno gliele fa notare, ci lavora sopra e propone un modo aperto, e non ostile, di tutelare i luoghi e assieme la società, le tradizioni e l’apertura al mondo. Mi correggo: nessuno di quelli che partecipano al citato dibattito pubblico, né i partiti, né le figure istituzionali, né i media. Allo stesso tempo, dall’osservatorio piccolo ma molto vicino al livello del suolo di Carta, registriamo che, come accade nel cervello umano, neuroni si connettono tra loro, creando sinapsi, scintille d’intelligenza, e che lo fanno a modo loro, secondo i loro tempi e disegnando un panorama – mentale e sociale – del tutto inedito. Se una piccola compagnia teatrale inventa una rappresentazione sul rapporto con gli straniero, e una associazione organizza la proiezione di un film, se una cooperativa apre un ristorante multi-culinario, per così dire, o organizza corsi di lingua italiana [quella sempre meno nota a giornalisti televisivi o politici prealpini] per persone che vengono da lontano, se a Lampedusa, isola che non vuole diventare Alcatraz, si terrà un festival di cinema documentario intitolato all’Altro [che non è il giornale del mio amico Piero Sansonetti, ma la persona che in generale affoga dalle parti di Malta], se un grande cartello di movimenti, coordinamenti e associazioni prepara una manifestazione nazionale il 17 ottobre, se nelle parrocchie il disagio per le bestialità razziste monta tanto da smuovere le gerarchie, se la festa dei No Dal Molin, a Vicenza, quest’anno è dedicata anche al «pacchetto sicurezza», se in definitiva accadono migliaia di cose come questa, tutte insieme e tutte contro il «pacchetto sicurezza» e il reato di «clandestinità», allora forse vale la pena di sospendere lo sconforto, almeno per qualche tempo, e chiedersi, ciascuno di noi, non che cosa lo Stato [o i partiti di sinistra, o il papa, o chissà chi] può fare per noi, ma che cosa noi possiamo fare per la società che vogliamo, quindi per i nostri concittadini e le concittadine che non posseggono il passaporto italiano o europeo.
Carta, che è piccola ma al livello del suolo, lancia con il numero in uscita venerdì una piccola proposta: fare del 25 settembre prossimo il Clandestino Day, una giornata in cui chiunque voglia opporsi al razzismo e fondare un modo di vivere rispettoso fa qualcosa, un sit in o una proiezione, un visita a un ospedale [di quelli dove i «clandestini» non vanno più per paura] o un corteo, ciascuno secondo le sue inclinazioni e opportunità, ma tutti insieme. Per parlare con i cittadini, per segnalare alla politica e ai media che esiste un’altra faccia della Terra, per sentirsi meno soli, per preparare meglio il corteo di ottobre [e del resto l’ultima settimana di settembre è quella delle iniziative diffuse, dicono gli organizzatori della manifestazione]. Che ne dite: si potrebbe?
Nei prossimi giorni racconteremo nei dettagli quale iniziative sono state programmate; per segnalarne altre scrivete a carta@carta.org.
Tutte le iniziative per il Clandestino day sono su
http://clandestino.carta.org/?p=477
 Pierluigi Sullo
 i luoghi de C-Day a roma (per l'elecono completo clicca qui)



LAZIO

Roma: C-day a Carta [carta@carta.org]
Serata antirazzista, il 25 settembre, anche alla Sala Pintor, presso la sede di Carta di via dello Scalo di San Lorenzo 67, a Roma, promossa dalla redazione. Si comincia alle 18,30 con la presentazione del libro di Annamaria Rivera «Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo» [edizioni Dedalo], una buona occasione per ragionare di razzismo ma anche di nuove esperienze di antirazzismo. Ttra gli altri, intervengono Grazia Naletto [Lunaria] e Simone Sestieri [rete romana Impronte]. All’incontro partecipa l’autrice. Alle 20,30 video-proiezione di «U stissu sangu. Storie più a sud di Tunisi» di Francesco Di Martino e Sebastiano Adernò:a questo nuovo documentario sono dedicati un articolo nelle prossime pagine e una lunga intervista su clandestino.carta.org. A seguire, musica DJ set con Antonino [afrobeat/funk/retrogrooves] e aperitivo interculturale. Durante la serata sarà possibile acquistare la maglietta e prenotare le felpe e le agende Clandestino.
Roma: RadioArticolo 1 – Cgil organizza una diretta audio alle ore 10 per il C-day [www.radioarticolo1.it].
Roma: [ninolisi@alice.it] Comunità cristiana di base san Paolo [che ospita la scuola per rifugiati Asinitas – nel cui ambito è stato realizzato il film Come un uomo sulla terra]
Roma: presso il centro sociale Brancaleone [via Levanna 11] alle ore 17,30 l’incontro«Clandestino… de che?», durante il quale sono previsti videoproiezioni [Storie di bimbi, a cura della scuola dell’infanzia Don Bosco, e Voci dal IV municipio di Eric Gad, Sean Precht, Orsetta Berni] e un dibattito con Moni Ovadia Antun Blazevic [attore e scrittore rom], Daniela Dobre [mediatrice culturale], Zahara Omarmohamed [mediatrice], Yousef Salman [Mezzaluna Rossa Palestinese], Marco Carsetti [Asinitas], Giuseppe De Marzo [A Sud], Francesca Koch [Casa delle donne], Marcello Paolozza [Rete Nuovo Municipio IV], Emiliano Viccaro [Horus liberato], con il coordinamento dell’associazione «il Mondo in IV».

Roma: Ginevra Bentivoglio Editoria [ufficiostampa@gbeditoria.it] Anteprima nazionale del documentario «Il viaggio di Adamo – naufragi e accoglienza a Portopalo», ore 18.30, vicolo dei Savelli 9.

Roma: Arci [roma@arci.it]. Ha presentato la proposta del C-day all’incontro romano del 23, di preparazione della manifestazione nazionale del 17 ottobre.
Roma: [info@madreterrafratelloclandestino.com] presentazione del libro Madre terra, fratello clandestino [edito dalla casa editrice Sangel] di Andrea Onori, con la prefazione di Aly Baba Faye e l’introduzione di Antonio Ricci del centro e studi ricerche Idos. La presentazione si terrà venerdì 25 settembre, alle ore 18.30 presso la libreria Gabi International in via Gabi 30 [San Giovanni].
Roma: centro sociale Spartaco [spartaco.it]. Ore 17, largo Appio Claudio, iniziativa di controinformazione sul pacchetto sicurezza. Partecipano Osservatorio Permanente Migranti X Municipio [osservatoriomigranti.munx@gmail.com], le associazioni antirazziste locali e Los Adoquines del carnevale argentino. Alle 21, al centro sociale di via Selinunte 57, proiezione di Come un uomo sulla terra e mostra fotografica a cura di Andrea Simonetti.

Roma: Città dell’altra economia azione@tiscali.it.

Roma: associazione Senza confine senzaconfine@libero.it.

Roma: associazione Popica [info@popica.org].

Roma: daSud [info@dasud.it]. Appuntamenti dalle 19,30 presso lo Spazio daSud in via Gentile da Mogliano 170 [Pigneto].

Roma: circolo Arci Arcobaleno Garbatella arcigarbatella@arciarcobaleno.it.

Roma: Servizio Rifugiati e Migranti – Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia srm@fcei.it.

Roma: Fiera dell’editoria della pace [info@editoriadellapace.org]
Roma: rete Impronte simonesestieri@hotmail.it. Il C-day è cominciato il 16 settembre con un grande incontro pubblico dedicato a come funziona la sanatoria [con Salvatore Fachile, avvocato]. Promotori con la rete Impronte: Rete per la libertà di movimento, Sci, La Città dell’Utopia, Laboratorio 53, Gruppo Rar.

Roma: Città dell’utopia [via Valeriano 3, lacittadellutopia@sci-italia.it]. Il 24 settembre, per la giornata europea del dialogo interculturale, iniziativa centrata sul tema dell’intercultura, in collaborazione con diverse associazioni romane che si occupano di rifugiati e richiedenti asilo.

...e anche Mike Francis is gone...

Mentre guardavo X-Factor ieri sera un accenno di Mara (Maionchi) mi ha indotto a controllare  su internet e ho scoperto che il 30 gennaio scorso (ehm) Mike Francis (nome d'arte di Francesco Puccioni) è morto per un cancro polmonare (so che i mie lurker superstiziosi e ipocondriaci mi saranno grati per questo post).

Mike Francis mi ricorda, come a tutti, i primi anni 80 (che per me significano la scuola, ma anche solitudine, inverno, pomeriggi bui in cui giravo solitario per le vie di Roma, freddo, voglia di un partner...), all'epoca la sua musica non mi piaceva, troppo commerciale, troppo diffusa troppo amata da tutti, ma, negli anni, se capitava, non mi sottraevo ad un ascolto casuale.

L'antipatia per lui venne rafforzata alquanto quando, una sera del 1983, girai come una trottola tra corso Tritone e Via del Corso, cercando l'lp Passionfruit di Michael Franks  e tutti mi propinavano l'lp di Mike Francis (e io No, non Mike Francis, Mikael Franks, e i commessi, tutti, Ah. E chi è?! AAAARRRGH).

La sua morte mi ha colpito tantissimo e, riascoltando la sua musica, fosse solo perché mi ricorda l'adolescenza, sa emozionarmi e la sua morte mi fa improvvisamente più male. Mike (Francesco) era giovanissimo aveva 4 anni più di me, e sapere che non c'è più mi commuove. Oh!


bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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