16 gennaio 2010

I film sono forse automobili?

Ieri sono andato alla mia prima riunione per il mio nuovo lavoro. Nello stesso tavolo c'erano i produttori del film, il distributore che doveva mettere soldi e know-how e un esercente (a capo di una rete di sale) disposto a distribuire il film nelle sue sale.
L'esercente era solo, il produttore era accompagnato da una giovane donna, serissima noi eravamo il gruppo più numeroso eravamo in quattro, più il legale, avvezzo a quel tipo di riunioni pi di noi quattro.
Non vi tedio con i dettagli della riunione, che, credo, non sono nemmeno autorizzato a dirvi. Posso però parlarvi della sensazione generale che ho avuto sin da subito, su quel tipo di riunione e, soprattutto, sul punto di vista degli esercenti e dei distributori. Io ho sempre creduto che echi ha a che fare con un film ha tra le mani un prodotto ben strano perché al contempo un prodotto commerciale, come tale da vendere come un altro qualsiasi bene, ma, anche e contemporaneamente, dei missionari della cultura, nel senso che, essendo il film, qualunque film, un prodotto culturale, chi li distribuisce e li fa vedere contribuisce al diffondersi della cultura. Certo sono due anime antitetiche, forse inconciliabili, ma ho sempre creduto che la bravura di un esercente, di un distributore, consistesse nella capacitò di conciliare questi due aspetti, ineluttabilmente legati l'un l'altro.
Quanto sono ingenuo!
Di fronte avevo dei rivenditori di automobili e non tanto perchè quando si parlava di film si usava la metafora da formula uno ma perchè i film sono oggetti da piazzare sul mercato cercando di sfruttarli al massimo. Altro che progetto culturale, altro che educazione dello spettatore, altro che missione! Bisogna vendere dello stracchino, e all'ingrosso, prima che scada e a meno della concorrenza altrimenti ci resta sul groppone e perdiamo dei soldi.
Inutile dire che io e il mio gruppo abbiamo annaspato come ci avessero tolto l'ossigeno o la terra sotto i piedi, e quando abbiamo protestato, senza fare un discorso sui massimi sistemi, ma spiegando che forse per il film che eravamo là a chiedere venisse distribuito era diverso dagli altri e forse aveva bisogno di strategie di promozione e distribuzione diverse (quali? ci ha chiesto il distributore. Come quali? Sei o non sei tu il distributore?!) ci è stato fatto pesare l'esperienza loro sula distribuzione e il nostro digiuno su qualsiasi aspetto tecnico-burocratico-strategico-distributivo (perchè spendere 15mila euro per fare i flani? abbiamo chiesto, Sennò nessun esercente ti prende il film...). Eravamo così ingenui e naif che il distributore a un certo punto si è irritato e ha detto che ci annoverava nella categoria di quelli che hanno fatto un film e pretendono che il film esca. E lui ma perchè dovete uscire per forza? Chi l'ha detto?.
E lì ho capito. Ho capito perchè l'Italia è nella miseria culturale in cui si trova. perchè La repubblica ha fallito.
Perché in quella stanza un privato che opera in un settore delicato da un punto di vista culturale sente di avere tutto il diritto di dire no per motivi di strategia economica e non culturale (che lo diventa solo indirettamente).
Se lo stato non controlla i rivenditori di automobili ci sarebbero macchine inquinanti, poco sicure, sempre più veloci, in giro. Ma lo stato non controlla in nessun modo le strategie di distribuzione dei film. Lascia questo bussines in mano ai privati che hanno della cultura la stessa considerazione di Brunetta.
Il film è un'enorme mortadella e io che a scuola pensavo di fare cultura, stavo semplicemente facendo merenda!
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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