29 novembre 2007

un po' di Mina, tanto per gradire



Ornella

E dopo tante inutili parole polemiche, che sono servite solamente a perdere tempo, tanto gli uomini, noi uomini, maschilisti siamo e maschilisti resteremo (anche se io, spero di esserlo almeno un pochino di meno…), torniamo al normale funzionamento del blog cambiando argomento, solo apparentemente.

Sempre di una donna voglio raccontarvi, che sono andato a sentire ieri sera al Sistina.

Insomma, dopo due mesi di attesa (da quando Paolo mi avevo comperato il biglietto) finalmente sono andato a sentire Ornella Vanoni.

Ho avuto già altre occasioni di dirlo, ma non mi sono mai reputato uno che ha visto molti concerti e invece mi rendo conto che è una cosa che ho cominciato a fare da subito, sin da quando ero molto giovane.

Ricordo il primo concerto di Ornella (quello di ieri è il mio quarto…). Lo vidi sempre al Sistina, nel 1980. Avevo 15 anni, era il mio primo concerto, ci andai da solo, a una pomeridiana domenicale.

Mi ricordo i pupazzi di Velia Mantegazza, la sua impeccabile esecuzione de La famosa volpe azzurra, … il suo fraternizzare col pubblico, parlargli con seducente intimità…

Ieri sera non ha nemmeno sfiorato quel repertorio, diciamo fine anni 70 inizio anni 80 (ho pensato lo stesse facendo solo per qualche istante quando ho scambiato l’intro di Per l’eternità con quello de Il telefono – a proposito, ma Mimmo Cavallo, che fine ha fatto?!?!!) , ma Ornella ha cantato molte canzoni inaspettate, in una scaletta ambiziosa (per la difficoltà e il numero delle canzoni scelte) intelligente e coerente, una scaletta che formava un vero e proprio discorso musicale.

Io (e Paolo e Markus) ero talmente in sintonia con le canzoni che, per un paio di volte, ho indovinato la canzone successiva in scaletta, perché a quel punto, allo stato emotivo in cui ci trovavamo, avendo ascoltato quelle canzoni fino a quel momento, a quella temperatura musicale, non poteva che esserci quel pezzo. Mi è capitato con Rabbia libertà fantasia, magnifico pezzo scritto da Toto Cutugno (anche lui ne ha azzeccato qualcuno) e con Il mio trenino (quando per ben due volte Ornella ha smesso di cantare colpita da un attacco di tosse... Ah le sigarette!!!)

Ornella è stata molto meno signora del solito, più rilassata, più disinvolta, ha allestito uno spettacolo più che un concerto, con una zona dove cantare (ma parlare anche di amori passioni amicizie…) e l’altra per i musicisti.

Ha cantato splendidamente, omaggiando persino Renato (Magari) e rivisitando con parsimonia i suoi classici, prediligendo i brani brasiliani (compreso “Senza paura”…!) intrattenendoci per due ore di concerto piene e fitte… (compresa una cover di un pezzo a me sconosciuto di Cammariere alquanto ...mistico)



La mancanza di solennità, l’atmosfera dimessa del concerto (sembrava più un incontro tra amici in cui Ornella si concede un concerto in souplesse) mi hanno fatto pensare a un ammorbidimento causato dall’età, a un dolce torpore senile che ottundeva l’impeccabilità della prova, il professionismo d’acciaio dei concerti precedenti.

Sbagliavo.

Ornella è sempre Ornella, sono io che sono invecchiato e sopporto sempre meno ogni segno di cambiamento, che la mia mente, preoccupata della morte, legge sempre e solo in chiave di decadenza, corruzione, minore brillantezza e vivacità.

Su quel palco era un po’ come se ci fossi io e, guardandomi al contempo dalla platea, mi stessi accorgendo di non essere più quel ragazzo che si illudeva di una performance perfetta (la mia, non quella di Ornella) che perfetta non è ma piene a di macchie, ombre, dubbie incrinature che i miei occhi stanchi e disincantati ora notano con la massima evidenza.

Pensavo fosse Ornella che ha 73 anni, invece sono solo io che mi illudo di averne ancora 15 mentre ne ho molti ma molti di più…


bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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