1 marzo 2012

E anche Lucio non c'è più: sulla morte di Lucio Dalla.

Lucio Dalla mi ha accompagnato dall'adolescenza fino all'età adulta. All'incirca dal 1983, quando uscì il suo album omonimo (ma lo seguivo già da prima, senza comperarne i dischi) fino a Luna Matana del 2001.

Poi, senza un vero perchè, ho smesso di seguirlo, forse non mi è capitato più di ascoltare le sue canzoni.

Così non mi è più successo di rimanere folgorato quando scoprivo che c'era sempre una canzone che sembrava parlare a me, solo a me, nient'altro che a me.
Come mi successe per Latin lover, tanto da farmi singhiozzare sul tram, mentre tornavo a casa...




O una sera che ascoltai mentre andavo a cena da Daniele e mi ritrovai così commosso da dovermi fermare per strada.


Commosso perché Lucio provava sensazioni, nostalgie ed emozioni molto simili a quelle che potevo provare io.


Sentimenti profondi che Dalla descriveva osservando ragazzi e ragazze e che non ha mai apertamente declinato anche ed esclusivamente al maschile o al femminile.
Non appartengo alla schiera di persone che crede che un personaggio pubblico debba a tutti i costi proclamare la propria omosessualità o scrivere canzoni esclusivamente pensate in situazioni sentimentali dove la coppia è dello stesso sesso. L'ho sempre trovato ghettizzante e autoescludente. Però, sapendo dell'omosessualità di Dalla, sentirlo parlare nelle canzone sempre e solo di amore rivolto per le donne, mi rendeva triste perchè lo faceva ipocrita. Perchè ci sta tutto il cantare di amori etero anche se non lo si è, perchè non esiste solo il tuo orientamento sessuale, e che, dopo tutto, l'amore è universale, ma che tristezza se per non escludere l'eterosessualità trascuri l'omosessualità. Se sei un grande cantautore puoi trovare un modo per parlare anche di amori per lo stesso sesso senza farne una canzone di militanza.
Per questo sono in sintonia col mio amico Carlo, dal quale ho appreso della sua morte, che su faccialibro scrive Morire senza svelarsi... è perdere una buona occasione per farsi conoscere fino in fondo.
Svelarsi, anche senza pubblici proclami, anche senza coming out ufficiali, perchè non si è sempre e solo gay o lesbiche lo si è solo anche.
Per cui il senso di vuoto e di mancanza si ammantano anche di questa occasione definitivamente persa.
Poi le polemiche sulla sua velatezza, sulle sue posizioni politiche, inciampano tutte in un doppio equivoco.
Che basti essere gay  per essere politicamente impegnati (e nello schiermaneto giusto), e di come il non esserlo pur essendo gay debba essere un'aggravante, e di come se a morire è un gay non per motivi inerenti la propria omosessualità (non sia cioè vittima di omofobia) debba dispiacere di più che se  a morire sia un non gay.
Forme di omofobia od omocentrismo, che è la stessa cosa, che mi dispiace leggere su faccialibro (vero Riccardo?) e che tutto sommato danno ragione a Lucio se non ha voluto fare coming out.

Almeno tra noi militanti il diritto all'indifferenza deve iniziare ad essere un dovere politico imprescindibile.
Altrimenti non si fa militanza ma solo sterile corporativismo.

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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