2 settembre 2009

Monsieur le Président...

POICHE' la sua struttura privata di disinformazione è momentaneamente impegnata ad uccidere mediaticamente il direttore di "Avvenire", colpevole di avergli rivolto qualche critica in pubblico (lanciando così un doppio avvertimento alla Chiesa perché si allinei e ai direttori dei giornali perché righino dritto, tenendosi alla larga da certe questioni e dai guai che possono derivarne) il Presidente del Consiglio si è occupato personalmente ieri di "Repubblica": e lo ha fatto durante il vertice europeo di Danzica per ricordare l'inizio della Seconda guerra mondiale, dimostrando che l'ossessione per il nostro giornale e le sue inchieste lo insegue dovunque vada, anche all'estero, e lo sovrasta persino durante gli impegni internazionali di governo, rivelando un'ansia che sta diventando angoscia.

L'opinione pubblica europea (ben più di quella italiana, che vive immersa nella realtà artefatta di una televisione al guinzaglio, dove si nascondono le notizie) conosce l'ultima mossa del Cavaliere, cioè la decisione di portare in tribunale le dieci domande che "Repubblica" gli rivolge da mesi. Presentata come attacco, e attacco finale, questa mossa è in realtà un tentativo disperato di difesa.

Non potendo rispondere a queste domande, se non con menzogne patenti, il Capo del governo chiede ai giudici di cancellarle, fermando il lavoro d'inchiesta che le ha prodotte. È il primo caso al mondo di un leader che ha paura delle domande, al punto da denunciarle in tribunale.

Poiché l'eco internazionale di questo attacco alla funzione della stampa in democrazia lo ha frastornato, aggiungendo ad una battaglia di verità contro le menzogne del potere una battaglia di libertà, per il diritto dei giornali ad indagare e il diritto dei cittadini a conoscere, ieri il Premier ha provato a cambiare gioco. Lui sarebbe pronto a rispondere anche subito se le domande non fossero "insolenti, offensive e diffamanti" e fossero poste in altro modo e soprattutto da un altro giornale. Perché "Repubblica" è "un super partito politico di un editore svizzero e con un direttore dichiaratamente evasore fiscale".

Anche se bisognerebbe avere rispetto per la disperazione del Primo Ministro, l'insolenza, la falsità e la faccia tosta di quest'uomo meritano una risposta.

Partiamo da Carlo De Benedetti, l'editore di "Repubblica": ha la cittadinanza svizzera, chiesta come ha spiegato per riconoscenza ad un Paese che ha ospitato lui e la sua famiglia durante le leggi razziali, ma non ha mai dismesso la cittadinanza italiana, cioè ha entrambi i passaporti, come gli consentono la legge e le convenzioni tra gli Stati. Soprattutto ha sempre mantenuto la residenza fiscale in Italia, dove paga le tasse. A questo punto e in questo quadro, cosa vuol dire "editore svizzero"? È un'allusione oscura? C'è qualcosa che non va? Si è meno editori se oltre a quello italiano si ha anche un passaporto svizzero? O è addirittura un insulto? Il Capo del governo può spiegare meglio, agli italiani, agli elvetici e già che ci siamo anche ai cittadini di Danzica che lo hanno ascoltato ieri?

E veniamo a me. Ho già spiegato pubblicamente, e i giornali lo hanno riportato, che non ho evaso in alcun modo le tasse nell'acquisto della mia casa che i giornali della destra tengono nel mirino: non solo non c'è stata evasione fiscale, ma ho pagato più di quanto la legge mi avrebbe permesso di pagare. Ho versato infatti all'erario tasse in più su 524 milioni di vecchie lire, e questo perché non mi sono avvalso di una norma (l'articolo 52 del D. P. R. 26 aprile 1986 numero 131, sull'imposta di registro) che, ai termini di legge, mi consentiva nel 2000 di realizzare un forte risparmio fiscale.

Capisco che il Premier non conosca le leggi, salvo quelle deformate a sua difesa o a suo privato e personale beneficio. Ma dovrebbe stare più attento nel pretendere che tutti siano come lui: un Capo del governo che ha praticato pubblicamente l'elogio dell'evasione fiscale, e poi si è premurato di darne plasticamente l'esempio più autorevole, con i quasi mille miliardi di lire in fondi neri transitati sul "Group B very discreet della Fininvest", sottratti naturalmente al fisco con danno per chi paga le tasse regolarmente, con i 21 miliardi a Bettino Craxi per l'approvazione della legge Mammì, con i 91 miliardi trasformati in Cct e destinati a non si sa chi, con le risorse utilizzate poi da Cesare Previti per corrompere i giudici di Roma e conquistare fraudolentemente il controllo della Mondadori. Si potrebbe andare avanti, ma da questi primi esempi il quadro emerge chiaro.

Il Presidente del Consiglio ha detto dunque ancora una volta il falso, e come al solito ha infilato altre bugie annunciando che chi lo attacca perde copie (si rassicuri, "Repubblica" guadagna lettori) e ricostruendo a suo comodo l'estate delle minorenni e delle escort, negando infine di essere malato, come ha rivelato a maggio la moglie. Siamo felici per lui se si sente in forze ("Superman mi fa ridere"). Ma vorremmo chiedergli in conclusione, almeno per oggi: se è così forte, così sicuro, così robusto politicamente, perché non provare a dire almeno per una volta la verità agli italiani, da uno qualunque dei sei canali televisivi che controlla, se possibile con qualche vera domanda e qualche vero giornalista davanti? Perché far colpire con allusioni sessuali a nove colonne privati cittadini inermi come il direttore di "Avvenire", soltanto perché lo ha criticato? Perché lasciare il dubbio che siano pezzi oscuri di apparati di sicurezza che hanno fabbricato quella velina spacciata falsamente dai suoi giornali per documento paragiudiziario?

Se Dino Boffo salverà la pelle, dopo questo killeraggio, ciò accadrà perché la Chiesa si è sentita offesa dall'attacco contro di lui, e si è mossa da potenza a potenza. Ma la prossima preda, la prossima vittima (un magistrato che indaga, una testimone che parla, un giornalista che scrive, e fa domande) non avendo uno Stato straniero alle spalle, da chi sarà difeso? L'uomo politico passato alla storia come il più feroce nemico della stampa, Richard Nixon, non ha usato per difendersi un decimo dei mezzi che Berlusconi impiega contro i giornali considerati "nemici". Se vogliamo cercare un paragone, dobbiamo piuttosto ricorrere a Vladimir Putin, di cui non a caso il Premier è il più grande amico.
(Ezio Mauro direttore di Repubblica)

Lie to Me approda su Fox

Già avevo avuto modo di parlarne a Luglio, durante il fiction fest (in un post scritto e mai pubblicato...) che non è altro che una vetrina per i palinsesti autunnali.
.
In Lie To Me una Midseason_replacement (cioè una serie partita a metà stagione televisiva sostituendone un'altra prematuramente interrotta) creata da Samuel Baum, Tim Roth è Cal Lightman uno psichiatra che ha messo su un'agenzia privata specializzata nello stabilire se le persone (imputati, testimoni, ma anche politici, diplomatici, fidanzate in attesa di matrimoni milionari) dicono la verità o no.

Visto come un venditore di fumo da agenti poco zelanti dell'FBI (che vengono puntualmente sentiti) Cal si avvale della collaborazione di alcuni soci che, a sua differenza, hanno istinto innato per capire chi mente, in base a una serie di parametri (micro espressioni facciali) che lui è riuscito a "leggere" dopo un'abbondante esercizio.
Oltre a Tim Roth nella serie lavorano Kelli Williams (The Practice) che interpreta la D.ssa Gillian Foster, Eli Locker (Brendan Hines, visto in Terminator: The Sarah Connor Chronicles) e Ria Torres (Monica Raymund, Law & Order), le cuie capacità sono innate e,a volte, superiori persino a quelle di Cal.

La serie funziona nonostante un format che rischia di essere ripetitivo sia per la bravura estrema di Tim Rothe Kelli Wiliams sia per il contributo degli sceneggiatori che riescono a ripetere per ben 13 volte lo stesso pattern narrativo innovandolo ogni volta con elementi diversi, che riguardano anche la vita privata di Cal e accoliti (il marito di Gillian lo tradisce, Eli disobbedisce a un ordine diretto ricevuto, e alla fine della stagione scopriamo il personalissimo motivo che ha spinto Cal a specializzarsi in questo campo...

Non so come risulterà doppiata in italiano (io ho visto la serie in lingua originale) ma on lasciatevi scappare questo gioiellino.
Certo, per chi ha Sky, altrimenti dovremo aspettare qualche mese e scaricare gli episodi dalla rete...







Lie To Me prima stagione 13 episodi
In onda ogni lunedì alle 21 su Fox Channel a partire dal 7 settembre

Anselmo Genovese

Di lui, o, meglio, delle sue canzoni ho già avuto modo di parlare in passato, nel 2007 e quest'anno.

Anselmo Genovese è stato anche tanto gentile da mandarmi una mail nella quale mi ringraziava per il mio post.

La mail è dello scorso giugno.
Gli rispondo solo ora.
Spero non troppo tardi per fargli una dichiarazione d'amore (musicale).
Quando Mina cantò la sua Anche un Uomo (nel '79, in Attila) il suo nome mi rimase impresso, pronto a ascoltare ogni altra sua canzone. L'attesa non fu delusa, negli anni, è stato uno dei suoi autori migliori.
Senza fiato e Il cigno dell'amore in Italiana, Un'aquila nel cuore in 25, Momento magico in Catene, Senza umanità in Finalmente ho conosciuto il conte Dracula Anselmo compone canzoni indimenticabili, splendide, eleganti, con una melodia dirompente componendo dei pezzi nei quali Mina poteva usare tutta la sua voce, in estensione, potenza e durata del fiato. In ognuna delle sue canzoni mi pareva che Anselmo parlasse direttamente a me, e, nella mia mente di adolescente un po' cresciuto (avevo 20 anni quanto uscì Senza umanità) ero convinto che nessun altro rimaneva emozionato da quelle canzoni come lo rimanevo io e che quella emozione fosse il regalo che Anselmo ogni volta faceva a me, coinvolgendomi non solamente per la musica (che per me è il primo approccio di ogni canzone), ma anche per i testi (Senza fiato e Senza umanità son state dedicate, illo tempore a due amori mal riposti, rifiutati, traditi, rimossi. Che bello poter avere delle poesie in musica così piene da ascoltare (e cantare...) per sentirmi espresso...

Ma non finisce qui!
Grazie a internet ho la possibilità di ascoltare altre sue canzoni, da lui stesso interpretate o da altri cantanti (della serie non esiste solo Mina..). E ritrovo le stesse emozioni, la stessa musica, lo stesso autore...

Cominciamo da Tu Sola

presentata al Festival di Sanremo 1978 che si classificò al quinto posto. Il brano l'anno seguente venne inciso dall'artista scandinavo Jorna Kalevi e poi venne stampato in diversi paesi europei ed in diverse lingue.

In quella spagnola giunse ai primi posti in classifica in Spagna America latina.


Ornella Vanoni incise Il tempo d'impazzire (1971)


e nel 1974 Pazza d'amore



Mi sono sempre chiesto chi fosse A. Genovese (come era riportato sulle etichette dei dischi..) e ora che ho la possibilità vorrei ringraziarlo per le belle emozioni che, ancora oggi, a distanza di tanti anni, le sue canzoni sanno regalarmi.

Ascoltate Un uomo che ti ama la magia è ancora intatta!

Grazie Anselmo! Di cuore!

www.anselmogenovese.com

http://www.myspace.com/anselmogenovese





Oggi (pre) apre la stagione venatoria

Oggi 2 settembre, i cacciatori potranno di nuovo impugnare i fucili grazie alla pre-apertura della stagione venatoria e alle deroghe concesse dalle regioni, o in singoli casi dalle province. Si inizia 24 ore dopo, perché il primo di Settembre cade di martedì, cioè uno dei due giorni di silenzio venatorio (il martedì e il venerdì).

La preapertura permette ai cacciatori di imbracciare il fucile prima della data ufficiale di apertura della stagione venatoria, normalmente per la terza domenica di settembre.

L'Ente nazionale protezione animali (Enpa) ha chiesto al Parlamento che "rispetti la volontà degli italiani e cancelli il Ddl Orsi dai lavori del Senato". Secondo l'Enpa, come ha reso noto da un comunicato stampa, gli italiani che praticano la caccia sono passati dai 2,2 milioni del 1980 ai circa 700 mila attuali, sottolineando un numero sempre maggiore di italiani che si sono schierati dalla 'parte della natura'.

Per questo motivo l'associazione animalista ha chiesto al Parlamento "di schierarsi dalla parte degli italiani, rispettandone così la volontà, e di cancellare dai lavori del Senato un testo che è una vera galleria degli orrori". Un recentissimo sondaggio promosso dalle associazioni ambientaliste ha evidenziato che il 91% dell'opinione pubblica é contrario alla caccia nei parchi e il 94% ai fucili in mano ai minorenni. Dati che proseguono la linea del sondaggio del 2004 di Enpa-Eurisko, secondo cui il 74% dell'opinione pubblica riteneva che l'attività venatoria dovesse essere cancellata definitivamente.(da notizia Ansa, con rielaborazioni mie, per il dispaccio originale cliccare qui)


Sparando in preapertura si condannano a morte gli uccelli che hanno appena terminato la nidificazione in Italia, in questo periodo infatti i migratori non sono ancora arrivati nel nostro Paese, (arriveranno dal Nord Europa solo a partire dalla fine di settembre).

I rischi per la natura e le popolazioni di uccelli nidificanti, sono particolarmente gravi in sette regioni: Basilicata, Molise, Puglia, Sicilia, Veneto, Campania e Friuli Venezia Giulia. Liguria, Piemonte e le province autonome di Trento e Bolzano, apriranno invece la stagione venatoria solo domenica 20 settembre, data ufficiale di avvio della nuova stagione.

Diciassette in totale le specie di uccelli che le regioni italiane indicano come cacciabili in preapertura, delle quali ben sette, pari al 47% del totale, sono classificate “SPEC” da BirdLife International, cioè come specie in declino: Tortora, Quaglia, Allodola, Beccaccino, Marzaiola, Mestolone e Codone. Tali specie andrebbero dunque escluse subito dai calendari venatori, sia in preapertura che per l’intera prossima stagione venatoria.

Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna, pur avendo predisposto un calendario venatorio, lasciano decidere se fare o no prapertura alle singole province: in Lombardia solo la Provincia di Brescia effettua prepaertura dal 3 settembre, mentre in Toscana tutte le province tranne Arezzo e Massa Carrara effettuano preapertura. In Emilia Romagna, infine, tutte le province della regione aprono alle doppiette dal 2 o 3 settembre.

Non mancano i paradossi nella scelta delle specie cacciabili in preapertura: le Marche – nonostante le segnalazioni della LIPU - hanno inserito il Codone nelle specie cacciabili senza tener conto che la specie non nidifica nella regione e come migratore non è ancora arrivato nel nostro Paese. Anche la Basilicata indica la Cornacchia nera come cacciabile ma si tratta di una specie presente solo sull’arco alpino, e che rischia di essere confusa con la specie protetta Taccola che le somiglia.



Le regioni peggiori sotto il profilo della tutela delle specie di uccelli in declino sono Friuli Venezia Giulia e Marche, con ben quattro specie di uccelli cacciabili “in declino” inserite nei calendari venatori della preapertura. In generale, le regioni con il maggior numero di specie di uccelli cacciabili sono la Basilicata e il Molise (10 specie ciascuna) e l’Umbria (nove specie).

(fonte, con tagli miei, LIPU)


Quello che né Lipu né Ansa dicono è che
le pre-aperture, violano la Direttiva Comunitaria 79/409 CEE (”Direttiva Uccelli”), e non mettono in grave pericolo solo la fauna selvatica - proprio in un periodo in cui i piccoli di molti esemplari sono ancora dipendenti dai loro genitori - ma anche i turisti che si godono ancora una periodo di vacanza nei boschi e nella campagne della Penisola.
L’anno scorso, le “doppiette” oltre ad aver sterminato milioni di animali selvatici, hanno provocato, secondo le statistiche dell’Associazione “Vittime della Caccia” la morte di 41 persone e il ferimento di altre 85 coinvolte in “incidenti venatori”.

La caccia costituisce pertanto non solo un attentato all’integrità della fauna selvatica italiana, che è patrimonio dello Stato, ma anche un serio problema di ordine pubblico.

Anche questo ha contribuito a disarmare le “doppiette d’Italia”, passate dai 2,2 milioni del 1980 ai circa 700 mila attuali, e a schierare un numero sempre maggiore di italiani dalla parte della natura.

Secondo un sondaggio Enpa-Eurisko del 2004, infatti, una larga fetta dell’opinione pubblica, oltre il 74%, ritiene che l’attività venatoria debba essere cancellata definitivamente, mentre l’82,5% degli italiani boccia ogni forma di liberalizzazione che incrementi il numero di specie cacciabili, aumenti i luoghi destinati all’attività venatoria e prolunghi i calendari, (fonte ENPA, con mie rielaborazioni).

Intanto alla metà di settembre si tornerà in commissione Ambiente a Palazzo Madama per l'esame della proposta di legge del senatore del Pdl, Franco Orsi, per modificare la legge 157 del 1992 che regola l'attività venatoria in Italia. Ecco un sunto della proposta di legge:
* Art. 4 “Ogni cacciatore può detenere un numero illimitato di richiami vivi provenienti da cattura”, scompaiono quindi i limiti numerici, e quindi si potranno richiudere in misere gabbiette. A decretare la “regolarità”, al posto dell’anellino inamovibile, è sufficiente una “certificazione di provenienza”, un documento più facilmente contraffabile e che quindi potrebbe aumentare i fenomeni di illegalità.
* Art. 22 “e fatto divieto di usare richiami vivi e zimbelli, slavo che..…. la civetta viva proveniente da allevamento per la caccia da appostamento". Si reintroduce quindi lo zimbello, ovvero la civetta legata viva ad un ramo per attirare altri volatili: una vera e propria forma di tortura, che causa nell’animale lesioni anche gravi.
* Art. 11 “. Chi abbia compiuto il sedicesimo anno di età ed abbia superato l'esame per il conseguimento dell'abilitazione all'esercizio venatorio riceve, previo assenso scritto di chi ne esercita la patria potestà, dalla questura competente per territorio un attestato di tirocinio nel quale, su indicazione dell'interessato, sono riportati i nominativi di massimo tre cacciatori titolari di licenza di caccia da almeno cinque anni”. Quindi si autorizzano minorenni ad utilizzare fucili, che non possono acquistare o “detenere”, con i rischi che molto sfugga al controllo: un provvedimento che, con il fenomeno delle baby gang e del bullismo, testimoniato dai sempre più crescenti episodi di cronaca nera, educa i giovanissimi all’uso delle armi e quindi alla violenza.
* Art. 1: La fauna viene tutelata e “gestita ai sensi della presente legge, delle direttive e dei regolamenti dell'Unione europea, nel rispetto delle convenzioni internazionali recepite nell'ordinamento italiano". Lo Stato non interviene più nella tutela in quanto bene indisponibile (con evidente principio di incostituzionalità: l’art. 117 comma 2 della Costituzione rimanda allo Stato la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità e quindi anche degli animali).

Inoltre sarà possibile:

* Autorizzare la caccia nei terreni incendiati (art. 34)
* Si potrà cacciare con i natanti, compromettendo habitat rarissimi e preziosi per la fauna selvatica (art. 20)
* Sparare in foreste demaniali regionali e statali (art. 9)
* Il cacciatore che prepara trofei di capi dallo stesso abbattuti al fine della detenzione o altro uso personale non è soggetto ad alcuna autorizzazione; (Art. 2.-bis): equivale a liberalizzare l’imbalsamazione, con effetti molto negativi anche sul mercato nero (palchi e corna, ad esempio)
* Caccia fino a mezz’ora dopo il tramonto (art.18): questo non solo aumenterebbe il rischio di “confondere” specie cacciabili con altre a causa della scarsa luce, ma rende ancora più insicuro il territorio: gli incidenti dovuti alla caccia potrebbero aumentare enormemente!
* L’ISPRA, l’istituto scientifico italiano di riferimento che dovrebbe effettuare monitoraggi a livello nazionale ed interregionale, ed esprimersi con un parere su alcune forme di caccia, potrà essere sostituito con “Osservatori regionali”, più controllabili dalle amministrazioni locali, a cui parteciperebbe un solo rappresentante di questo istituto. (sintesi art 6).
* Le associazioni ambientaliste presenti nel Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale saranno ridotte da quattro a tre e L’Enpa, fino ad oggi presente di diritto, verrà del tutto estromessa (art. 7)

Il senatore Orsi apre all'opposizione e alle associazioni per salvare la sostanza della legge.

Su alcuni articoli ritenuti "provocatori - dice Orsi - la maggioranza non si farà impiccare: il testo non è blindato". E, per esempio, la norma che consentirebbe di dare un patentino ai sedicenni per poter impugnare un fucile e cacciare non farà più parte del testo perché a sopprimerla ci penserà un emendamento proprio di Orsi. A venir cestinate potrebbero essere anche le norme sui cacciatori nei parchi e nelle aree protette, quella sul prolungamento della stagione e quella che riguarda l'accesso, a pagamento, nelle aziende agricole per sparare anche dopo il tramonto.

La Lipu ha preparato una lettera di protesta per bloccare questa legge assurda e medievalista. Firmiamola!

L'ENPA invece dà dei suggerimenti per non far passare questa legge dell'orrore e della barbarie:

Puoi far sentire la tua voce in tanti modi.
Scrivendo al parlamentare del tuo collegio, ad esempio, per invitarlo a fare il possibile affinché il disegno di legge Orsi non passi.
Ma puoi anche, sempre a titolo di esempio, scrivere al presidente della Commissione Ambiente del Senato Antonio D'Alì (dali_a@posta.senato.it)
o ai senatori della Commissione Ambiente (trovi la composizione della commissione qui),
allo stesso senatore Orsi (orsi_f@posta.senato.it),
ai capigruppo del Senato (l'elenco dei Presidenti dei Gruppi parlamentari con i relativi indirizzi mail lo trovi qui).

Ma puoi anche scrivere ai giornali, scrivere su Facebook, nei blog, ai giornali on line.

Un recentissimo sondaggio promosso dalle associazioni ambientaliste ha evidenziato che il 91% dell'opinione pubblica é contrario alla caccia nei parchi e il 94% ai fucili in mano ai minorenni. Dati che proseguono la linea del sondaggio del 2004 di Enpa-Eurisko, secondo cui il 74% dell'opinione pubblica riteneva che l'attività venatoria dovesse essere cancellata definitivamente (fonte Ansa).

La caccia NON E' UNO SPORT. Chi nel 2009 è a favore della caccia o la pratica egli stesso è un pazzo, un sadico, va fermato, interdetto, arrestato, reso innocuo (con tutti i mezzi legali beninteso). Fallo anche tu!

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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