22 febbraio 2008

I'ts a Polidori!

Nella mia parca ma importante collezione di opere d'arte prodotte dai miei amici oltre a 3 Cipriani (il terzo è in arrivo, come un figlio!) ho anche diversi Pasquale Polidori...

Oggi è la volta di una nuova istallazione di Pasquale alla quale ha preso parte anche la mia amica-attrice-tour goddess Frances Nacman.

Domani troverete un post sull'evento.
Nel frattempo, se voleste venire...

CHANGE + PARTNER CONTEMPORARY ART
Via di S. Chiara 57 (Pantheon), ROMA
Tel 066833599


Nèmesi e assestamento

Urs Breitenstein
Regina Hübner
Pasquale Polidori


inaugurazione
22 febbraio 2008 ore 18.00
e fino al 14 marzo 2008

ROMA – THE ROAD TO CONTEMPORARY ART
Freaky Friday 29.02.2008 ore 21.30 – 24.00



Roy Scheider... e Jonathan Brandis...!

E insomma almeno due parole sulla scomparsa di Roy Scheider volevo pubblicarle.



Avrete letto dei ruoli principali da lui interpretati, io me lo ricordo soprattutto per Seaquest una serie tv di fantascienza, prodotta da Spielberg, nella quale interpretava il ruolo di Nathan Bridger, il capitano della SeaQuest, un fantascientifico sottomarino.


Magro, vecchio, cazzuto e incazzato, era facile per me identificarmi con lui (proiezione utopica, sperare di essere quel che non sono... beh forse un po' incazzato, o, meglio, incazzoso...) circondato da giovani militari...

Roy è morto il 10 febbraio all'età di 75 per un mieloma multiplo.


E mentre cercavo le foto di SeaQuest ho appreso che l'attore Jonathan Brandis si è tolto la vita il 12 novembre del 2003...

Mi ero dimenticato di lui, che in Seaquest interpretava un giovane genio dei computer... Non pensavo proprio Jonathan potesse suicidarsi impiccandosi con una corda di nylon...


Che amarezza...


Picture Provided By: TeenIdols4You.com

Incontro metropolitano

di Laura Tolomei

Alla mia amica Laura hanno pubblicato un racconto sul sito Parole di donna. Non è il primo racconto, né il primo romanzo che Laura scrive, e pubblica in italiano ma anche in inglese. Dallo stile inconfondibile e personalissimo quel che mi colpisce di Laura è la capacità di descrivere con poche parole caratteri umori e situazione, con una tranquillità e una pacatezza che veicolano con intelligenza una sottile ironia divertita... Insomma leggete e apprezzate! Aspetto commenti!!!

Si fronteggiavano giornalmente dai binari della stazione Garbatella. Dal lato Laurentina, lei lo studiava, fingendo di leggere i poster pubblicitari; dalla direzione opposta, ogni tanto lui le lanciava occhiate interessate. S’incontra-vano alla stessa ora e, curiosamente, se uno tardava, l’altro sembrava attenderlo, quasi a sottolineare l’importanza dell’appuntamento. Lei, una bella mora scura di capelli, occhi e carnagione, era costretta a prendere la metropolitana per mancanza di mezzi propri. Molto appariscente, curava il look in ogni dettaglio per catturare l’attenzione di possibili prede maschili, anche se i tacchi a spillo risultavano poco pratici sulle scale mobili e soprattutto non garantivano alcuna conquista. Era infatti una single, come amano definirsi le zitelle moderne … sì ma “in carriera”, si consolava. “Beata te” la invidiavano le poche amiche sposate “Puoi uscire con uno diverso ogni sera”. La sua brillante vita sociale si limitava a qualche cinema o al massimo una pizza con le amiche. Naturalmente, raccontate ad arte, assumevano comunque un sapore peccaminoso. “Certo! La vita noiosa in coppia non fa per
me” mentiva spudoratamente “E poi devo pensare alla carriera”. Considerando il suo impiego ministeriale, rimaneva vaga sul tipo di carriera, ma comunque ci dedicava molto tempo ed energie. Frequentava altre donne in carriera, ugualmente zitelle, colleghe d’ufficio e di pettegolezzi, con le quali inventare un ambiente lavorativo più stimolante di quello noiosamente reale. “Presto arriverà l’uomo della mia vita e mi salverà dalla monotonia” confidava alle carrieriste nei rari slanci di sincerità. Tutte ci credevano: per ognuna c’era un uomo pronto ad attenderle dietro l’angolo o, perché no, forse sul binario della metro. Lui, scapolo per scelta, era
un grafico pubblicitario. Dotato di molta fantasia, purtroppo le sue idee peccavano di praticità al pari delle sue visioni di pagine patinate dai brillanti colori e profumi. “Ma chi comprerebbe un giornale che puzza di gorgonzola?” cercava di farlo ragionare il capo. Malgrado l’ostruzionismo, elaborava progetti policromatici e dai fraseggi pungenti, studiati per colpire l’attenzione di svogliati lettori, puntualmente sostituiti dalle solite banalità più adatte al grande pubblico. Amava
la vita all’aperto: sportivo per vocazione, sceglieva di vivere la città in modo salutista, preferendo passeggiate a piedi e mezzi pubblici all’ingombrante autovettura. Mediamente soddisfatto del lavoro e della vita in generale, si concedeva qualche birra con gli amici, il pranzo domenicale da mamma e uscite inconcludenti con colleghe d’ufficio o di palestra. Visti gli scarsi risultati dei corteggiamenti, si convinse a tentare la sorte con l’habitué del binario opposto. L’occasione
capitò un giorno in cui, entrambi ritardatari, si trovarono ai tornelli d’ingresso, tessere alla mano e aria trafelata. Scambiati i nomi - Marco e Marina - ed i numeri di cellulare, già dalla prima uscita trasparì l’assoluta mancanza d’affinità: lui propose un giro a piedi; lei, sempre coi tacchi, accettò di buon grado, stramazzando inevitabilmente al ristorante e pretendendo un tassì al ritorno. Tuttavia, la solitudine prevalse sulle ragioni del cuore e la traballante storia continuò tra
incomprensioni e compromessi reciproci. L’attrazione fisica funzionò inizialmente per Marco che, pur sentendosi a disagio, fu sedotto dall’artificiosa immagine di lei. A Marina invece il metro e novanta rachitico di lui, corredato da spessi occhiali, forse non ispirava neanche quella. Certo, non era il Principe Azzurro né l’uomo della sua vita, ma l’aiutava a superare il vuoto dei fine settimana, quando purtroppo la carriera cedeva il passo alla televisione. In realtà le differenze fisiche riflettevano quelle interiori: a Marco interessava l’essenza delle cose, mentre
Marina si fermava al loro aspetto esteriore, incurante d’alcun approfondimento. Ironicamente, gli stessi mezzi pubblici che avevano favorito l’incontro, li divisero per sempre. Terrorizzata da ennesime passeggiate, lei pretese un uso maggiore dello status symbol più in voga, trasformando ogni serata nell’incubo della ricerca interminabile di parcheggio. “Ma Roma si vive così bene a piedi” obiettava Marco. Per chi non usa tacchi, voleva replicare lei, ma evitò per non creare discussioni e anche perché la Panda a disposizione non era esattamente l’emblema sociale più rappresentativo. “Ma ne vale la pena?” si chiedeva lui, mentre passava e
ripassava nella stessa strada alla ricerca di un buco dentro al quale seppellire l’automobile. Giunto all’ovvia conclusione, iniziò a diradare gli incontri, inventandosi i classici pretesti maschili: “Farò tardi al lavoro” le telefonava stravaccato sul divano intento a godersi la partita.
L’eclissi fu totale il giorno in cui Marina non lo vide più neanche sul binario opposto. “L’ho lasciato: questi uomini sono tutti uguali” si lamentò con le altre zitelle “Pensano solo al lavoro e alla carriera. Chi lo vuole un uomo così?” chiese, guardandosi intorno alla ricerca della vittima successiva. Ahimè … nessun volontario all’orizzonte.

lalla_gatta@yahoo.com
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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