5 marzo 2011

I Referendum che andremo a votare

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha proposto come data per andare a votare i referendum il 12 giugno, l'ultima data possibile per il voto.  Avrebbe potuto accorpare il voto alle amministrative del 29 maggio come chiedono da tempo i promotori dei referendum. Questa doppia elezione costerà alo stato tra i 300 e i 350 milioni di euro in più.
Il governo spera così che meno persone vadano a votare e non si raggiunga il quorum previsto dalla Costituzione per rendere valido il voto (il 50% +1)  .

La decisione di Maroni deve passare per il consiglio dei ministri e per la ratifica di Napolitano. Maroni ha comunque ignorato le richieste dei comitati referendari che hanno presentato una petizione per chiedere l'accorpamento delle date di amministrative e referendum, così come la richiesta di un incontro è stata ignorata.
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Tre i quesiti  referendari:

1) abrogazione del decreto Ronchi che ha sancito nel 2009 che il servizio idrico non potrà più essere gestito da società pubbliche, ma dovrà essere affidato a società private o comunque possedute da privati almeno per il 40 per cento.
Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione

«Volete voi che sia abrogato l'art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall'art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia" e dall'art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea" convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?»
Finalità: fermare la privatizzazione dell’acqua

Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica.

È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.
Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.

Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.

2) la cancellazione della norma del cosiddetto Codice dell'ambiente che prevede una quota di profitto sulla tariffa per il servizio idrico, la "remunerazione del capitale investito".
Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma
«Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»
Finalità : fuori i profitti dall'acqua

Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.

Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.

Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si elimina il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici: si impedisce di fare profitti sull'acqua.

3) nucleare bis. A 24 anni di distanza dal primo referendum sul nucleare, gli italiani torneranno a votare per la cancellazione dei provvedimenti che hanno riaperto la strada all'atomo in Italia.


4) Abrogazione del legittimo impedimento (Volete voi che siano abrogati l'articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonché l'articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante "disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza"?»*).


Referendum difficili soprattutto perchè ci sarà silenzio stampa nazionale e difficili anche perchè bisogna essere informati per decidere ed esprimersi.


Allora da qui alla data del voto cercheremo insieme di capirci qualcosa di più, anzi, possibilmente, tutto.








* fonte Corsera
** fonte manifesto
 
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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