9 settembre 2009

CARFAGNA DIMETTITI!

Se una donna è libera, se può amare e sposare chi vuole, se studia, se può lavorare, se può scegliere quando e se essere madre, vestirsi come crede, parlare a voce alta, sorridere, la società intera fiorirà
Ministro Mara Carfagna alla conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, organizzata alla Farnesina nell’ambito degli incontri del G8 9 settembre 2009.

Non c'è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali, visto che costituzionalmente sono sterili.
Deputato Mara Carfagna al seminario "Donne, vita e famiglia 15 febbraio 2007.

Quindi, anche grazie a te, in Italia le donne non possono amare e sposare chi vogliono...

La società italiana dunque NON fiorisce anche a causa tua...

Ti resta da fare solo una cosa: DIMETTITI!

Omofobia non è un concetto neutro

E proprio oggi che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato come La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l'omofobia, fa tutt'uno con la causa indivisibile del rifiuto dell'intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentate dall'ignoranza, dalla perdita di valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dai principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza nazionale democratica (un bell'intervento da leggere) voglio proporvi un intervento pubblicato sul sito azionegay e lesbica di Firenze, che ho scoperto grazie alla segnalazione sul blog Marginalia dal titolo
Omofobia non è un concetto neutro.
Lesbiche, gay e trans osservano il mondo da una prospettiva obliqua, e in questo modo aggiungono al mondo stesso un punto di vista altro.

Siamo imprevisti/e/* come chi arriva da lontano, come chi arriva dalla povertà.

Qualcuno/a odia noi perché in noi si rispecchia e cerca di distruggere con noi il suo desiderio che ha sempre represso, negato, nascosto, magari celandosi dietro uniformi, abiti talari o monacali, maschere neonaziste.

Qualcuno/a freddamente ci nega, ci cancella dalla scena pubblica, perché vuole ri/costruire una società patriarcale e familista i cui pesi ricadano sulle donne prigioniere dei ruoli della tradizione; questo/a qualcuno/a e vede nei gay, nelle lesbiche e nelle persone trans ostacoli al suo progetto reazionario.

Qualcuno/a ci usa come capro espiatorio, come facile bersaglio perché una società impoverita, priva di diritti, ridotta a plebe cieca, possa sfogare la propria rabbia e le proprie frustrazioni. E’ già successo, settanta anni fa, e il gioco si sta ripetendo; di nuovo ci troviamo in compagnia di minoranze, immigrate/i, diverse/i a vario titolo.

Qualcuno/a finge di prevederci, ma pretende che assomigliamo alla sua idea di noi e ci chiede di rinnegare dei pezzi di noi, in nome del quieto vivere e del decoro.

Qualcuno/a/* di noi finge di non essere imprevisto/a/*, cerca di passare inosservato/a/o, di scivolare con eleganza sulla scena senza turbare, senza spostare la polvere.

Qualcuno/a/* di noi cerca di vincere la paura mettendosi dalla parte degli aggressori, stabilendo gerarchie interne fra chi è più rispettabile e chi lo è meno, cercando attivamente di smarcarsi da altre vittime dell’odio.

Qualcuno/a/* di noi non si meraviglia della violenza omofobica, ha fatto della paura un’abitudine.

Qualcuno/a/* di noi si meraviglia della violenza omofobica, la vede come un prodigio cattivo senza cause riconoscibili, non legge la connessione fra le Svastichelle e la banalizzazione del neofascismo, fra l’estrema destra italiana e le croci celtiche nascoste dietro la rispettabilità delle cravatte.

Qualcuno/a/* per darsi un ruolo fa spettacolo, fa la pagliaccia di lusso, il clown di regime, la trasgressione da fine settimana e rinnega la sua favolosità per un biglietto di seconda classe sul Titanic.

Siamo tutte/i/* sul Titanic, la nostra società è il Titanic e la nostra società è anche l’iceberg contro cui il Titanic si schianterà.

Lesbiche, gay e trans dall’Europa, dalle liberate città del possibile osservando un’Italia senza orgoglio civile, senza solidarietà sociale, senza difesa della laicità, senza memoria della sua storia resistente capiscono che in questo paese sfibrato lesbiche, gay e trans nel migliore dei casi saranno imprevisti/e/* e ignorati/e/*, nel peggiore aggrediti/e/* e cancellati/e/*.

Lesbiche, gay e trans dall’Italia osservano i gommoni dell’immigrazione, sanno in cuor loro che chi odia quegli uomini e quelle donne imprevisti/e prima o poi se la prenderà con gli imprevisti/e della sua “etnia”. È già successo: i triangoli rosa di Auschwitz accanto alle stelle gialle ebraiche, ai triangoli neri asociali, ai triangoli scuri zingari. C’è chi lo rimuove, fra noi, c’è chi fa finta di niente, ma in cuor nostro tutti e tutte lo sappiamo.

Qua o ci salviamo tutti/e/* o non si salva nessuno-nessuna-nessun*

Noi lesbiche, gay e trans sappiamo anche che i fondamentalismi e i clericalismi sono distruttivi: cambiano i nomi degli dèi, cambiano i paramenti dei sacerdoti, ma resta costante l’odio per chi è imprevisto/a/*. Contro lesbiche, gay e trans si cimentano improbabili alleanze, fra cattolicesimo e islamismo, fra stalinismo e ortodossia, fra neonazismo e pseudo psicanalisi.

L’alleanza però che ci ferisce di più è quella fra la paura lgbt e l’opportunismo del potere.

Eppure noi ci siamo, continuiamo a vivere e a cercare la felicità, come tutti/e/*, come chi scappa e come chi arriva.
Come al solito parliamone!
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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