4 gennaio 2012

Lettera a Frances dopo aver visto il film The Artist

Ciao Frances, ierisera sono andato a vedere un film che, sono sicuro, ti sarebbe piaciuto un mondo.
Anzi, più lo guardavo, più sentivo che quel film era tuo e che, fossi ancora in vita, mi avresti trascinato a vederlo il primo giorno del suo arrivo in sala.
Si tratta di The Artist (Francia, 2011) di Michel Hazanavicius un film non solo in bianco e nero ma muto. Si un silent movie, hai capito bene.
Ora non pensare male, se dico che il film è tuo non mi rifesrisco di certo alla tua età!
D'altronde quando tu sei nata, nel 1935 i film erano parlati, talkies già da sei anni, quindi...

Se ho pensato a te è perché il film mette in ballo delle competenze, di spettatore, di spettatrice, che erano molto più tue che mie e non solo per ragioni anagrafiche.
Certo se invece di morire tu fossi qui e avessi visto il film adesso non dovrei dannarmi a cercare di spiegarti, temendo di non riuscirci fino in fondo.

The Artist non è una parodia, nel senso che ci racconta una storia non malgrado il suo essere un film muto ma proprio in quanto tale. E dimostra come, ancora oggi, un film può raccontare una storia senza basarsi sui dialoghi, senza per questo essere un film semplice. La storia che ci racconta è un omaggio al cinema  ed ogni sua scena è una dichiarazione d'amore, una citazione, un riferimento, al cinema di tutti i tempi, muto e non.
Io sono riuscito a cogliere decine di citazioni e, mentre ne coglievo una, mi chiedevo quante ne avresti colte tu. Così mentre guardavo il film, la sua bellezza, la sua importanza, e il fatto che nessuno in sala, ne sono convinto, capiva quanto me o quanto avresti fatto tu, l'importanza della pellicola che stavamo guardando, mi ha fatto sentire al ccontempo vicino a te e tremendamente solo.
Nella storia di George, divo del cinema muto che, per orgoglio e perchè percepito ormai come divo del passato, non riesce a fare film nell'epoca dei talkies  e del suo incontro con Peppy, prima ancora che diventi una diva dei film parlati, non c'è solo un pezzo di storia hollywoodiana (ah non ti avevo detto che il film si svolge in L.A.?) ma la storia stessa della cultura americana.

La storia del sogno americano (una diva in ascesa) la storia che qualunque talento tu abbia lo puoi coltivare (il finale del film nel quale George torna sul grande schermo non come attore ma come ballerino), che la lealtà non è solo degli animali (il cane che gli salva la vita) ma anche interclasse (lo chaffeur e maggiordomo che resta con lui anche se non può più pagarlo), che le donne non sono solo proprietà maschile (come la moglie di George un personaggio poco messo a fuoco) ma hanno una loro autonomia (la neodiva Peppy Miller e i suoi giocattoli, dopo ti spiego). Eppure il film è francese!





The Artist  ci racconta una storia con il solo ausilio delle immagini. Le didascalie, poche, non sono mai cruciali ma servono solo a sottolineare dei passaggi altrimenti chiari.
Per esempio dopo l'incontro fortuito fra George e Peppy (che all'epoca è ancora solamente una sua fan) che puoi vedere nella clip appena scorsa, nella scena successiva il produttore di George, mostrando Variety che si chiede chi sia la ragazza che lo sta baciando, lo rimprovera dicendo, in didascalia, che a causa delle sue bravate non si parla del film che a pagina 5. Così quando, scene dopo, il produttore riconosce Peppy tra le comparse del film il produttore può infuriarsi e cacciarla via dal set senza l'ausilio di una didascalia perchè anche noi che non siamo più abituati a questa forma di racconto capiamo le motivazioni del produttore e i dialoghi (cioè, le didascalie) sarebbero inutili. Proprio come in un vero film muto.
The Artist  non è un film che rifà il verso, o sembra, o somiglia, è un film muto anche nella splendida ratio 1.37. E non conosco al mondo altra persona oltre te che avrebbe apprezzato questa sua autenticità quanto la apprezzo io.

La musica (di Ludovic Bource splendida, appropriata, un miracolo di perfezione filologica e di bellezza) per esempio non sempre commenta il film ritmicamente, a volte finisce prima della fine di una scena, o lascia momenti di silenzio dove il film procede da solo, come accadeva allora.
Gli undici due momenti in cui il sonoro fa incursione nel film avviene per motivi ben precisi, come quando, in una scena che poi si rivela essere un incubo, George sente, e noi con lui, tutti i rumori degli oggetti, l'abbaiare del suo cane, lo stormire delle foglie, addirittura una piuma che cade fa un rumore colossale, ma lui non può parlare.
Nel film ci sono altri momenti in cui viene performato un rumore anche se non lo sentiamo. Uno lo puoi vedere nel trailer.
Eccolo.


Il fischio di Peppy lo possiamo sentire attarverso la vista non solo perchè vediamo Peppy mentre lo fa ma anche perchè vediamo che effetto ha su George.

L'altro è l'applauso subito dopo la fine  della première dell'ultimo film di George, con cui si apre The Artist. L'applasuo c'è non si sente ma lo capiamo dalla reazione di George e gli altri partecipanti al film che hanno assistito al film da dietro lo schermo, prima ancora di vederlo. E che si tratta di un film muto lo capiamo dal silenzio con cui l'applauso in sala è mostrato.




Avrai notato nel trailer la splendida Gag di Peppy che infila il braccio nel frac di George appeso al servomuto e finge che lui la seduca. Il film è disseminato di gag visive che possono essere impiegate solo quando il sonoro non c'è.

Un'altra, splendida, è quando Peppy gareggia con George su chi fa il migliore tip tap l'una ignorando l'identità dell'altro (dopo la foto del bacio sul giornale che ha già fatto arrabbiare il produttore di George).
Eccola


A porposito subito dopo la gara di tip tap c'è la scena nella quale il produttore caccia Peppy, senza didascalie, di cui ti ho già parlato...

Come ti dicevo il film è pieno di omaggi citazioni e dal trailer ne avrai già individuati miliardi, da Citizen Kane, a Pennies from Heaven, e questi sono solo alcuni di quelli che ho notato io. Chissà di quanti altri ancora mia avresti ragguagliato tu.

Così mentre il film mi commuoveva per essere il più bel omaggio al cinema almeno del nuovo millennio, mi commuoveva anche perchè mi mostrava che il brutto della morte, quella tua per esempio, è sempre in quello che succede dopo e che chi muore si perde.

Insomma questo film è sfotunato ad essere uscito dopo che tu te ne sei andata, perchè ha perso con te la migliore estimatrice, io non posso essere che il secondo migliore estimatore.
Il film mi ha commosso anche perchè racconta di una splendida storia damore dove l'uomo è stupido e orgoglioso e la donna, pur amandolo, non rimane ad aspettarlo ma va avanti per la sua vita.
In un'altra splendida scena, quando Peppy è agli inzi della carriera ma è già affermata, i due si incontrano. Peppy è accompagnata da due ragazzotti bellissimi e biondi e lascia il suo telefono a George. Nel film basta uno sguardo di George rivolto ai due bei tomi per far capire la domanda che sta rivolgendole alla quale Peppy risponde, in didascalia, con una sola parola: Toys.
Insomma questa donna è più libera dell'uomo (di George e dei due tomi almeno) come non mai e nell'ultima inquadratura del trailer, quando si abbracciano, lo sguardo di Peppy è proprio quello di chi sospira finalmente! Finalmente che Gorge ha lasciato il proprio orgoglio e ha deciso di lasciarsi amare.  
Anzi final-facking-mente come avresti detto tu.
Ciao Marchesa. Mi manchi sempre tanto oggi un po' di più.

  

Filippino Lippi


Sono andato a vedere la mostra di Filippino Lippi (Prato, 1457 – Firenze, 1504), alle Scuderie del Quirinale.
Il diminutivo del nome per distinguerlo dal padre Filippo, Filippino è stato considerato uno dei più grandi pittori oggi preso in poca considerazione tanto che il grande Bernard Barenson catalogherà i quadri di Filippino col nome di Amico di Sandro (Botticelli)!

Subito, tra le prime informazioni, appena salita la scala che porta al primo piano espositivo delle Scuderie, si legge che Filippino nacque a Prato, verso il 1457 dalla relazione clandestina del Frate  carmelitano Filippo Lippi e la monaca agostiniana Lucrezia Buti della quale il frate era confessore. Più avanti si legge che, Rientrata la madre in convento, nel 1459, il fanciullo era rimasto con il padre.
Questo dato detto con tanta nonchalance mi ha colpito subito.
Ma come Lucrezia viene rispedita in convento mentre Filippo lui può continuare a fare i comodi suoi?

A casa indago e scopro che le cose si fanno complesse. Intanto perchè grazie all'intercessione della famiglia Medici papa Pio II concederà ai due nel 1461 lo scioglimento dei voti (quindi dal convento Lucrezia è ritornata). Poi perchè nonostante   Lippi non sposerà mai Lucrezia, nel 1465 i due avranno anche una figlia, Alessandra che, essendo femina, come direbbe Totò, conta come il due di picche e infatti nella mostra il dato non viene fornito.
La prima prova documentaria della nascita di Filippino è desumibile da una da una tamburazione (un'accusa anonima), fatta l'8 maggio 1461 contro Ser Pietro d'Antonio Rocchi e fra' Filippo, nei ruoli rispettivamente di procuratore e cappellano di Santa Margherita nella quale si legge:

«e 'l detto frate Filippo à avuto uno figliuolo maschio d'una che ssi chiama Spinetta [sic]. E detto fanciullo à in casa, è grande, e à nome Filippino»
(fonte www.filippinolippi.it)
L'accusa anonima è fatta agli Ufficiali della Notte e Conservatori dell'Onestà dei Monasteri, come dire, se c'è bisogno dell'istituzione vuol dire che ci sono molte deroghe alla castità!

Cappella Maggiore del Duomo di Prato
particolare dell'affresco di Filippo Lippi
Filippo Lippi
Madonna col Bambino e angeli

detta Lippina



Filippo Lippi non sposerà mai Lucrezia, ma ne farà la modella nei suoi dipinti come nel caso della Salomè del ciclo di Prato o la Lippina degli Uffizi.

Insomma siamo lontani dalle cortigiane di Caravaggio ma anche Filippo Lippi usa come modella una donna che, secondo gli standard di madre chiesa, non dovrebbe certo essere di ispirazione!


Della mostra mi colpiscono molte cose.

L'avvenenza di Filippino ha modo di ...autoritrarsi diverse volte:

Filippino Lippi, autoritratto,
crocifissione di san Pietro,
cappella Brancacci, 1482-85
dettaglio.

 

nella Crocifissione di San Pietro che si trova nella Cappella Brancacci, nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.


cliccare sull'immagine per ingrandirla











Il gusto per l'arte fiamminga che si riscontra nella cura per i dettagli....


come in questo splendida Apparizione della Vergine a san Bernardo, nel quale

il gusto fantastico per i demoni e gli animali diabolici che si ritraggono alla comparsa della madonna, la precisione nei dettagli del paesaggio, e il dettaglio del tronco che San Bernardo usa come sostegno per il leggio (più la rivisitazione personale della consolidata iconografia del soggetto)




danno esempio dell'importanza e del gusto oggi diremo europeo della sua pittura (cliccare sui dettagli per ingrandirli).
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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