18 settembre 2009

Bollettino ufficiale sullo stato del mio umore n° 29








Quale libertà di stampa?

Bel pasticcio il rinvio, in un primo momento " a data da destinarsi", poi, per fortuna, al 3 ottobre p. v., della manifestazione a sostegno della libertà di stampa, per solidarietà con i soldati morti in Afghanistan.
Nonostante quel che scrive Articolo 21 in un editoriale, la manif sarebbe stata posposta anche se  a morire fossero stati degli operai?
Per l'opinione pubblica quella motivazione sarebbe stata evidente allo stesso modo?
Quando muoiono soldati italiani in missione all'estero la vita civile del paese si ferma per commemorarli, ma, in realtà, si vuole solo sostenere che la missione di pace sia comunque necessaria.
E' un po' come fa la NRA americana (l'associazione nazionale armi) che va a fare una conferenza per ribadire il diritto di tutti a possedere un'arma nelle città dove qualcuno ha appena commesso una strage di civili innocenti.

Si esalta il coraggio dei soldati uccisi, si danno onorificenze ai familiari (beh, non proprio a tutti3) non per rispetto di quelli che, in fondo, con il nuovo sistema militare italiano volontario, sono dei lavoratori.
Si parla di onore ai militari per esaltare la sacralità dell'esercito, per ribadire la necessità delle missioni di pace (sic!) poco importa se la Costituzione Italiana vieta interventi militari italiani in tempo di pace. Anzi il fatto che la nostra missione militare è camuffata da missione di pace, proprio per scavalcare la Costituzione, rende la situazione in Afghanistan ancora più pericolosa, come ha ammesso il ministro della Difesa Ignazio La Russa1.
Se fossero morti dei semplici operai davvero la manifestazione sarebbe stata posposta? Si danno onorificenze ai morti sul lavoro (che, nel 2008 sono stati 11202)? No. Altrimenti la vita civile dovrebbe fermarci 1120 volte all'anno. Troppe.
Non fraintendete. Provo pena e cordoglio per quei giovani ragazzi che per poco meno di 3 mila euro al mese (per un massimo di sei mesi) rischiano la vita mentre un parlamentare italiano ne prende 10 mila al mese (netti, per un resoconto dettagliato cliccate qui ) e non rischia nulla, anzi, ha il culo parato per il resto della vita (pensione  compresa).

Mi stupisce che FNI, Articolo 21 e CGL si prestino alla retorica del cordoglio nazionale per i soldati ammazzati (mentre degli operai non gliene frega niente a nessuno) e fermino, pospongano, rimandino, la protesta civile.
Ma se leggete l'editoriale di Articolo 21 si scoprono le vere ragioni del rinvio:
Sabato la manifestazione si poteva fare lo stesso; ma a che prezzo? Per dare l'alibi a tv e giornali nel retrocede la notizia della manifestazione in ultima pagina? Abbiamo chiesto alla tv pubblica che tanto spazio ha dato al presidente del Consiglio per la sua propaganda mediatica sul terremoto di riprendere in diretta la manifestazione. In questo contesto anche la speranza più flebile della diretta sarebbe stata stroncata sul nascere.
Per un posto al sole si è disposti a fare di tutto. Anche a rimandare una manifestazione con la scusa del cordoglio nazionale.
Altro che rispetto dei soldati uccisi.
Invece di denunciare lo sciacallaggio mediatico che farà aumentare le vendite dei quotidiani in questi giorni il comitato ha dimostrato di segurie le stesse logiche dei quotidiani e sposta la manifestazione perchè teme la concorrenza della notizia dei morti in Afghanistan.

Insomma si sposta la manif, mutatis mutandis,  come si è spostato Floris, per avere campo libero mediatico.
Altro che rispetto dei giovani militari morti ammazzati!
Ci si preoccupa di non finire in ultima pagina sui giornali.
Perché anche per chi fa resistenza politica conta più l'eco mediatica che il numero di persone che riesci  a portare in piazza.
Conta più quel che hanno da dire i tromboni della carta stampata di quello che dicono con la loro presenza attiva le cittadine e i cittadini.
Un evento accade solo se lo riporta la stampa. Una volta era il contrario. La stampa riportava le cose che accadevano...
E scendere in piazza per salvare il diritto di parola quando poi lo status quo è una mafia di interessi di pura audience, economici e dunque politica, è già una sconfitta in partenza.

La decisione di posporre la manifestazione è un errore, un'occasione mancata di manifestare domani anche per i soldati uccisi, per richiedere il ritiro unilaterale del nostro contingente di guerra, per difendere davvero le vite dei nostri soldati e sottrarsi alle logiche di partecipazione mediatiche cui anche i promotori della manifestazioni sembrano non riuscire a fare  a meno.

Difendere la libertà di stampa non vuol dire solo criticare questo governo reazionario e liberticida, ma anche ridimensionare il potere di una stampa, di una informazione,  che, decide lei se un fatto diventa notizia o no.

Non più un servizio ma un potere costituito. Terribile. Pericoloso. Arrogante. Ignorante. Se questa è libertà di stampa...



1) Sarebbe più facile essere in guerra, andare, bombardare... Siamo in una situazione peggiore: più pericolosa (...) perché altri, in Afghanistan, sono in guerra contro di noi. Noi non siamo tecnicamente in guerra perché le regole d' ingaggio ci precludono certe attività. (...) Io sono d' accordo con quelle regole, approvate dal Parlamento: la Costituzione non ci consente di renderle diverse. Quindi, doverosamente, ci muoviamo in uno scenario più difficile di quello della guerra (Ignazio La Russa, Corriere della Sera 27 luglio 2009)

2) fonte Inail

3) Adele Parrillo, compagna convivente del regista Stefano Rolla, regista rimasto ucciso a Nassirya nel 2003 con i carabinieri dell'NSU, il 12 novembre 2005 si è vista precludere l’ingresso all’altare della Patria alla cerimonia di commemorazione dei caduti di Nassiriya perché non risultava tra i parenti legalmente riconosciuti delle vittime della strage. Vedi articolo 21.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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