30 maggio 2008

Dal blog di Paolo Cipriani...

...il testo di un vecchio (ma attualissimo) volantino che scrivemmo e diffondemmo a Napoli durante il gay pride del 29 giugno 1996.

Se scendiamo in piazza nella giornata dell’orgoglio gay lesbico e trans non è solo per festeggiare l’orgoglio omosessuale, perché i gusti sessuali fanno parte della personalità di ognuno, ma non definiscono da soli tutta la persona.
Se oggi scendiamo in piazza è per ricordare a tutti che chiunque può, se vuole, fare l’amore con persone dello stesso sesso, perché se qualcosa di sovversivo c’è nell’omosessualità, sta proprio nel fatto che la possono praticare tutti e non solamente i froci e le lesbiche, come insegnano i media, gli psicanalisti, i medici (che parlano spesso di un gene dell’omosessualità) o il Vaticano, che predica ipocritamente la tolleranza per le “persone” omosessuali negando però loro la possibilità di fare sesso (come d’altronde lo vieta alle coppie etero, se non per fare figli e dopo il matrimonio).
Oggi scendiamo in piazza per festeggiare la liberazione sessuale di tutti gli uomini e di tutte le donne dai ruoli precostituiti e separati dalle mille etichette della “diversità”, perché un gesto di affetto tra due uomini non venga visto solo in chiave omosessuale, perché una donna che non si trucca e non veste abiti “femminili” non sia sempre e solo una lesbica, non perché non crediamo all’omosessualità come a un valore, ma perché una definizione, per quanto indichi una categoria minoritaria e vessata, è sempre limitante, come i trans ben sanno.
Non auspichiamo una omologazione neutra e generale ma sosteniamo che il valore delle differenze sessuali e non solo risiede nella fratellanza e nella sorrelanza di tutti gli uomini e di tutte le donne, qualunque siano le preferenze sessuali, il colore della pelle e il sesso genitale.
Se pensassimo di scendere in piazza solo perché ci vengano riconosciuti i diritti civili in quanto gay, lesbiche e trans, non saremo meno egoisti e sessisti degli etero che pensano di godere esclusivamente il privilegio della famiglia. I diritti di cui godono solo le coppie sposate sono in realtà i diritti di tutti, individualmente e collettivamente, perché l’affetto che lega due persone in un vincolo familiare non passa esclusivamente per il sesso.
Chiedere i diritti civili in quanto omosessuali vuol dire scimmiottare l’istituzione familiare etero dalla quale nascono tutte le etichette che separano e impoveriscono la sessualità multiforme e polivalente che ci accomuna tutti nella comprensione delle reciproche differenze.
Uniamoci tutti in questo giorno di festa affinché chiunque possa vivere i propri sentimenti e la propria sessualità senza dover per forza timbrare un cartellino di qualsiasi sorta.


(to be continued...)

Mina e Grillo

Mina ha firmato la prefazione dell'ultimo libro di Grillo La settimana, una raccolta dei suoi editoriali sul blog del 2008.

"Ce ne sono tanti, ormai. No, cambio avverbio: finalmente. Ce ne sono tanti, finalmente. Magari non hanno la stessa faccia, la stessa totale simpatia che ti prende per il collo, non hanno quella mitologica force de frappe che ha lui. Ma la forza dell'incazzatura è la stessa.
Ce ne sono tanti di Beppe Grillo. E aumentano a vista d'occhio. Basta non girare la faccia. Basta guardare. E basta ascoltare. Dicono, convinti, le stesse cose. E anche loro, nel loro piccolo, fanno proseliti. E così la pozzanghera si allarga e si allarga, diventa mare, acqua salatissima che finirà per bruciare quelle lingue esposte all'aria a farfugliare piccolezze. Tutti lo guarderanno, il mare, che si increspa con il vento, che vive di calme e tempeste, indifferente alle navi che lo solcano e ai piccoli ammiragli che credono di domarlo e, invece, lo devono assecondare per salvarsi.
Molti, oggi, per merito di Beppe e analoghi, hanno maggiori possibilità di riferirsi a due "qualunquistici" concetti come libertà e felicità, invece di adagiare la propria pigrizia su anacronistici ballottaggi tra il possibile e il conveniente.
E, mi ripeto, speriamo che, con tutto il dispendio di energia e forza e intensità e veemenza e impeto e potenza, Grillo non si debba fermare, come Forrest Gump, dicendo: "Sono un po' stanchino". Sarebbe un fallimento per tutte le goccioline che formano questo mare nuovo. E lo sarebbe anche per questa gocciolina. Mina




Dice grillo che
La Settimana è gratis, a parte la carta che è a carico vostro. La sua diffusione è stimata in circa 300.000 copie stampate. Non ha pubblicità. Un caso unico. Sto studiando una nuova versione per dopo l'estate.
Inviatemi i vostri suggerimenti per migliorarla e per diffonderla.

Dario Chianelli e la politica

“Ho chiarito la mia posizione, quel giorno non c’è stato nessun razzismo, nessuna xenofobia e nessuna questione politica (...) si è trattato solo di un episodio personale”.1

«Non mi sento in colpa per quello che ho fatto perché non ho fatto niente di male. Non sono né di destra né di sinistra, sono per i grandi uomini come Ernesto Che Guevara».2



Si chiama Dario Chianelli, si è costituito alla polizia dopo aver concesso un'intervista anche video (riportata qui sotto) mentre oggi Repubblica a quest'episodio e ad altri accaduti nella capitale dedica uno speciale di 15 minuti.





Ora Chianelli ha tutto il diritto di dire quel che crede, anche le cazzate. Ma i giornali non possono esimersi dal riscontrare le cazzate dette.
Quello che Chianelli ha fatto, e che i quotidiani (non tutti ovviamente) hanno avvallato è una semplificazione politica e ingenua.

Dire che picchiare degli extracomunitari, inseriti nel tessuto sociale della città (sono commercianti, quindi hanno le carte in regola sia per aprire un negozio che per stare nel nostro paese) non ha nulla a che vedere "con la politica" è una presa di posizione politica che vuole, appunto, che un'aggressione scaturita da fatti privati e personali non vada letta in chiave politica. Dimenticando o facendo finta di dimenticare, che il privato, soprattutto il privato, è politico.

E' come dire che non si vogliono avere regole: la regola in questione è appunto che "non ci sono regole".

Ogni azione che compiamo individualmente è politica. E se crediamo o sappiamo per certo che un cittadino extracomunitario abbia violato la legge ma invece di rivolgerci alle forze dell'ordine cerchiamo di risolvere la questione personalmente, quello che stiamo compiendo è un atto politico, connotabile a destra non certo a sinistra.

Questa precisazione prima ancora che essere politica è lessicale, semantica 3. Posso capire che Chianelli ignori i significati della lingua italiana ma non posso tollerare che i giornalisti (sic!) li ignorino così belluinamente.

Dietro questo svarione c'è una determinata volontà politica.

Intanto quella che vuole riconoscere solo ai partiti le visioni del mondo (a questo la politica può essere sussunta) e non ai singoli cittadini sganciati da un'appartenenza istituzionale a questo o quel partito.
E poi si vogliono svilire le questioni politiche negando che ci sia una oggettività pur nella visione pluralistica delle varie Weltanschauung e riducendo le differenze non a scelte di campo cui siamo sottoposti tutti ma a irredimibili scaramucce da tifoseria.

Se invece di un naziskin o di un militante di sinistra (ci sono razzisti anche a sinistra...) scopro che è un cittadino qualunque, al di fuori di una organizzazione politica riconosciuta, a picchiare un extracomunitario e a sfasciargli la vetrina e per questo tiro un sospiro di sollievo dicendo che non c'è un problema politico ma solo un comportamento privato da contenere e controllare con le normali procedure delle forze dell'ordine oltre a commettere un falso ideologico (perché non c'è questione più politica di questa) mi comporto in conseguenza di una precisa visione politica delle cose che vuole lasciare la politica ai politici, mentre i cittadini normali devono restarne fuori proprio come voleva Mussolini durante il regime quando nei locali pubblici faceva affiggere cartelli nei quali era scritto "In questo locale non si parla di politica".


Esprimere una propria opinione è sempre un atto politico.
Se poi dalle parole passiamo ai fatti anche questo è un atto politico, esprime una volontà politica e se questa volontà è illegale e contraria ai valori del consesso civile in cui questa volontà si esercita quest'atto va censurato e bollato come politica inaccettabile.

Considerazioni normali per qualunque cittadino di uno stato veramente democratico ma non per i cittadini italiani e nemmeno per quei giornalisti che un'acquiescenza non so quanto dettata da malafede e quanto da vera ignoranza mi fa dire sempre di più, giorno dopo giorno, notizia (mal riportata) dopo notizia, che ha ragione Beppe Grillo quando i giornalisti li ha mandati affanculo.





(1) Kataweb
(2)Corsera
(3) 4° lemma della voce "politica" del dizionario online De Mauro: comportamento, modo di agire o di procedere in determinate attività o situazioni

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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