15 maggio 2008

Grazie Giacomo!

Sono stato all'incontro tenuto da Giacomo Ravesi sui rapporti tra città e immagini come avevo già segnalato su questo blog.
E' stato un incontro illuminante per un campo che se mi ha da sempre incuriosito mi ha trovato sprovveduto di fonti e di nozioni (tranne un celebre corto di Zbig Rybczynski, Nowa ksiazka "nuovo libro" che era stata una delle prime cose che avevo registrato in quel del 1986 quando mia madre mi aveva comperato il primo videoregistratore...).

Giacomo ha illustrato diversi e molteplici percorsi di ricerca, tutti interessanti e da approfondire.
Personalmente ho trovato irritanti e noiose quelle istallazioni tronfie e gonfie di un millantato "specifico video" che vuole distinguersi a tutti i costi dal mutter sprache cinematografico (operazione impossibile) quali Cieli altissimi retrocedenti. Teicologia di Palermo di Salvo Cuccia (del 1998, ma già allora tremendamente datato, tutto narcisisticamente intriso di un'autoreferenzialità data dal "video monocanale") e le ecolalie dell'ultimo Wenders; viceversa ho trovato stimolatissimi alcuni lavori, dei quali vi propongo qui quel che ho trovato in rete.

Partiamo da The Child di Antoine Bardou-Jacquet (Francia 1999, computer animation music video dj Alex Gopher, colore, sonoro, 3’).

.
Nel video le parole vengono iconizzate e tramite un lettering spinto diventano le protagoniste della storia (guardare per capire...).

Continuiamo con il mai troppo studiato Michel Gondry (è un francese, pronunciate ben il suo nome....), presente con una chicca anni novanta (La tour de Pise


e con un video per Kyle Minogue, "Come Into My World" vera gioia per gli occhi (il video intendo, non Kyle).


Degli altri video non c'è traccia su youtube.
dovevate venire all'incontro, per vedere come il cinema continua a creare figli e nipoti, tutti in perfetta salute...

I Liceali (fiction di Canale 5)



La professoressa di francese (giovanissima, con un lieve accento francese) sta facendo un dettato (in realtà vuole scoprire quale dei suoi studenti le ha lasciato un biglietto d'amore nel libro confrontando le grafie...) e uno degli studenti (della classe II), ricevuto un sms, abbandona la classe in tutta fretta. la prfo non gli chiede nemmeno dove vai, ma solo se ha il permesso il ragazzo dice di no e se ne va correndo.

Antonio Cicerino, prof. di italiano appena trasferito nel liceo classico da un istituto tecnico di provincia torna a casa e parlando con la figlia (che va nello stesso liceo) racconta di aver conosciuto la prof. di Arte (la in tutto il liceo ce n'è solo una...?).

Primo giorno di lezione, mentre i ragazzi della II provocano Cicerino mettendosi tutti in piedi sui banchi come nel film (pessimo) L'attimo fuggente di Peter Weir viene ripreso dal prof burbero di greco che lo redarguisce come fosse il preside.

Per i corridoi della scuola su di un banco ci sono pile di libri abbandonati che vengono usati da uno dei ragazzi (quello che ha lasciato l'aula in tutta fretta) come rialzo per sbirciare dalla classe una ragazza con la quale ha involontariamente scambiato il diario scolastico (che diventa anche diario personale, e nel quale ci sono anche i mesi estivi...). Quando cade rovinosamente a terra l'unico bidello della scuola invece di soccorrerlo lo rimprovera, gli intima di rimettere i libri posto e tornare in classe.

Due studenti si danno un randez-vous nell'aula di chimica (la cui porta è aperta) che riescono raggiungere agevolmente perché in giro non si vede nessuno, dove possono baciarsi appassionatamente.

Alla professoressa che chiede un anno di pausa il preside risponde che al suo ritorno non troverebbe più il posto (ma poi, le affibbia in casa la prof di francese assicurandole che per l'anno di pausa non ci sono più problemi).

Già da questi dettagli sul mondo della scuola si capisce il grado di tremenda approssimazione (narrativa) con la quale viene descritta la scuola nella pessima, scadente, reazionaria, vecchia e classista (oltre che maschilista) fiction tv di Canale 5 I Licealiprodotta da Lucio Pellegrini e scritta da un giovane gruppo di sceneggiatori supervisionati da Paolo Virzì (non accreditato).(fonte La Stampa.

Nessuno studente può lasciare la scuola senza un permesso. Se è minorenne ne va di mezzo la scuola, se maggiorenne egli stesso. Essendoci l'obbligo di presenza viene considerata assenza ingiustificata e ha gravi conseguenze, amministrative e civili.
Siamo in un liceo classico. La classe II indica un quarto anno. Lo studente in oggetto potrebbe già essere maggiorenne. Potrebbe quindi richiedere egli stesso un permesso per uscire prima, dato solo in casi eccezionali (e visto che sta correndo al capezzale della madre psicopatica, potrebbe anche ottenerlo). Capisco che esigenze di sceneggiatura richiedono delle semplificazioni.
Ma a chi guarda la fiction e magari non si ricorda com'era ai tempi della scuola (o che magari al liceo non ci p mai andato) sembra che nelle scuole italiane chiunque entra ed esce a proprio piacimento... E questo non succede in nessuna delle nostre scuole, MAI.

La serie è girata nel liceo Mamiani di Roma e ha ben più professori e professoresse di quelli mostrati nella fiction (che, far vedere più insegnanti nella sala dei professori richiedeva troppe spese per le comparse?). Se ne ricava l'idea che la fiction si occupa solo dei professori della sezione dove insegna Cicerino, ma non è così. Abbiamo già visto il prof che insegna Greco, almeno due altra prof che insegnano italiano... Insomma un po' troppi pochi prof per riempire tutte le aule della scuola. Così si ha l'impressione che la scuola sia un posto pieno di ragazzi e con pochissimi adulti e giustifica ancora di più quella sensazione di sopraffazione dei discenti sugli insegnanti. Uno dei ragazzi, quello che, si capisce tra le righe, è simpatizzante di destra (eccolo qui l'essere di sinistra di Virzì, ci creo poi che abbiamo perso le elezioni...) arriva addirittura a ricordare alla prof di Arte (che insegna svogliatamente proiettando diapositive delle quali si limita a dare nome dell'opera, data e sottolineare qualche elemento figurativo "notate la posizione della figura") che lei il suo stipendio lo prende anche con i le tasse che paga lui e quindi è obbligata a fare lezione...


Con i pochi soldi a disposizione e conoscendo la scarso rispetto che tutti gli italiani hanno della cosa pubblica (mai saliti su di un treno? Allora sapete di cosa parlo) (per tacer delle norme di sicurezza) nessuna aula di chimica viene lasciata aperta, o comunque incustodita.
Di nuovo ne emerge un'idea di una scuola abbandonata a se stessa, dove non c'è controllo alcuno e gli studenti possono fare quello che cavolo gli pare.

Lo stesso, perché ci sono tanti libri abbandonati su di un banco, in corridoio? Perché siamo a scuola e a scuola ci sono i libri?
Se servono solo a uno dei ragazzi per arrampicarsi e sbirciare dalla finestra di un'altra aula, non potevano essere, che ne so, i quotidiani, che spesso vengono distribuiti gratuitamente nella scuola, o varie riviste giovanili (zainet, etc.) di cui la scuola è piena... oppure vecchi faldoni?

I libri sono in classe o in biblioteca, non sui banchi, abbandonati nei corridoi.
Si ha non solo l'idea del solito sfascio e abbandono ma che la cultura depositata nei libri si trasmetta agli studenti per osmosi e non per la lettura e lo studio.
La parete per il tutto: il libro come oggetto indica lo studio. Ma che bella sceneggiatura!!!!

Nessun professore può sindacare su come un collega imposta una lezione, non ufficialmente, né tanto meno nella classe del prof redarguito, per di più davanti agli studenti. Un professore vero si sarebbe difeso mentre Cicerino fa il vago, proprio come uno dei suoi studenti, e come se il "collega" fosse il preside.

A proposito nessun preside decide del trasferimento di una cattedra. E' Il ministero (gli uffici regionali) a deciderlo dietro richiesta del prof, oppure dietro richiesta del preside per motivi amministrativi o disciplinari. Un anno di permesso si può chiedere per motivi di salute o di lavoro (un ano sabbatico...) e, di nuovo, non dipendo dal preside che ha capacità decisionale su molte altre cose ma non su queste.

Ecco. Mi sono appositamente voluto soffermare su questi dettagli secondari per descrivere l'aria che si respira nella serie.

La scuola appare un posto vuoto, privo di vita, con poche persone (dove sono i bidelli? quelli che puliscono, e quelli che presiedono i corridoi? Dove sono gli impiegati di segreteria, dell'amministrazione, della vicepresidenza luogo nevralgico di ogni scuola?), morto, dove non succede nulla.
Si vece che chi ha scritto la sceneggiatura di questo insulto alla scuola italiana a scuola non c'è mai stato né quando doveva né oggi.
Le scuole sono piene di vita, si respira un'energia anche durante le ore di lezione quando il silenzio non è un silenzio di inattività o di indifferenza ma l'alacre silenzio di chi lavora.
Certo non tutti i prof sono bravi lavoratori così come non tutti i ragazzi sono bravi studenti.
Anche chi scrive al liceo andava malissimo (perché non studiavo) e ha passato sette anni (sì, sono stato bocciato due volte...) nel liceo con terrore e angoscia ma questo non mi autorizza a parlare della scuola in termini negativi solo perché IO avevo dei problemi (di timidezza, di metodo di studio, etc...) Gli anni della scuola mi hanno formato malgré moi... E oltre agli insuccessi in latino e inglese (per tacer di chimica) c'erano i successi a teatro, ai collettivi, come rappresentante di classe... Insomma la scuola è un mondo, un pezzo di vita non solo 5 ore la mattina da far trascorrere in fretta.

Non la pensa così Claudia Pandolfi che in un'intervista per Il Giornale ha dichiarato:

Mai avuta una prof come la Sabatini, la depressa e demotivata insegnante da lei interpretata?
«Grazie al Cielo no. La Sabatini non è cattiva: anche lei, quando insegnava nelle scuole di borgata, aveva il “sacro fuoco”. Ora che è approdata ad un liceo della Roma-bene, dove unica preoccupazione degli studenti-pariolini è avere l’ultimo tipo di cellulare o di occhiali firmati, si sente inutile, prova la tentazione di mollare tutto. Per fortuna arriva il professor Cicerino (Tirabassi), provinciale e vedovo con figlia a carico, che piano piano riesce a riprendere il dialogo coi ragazzi. E a tirarsi dietro anche la demotivata Sabatini».

E gli studenti? Come sono i compagni di classe dei Liceali, rispetto a quelli che aveva lei?
«Io avevo solo compagne: la mia era una scuola tutta femminile. E questa non è la condizione migliore per imparare a crescere. Mille ragazze tutte insieme, e tutte in competizione fra loro: roba da brividi! Per il resto, in mezzo secolo, da Terza liceo di Luciano Emmer a I liceali di Lucio Pellegrini, non è che le cose siano poi così cambiate. Gli adolescenti rimangono sempre uguali a se stessi. Cambiano solo gli strumenti. Oggi sono più svelti nel conoscere le cose e nel digitarle, e molto più lenti nel leggerle o impararle a memoria. Ma quel che hanno nel cuore è sempre lì, non muta».


Ecco le coordinate culturali di questa fiction sono in questo luogo comune sui pariolini (Come Virzì aveva già mostrato nell'ideologizzato, classista, contro i giovani Caterina va in città.

I Liceali è prodotto dalla TAODUE di Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt, e hanno al loro attivo serie come Distretto di Polizia (dove lavorano i due protagonisti de i Liceali..) e RIS mentre negli anni 90 hanno prodotto anche molti film.

Sulla rete tutti hanno accolto la mini-serie (solamente 6 episodi) con entusiasmo ma I liceali non è piaciuta (e come poteva?!?!) ai professori...
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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