12 novembre 2009

12 novembre 1989. La svolta della Bolognina...




Anche Achille Occhetto ha un 17 nella sua storia: in via Tibaldi 17 il 12 novembre 1989 annunciò quella che sarebbe stata la «svolta della Bolognina». Il cambio del nome del Pci. Tre giorni dopo il crollo del Muro di Berlino. Accadde in un centro di quartiere zeppo di partigiani che celebravano una battaglia di 45 anni prima, a due passi dalla bolognese Piazza dell´Unità.
(...)
Era domenica, quel 12 novembre 1989. (...) Occhetto ai veterani della Resistenza: «Dobbiamo inventare strade nuove» titolò in prima pagina l´Unità. Di taglio, ma con occhiello shocking: «A chi chiede se il Pci cambierà nome risponde: "Tutto è possibile"». Svolta colossale, per le parole e l´atteggiamento del giornale. «Bisogna inventare nuove strade» fu molto più prudente l´agenzia Ansa, che ponderò per ore ed ore prima di lanciare il dispaccio.
Occhetto arrivò a Bologna per un incastrarsi di casi. L´11 novembre era a Mantova per la mostra di Giulio Romano. William Michelini lo pungolò: «Dici sempre che vieni a Bologna. Domani i partigiani della Bolognina celebrano i 45 anni di una battaglia. Andiamoci». Occhetto a questa città era molto legato, non solo per la moglie Aureliana Alberici, ex assessore con mamma mitica per le tagliatelle. In via Tibaldi arrivò quasi improvviso. Con due giornalisti, Giampaolo Balestrini e Walter Dondi di Ansa ed Unità, catapultati all´ultimo momento dalle loro redazioni. Poi Umberto Gaggioli, operaio, comunista, gran fotografo di popolo.
Il segretario Pci in grisaglia a righe fu accolto da anziani con bandiere partigiane in quello che era un Ufficio Anagrafe. Discorsi prefissati. Occhetto, con uno scambio di biglietti, chiede di parlare. A braccio. Paragona i partigiani ai "veterani" dell´Urss a cui Gorbaciov aveva detto. «Voi avete vinto la guerra e se ora volete che non venga persa, è necessario non conservare ma avviare grandi trasformazioni». «Dal momento che la fantasia politica in questo fine 1989 sta galoppando, - aggiunge Occhetto - nei fatti è necessario andare avanti con lo stesso coraggio di allora, della Resistenza».
Applausi, feste. I giornalisti stanno andandosene. «Ma pensammo: avrà voluto dire che il Pci cambiava nome?» raccontano Dondi e Balestrini. Tornano indietro. Cosa fanno pensare le sue parole, domandano ad Occhetto. «Lasciano presagire tutto» è la risposta. Tutto cosa? «Dite che tutto è possibile».
Mauro Zani, allora segretario di Bologna, era già andato via. Sgrana gli occhi quando i cronisti lo informano. Comincia una nuova storia. Ma quella domenica in Italia se ne accorgono in pochi. Ci vogliono Roma, la Segreteria, la Direzione Pci. Bologna resta Bolognina.

(Marco Marozzi La Repubblica, 10 nov 09).

Ricordo tutto di quel giorno... Del nome nuovo del PCI da cercare che venne indicato come La COSA. E poi la Cosa due e le sue propaggini uliviste, quando smisi di votare quello che era stato sempre il mio partito di riferimento anche prima di avere l'età per poter votare.

Da allora mi chiedo ancora,  e nessuno mi ha dato mai una risposta soddisfacente, PERCHE'?






Le immagini video sono tratte dal documentario Finchè l'Emilia va di  Roberto Anselmi, Emiliano Dario Esposito, Greta Filippini, Claudia Moretta, Cristoforo Spinella, Andrea Tornese e per la regia di Daniele Coluccini, che ho visto (e acquistato) lunedì scorso, alla casa del Popolo a Pietralata.
Un documentario interessante, ben costruito (nonostante sia stato girato addirittura a 12 mani) che raccoglie testimonianze competenti di gente del luogo e ricorda una parte di Italia che (forse) oggi non c'è più.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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