13 novembre 2009

I Liceali 2: il peggio di questa Italia maschilista e omofoba

Sto guardando il primo episodio della seconda stagione de I Liceali che, essendo noi italiani provinciali per vocazione, diventa I Liceali 2.

Nei primi 10 minuti di fiction già due Perle. Anzi tre.

Elena, la figlia di Cicerino, si sente chiedere da Daniele, il suo ragazzo, siccome lei è un po' nervosa, c'hai le cose? (nemmeno tue, le cose e basta). Lei non capisce, ma, quando capisce, invece di inorridire sorride e lo abbraccia.

Quando la nuova arrivata si siede allo stesso banco di Valerio il frocio della classe, uno dei compagni commenta nooo, che spreco!.

Uno dei ragazzi ha un brutto incidente d'auto e i genitori accorrono non in ospedale ma nel luogo dell'incidente, il ragazzo è sulla barella, e i genitori parlano col paramedico (che dice loro che non ci sono fratture come fa a saperlo?!?!) chiamandolo dottore!!! menomale che il regista della serie Lucio Pellegrini ha dichiarato Abbiamo lavorato mantenendo un alto livello di aderenza alla realtà, senza scimmiottare l'estero.
(fonte RealityShow)

Un inizio rivoltante, da ammazzare regista sceneggiatori e produttori (ma anche gli attori che si sono prestati a questa sciarada) d'altronde basta pensare a chi c'è dietro Paolo Virzì e la sua squola di sceneggiatori...

Su Giovanardi e la ferocia delle sue ecolalie

Un giovane arrestato di nome Gesù
di Erri De Luca

Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l’aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.

Liberazione dell'11 novembre scorso.
Ennesima protesta, elegante e intelligente, contro le affermazioni di Giovanardi sula morte di Stefano Cucchi.

Non quoto le ecolalie di Giovanardi per non dare loro altra eco. Per chi volesse le può leggere qui. Stefano Cucchi non era sieropositivo né anoressico, ma nulla sarebbe cambiato se lo fosse stato.

Giovanardi si è già distinto per altre uscite incommentabili su omosessualità, legge 40 sulla fecondazione assistita. E' stato fautore con Fini della nuova legge sulle tossicodipendenze che porta i suo nome.
Quella legge tra le altre cose, ha abolito ogni distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti. Ma mai aveva fatto affermazioni feroci come quelle su Stefano Cucchi come fa ben notare Francesco Merlo su Repubblica nell'articolo Il cattolico feroce che riporto per intero.
Suscita rabbia e pena, una pena grande, il sottosegretario Carlo Giovanardi, cattolico imbruttito dal rancore, che ieri mattina ha pronunziato alla radio parole feroci contro Stefano Cucchi. Secondo Giovanardi, Stefano se l'è cercata quella fine perché "era uno spacciatore abituale", "un anoressico che era stato pure in una comunità", "ed era persino sieropositivo". Giovanardi dice che i tossicodipendenti sono tutti uguali: "diventano larve", "diventano zombie". E conclude: "È la droga che l'ha ridotto così".

Giovanardi, al quale è stata affidata dal governo "la lotta alle tossicodipendenze" e la "tutela della famiglia", ovviamente sa bene che tanti italiani - ormai i primi in Europa secondo le statistiche - fanno uso di droga. E sa che tra loro ci sono molti imprenditori, molti politici, e anche alcuni illustri compagni di partito di Giovanardi. E, ancora, sa che molte persone "per bene", danarose e ben difese dagli avvocati e dai giornali, hanno cercato e cercano nei cocktail di droghe di vario genere, non solo cocaina ed eroina ma anche oppio, anfetamine, crack, ecstasy..., una risposta alla propria pazzia personale, al proprio smarrimento individuale. E alcuni, benché trovati in antri sordidi, sono stati protetti dal pudore collettivo, e la loro sofferenza è stata trattata con tutti quei riguardi che sono stati negati a Stefano Cucchi. Come se per loro la droga fosse la parte nascosta della gioia, la faccia triste della fortuna mentre per Stefano Cucchi era il delitto, era il crimine. A quelli malinconia e solidarietà, a Stefano botte e disprezzo.

Ci sono, tra i drogati d'Italia, "i viziati e i capricciosi", e ci sono ovviamente i disadattati come era Stefano, "ragazzi che non ce la fanno" e che per questo meritano più aiuto degli altri, più assistenza, più amore dicono i cattolici che non "spacciano", come fa abitualmente Giovanardi, demagogia politica. E non ammiccano e non occhieggiano come lui alla violenza contro "gli scarti della società", alla voglia matta di sterminare i poveracci; non scambiano l'umanità dolente, della quale siamo tutti impastati e che fa male solo a se stessa, con l'arroganza dei banditi e dei malfattori, dei mafiosi e dei teppisti veri che insanguinano l'Italia. Ecco: con le sue orribili parole di ieri mattina Giovanardi si fa complice, politico e morale, di chi ha negato a Stefano un avvocato, un medico misericordioso, un poliziotto vero e che adesso vorrebbe pure evitare il processo a chi lo ha massacrato, a chi ha violato il suo diritto alla vita.

Anche Cucchi avrebbe meritato di incontrare, il giorno del suo arresto, un vero poliziotto piuttosto che la sua caricatura, uno dei tanti poliziotti italiani che provano compassione per i ragazzi dotati di una luce particolare, per questi adolescenti del disastro, uno dei tantissimi nostri poliziotti che si lasciano guidare dalla comprensione intuitiva, e certo lo avrebbe arrestato, perché così voleva la legge, ma molto civilmente avrebbe subito pensato a come risarcirlo, a come garantirgli una difesa legale e un conforto civile, a come evitargli di finire nella trappola di disumanità dalla quale non è più uscito. Perché la verità, caro Giovanardi, è che gli zombie e le larve non sono i drogati, ma i poliziotti che non l'hanno protetto, i medici che non l'hanno curato, e ora i politici come lei che sputano sulla sua memoria. I veri poliziotti sono pagati sì per arrestare anche quelli come Stefano, ma hanno imparato che ci vuole pazienza e comprensione nell'esercizio di un mestiere duro e al tempo stesso delicato. È da zombie non vedere nei poveracci come Cucchi la terribile versione moderna dei "ladri di biciclette". Davvero essere di destra significa non capire l'infinito di umiliazione che schiaccia un giovane drogato arrestato e maltrattato? Lei, onorevole (si fa per dire) Giovanardi, non usa categorie politiche, ma "sniffa" astio. Come lei erano gli "sciacalli" che in passato venivano passati alla forca per essersi avventati sulle rovine dei terremoti, dei cataclismi sociali o naturali.

Giovanardi infatti, che è un governante impotente dinanzi al flagello della droga ed è frustrato perché non governa la crescita esponenziale di questa emergenza sociale, adesso si rifà con la memoria di Cucchi e si "strafà" di ideologia politica, fa il duro a spese della vittima, commette vilipendio di cadavere.
Certo: bisogna arrestare, controllare, ritirare patenti, impedire per prevenire e prevenire per impedire. Alla demagogia di Giovanardi noi non contrapponiamo la demagogia sociologica che nega i delitti, quando ci sono. Ma cosa c'entrano le botte e la violazione dei diritti? E davvero le oltranze giovanili si reprimono negando all'arrestato un avvocato e le cure mediche? E forse per essere rigorosi bisogna profanare i morti e dare alimento all'intolleranza dei giovani, svegliare la loro parte più selvaggia?

Ma questo non è lo stesso Giovanardi che straparlava dell'aborto e del peccato di omosessualità? Non è quello che difendeva la vita dell'embrione? È proprio diverso il Dio di Giovanardi dal Cristo addolorato di cui si professa devoto. Con la mano sul mento, il gomito sul ginocchio e due occhi rassegnati, il Cristo degli italiani è ben più turbato dai Giovanardi che dai Cucchi.

Varie reazioni politiche che non vi sto a segnalare hanno indotto Giovanardi a chiedere scusa.
Le uniche scuse da accettare però sono solo le sue dimissioni.

GIOVANARDI DIMETTITI!!!

Canna Bis?

Mi ricordo che la prima volta che mi chiesero di fare un filtro io strabuzzai gli occhi e risposi candido che non avevo la più pallida idea di quello che mi avevano chiesto. Loro, i miei amici, furono carini, mi abbracciarono, mi applaudirono. Io lo trovai un vezzo sciocco. Non ho mai capito la sacralità della cannabis, la sororanza che, secondo alcuni, lega chi si fa le canne. E' la solita forma di razzismo al contrario. Stronzi ce ne sono dappertutto anche tra i cannaroli.
Non ho mai nemmeno capito l'imprescindibilità della canna. Per me è sempre stata un lusso, una sostanza esornativa, come l'alcool. Se c'è bene, se non c'è bene. Ricordo di giri estenuanti in cerca di fumo di qualche mio amico troppo legato all'idea che per rilassarsi a fine giornata c'aveva bisogno dell'hashish. Così lo stress invece di toglierglielo glielo dava proprio il fumo...
Non mi fraintendete non sono considerazioni contro l'erba e l'hashish, anzi trovo ridicole le discettazioni di chi equipara queste cosiddette droghe leggere alle altre droghe. L'hashish è un intossicante, come il caffè e l'alcool, va consumato con oculatezza e responsabilità (chi fuma, proprio come chi beve, non deve guidare, per gli stessi motivi) mentre qui da noi (ma un po' in tutta Europa) si parla indistintamente di droga che è un termine ridicolo visto che per la lingua italiana droga lo è anche la noce moscata...
Io ho sempre fumato in modiche quantità, due tiri, e di solito raggiungevo il livello di sballo desiderato. Ho sempre invidiato tutte le persone che riuscivano a fumare e a lavorare: Frances ci cantava e ci scriveva, la mia amica Lucia ci studiava, la mia amica Mariù ci insegnava!!! Io al massimo riuscivo ad ascoltare musica o a guardare un film. La mia già scarsa manualità con il fumo andava a farsi benedire del tutto. Poìroprio per questo non mi sono mai fatto canne ma spinelli, canne leggere, per non intontirmi troppo. All'hashish ho sempre preferito l'erba, ma quella era difficile da trovare. Mentre l'effetto dell'hashsih è un flusso d'energia che dall'esterno va verso l'interno, dal mondo verso te, e questo a volte può stordirti (a me mandava in para, per questo ho smesso una decina d'anni orsono): l'erba invece è un flusso di energia che da te va verso il mondo, ti apre, ti rende empatico coll'universo (le solite metafore del cavolo), insomma la preferivo...
Ricordo di una sera  a casa di Frances, quando una sua amica americana tirò fuori un joint d'erba e io lì a scodinzolare come un cagnolino educato. Al terzo tiro Frances mi avvisò Alizandro questa è erba americana, è forte, vacci piano. Io, checca inacidita, le risposi Frances LA CONOSCO l'erba e continuai a fumare belluinamente. Dopo 10 minuti ero sul pavimento... Mi raggiunse anche Frances dopo che l'amica se ne andò (temendo forse di finire sul pavimento anche lei!!!). Ci risvegliammo alle 5 del mattino, vestiti, sullo stesso pavimento dove ci eravamo addormentati.
Io mi alzo, Frances mi chiede se voglio dormire lì da lei, ma io preferisco uscire, e prendere il primo autobus che mi porta a casa. Mi ricordo la città albeggiante, il capolinea del 56 e del 60 proprio sula piazza (Sonnino), l'autobus che prendeva mia madre per andare in ufficio... Sarà stato il 1987 o giù di lì...
Poi di recente ho smesso di fumare. Un po' perché non avevo modo di fare approvvigionamento e un po' perché ormai il fumo mi faceva andare sempre e solo in paranoia...
Brutte sensazioni, probabilmente semplici amplificazioni di quel che  era la mia vita in quel momento, ma almeno, da non fumato, riuscivo a fare finta di niente.
Recentemente mi è successo con Frances di fare un paio di timidi tiri (lei fumana dalla pipa ad acqua...) e ricordo distintamente la paranoia pura che provai: paura di morire (o che Frances potesse morire). Paura di perdere quel che ho, quel che sono, quel che posso essere.
Ora non credo più di avere queste paure.
La scomparsa di Frances mi ha costretto ad accettare la privazione, il lutto, la mancanza, la morte.
Così, l'altra sera, quando mi è stato offerto con un sorriso dolce un tiro di erba ho accettato e ho condiviso l'intero joint. E non solo non sono andato in paranoia ma ho continuato a fare quello che stavo facendo.
Lo so che per voi miei cari lurker questo evento non ha molta importanza, ma per  me è stata una piccola conquista, un riappropriarmi di tante cose che, invece di aggiustare la mia vita per farcele rimanere, avevo reputato più facile rinunciarvi...
Un tornare al mondo per starci insieme agli altri (sembro Heidegger...!).
Piccoli segni di una rinascita, proprio quando pensavo che per me fosse tutto dietro alle spalle...

Facile Mina, un brano al giorno (9)



La canzone che ricorda di più Bau, forse un po' inutile, come anche Eccitanti conflitti confusiche non è incisiva come il pezzo di chiusura di Bau Datemi della musica ...

bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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