3 settembre 2008

Le prime vittime di Brunetta

Le dipendenti del call center di prenotazione di Legnano (Milano) dipendente dalla Asl 1, che raccoglie 4 ospedali e un bacino di utenza di un milione di persone, dopo 6 anni di contratto a termine si sono viste licenziare in tronco, da un giorno all'altro.
Il decreto Brunetta prevede che per i lavoratori impiegati per più di tre anni in un quinquennio non ci sia il rinnovo di questo tipo di contratto. E a quel punto, l'Asl ha deciso di aderire al centro prenotazioni unico per le visite e chiudere il call center dell'ospedale. Il 27 agosto, cioè quattro giorni prima di mandarle a casa, è stato comunicato che «il contratto era considerato risolto». Senza preavviso, senza temporeggiare per agevolarle nella ricerca di un altro lavoro.
Undici donne, undici storie diverse.

Tra le prime vittime del decreto decidono di pubblicare un video su Youtube.

Nel frattempo i sindacati di base sta cercando di aiutarle, pur con le mani legate: ogni anno tutti i dipendenti dell'ospedale donano un'ora del loro lavoro ad associazioni (come Emergency o Medici senza Frontiere), quest'anno il ricavato dell'iniziativa andrà alle donne licenziate. La solidarietà purtroppo non basta, ma di certo aiuta.
«Il problema è che con la politica di Formigoni sulla sanità pubblica il destino di molti lavoratori sarà identico al nostro. Noi siamo solo le prime».
La loro iniziativa, per quanto clamore faccia, forse servirà a fare un po' di pressione: «Ci hanno detto che sta succedendo la stessa caso al call center di Melegnano, speriamo di far muovere qualcosa». (fonte il manifesto)

Brunetta ha precisato che: Preliminarmente occorre segnalare che la responsabilità della gestione del personale è ascrivibile ai vertici dell'azienda sanitaria che il contratto di lavoro a tempo determinato ha per sua natura un carattere temporaneo e che il suo protrarsi per lunghi periodi di tempo, in quanto segnale di un utilizzo improprio della tipologia contrattuale, non può essere assecondato, tanto nel settore privato quanto nel settore pubblico, per evitare di favorire il costituirsi di forme di precariato cronico".

[Il limite temporale massimo dei tre anni per i contratti a tempo determinato] non è tipico del lavoro pubblico ma si desume dalla normativa prevista per il settore privato così come introdotta dalla recente legge 247/2007 che ha recepito il protocollo del welfare del precedente Governo. Pertanto, il decreto legge 112/2008 non ha fatto altro che recepire nel pubblico quello che il Governo precedente ha previsto nel settore privato (fonte Virgilionotizie).

Brunetta, però, si è ben visto dallo specificare che il suo decreto prevede che
il datore di lavoro, a differenza del passato, può assumere a tempo determinato per ogni tipo di attività lavorativa all'interno dell'azienda e non solo per quelle che non rientrano nelle attività ordinarie e prevalenti. Piena liberalizzazione dunque per le assunzioni precarie.
Inoltre nella successione dei contratti (gestione del limite massimo, per sommatoria dei diversi contratti a termine con mansioni equivalenti, di 36 mesi) vengono fatte salve le disposizioni contrattuali che possono regolamentare quindi una diversa durata massima; anche con riferimento alla norma sul diritto di precedenza (contratti non stagionali) vengono fatte salve eventuali diverse regole contrattuali. Ciò significa che in fase di contrattazione decentrata o di secondo livello il limite dei 36 mesi può essere eluso
(fonte Il pane e le rose).

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