3 settembre 2008

GIORNATA MONDIALE CONTRO LE MATTANZE DEI DELFINI

MERCOLEDI 3 SETTEMBRE 2008 ORE 11.00

MANIFESTAZIONE CONTRO LA MATTANZA DEI DELFINI IN GIAPPONE
ROMA - AMBASCIATA DEL GIAPPONE – VIA QUINTINO SELLA, 60

OGNI ANNO MIGLIAIA DI DELFINI IN GIAPPONE VENGONO BRACCATI, ARPIONATI, FERITI, UCCISI PER LA LORO CARNE CATTURATI E RINCHIUSI NEI DELFINARI DI TUTTO IL MONDO... INSIEME POSSIAMO FERMARE IL MASSACRO!!!




La giornata mondiale contro le mattanze dei delfini in Giappone oggi vede impegnate in tutti i continenti del Pianeta, 80 Associazioni riunitesi in un network internazionale che in 50 città del mondo, manifestano di fronte alle Ambasciate del Giappone.

Gli Animalisti Italiani ONLUScoordinano in Italia questa giornata di protesta: un esercito di “delfini” presidia oggi l’Ambasciata chiedendo libertà e rispetto per i cetacei, i delfini appartengono al mare. Presenti alla manifestazione anche il Veterinario e On. Gianni Mancuso (Pdl), la Sen. Poretti (Pd) e il Presidente dei Radicali Italiani, l’On. Mellano.

“Ogni anno, da settembre a marzo, i pescatori Giapponesi catturano ed uccidono circa 23.000 piccoli cetacei (tursiopi, stenelle, grampi, globicefali, pseudorche e focene) in modo brutale e violento”-dichiara Ilaria Ferri Direttore Scientifico dell’Associazione Animalisti Italiani ONLUS-“Questo rappresenta il più grande e pianificato massacro di delfini che ha luogo soprattutto a Futo, Taiji, nella penisola di Izu e nell’isola di Iki. I pescatori uccidono i delfini perché li considerano, da sempre, competitori nella pesca e pertanto animali nocivi da eradicare. Ma dietro le mattanze si nasconde un altro terribile segreto: la sempre crescente domanda dei delfinari di avere nuovi esemplari da utilizzare a scopo di lucro, soprattutto nei “programmi di nuoto con i delfini” e nella “terapia assistita con i delfini” induce mercanti, addestratori e alcuni veterinari a scegliere, proprio in occasione delle mattanze, i giovani esemplari “giusti” per rimpiazzare tutti quelli che, per lo stress a cui sono sottoposti causato dalla prigionia, dalla deprivazione alimentare e dalla mancanza del rispetto delle loro basilari esigenze socio-etologiche, muoiono prematuramente in cattività.

La mattanza a Taiji avviene attraverso la pratica detta “drive fisheries” ovvero “pesca guidata”: i pescatori si dirigono in mare aperto e una volta localizzato il branco, iniziano a colpire con dei martelli i pali di acciaio posti ai lati delle loro imbarcazioni. In questo modo creano un muro di suoni che disorienta i delfini, i quali, cercando di sfuggire, vengono invece facilmente condotti all’interno di baie e fiordi. A questo punto i pescatori intrappolano il branco ponendo una rete all’imboccatura del fiordo. I delfini in preda al panico emettono i tipici suoni di richiamo e di richiesta d’aiuto, i piccoli, soprattutto le femmine maggiormente richieste dai mercanti di delfini, vengono separati dalle madri e imbracati sulle barelle per essere portati a terra e destinati ad essere venduti per circa 154.000 dollari americani, poi utilizzati ed addestrati attraverso metodi violenti e coercitivi con la deprivazione alimentare, nelle strutture di cattività (oceanari, zoo, delfinari, acquari). Ogni singolo delfino in cattività puo’ far guadagnare 1 milione di dollari americani all’anno. Dopodichè i pescatori iniziano la mattanza, i delfini terrorizzati vengono portati a riva o issati sulle imbarcazioni dopo essere stati percossi e sommariamente smembrati con arpioni e coltelli. Spesso non sono ancora morti e l’agonia dura interminabili minuti, se non ore. Il mare si tinge di rosso.

L’altra “ragione” di queste stragi di innocenti che il Governo locale cerca di nascondere a tutto il mondo, vietando le riprese video e le foto, è anche quello di utilizzare la carne di delfino a scopi alimentari nonostante questa sia risultata, a seguito di approfondite ricerche dell’ ”Environmental Investigation Agency” contaminata da mercurio e da altre pericolose sostanze quali DDT, policlorobifenili, e metalli pesanti, fino a 900 volte al di sopra del limite massimo consentito dalle leggi. Per questo è necessario richiedere che venga vietata anche la vendita di prodotti così pericolosi per la salute umana.

Noi siamo qui oggi, come facciamo da anni, per testimoniare la nostra ferma e non violenta opposizione ad un massacro ingiustificato ed ingiustificabile e per rendere note le sconvolgenti immagini che volutamente vengono celate.

Grave è infatti il coinvolgimento del Governo Giapponese che autorizza, di fatto, questi atti commessi su animali che non sono di proprietà nipponica, bensì appartengono al mare e al patrimonio naturale che pertanto andrebbe rispettato e tutelato come le normative internazionali prevedono. Spetta a noi scegliere di non contribuire a questo crimine contro la natura e a questo incivile sfruttamento di creature sensibili e senzienti come i delfini. Ognuno di noi deve essere consapevole che visitando un delfinario diventa complice e responsabile del sangue versato in Giappone e della condanna di innocenti all’ergastolo”

Di questo è fermamente convinto anche il Prof. Marc Bekoff, etologo di fama internazionale e Socio Onorario degli Animalisti Italiani e che con il Direttore Ilaria Ferri collabora alla realizzazione delle attività scientifico-divulgative dell’Associazione.

A seguito dell’appello degli Animalisti Italiani, l’On. Gianni Mancuso (Pdl) e la Sen. Poretti (Pd) presenteranno una mozione in cui si richiede al nostro Governo e all’UE, iniziative volte a provvedere la condanna di simili atti e richiede al Governo del Giappone di porre fine a questa barbara e cruenta pratica.



Ufficio stampa Animalisti Italiani Federica Cuccagna tel. 06-23232569 ufficiostampa@animalisti.it

Ilaria Ferri - Direttore Animalisti Italiani cell. 328-9662882

- La petizione e le informazioni contro le mattanze sul sito: www.animalisti.it

Informazioni, foto e video sulla campagna internazionale: www.savejapandolphins.org

http://www.youtube.com/watch?v=MhJcyK6Y-J4

www.seashepherd.org/taiji/

(dal sito animalisti italiani)

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quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
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