23 aprile 2011

Se il sindaco ti fa lavorare anche il primo di maggio

...vuol dire che quel poco di diritto e di laicità che ancora c'era nel paese è scomparso, soffocato da un cattolicesimo pagano e legato al doppio filo col commercio.
Siccome qualche idiota ha pensato bene di beatificare il capo di uno stato straniero proprio il giorno della festa dei lavoratori un altro idiota ha pensato bene che i negozi del centro, e intorno a San Pietro e alla basilica di San Giovanni possono stare aperti. Non devono (perchè legalmente non si può) ma possono così ha specificato l'assessore al Commercio Davide Bordoni. "Ma chi vorrà, potrà rimanere chiuso", ha spiegato, l'apertura durante la beatificazione "è solo facoltativa".

A difendere la delibera è intervenuto il presidente della Confcommercio capitolina Cesare Pambianchi che, in maniera furba e proditoria, ha fatto notare che liberalizzare l'apertura dei negozi il 1 maggio significa "favorire quel lavoratore che vuole lavorare".
A Pambià ma chi vuoi prendere per il culo? La liberalizzazione oltre a cancellare un diritto guadagnato a fatica (ma la storia non è di questo paese) favorisce semmai il datore di lavoro che fa lavorare il dipendente. Certo TEORICAMENTE il dipendente può rifiutarsi di lavorare e il datore di lavoro ci mette un attimo a porre fine al suo contratto sempre a termine anche se lavori in negozio da 15 anni... Secondo la Filcams CGIL le deroghe alle aperture commerciali contribuiscono a creare lavoro precario sostituendo lavoratori stabili con quelli precari o interinali.
E poi le aperture del 25 aprile e del Primo maggio mettono anche in discussione due importanti date, e cancellano di fatto una giornata di riposo sociale per i dipendenti come spiega bene una giovane commessa sulle pagine di Repubblica:
Il 1 Maggio a Roma c'è la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Evento eccezionale, certamente, ma che altrettanto certamente non deve intaccare la possibilità di festeggiare l'unica festa nazionale civile rimasta al lavoratore commesso: la festa del lavoro. E il mio non può considerarsi di certo uno di quei mestieri che non conoscono riposo in quanto fortemente necessari al cittadino come può essere il medico, l'infermiere, il poliziotto. Il mio è quello di commessa di abbigliamento. Un bene che non è certo di prima necessità. Io non offro servizio al cittadino. Io offro lo sfizio. E il 1 maggio un turista può rinunciare allo sfizio.
Valter Giammaria presidente della Confesercenti, contraria da sempre a una festa dei lavoratori con i negozi aperti spiega che Bisogna pensare anche alle tante commesse, madri di famiglia, costrette a lasciare i figli a casa anche il primo maggio, ha detto più volte. E fa notare come sorga anche un PROBLEMA DI SICUREZZA Con un milione di pellegrini in piazza San Pietro e il concerto dei sindacati a piazza San Giovanni, l'apertura straordinaria dei negozi aumenterà ancora di più la confusione e il caos. Basti pensare a quanta gente dovrà raggiungere il posto di lavoro: negozi, bar e ristoranti, in una città dalle strade transennate per gli eventi. Come Confesercenti abbiamo dato l'input ai consociati di restare chiusi. Ma se qualcuno volesse seguire l'ordinanza, fino ad oggi il Sindaco non ha dato disposizioni. Dove si parcheggia? Quali saranno le vie di accesso per il centro? I commercianti avranno bisogno di un pass?.

Ora finché rimaniamo nelle nostre case  e non facciamo una bella piazzata alla sora Angelina quegli inetti che ci governano e che credono di poter fare come cazzo gli apre (e c'hanno ragione perchè noi glielo lasciamo fare) continueranno a distruggere il legame civile e politico (=vita nella città) dei cittadini e a farci vivere nell'etica del COMMERCIO.



MA QUAND'E' CHE CI INCAZZIAMO?


articoli impiegati per scrivere questo post:


Io, commessa invisibile a Roma costretta a lavorare il 1° maggio La Repubblica, 22 4 11

La Festa del lavoro con i negozi aperti Il no Confesercenti: riposo da rispettare La Repubblica, 22 4 11

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bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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